2.2 Sul De Civitate Dei di Sant’Agostino
2.2.4 Tra fonte e interpretazione: una visione infernale dal De Ci- Ci-vitate Dei
L’associazione della Trinità al De Civitate Dei agostiniano dipende in origine, come abbiamo visto, dal riconoscimento dello stesso Panofsky di un nesso con la Pala Landauer di Dürer, ma per decodificare i passaggi intermedi di questa lettura dovremmo risalire anche ad altri protagonisti del dibattito della scuola tedesca, e in particolare a Braunfels70. È al suo contributo che risale infatti la prima indicazione della vicinanza iconologica tra la Trinità di Tiziano e il trittico di Jacob Cornelisz van Oostsanen71 a Kassel (fig. 81), del 1523. In effetti, possiamo confrontare l’uso dello schema “del Salterio”, simile a quello scelto da Tiziano, anche se qui il Padre e il Figlio sono più chiaramente distinguibili. Riconosciamo anche David, col salterio, in posizione analoga in basso a destra e Mosè, con le tavole della legge, in primo piano sulla sinistra. Grande assente rispetto alla Trinità, in cui ricopre una posizione centrale, è invece Noè. Maria mediatrice è qui spostata nel pannello sinistro del trittico e, poco più sotto, compaiono anche Adamo ed Eva, riconoscibili in tutta la loro nudità, con Eva che nasconde alla visione celeste la mela del peccato originale. Riconosciamo Giovanni Battista nel pannello a destra, coperto da una tunica e con l’agnello sacrificale e, come nella Trinità di Tiziano, schiere angeliche con trombe e arpe accompagnano con musica gloriosa la scena di un corale Te Deum congiuntamente vetero e neotestamentario. Rivelatrice è la presenza della croce di Cristo che sormonta il globo al centro, tra le due figure: un segnale inequivocabile del nesso tra il tema
70 Si è qui visto: BRAUNFELS, 1954, XXXII-XXXIII.
71 Jean Cornelisz Van Oostsanen (1497?-1567), pittore olandese. Riporta DESCAMPS, 1753, I, pp. 48-49, che il nome è legato al luogo di nascita, il borgo d’Oost-Sanen e che morì nel 1567, all’età di settant’anni. Si dedicò soprattutto alla pittura di soggetti religiosi.
dell’umanità di Cristo e una Trinità la cui dogmaticità è stata spesso riconosciuta, al contrario, nella sua associazione alla divinità consustanziale.
È in risposta a Panofsky che lo studioso ribadisce la validità per Tiziano del nesso dell’immagine con le rappresentazioni del De Civitate Dei di Sant’Agostino, ma in senso dichiaratamente controriformistico. In questa famiglia di immagini, spiega Braunfels, vengono introdotti i Santi ordinati introdotti dal Papa e dall’Imperatore, e vari esempi dal XIV al XVI secolo presentano la Trinità del salterio di Tiziano, anziché quella del trono di grazia di Dürer72.
Con argomenti legati al dogmatismo viene quindi proposto da Braunfels il collegamento della Trinità con l’immaginario della comunità dei beati in Paradiso delle rappresentazioni del De Civitate
dei, di cui viene ripresa la miniatura di un manoscritto della
Bibliothèque National de France (fig. 89)73.Vi si ritrovano la Trinità “del salterio”, in alto, e Maria in posizione analoga. Scendendo, poco più sotto, vi ritroviamo al centro Adamo ed Eva, accanto a David, qui con la corona e col salterio, e a destra ancora Mosè con le tavole della legge, e San Giovanni Battista con l’agnello. Nel livello più in basso riconosciamo San Pietro e poco più a destra San Paolo, con cui si trova tradizionalmente associato, con il libro e la spada. Nel livello più in basso, il quarto scendendo dal primo in alto con la Trinità, riconosciamo senza dubbio San Sebastiano trafitto dalle frecce, e accanto a lui San Cristoforo, nella sua caratterizzazione tradizionale che a partire dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine lo descrive come il gigante buono che trasportò Cristo bambino sulle proprie spalle, consentendogli di superare l’ostacolo del fiume. Al centro della scena
72 BRAUNFELS, 1954, XXXII-XXXIII.
73 BNF, Département des manuscrits, Français 9186, f. 301 r. Disponibile dal 2015 anche in GALLICA: < ark:/12148/btv1b10722043w >.
in questo livello riconosciamo San Giacomo, riconoscibile dalla conchiglia, e tutt’attorno figure di santi, padri della Chiesa, martiri, profeti: senza soffermarci su ognuna delle numerose figure presenti, possiamo complessivamente riconoscere una commistione di figure di Antico e Nuovo testamento, ma anche dell’abbondante presenza di Santi che provengono dalla tradizione apocrifa.
Sarà sufficiente fare una piccola indagine su questa fonte, per scoprire che il nostro testo agostiniano controriformista di riferimento è in realtà uno scritto datato tra XV e XVI secolo, in volgare francese, di storia romana, in cui sono contenuti dei riferimenti al testo agostiniano74. Si tratta insomma di un volgarizzamento e lo si può dedurre anche dal testo sottostante l’immagine che accompagna il capitolo XXXV di questo compendio di storia romana, che descrive in francese: «De paradis et des joixs qui y sont perpetuelment», appunto, nella Città di Dio agostiniana, come il Paradiso del bene, privato dei mali del mondo. Il contraltare del male entro lo schema dualistico del testo agostiniano viene rappresentato, invece, qualche folio prima (fig. 87)75, in un Inferno fatto di macabre impiccagioni, corpi arrovellati, calderoni ardenti ricolmi di nude umanità sofferenti: dettagli che ci ricordano le straordinarie descrizioni infernali di Hieronymus Bosch76,
74 I contenuti sono ben sintetizzati dalla relativa scheda della BNF: “L’abregié et effect des trois décades de TITUS LIVIUS, avec l’abregé de la premiere Punique entre les Rommains et les Cartaginois; Histoires rommaines, empires et autres royaumes, tant du viel et nouvel Testament, recitées tant par Mgr. St AUGUSTIN en son livre de la Cité de Dieu, que par Me Raoul DE PRAELES, translateur d'icelui livre..., compilé et abregé par Me Henry ROMMAIN, licencié en droit canon et civil, et chanoine de Tournay; Le livre de SENEQUE des quatre vertus cardinales, translaté en françois, à Paris, l’an 1403, par feu maistre Jehan Courtecuisse, docteur en théologie, et arcevesque de Vienne; CICÉRON, dialogue de la Vieillesse; traduction française de Laurent de Premierfait”.
75 BNF, Département des manuscrits, Français 9186, f. 298 r.
76 Rimando alla sezione del catalogo dell’esposizione monografica del Museo del Prado, Madrid, giugno-settembre 2016 (BOSCH, 2016) e in particolare per questo tema alla sezione di Larry Silver, Crímenes y castigos. Los infiernos del Bosco, pp.
come quella del Trittico del Giudizio Finale di Vienna (fig. 80)77.
Nella rappresentazione dell’Inferno nella sezione agostiniana nel manoscritto, in basso sulla destra è visibile la descrizione della soglia che lo collega al Limbo, dove un gruppo di peccatori sono sul punto di accedere, chi fornicando e chi leggendo, come il tale che viene bloccato dalla figura mostruosa che vigila i limiti del maligno, e che gli fa cadere un libro dalle mani. Soprattutto, sopra, in bella evidenza, nell’inferno materiale e contraltare della Città di Dio, compare anche un nutrito gruppo di vescovi, cardinali, e frati di bianco vestiti, impegnati nella compravendita di fogli di carta, le tanto criticate indulgenze, mentre uno di loro viene piegato dal peso degli enormi denari che il vicino vescovo gli passa, col benestare di un diavolo, che osserva la scena (fig. 88). È precisamente a questo tipo di critica alle gerarchie ecclesiastiche, già ben presente sin dal XIV e XV secolo78, che prenderà forma la polemica antipapale della Riforma protestante. Siamo ancora certi che l’analogia riscontrata con questa fonte si possa considerare una prova incontrovertibile del significato controriformistico della Trinità tizianesca?
È qui che entra in gioco il problema storico di fondo della lettura di Braunfels, Harbison e quelle analoghe dopo di loro, ancora in auge: l’inconsapevole o forse deliberato uso strumentale dei testi di Sant’Agostino come argomento inconfutabile della presenza di dogmatismi controriformistici. Tra l’uso dogmatico di Agostino (nel Concilio di Nicea, 325 d.C.) e l’epoca di cui si sta parlando (1551-1554)
115-133.
77 Hyeronimus Bosch, Trittico del Giudizio Finale, Akademie der bilden Künste, Vienna, 1500-1505.
78John Wyclif (1331-1384), Geert Grote (1340-1384) e Jan Hus (1371ca-1415), considerato il precursore di Lutero, sono alcune tra le personalità di spicco dei movimenti precedenti alla Riforma protestante, legati alla devotio moderna.
passano oltre 1200 anni, e Lutero, principale leader della Riforma protestante, era precisamente un agostiniano. Esiste, insomma, un divario incolmabile tra l’Agostino alto medievale e l’agostinismo cinquecentesco 79 , che certamente non quadra con i dettami controriformistici, come conferma il riscontro iconologico sulla fonte da cui proviene l’immagine cinquecentesca citata da Braunfels a sostegno di tale tesi.
Il problema di fondo non sta quindi nel negare o provare una familiarità della Trinità con i temi agostiniani, ma nel capire che essa dipende dal riconoscimento di tematiche di un cattolicesimo “nordico” legato alla
devotio moderna, che si fonderà con i caratteri del misticismo ispanico alumbrado nell’epoca di Carlo V, disegnando i confini culturali di una
religiosità “intermedia”, pur cattolica ma irrimediabilmente lontana da Roma. La grande questione è quindi decodificare correttamente il sincretismo culturale, teologico e storico da cui scaturisce l’idea tizianesca, destinata con altre ad inaugurare nella sua inventio nientemeno che una nuova tappa della storia iconica di Dio.