A lungo si è fatto risalire il primo incontro tra Tiziano e Carlo V al 1530, a Bologna e all’incoronazione dell’imperatore da parte del Papa, il 24 febbraio: fu un fatto epocale, letto come la cerimonia che segnò l’alleanza tra il Sacro Romano Impero e lo Stato Pontificio e che sarebbe stato considerato a posteriori come un evento-icona della sincera alleanza controriformistica tra il Papa e l’Imperatore. Si tratta di una visione completamente avulsa dalla storia reale di quegli anni: solo tre anni prima, nel 1527, i lanzichenecchi di Carlo V avevano messo a ferro e fuoco Roma, costringendo Clemente VII a rinchiudersi a Castel Sant’Angelo105. L’incoronazione fu la celebrazione politica del dominio
104 Questa parte costituisce un’introduzione ad un tema assai più ampio di quanto si potrà affrontare in questa sede, che necessita di ulteriori indagini e approfondimenti. Resta valida tuttavia, salvo ulteriori sviluppi e precisazioni, la proposta dei collegamenti documentari che abbozzo in questo status quaestionis e la decodificazione di questa tematica entro il problema della “retorica controriformistica” che ci riguarda.
105 Sul Sacco di Roma, l’arrivo di Carlo V a Bologna e l’incoronazione (1527-1530), si vedano e si confrontino, in particolare: RUSCONI, 1866; RODRÍGUEZ VILLA, 1875; MARTIN, 1911; CHASTEL, 1960; CONTI, 1980; ZANARDI, 1983; CHASTEL, 1984;
incontrastabile degli Asburgo in Italia, a cui Carlo V non aveva sottratto nemmeno la città eterna, e non certo, quindi, di una pacifica alleanza guidata da un Dio cristiano pacificatore e super partes.
La fonte principale da cui si è dedotta l’informazione secondo la quale Tiziano sarebbe venuto in contatto con Carlo V a Bologna, nel 1530, è Vasari106, la cui credibilità su questo punto è stata da tempo e opportunamente messa in dubbio da Hope107, ripreso poi da Bodart108; ma a far coincidere l’incontro con l’incoronazione ci avrebbe pensato, molto probabilmente, il paradigma onnicomprensivo ed auto-legittimante della Controriforma. Ciò che le fonti ci dicono con certezza è che Tiziano è a Ferrara, e non a Bologna, il 12 giugno 1529, e non ancora per conoscere Carlo V ma per esaudire i desideri di Federico Gonzaga 109 , che avrebbe predisposto più tardi l’incontro con l’imperatore. Il primo colloquio, secondo le ricostruzioni dello stesso Hope, fu a Parma nell’ottobre del 1529. Il 10 ottobre il Gonzaga invitava Tiziano a recarsi a Mantova il più presto possibile, per dipingere un ritratto dell’imperatore. Una lettera del 13 novembre di quell’anno all’ambasciatore imperiale a Venezia confermerebbe che Tiziano era già stato lì. In questa stessa lettera il Gonzaga chiedeva all’ambasciatore di iniziare le negoziazioni con i monaci di San Giorgio Maggiore per alcuni terreni che voleva acquistare per Tiziano e anche il pittore
CADENAS Y VICENT, 1985; PRODI, 1994; D’AMICO, 1995; D’AMICO, 1998-99;
D’AMICO, 1999; DISCOURS, 1999; RIGHI, 2000; D’AMICO, 2001; RIVERO, MILLÁN, 2001; PRODI, 2002.
106 VASARI (Giuntina), 1568, II, p. 810: «Dicesi che l’anno 1530, essendo Carlo Quinto imperatore in Bologna, fu dal cardinale Ipolito de’ Medici Tiziano, per mezzo di Pietro Aretino, chiamato là; dove fece un bellissimo ritratto di Sua Maestà tutto armato, che tanto piacque, che gli fece donare mille scudi: de’ quali bisognò che poi desse la metà ad Alfonso Lombardi scultore, che avea fatto un modello per farlo di marmo, come si disse nella sua Vita».
107 HOPE, 1977, pp. 551-552.
108 BODART, 1998, in particolare p. 262.
109 Lettera di Tiziano a Federico Gonzaga, Ferrara, 1529: in PUPPI, 2012, p. 48 (doc. 11).
avrebbe parlato poi direttamente con i monaci a riguardo. Si dovrà ammettere però che non è chiaro come questo «implies that the artist had accompanied Federico on a brief trip to Mantua to meet Charles V in Parma at the end of October»110, per dopo rientrare a Venezia. È possibile che Tiziano sia stato a Mantova su richiesta del Gonzaga, forse anche a Parma, e che il primo incontro con Carlo V risalga all’ottobre 1529 come proposto da Hope, ma resta tuttavia un’ipotesi che presenta una serie di incertezze documentarie che sembrerebbero non ancora del tutto messe a fuoco111.
Lasciando aperta l’ipotesi di un primo incontro parmigiano nel 1529, si può tranquillamente scartare, in ogni caso, che l’informazione vasariana dell’incontro in occasione dell’incoronazione di Carlo V sia attendibile112. Tiziano scrive da Venezia al Gonzaga il 17 gennaio 1530; da Mantova Nicola Maffei scrive a Tiziano (che dovrebbe essere, ancora, a Venezia); e ancora da Venezia il pittore scrive sia al Gonzaga che al Maffei il 3 marzo 1530: ciò significa che è assai improbabile che Tiziano sia a Bologna per l’incoronazione dell'imperatore il 24 febbraio, dato che subito prima e subito dopo risulta a Venezia.
La prima lettera che Tiziano scriverà da Bologna sarà il 12 luglio 1530113, ma non c’è ancora traccia nei carteggi di eventuali lavori in corso per l’Asburgo. È questo, peraltro, un viaggio a vuoto, che Tiziano fa su richiesta del Gonzaga, per ritrarre Cornelia Malaspina per il suo
110 HOPE, 1977, p. 551.
111 Le ricostruzioni di Hope (HOPE, 1977, pp. 551-552) vanno confrontate con quelle successive contenute in BODART, 1998, pp. 58-65; HOPE, 2005, pp. 90-91; FALOMIR, 2010, pp. 41-42; CHECA, 2006, p. 90; SASSU, 2000, p. 222, nota 6; MANCINI, 2006a; SASSU, 2007, pp. 142-150; FALOMIR, 2010, pp. 41-42; BODART, 2011, pp. 61-67; SASSU, 2012; SASSU 2012a.
112 A questa conclusione arriva da ultimo SASSU, 2012, che la definisce una «mezza favola»: aggiungiamo qui che se di mitologia si tratta, con ogni evidenza essa è legata alla retorica controriformistica con la quale si legge e decodifica tutt’oggi il rapporto tra Tiziano e Carlo V.
devoto Francisco de los Cobos e che però non si trova in città114. Come segnala Puppi, Vasari sembra confondere il viaggio bolognese di Tiziano del 1530 con quello del 1532-1533, che corrisponde anche ad un secondo viaggio a vuoto, almeno per quanto riguarda l’incontro con l’Asburgo. Recatosi a Bologna nel novembre del 1532, vi sarebbe rimasto fino a marzo del 1533115, quando, pronto a spostarsi a Mantova in attesa di Carlo V che vi doveva alloggiare, e che però era impegnato nella conquista di Genova e cambiò i propri piani, scrisse a Federico Gonzaga che non si sarebbe recato nella città, perché il suo «venir a Mantoa sarebbe stato soverchio, non ci essendo Vostra Eccellentia» e sarebbe quindi tornato a Venezia116. Nonostante il mancato incontro con Carlo V e al di là di ogni ragionevole dubbio su quando sia stata la primissima occasione in cui il pittore sia riuscito a incontrare l’imperatore, pare plausibile che il rapporto di committenza possa dirsi avviato, seppur a distanza, solo in questo momento, all’inizio del 1533.
Nella lettera del 10 marzo Tiziano accenna al futuro invio di una «copia del ritratto di Sua Maestà» che corrisponde al Carlo V col cane, oggi al Prado, copia tizianesca (lo afferma del resto lo stesso Tiziano nella sua lettera) del medesimo soggetto dipinto da Jacob Seisenegger, datato al 1532117. L’assenza di dati sui primi ritratti118, unita alle informazioni documentarie sui viaggi a vuoto di Tiziano, e infine alla necessità di ricorrere ad altri dipinti per rispondere alla richiesta dell'imperatore di
114 Ibidem.
115 PUPPI, 2012, p. 73 (doc. 33).
116 Ibidem.
117 Su questo tema esiste un più ampio dibattito, su cui si vedano almeno: PANOFSKY, 1969, pp. 182-184; FERINO PAGDEN, BEYER, 2005; MANCINI, 2006a; MANCINI, 2010, pp. 209-224 e relativa bibliografia.
118 Sul problema dei ritratti di Tiziano nei due soggiorni italiani di Carlo V si veda PUPPI, 2012, pp. 73-74 (nota 1).
ottenerne, mi sembrano segnalare abbastanza inequivocabilmente che Tiziano in questa fase, visti gli impegni bellici dell’Asburgo, cerca una soluzione per avvicinarsi a distanza. Anche se privato della possibilità di dipingere dal vero e quindi di dover ricorrere ad altre effigi, si rende disponibile a dimostrargli le sue abilità ritrattistiche: e così, pur in mancanza del vero Carlo V, Tiziano riesce in qualche modo a nobilitare d’una nuova fierezza finanche il rigido ritratto di Seisenegger.
La committenza diretta in questo frangente riguarda più il Gonzaga e Francisco de los Cobos che Carlo V, che invece desidera che Tiziano diventi suo pittore di corte. Solo una settimana dopo, Rodrigo Niño, il primo degli ambasciatori imperiali con cui Tiziano entra in contatto e che resterà a Venezia fino al 1533119, scrive che sta mettendo pressione al pittore per portare a termine i dipinti incaricati dal Cobos, tra cui una Lucrezia che non si è identificata con certezza.
Se è vero che la presenza di Tiziano nella corrispondenza con gli ambasciatori imperiali inizia solo nel 1533 120 , il rapporto con l’imperatore è fortemente mediato, nella primissima fase, dal Cobos. Al 1533 risalgono anche le prime e lunghissime trattative (che saranno completamente disilluse) dell’ambasciatore Lope de Soria ma su spinta del Cobos, di portare Tiziano alla corte di Carlo V, per poter eseguire dei ritratti ed esaudire quindi il primo desiderio dell’Imperatore121. Tiziano sfrutta più che può questo desiderio, attuando una strategia che userà spesso per trarre beneficio dal suo committente, prima di cedere alle sue richieste: lo mette in attesa e si nega, fintanto che
119 MANCINI, 1998, p. 132 (doc. 1, nota 1). La lettera in questione è quella scritta da Rodrigo Niño a Francisco de los Cobos il 17 marzo 1533.
120 Si veda soprattutto MANCINI, 1998, pp. 132-137.
121 Lettera di Lope de Soria a Francisco de los Cobos, Venezia, 3 settembre 1533. Il Soria parla della consegna di una lettera di Carlo V al Doge per far ottenere la licenza a Tiziano di spostarsi da Venezia, che però non ottenne per l'impegno di Tiziano a Palazzo Ducale. È qui che si scrive che l’Imperatore e l’Imperatrice vogliono che Tiziano li raggiunga, per nessun altro motivo «sino para hazer retratos».
ottiene i pagamenti o i possedimenti promessi con concessioni che spesso, di fatto, rimanevano sulla carta.
Il primo episodio documentato in questo senso riguarda proprio i primissimi anni di committenza. Nel 1534 Tiziano ottiene da Carlo V un bosco, e manda il fratello a verificarne l’ottenimento a Vienna da Ferdinando I, fratello di Carlo V122. Evidentemente, il modo con cui Carlo V intende assicurarsi i futuri servigi del pittore è un pagamento che riguarda l’attività dei Vecellio in Cadore nella vendita del legname123. Tiziano però, abile negli affari oltre che nella pittura, non si fida, e manda il fratello in “missione” a verificare che questo possedimento sia reale. Indugia così per la sua partenza, strategicamente, fintanto che il fratello non torni con la certezza dell’acquisizione. Lope de Soria attiva allora la macchina diplomatica per farlo ripartire, in modo tale che «no tenga escusa dicho Ticiano»124. Il fratello è già rientrato a Venezia il 4 novembre125 e Tiziano manda a ringraziare Ferdinando I per alcuni «favori» ricevuti; non sappiamo, però, se i Vecellio ottengono o meno il bosco promesso. Non credo sia fino ad oggi stato osservato che a questo episodio potrebbe essere legato il rifiuto di Tiziano di trasferirsi alla corte di Carlo V negli anni trenta, come parrebbe plausibile (e legittimo) per un pittore che in questi anni è sulla cresta dell’onda a Venezia e che prima di spostarsi - anche solo per un lungo viaggio ad hoc - può permettersi il lusso di verificare se gli convenga. Con l’Asburgo, come con altri committenti, Tiziano pare adottare una strategia di “moderata accondiscendenza”,
122 Le fonti, pubblicate prima da Voltellini alla fine del XIX secolo, sono state ricollegate al corpus dei documenti tizianeschi da MANCINI, 1998, pp. 140-141 (docc. 9-13).
123 Vedasi su questo tema soprattutto: PUPPI, 2007; TAGLIAFERRO, 2011.
124 Lettera di Lope de Soria a Ferdinando I, Venezia, 24 ottobre 1534 (MANCINI, 1998, p. 141, doc. 12).
125 Lettera di Lope de Soria a Ferdinando I, Venezia, 4 novembre 1534 (MANCINI, 1998, p. 141, doc. 13).
che gli consente di trarre profitto dalla relazione, mantenendo salde quella libertà e autonomia di cui si è scritto, e che evidentemente, per Tiziano, coincidono con l’attività della sua casa-studio veneziana. Il desiderio di Carlo V di far uscire Tiziano dalla laguna e dall’Italia sarà esaudita, infatti, solo a gennaio del 1548126, quindi ben quindici anni dopo. A questa data risale il primo viaggio di Tiziano ad Augusta, fino circa ad ottobre dello stesso anno, che corrisponde anche ad una fase d’inflessione della vita e dell’attività del cadorino127. Tiziano scrive ad Antoine Perrenot da Venezia il 6 novembre dello stesso anno128, dopo un viaggio di ritorno che aveva previsto alcune tappe, tra cui certamente una località vicino a Füssen, in Baviera, dove pare fosse stato in compagnia di Otto Truchsess von Waldburg, vescovo di Augusta129, e Innsbruck, dove invece era stato in contatto con Hieronimo Hieremia130, di cui non si sa molto, se non che è in relazione col Granvelle, e a cui scrive peraltro nel medesimo periodo dello stesso anno, in una lettera conservata nella Biblioteca Nacional131. Lo avevano accompagnato, almeno, Orazio e Cesare Vecellio, due delle «sete boche»132 da sfamare che il pittore portò con sé e di cui non sono note le altre cinque: Tiziano ne scrive nella sua lettera a Perrenot del primo settembre. Non è chiaro quando e come il seguito di Tiziano sia rientrato a Venezia, né se con lui o prima di lui. Il primo viaggio
126 PUPPI, 2012, p. 142 (nota 1).
127 Vedasi MANCINI, 1998, p. 35; GENTILI, 2012, p. 224, scrive: «Non più giovane e non più padrone della scena pittorica veneziana, privo di impegni importanti e di referenti sicuri, cederà piuttosto facilmente alle insistenze degli ambasciatori spagnoli, prima Diego e poi Juan Hurtado de Mendoza, oltre che alle garanzie di un viaggio ben spesato».
128 PUPPI, 2012, p. 165 (doc. 127).
129 PUPPI, 2012, p. 159 (nota 6).
130 PUPPI, 2012, p. 160 (doc. 124, nota 2).
131 BNE, MSS/7909/169.
augustano interessò soprattutto la realizzazione del famoso Ritratto
equestre di Carlo V (fig. 28)133, noto come una celebrazione dei successi di Carlo V nella battaglia di Mühlberg contro i principi protestanti e cristallizzazione dell’immagine leggendaria dell’imperatore come miles
Christianus contro l’eresia luterana. Questa interpretazione, che
sembrerebbe alimentata dal paradigma controriformista che ruota attorno alla figura di Carlo V e di conseguenza a Tiziano, corrisponde ad un altro e diverso caso di studio per la tematica che ci riguarda, su cui torneremo con qualche osservazione e spunto nel terzo capitolo. Si noti per ora che, per essere una celebrazione di Carlo V nella battaglia
di Mühlberg, un dato obiettivo è che non c’è traccia di alcuna battaglia
in corso.