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N° PROVINCIA TITOLO CASO

1 FE il lavoro e la sofferenza delle donne (Comacchio)

2 RA Bilancio di genere partecipato (Ravenna)

3 RA bassa romagna 2020 (Lugo)

4 RA rigenerare il sociale, rimodulazione welfare locale (Faenza) 5 RA costituzione tavolo processo sul welfare dell'aggancio (Cervia)

6 PR Dal progetto mobilità dolce ai tavoli per la salute e il benessere (Sorbolo)

7 RE linee guida sulla povertà (val d'Enza)

8 RE plurima, scambio di abiti cose saperi tempo (bassa reggiana)

9 RE percorsi per riprogettare il welfare in modo partecipato (Reggio Emilia)

10 MO laboratorio per la partecipazione e la progettazione partecipata tra enti e volontariato (Pavullo)

11 BO lavorare con la comunità per la comunità (Bologna: Borgo, Reno, San Vitale) 12 BO laboratori comunitari del welfare reale (Casalecchio)

13 FE dalla fondazione di partecipazione alla partecipazione per il bene pubblico (Ferrara)

14 MO contrasto alle nuove povertà e all'esclusione sociale (Unione Terre d'Argine, Carpi)

15 MO Verso la programmazione 2017 come nominare i tavoli (Vignola) 16 MO centro sanitario e socioaggregativo “i saggi” (Castelfranco)

17 MO tempo libero: progettare attività per qualificare il tempo libero delle persone fragili (Castelfranco)

18 FC da tavolo a processo, da target a bisogni (Forlì)

7.4.1 Comacchio: “Il lavoro e la sofferenza delle donne”

Il progetto, proposto dalla Azienda USL di Ferrara e per la sua dimensione sovra distrettuale, accolto dalla Provincia di FERRARA – mirato a costruire processi partecipativi più mobili e rappresentativi di una competenza femminile diffusa sulle attese di salute e di benessere sociale delle donne e sulle nuove dimensioni della conflittualità sociale - parte da una analisi di contesto della società contemporanea, locale come nazionale, centrata principalmente su: l’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni, l’iper-tecnicizzazione delle politiche sociali e sanitarie e delle relazioni di aiuto, la frammentazione e la burocratizzazione delle istituzioni, come anche del Terzo Settore e del volontariato. Diventa sempre più evidente la rarefazione delle pratiche informali di mutuo-aiuto tra i cittadini, ma anche dei tempi per la partecipazione politica e la cittadinanza attiva, nei fatti a rischio di divenire pratiche elitarie per coloro che ancora hanno il lusso di gestire il proprio ‘tempo libero’.

Queste distorsioni relazionali si collocano in un aumento delle precarietà diffuse (incidenza del lavoro precario sui progetti di vita, individuale e relazionale, sul desiderio di maternità, ecc., delle giovani donne), in un impoverimento progressivo diffuso, oltre i soggetti tradizionalmente esposti al rischio di povertà, e, per le donne inserite nel mercato del lavoro, in una sofferenza generata anche dalla organizzazione stessa del mercato del lavoro, pubblico e privato. La dimensione di sofferenza, approccio scelto per sperimentare il progetto, è stata affrontata nella multidimensionalità dei diversi determinanti sociali e negli effetti sullo stato di salute e sul benessere sociale delle donne della provincia di Ferrara, andando oltre una sola visione “tradizionale” delle Istituzioni, come delle Associazioni “storiche” che si occupano di salute e di benessere delle donne, di risposta ai bisogni attraverso nuovi servizi o attraverso la giustificazione della loro insostenibilità economica. La sola dimensione economica della possibile risposta al bisogno svuota la rappresentazione della complessità dei bisogni e mortifica la ricerca di “risorse informali”, non visibili nella relazione tradizionale con le istituzioni.

Un percorso partecipativo sul lavoro e sulla sofferenza delle donne è stato pensato come nuovo “volano” per costruire una rappresentanza di “abitanze” femminili di saperi e di luoghi, orientato alla costruzione di un “Tavolo di pensiero e di proposta” sulla salute e sul benessere delle donne dell’intera provincia.

Il progetto partecipativo, sul tema del “lavoro e della sofferenza delle donne”, si è proposto di:

• Assumere l’ottica di genere per intervenire attivamente nella programmazioni sanitaria e socio sanitaria locale.

• Investire sulla relazione con l’associazionismo femminile per investire su una “rivitalizzazione reciproca”.

• Costruire un nuovo “Patto di Genere” tra un più esteso associazionismo femminile, le Istituzioni locali, le Aziende Sanitarie, l’Università degli Studi, finalizzato a condividere una lettura dei bisogni locali coerente agli obiettivi compresi nelle strategie dell’Unione Europea, che definiscono le politiche di genere come necessarie per la crescita, la coesione e la stabilità dei sistemi di protezione sociale, per tutti e non solo per le donne [verbali caso 2014, 2015]

Un progetto di implementazione della partecipazione si sviluppa soprattutto intorno alla qualità e all'innovazione degli approcci, culturali e gestionali dei sistemi di lettura delle condizioni di malessere delle donne, a partire da ciò che genera l’esclusione dal mercato del lavoro o la mortificazione prodotta dal lavoro stesso e investendo sulle esperienze e competenze femminili, utilizzando forme di ascolto e di parola innovative .

Aspetti delle “Linee Guida per la sperimentazione delle pratiche partecipative nell’ambito dei Piani di zona per la salute e il benessere sociale” che si sono sperimentati [verbali caso 2014 2015]: ovviamente si può anche scrivere:

• Favorire la diffusione di pratiche elaborative delle politiche sociali che vadano oltre ai “target” o ai “problemi” tradizionalmente “segmentati

• favorire una trasformazione delle istituzioni locali perché sappiano “andare verso” i cittadini senza attenderli nelle loro stanze, in particolare di andare verso quelli che si sono allontanati dalle istituzioni, come ad esempio i “nuovi vulnerabili”

• Favorire nuove forme dell’attivazione di gruppi e reti sociali utile al benessere e nuove forme organizzate dell’elaborazione politica:

La attivazione di nuove reti sociali e di forme più efficaci di elaborazione politica diffusa si pone l’obiettivo di rielaborare risposte collettive ad alcuni quesiti di fondo:

1) Come esercitare lo sguardo sulle differenze di genere? In quale modo intenderlo esercizio di emersione di un'identità di genere oggi senza parole e visioni collettive (cioè come ri-e-laborare tra donne) e in quale modo intenderlo come necessario confronto sui generi in trasformazione (cioè come mettere in scena il cambiamento dei ruoli di genere e delle identità sessuali legato al lavoro delle donne, da un lato, e alla precarizzazione del lavoro dall'altro?)

2) come intendere lo sviluppo delle competenze presenti nella comunità? Nella fase di mappatura e coordinamento di realtà territoriali interessanti, saranno chiamate le persone a 'dare forma' ad un sapere quotidiano sulla sofferenza legata al lavoro perché formulino la visione dei problemi, oppure a 'digerire collettivamente' un sapere tecnico utile a prendere la decisione rispetto ai problemi.

7.4.2 Ravenna: Il bilancio di genere partecipato

Le Pubbliche Amministrazioni già da tempo producono bilanci di genere. L’obiettivo del Comune di Ravenna era quello di costruire un bilancio di genere che non si limitasse alla raccolta di dati “ex post” o si caratterizzasse per “intenti celebrativi”, quanto quello di predisporre uno strumento partecipato per “leggere” ed “interpretare” i dati di contesto per attivare politiche legate alle pari opportunità sul territorio che prevedessero il coinvolgimento degli interlocutori interessati, in forma spontanea o aggregata. Aspetti delle “Linee Guida per la sperimentazione delle pratiche partecipative nell’ambito dei Piani di zona per la salute e il benessere sociale” che si sono sperimentati: Strumenti che coinvolgano direttamente i cittadini, principalmente focus groups

7.4.3 Lugo: Bassa Romagna 2020

La progettazione partecipata per la redazione del Piano per la Salute e il Benessere sociale si innesta nel più ampio Piano Strategico “Labassaromagna2020” che prevede l’avvio di percorsi partecipativi sia sulle tematiche di welfare che sull’imprenditorialità. L'Unione dei Comuni infatti intende aprire una fase nuova, un percorso creativo rivolto a tutti gli operatori economici, sociali e culturali della società, a tutti i i cittadini, a tutti coloro che possono essere interlocutori significativi e attenti nell’interpretare i bisogni della comunità. L’avvio del percorso prevedeva il pieno coinvolgimento degli interlocutori che fino a quel momento avevano partecipato alla redazione del Piano di Zona, prevede una fase di ascolto sia rivolta a soggetti già organizzati mediante specifiche interviste, sia grazie a canali aperti di interazione per i cittadini. L’ascolto è stato finalizzato a recepire le aspettative dei soggetti del territorio, quindi a realizzare una mappatura dei nuovi partner potenziali per la governance pubblico-privata del percorso. La struttura del percorso è stata condivisa con le parti sociali. L’intera impostazione del percorso, compatibilmente con la necessaria rapidità richiesta dai fini del percorso, è stata valutata assieme alle forze sociali partner della pianificazione strategica. In specifico per l’elaborazione dei Piani di Zona si intende:

1) sperimentare una programmazione partecipata centrata su problematiche di lavoro nuove, trasversali rispetto ai vecchi target;

2) processi a porte girevoli e multi metodo;

3) attivare gruppi che a loro volta possono divenire sperimentatori/attuatori delle idee prodotte nei tavoli

4) creare competenze di facilitazione interne al sistema locale, sia pubblico che tra le associazione del volontariato e del terzo settore [verbale caso 2014,2015].