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Le principali esperienze partecipative nel mondo: il bilancio partecipato di Porto Allegre e il movimento dei Machizukuri in Giappone

Riquadro 5: mappa concettuale del processo partecipativo Education Equals Economics

2.7 Le principali esperienze partecipative nel mondo: il bilancio partecipato di Porto Allegre e il movimento dei Machizukuri in Giappone

Sempre di più vi sono esempi di partecipazione introdotti a livello nazionale e internazionale, nati sia per iniziativa delle amministrazioni che per iniziativa della società civile. Tra le esperienze che, nel mondo, hanno cambiato il modo di interpretare la partecipazione sicuramente l’esperienza del bilancio partecipativo di Porto Allegre va menzionato.

2.7.1 L’esperienza di Porto Allegre

Innanzitutto ci troviamo nel quadro di quella che ad inizio capitolo abbiamo definito democrazia diretta.

Porto Alegre è la capitale dello Stato del Rio Grande do Sul, si trova all'estremo sud del Brasile, in un'area di confine con l'Argentina, il Paraguay e l'Uruguay; è una metropoli di quasi un milione e mezzo di abitanti con un'economia da realtà di confine: commercio transfrontaliero, terziario avanzato e micro-imprese.

Dal 1989 il Comune di Porto Alegre ha riorganizzato i suoi settori strategici in senso partecipativo attraverso un processo istituzionale che va sotto il nome di bilancio partecipativo (Orçamento Participativo): una forma pubblica di gestione del potere, con cui i cittadini decidono come sarà utilizzato il bilancio pubblico. È costituito da una serie di dibattiti successivi e aperti a tutti i cittadini per decidere la destinazione degli investimenti in strutture e servizi in ambito cittadino. Ancora oggi, nonostante la turnazione di nuove amministrazioni comunali, si rispetta l'impegno di mantenere il bilancio partecipativo in modo che, attraverso dibattiti, si trovano nuove definizioni delle priorità per il comune. Il ciclo OP è caratterizzato da tre fasi principali: riunioni preparatorie, le Assemblee regionali e l'Assemblea comunale. L'OP è un processo dinamico che periodicamente adatta alle esigenze locali gli strumenti comunali e facilita il dibattito tra il governo municipale e la popolazione.

E’ uno dei maggiori strumenti di partecipazione riconosciuti: le Nazioni Unite, definiscono l’esperienza come una delle 40 migliori pratiche di governance urbana nel mondo, la Banca Mondiale riconosce il processo di partecipazione popolare a Porto Alegre come un esempio di successo di un'azione congiunta tra Governo e società civile.

Questo riconoscimento si manifesta in altri modi. Ogni anno, i rappresentanti dei governi brasiliani e stranieri, tra gli studiosi di tutto il mondo, vengono nella capitale per incontrare il PO, parlare con i leader della comunità e conoscere le opere decise da parte della popolazione. Molti di questi

comuni hanno adottato la partecipazione popolare, come è il caso di Saint-Denis (Francia), Rosario (Argentina), Motevidéu (Uruguay), Barcellona (Spagna), Toronto (Canada), Bruxelles (Belgio), Belém (Parà) Santo André (SP), Aracaju (Sergipe), Blumenau (SC) e Belo Horizonte (MG) e anche qualche caso italiano. Nello specifico in Italia la riflessione su questi temi si è avviata da: Università di Firenze e Politecnico di Milano, che hanno presentato la Carta del nuovo municipio che disegna le linee guida delle nuove forme di democrazia diretta, dello sviluppo locale sostenibile e di criteri innovativi per misurare il benessere. A Venezia, Roma (X e XI circoscrizione) e Napoli vengono nominati assessori o delegati del sindaco al bilancio partecipativo; a Firenze e in altri 40 comuni della Toscana, è in sperimentazione l’Agenda 21 (www.agenda21.it). E ancora a Genova, dove si è costituito un Forum della città educativa; a Trento, dove è stato organizzato un corso di formazione sul bilancio partecipativo e indicatori di sviluppo locale; nell’area di Vimercate e in altre città della cintura di Milano, dove i cittadini sono coinvolti in esperimenti di gestione del territorio. La prima esperienza però è sicuramente da imputare al Comune di Grottammare (Ascoli Piceno). Infatti, nel ’94 la cittadinanza è stata coinvolta dal sindaco nella discussione del piano regolatore. Da allora il consenso e la partecipazione sono cresciuti in modo esponenziale dando luogo a scelte controcorrente come ad esempio: progetti di cooperazione con il sud del mondo, centri polivalenti per gli immigrati, per i giovani e per gli anziani, gestione democratica ed efficiente dei servizi, metà delle aree edificabili riportate all’uso agricolo, traffico limitato sul lungomare, ecc.

Tornando al caso di PortoAllegre è possibile affermare che il primo passo è stata una riforma fiscale per drenare risorse, il secondo l’invenzione insieme alla cittadinanza di modi per far partecipare tutti - e soprattutto i più esclusi - alle scelte collettive. Questa esperienza in continua trasformazione (è regolata solo da un articolo dello Statuto comunale, la cittadinanza ha sempre rifiutato che venisse cristallizzata in una legge) non nasce dal nulla: affonda le sue radici in una tradizione di autonomia e di movimenti popolari urbani. E’ su queste basi di autonomia che si sono spontaneamente costituite le 16 aree in cui è divisa Porto Alegre. Ogni anno mediamente 45.000 persone (su 1.300.000 abitanti) partecipano alle assemblee del Bilancio Partecipativo.

Il funzionamento nel dettaglio è il seguente:

1. Si inizia con riunioni preparatorie, i funzionari del Comune presentano il bilancio ordinario dell’anno precedente rispetto a spese correnti e investimenti. Le autorità municipali accompagnano questi incontri al fine di fornire chiarimenti sui criteri che guidano il processo e la fattibilità delle richieste.

2. Vengono realizzate le Assemblee regionali e di emissione, intorno ad aprile/maggio, in cui le 17 aree (chiamate regioni) si confrontano su sei aree tematiche. A questo punto la popolazione elegge le priorità per la città. Dal 2007-2008 è stata aggiunta una regione relativa alle isole.

3. I delegati, responsabili della definizione delle priorità, in ordine di importanza, presentano le opere e servizi. Tutto ciò viene solitamente discusso nel periodo tra maggio e luglio dove avverrà l'esame e l'approvazione del Bilancio ordinario [http://www2.portoalegre.rs.gov.br/].

2.7.2 Il Machizukuri in Giappone

La pratica del “Machizukuri”, che si potrebbe tradurre con lo “sviluppo della comunità”, è stato coniato nel 1962 da un movimento popolare a Nagoya, che protestò contro la costruzione di un palazzo di otto piani nel loro quartiere. Da allora, il concetto ha subito numerosi cambiamenti nella sua ortografia e significato.

Nel 1960, lo sviluppo della comunità era legato soprattutto ad un'espressione di rifiuto e di protesta, e l'obiettivo era soprattutto la conservazione del paesaggio urbano tradizionale. Oltre alla protesta, era un mezzo per raccogliere fondi per lo sviluppo della comunità, dove il denaro è stato utilizzato per piccoli progetti di sviluppo locale.

Tendenzialmente in Giappone si è passati ad un lento decentramento: fino al 1968 tutti i poteri di pianificazione erano concentrati nel Ministero delle Costruzioni e solo lentamente ha iniziato un processo che ha consegnato deleghe a prefetture e comuni. Il coinvolgimento dei cittadini nel processo di pianificazione non era scontato, motivo per cui il movimento si è battuto per ottenerlo. E’ interessante evidenziare come la parola nella sua forma originale contenesse il kanji “街” per indicare il Quartiere. Come abbiamo evidenziato nel capitolo precedente, il valore comunitario intesa come unità ecologica/ porzione del territorio sia determinante. Dal 1970 sono state avviate le prime iniziative indipendenti per migliorare l'ambiente di vita e l'attenzione si è spostata dalla protesta a una partecipazione cooperativa, con l'obiettivo di produrre uno sviluppo economico locale con l'utilizzo delle risorse, ma senza preservare l'identità del quartiere. Era stato quindi individuato un “luogo” dove cittadini, esperti e responsabili comunali potevano scambiarsi opinioni. Dal 1980 l’evoluzione del Machizukuri ha portato un naturale interesse verso interventi "soft" per promuovere l'assistenza agli anziani, la cura dei bambini, il benessere, l'edilizia sociale e la protezione civile nei quartieri o in piccole zone. Allo stesso tempo i governi locali cominciarono a coinvolgere attivamente i cittadini nel processo di pianificazione, ad esempio, attraverso indagini e idee concorsuali. Questo ha funzionato soprattutto per i progetti di piccole dimensioni che hanno colpito gli abitanti direttamente. Così anche in Giappone dal 1990, i piani regolatori comunali si svilupparono con la partecipazione dei cittadini [Kidokoro 2008].