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La Trinità tizianesca per Carlo V: alcuni documenti

Nel documento La "Trinità" di Tiziano in contesto (pagine 50-55)

Il secondo viaggio tizianesco ad Augusta, tra novembre 1550 e agosto 1551134, su invito di Filippo II135, fu dedicato soprattutto alla realizzazione del Ritratto di Filippo II in armi (fig. 33)136, oggi conservato al Museo del Prado, ma anche alla commissione, forse al progetto iniziale, della grande Trinità (fig.1) per l’imperatore. Questo secondo viaggio fu prevalentemente motivato dai generosi pagamenti di

133 Vedasi per ora, a riguardo, i riferimenti essenziali nella nota 24.

134 MANCINI, 1998, p. 36. WETHEY, 1975, p. 127 indicava invece maggio come mese del rientro; in PUPPI, 2012, pp. 191-197 non si trova un riscontro su questo punto.

135 L’informazione si trova nella lettera di Filippo II a Juan Hurtado de Mendoza del 3 luglio 1550, in MANCINI, 1998, pp. 203-204 (doc. 80), a cui ne segue un’altra del 12 settembre, ivi, p. 204 (doc. 81).

Filippo137.

I documenti ad oggi noti della Trinità riguardano l’invio, quindi il post

quem dell’opera, che risale al 1554, mentre per quanto riguarda la

commissione non esistono, ad oggi, fonti dirette, se non una lettera di Tiziano di sedici anni dopo (doc. 31)138. Da questa lettera è possibile stabilire l’ante quem del dipinto al 1551, per cui si è arrivati alla corretta deduzione che sia stato commissionato durante questo soggiorno di Tiziano ad Augusta. Bierwirth propone, più precisamente, la prima settimana di maggio del 1551, ma con qualche incertezza139. Ciò che non si è scritto né indagato è che questo viaggio fu anche l’occasione di una vera e propria “missione tizianesco-aretiniana”, stando a quanto testimoniato dagli scambi epistolari tra i due. Il 4 novembre 1550 Tiziano scrive a Pietro Aretino, informandolo d’essere giunto sano e salvo ad Augusta, come conferma la risposta del suo compare (doc. 6)140 a questa prima lettera, perduta, e ad un’altra che Tiziano aveva scritto l’11 dello stesso mese (doc. 5)141. In quest’ultima il pittore allude ad una lettera dell’Aretino che egli consegnò a Carlo V e che questi «lesse in modo che la intese l’Altezza del figliuolo, il Duca d’Alva, Don Luigi d’Avila, con il resto de i Signori de la Camera»142. Si

137 Vedasi a riguardo MANCINI, 1998, pp. 41-43.

138 Lettera di Tiziano ad Alessandro Farnese, Venezia, 16 gennaio 1567, PML, R.V.

Autographs (Artists, a.v.). In PUPPI, 2012, pp. 285-286 (doc. 233).

139 BIERWIRTH, 2002, p. 14 riporta che Tiziano accettò l’incarico per la Trinità e la

Mater Dolorosa nella sua partenza da Augusta, all’inizio o a metà del maggio del 1551.

Nei conti realizzati il 5 maggio e il 13 di maggio da Tiziano e suo figlio riscontra un indizio di un possibile ante quem nel fatto che non si ripeta il nome di Tiziano in altri documenti. Tale deduzione in absentia sembrerebbe però congetturale. Non è possibile, con le fonti note, stabilire una data né un mese esatti, ma per quanto riguarda l’anno esso fu, senza dubbio, il 1551.

140 ARETINO, 1609, VI, p. 32v (doc 43); ARETINO (Procaccioli), 1997-2002, VI, p. 58 (doc.44); PUPPI, 2012, p. 193 (doc. 155); in appendice, doc. 6.

141 In appendice, doc. 5; ARETINO, 1552, I, pp. 147-148; ARETINO (Procaccioli), 2003-2004, I, p. 155 (doc. 154); CROWE, CAVALCASELLE, 1877, pp. 149-150; PUPPI, 2012, p. 191 (doc. 154); in appendice, doc. 5.

tratta, insomma, di una questione importante, di cui indagheremo i contenuti al momento opportuno; per ora, ci limitiamo a collegare questo viaggio e queste lettere alla commissione della Trinità.

Anche se la questione dei titoli con cui viene designata quest’opera ha bisogno di un approfondimento a parte, è col termine Trinità che essa viene riconosciuta nella maggior parte dei documenti coevi. Oltre all’ambasciatore imperiale Francisco de Vargas, anche Tiziano nella sua lettera a Carlo V del 10 settembre 1554 (doc. 15)143, riferendosi al dipinto finalmente pronto per essere consegnato, usa il titolo Trinità, coerente all’identificazione iconografica del gruppo che troneggia nella parte superiore del telero, come si accennava, nello schema di Padre e Figlio seduti uno vicino all’altro, con la colomba che vola tra loro (fig. 3). Anche nel circolo veneziano degli amici di Tiziano, l’opera era conosciuta come Trinità, come riporta l’accenno presente nel Dialogo

della pittura di Ludovico Dolce, stampato il 12 agosto del 1557144, così come la lettera di Pietro Aretino all’imperatore di dicembre del 1554 (doc. 22)145. Lo stesso titolo sarà usato da Tiziano anche nella lettera del 16 gennaio 1567 al cardinale Alessandro Farnese (doc. 31)146, il cui richiamo ad un’opera di sedici anni prima dipende dalla nuova produzione di una serie di incisioni che Tiziano fa eseguire a Cornelis Cort a partire da alcune sue invenzioni, tra cui la Trinità (fig. 12)147. A

143 Lettera di Tiziano a Carlo V, Venezia, 10 settembre 1554: AGS, Est. Leg. 1472, f. 1. CROWE, CAVALCASELLE, 1877, II, pp. 186-187; CLOULAS, 1967, p. 224; FERRARINO, 1975, p. 40 (doc. 55); MANCINI, 1998, p. 229 (doc. 108); PUPPI, 2012, pp. 209-210 (doc. 174); qui doc. 15.

144 DOLCE, 1557, p. 206.

145 ARETINO (Procaccioli), v. 6, p. 411 (n°475); qui doc. 22.

146 PML, R.V. Autographs (Artists, a.v.); in PUPPI, 2012, pp. 285-286 (doc. 233); qui doc 31.

147 Esistono vari esemplari conservati di quest’incisione. La nostra versione di rife-rimento sarà quella conservata in BNE, n° 1849, in appendice. Segnalo anche, per un confronto con la scheda e l’immagine on line, quella di Como, 1566, in SIRBeC: < http://www.lombardiabeniculturali.it/stampe/schede/1q030-00137/ >, consul-tato il 23 dicembre 2016; soprattutto, quella del 1969 conservata al Museo Correr

questa lettera va associata anche quella di cinque mesi più tardi per Margherita d’Austria Farnese (doc. 32)148, dove ancora si annuncia l’invio dell’incisione.

Stando alle ipotesi in auge, la decisione di Carlo V di abdicare era già matura nel 1551 e sin dal primo momento della commissione dell’opera egli l’avrebbe concepita quindi come l’immagine devozionale che lo avrebbe accompagnato nel suo ritiro in un monastero. Tiziano la realizzò poi interamente a Venezia tra il 1551 e settembre del 1554 e la inviò quindi all’imperatore, tramite l’ambasciatore Francisco de Vargas, l’11 ottobre di quell’anno (doc. 19)149. Ne sarebbe stata poi ratificata la ricezione solo a gennaio del 1555 (doc. 23)150. Fino almeno al 1556, essa rimase nel palazzo di Coudenberg di Bruxelles, come testimoniato dalla sua presenza nell’Inventario di vasellame, dipinti e oggetti liturgici di Carlo V (doc. 27)151, per poi essere trasferita al Monastero di Yuste, dove fu conservata tra il 1557 e il 1574, anno in cui Filippo II decise il trasferimento dell’opera all’Escorial152. Vi rimase fino al XIX secolo,

di Venezia, di cui si veda la scheda in CHIARI, 1982, pp. 51-52. Vedasi altresì, a riguardo, BIERWIRTH, 2002, pp. 108-113. I primi esemplari noti dell’incisione ri-salgono al 1566, ma già nel Dialogo di Ludovico Dolce, pubblicato nel 1557, si men-ziona il progetto di esecuzione di una stampa di rame dalla Trinità. Vedasi: DOLCE (Barocchi), 1557, p. 204.

148 BCF, Raccolte Piancastelli, Autografi sec. XII-XVIII, b. 57. In PUPPI, 2012, pp. 285-286 (doc. 233); qui doc. 32.

149 Lettera di Francisco de Vargas a Carlo V, Venezia, 15 ottobre 1554: AGS, Est. Leg. 1322, f. 191. In CROWE, CAVALCASELLE, 1877, II, pp. 187-188; CLOULAS, 1967, p. 225; FERRARINO, 1975, p. 41 (doc. 56); MANCINI, 1998, p. 232 (doc. 11); qui doc. 19. L’ambasciatore scrive di aver inviato l’opera quattro giorni prima, quindi l’11 ottobre.

150 Carlo V a Francisco de Vargas, Bruxelles, 5 gennaio 1555: AGS, Est. Leg. 1498, ff. 44-45. In CLOULAS, 1967, p. 228; FERRARINO, 1975, p. 42 (doc. 59); MANCINI, 1998, p. 235 (doc. 114); qui doc. 23.

151 Bruxelles, 18 agosto 1556: AGR, Chambre des Comptes, leg. 96, f. 10v, 11rv. In INVENTARI (Checa), 2010, I, pp. 265-266; qui doc. 27.

152 Vedasi in LIBROS ENTREGAS (Checa), 2013, p. 212 (f. 198): «Otro lienzo en que esta pintado el Juyzio con los retratos del Emperador Carlos quinto que este en gloria y del rey nuestros señores de mano de Tiziano que tiene treze pies de alto y diez de ancho». Qui indicato come Giudizio, viene menzionato nel libro del primo invio (1571-1574) e occupava all’Escorial l’Aula de Escritura (vedasi, nello stesso testo, CHECA,

prima della sua collocazione definitiva, nel 1838-39, al Museo del Prado153.

Dato il momento e le circostanze in cui l’opera fu commissionata (1551, corrispondente alla decisione di Carlo V di abdicare e ritirarsi alla vita contemplativa), lo scopo (devozionale e celebrativo) e la destinazione principale (il monastero girolamino di Yuste), da sempre viene riconosciuto alla Trinità un importante significato funerario. Carlo V morì nello stesso monastero il 21 settembre 1558 e il valore simbolico dell’opera come testamento visivo dell’Asburgo è comprovato da diversi documenti. Nel suo Codicillo testamentario di quello stesso anno (doc. 28)154, Carlo V chiese di usare il dipinto di Tiziano, nel caso di sepoltura nello stesso monastero, come modello per la realizzazione di un altare di marmo o alabastro; nel caso di sepoltura altrove, avrebbe desiderato in ogni caso che venisse realizzata una copia pittorica dello stesso dipinto per l’altare maggiore del Monastero girolamino. In entrambi i casi, però, nessuno ha scritto (certamente non Carlo V) che questo dipinto dovesse essere usato come pala d’altare per la sua sepoltura, come si è voluto dedurre forzando i contenuti della fonte.

Un elemento interessante per la decodificazione del significato del dipinto è stato notato nel fatto che, per la prima volta, nel suo Codicillo del 1558 Carlo V si riferisce all’opera che aveva commissionato come

Trinità, usando il titolo Juycio Final (vedasi doc. 28). La corrispondenza

tra i due titoli a questo stesso dipinto può essere verificata in una voce dell’inventario post-mortem di Carlo V (doc. 29)155, l’ultima tra quelle pertinenti che riporto in appendice. Viene qui specificato, a scanso

2013a, p.19 e MANCINI, 2013, p. 48).

153 CHECA 2007, p. 138.

154 CODICILLO CARLO V (Fernández Álvarez), 1558 (2000), qui doc. 28.

155 AGS, Contaduría Mayor de Cuentas, primera época, leg. 1145, f. 14v, 15r, pl. 5c., in INVENTARI (Checa), 2010, I, p. 299; qui doc. 29.

d’equivoci, che si tratta della medesima opera: «un lienço grande de mano de Tiçiano que es de la Trinidad y es tanbien el juiçio que el dicho dia mes e año dicho se entrego al dicho guardajoias de Su Magestad»156.

Nel documento La "Trinità" di Tiziano in contesto (pagine 50-55)

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