La Commodore fu fondata nel 1954 da Jack Tramiel, in Canada. L’azienda, inizialmente predisposta alla produzione di macchine da scrivere, vede il suo primo successo grazie all’invenzione della calcolatrice elettronica, che le permette di conquistare la posizione di leader nel relativo settore. Posizione che però pochi anni dopo viene minata dall’arrivo sul mercato dei prodotti della Texas Instruments, uno dei fornitori della Commodore che aveva deciso di lanciare una propria linea di produzione a prezzi vantaggiosi (per indebolire la concorrenza, al momento della sua entrata sul mercato, alzò i prezzi di vendita della componentistica così che a Commodore risultò impossibile operare a quel livello di efficienza di costo). Nonostante il duro colpo, Tramiel non si fece spaventare e mise a punto una strategia di risposta con un’operazione di integrazione verticale, acquistando rispettivamente la Moss Technology (fabbrica di componentistica) ed eliminando tutti gli intermediari. Le risorse e competenze apportate da questa acquisizione
permisero alla Commodore di entrare nel settore dei personal computer: scelta che si rivelò cruciale per il destino dell’impresa.127
Nel 1977, l’azienda lancia il suo primo prototipo di computer (il PET), che raccolse i favori del mercato grazie ad un formidabile rapporto qualità-‐prezzo: le prestazioni, la grande capacità di memoria e il prezzo più che dimezzato rispetto ai competitor sul mercato (come Apple), sbaragliarono la concorrenza. Successo che si ripete nel 1980 con il lancio sul mercato del VIC20, computer in grado di collegarsi alla televisione e venduto a un prezzo di 299$ (contro i 1000$ di media), il quale diventa il primo computer a raggiungere il milione di pezzi venduti (veniva venduto in tutto il mondo e alcune aziende concorrenti arrivarono perfino a ritirare i propri prodotti dal mercato).
Ma è nel 1982 che l’azienda raggiunge l’apice con l’immissione sul mercato del Commodore 64, computer con prestazioni maggiorate rispetto al precedente che riesce a conquistare il favore dei consumatori, raggiungendo il traguardo dei 17 milioni di unità vendute e rimanendo in produzione fino all’ultimo anno di vita dell’azienda. Questo prodotto, sebbene avesse la Commodore ad un livello di successo mai raggiunto, dall’altra parte diventa un prodotto ineguagliabile: negli anni successivi l’azienda prova a lanciare sul mercato altri modelli di computer, più professionali, ma nessuno riesce a raggiungere e superare il Commodore 64, sia per livelli di vendita, sia per convenienza in termini di rapporto qualità-‐prezzo (la produzione dei nuovi modelli termina qualche anno dopo il lancio mentre quella del
127 Le vicende dell’azienda sono raccontate nell’elaborato video La storia di Commocode -‐ C64, ad opera di
Andrea Ferraio, consultabile al sito: https://www.youtube.com/watch?v=ibAZlS3aT0g, datato 23 marzo 2020.
C64 rimarrà attiva fino al 1994, anno in cui l’azienda è costretta a dichiarare fallimento).128
Nel 1985 l’azienda, che comincia ad avere qualche difficoltà dopo il successo ineguagliato del C64, decide di lanciare una nuova linea di elaboratori elettronici (gli AMIGA) dotati di interfaccia grafica per aiutare gli utenti e renderne più semplice l’utilizzo (fino ad allora, nessun computer era dotato di menù e icone ma si utilizzava la linea di comando testuale); ne furono realizzate due versioni, una per professionisti più costosa e prestante ed una più economica per l’uso domestico. Il mercato accoglie bene il prodotto ma non come avrebbe voluto l’azienda: le potenzialità di calcolo vengono messe in secondo piano rispetto ad una grafia e ad un sonoro che conquista il pubblico giovanile e da “elaboratore” diviene per i consumatori una “console” perfetta per i videogiochi. Così, per cercare di cambiare la percezione del mercato, nel 1992 viene lanciata una nuova versione ma l’azienda questa volta effettua un passo falso: le migliorie apportate al sistema di calcolo, non sono supportate dallo sviluppo del microprocessore, che rimane immutato, rendendo il computer lento e molto meno performante rispetto ai prodotti offerti dagli altri attori del mercato (lo sviluppo era stato lungo e turbolento e i prodotti arrivarono sul mercato ormai troppo tardi). Le vendite non riuscirono a salvare l’azienda e il dissesto finanziario la portò nel 1994 a dichiarare fallimento.129
128 Ibid.
129 Dati tratti dall’articolo La storia dei computer Commodore, ad opera di Giorgio Fiorini, 2019, consultabile
Per comprendere meglio le cause che hanno portato al fallimento della Commodore dobbiamo far riferimento all’intervento effettuato all’IPISA ’97 (Incontro dei Programmatori Italiani per lo Sviluppo su AMIGA, tenutosi annualmente dal 1991 al 1997 da un gruppo di appassionati di informatica, programmatori e utilizzatori di computer della famiglia AMIGA) da Amanda Mazzucchi130.
Secondo gli studi effettuati dalla dottoressa Mazzucchi "le cause del fallimento di Commodore sono da attribuirsi principalmente al gap di comunicazione tra il settore della Ricerca e Sviluppo e quello commerciale nella gestione di un'innovazione radicale: Amiga". La mancata comunicazione tra i due reparti, ha portato il management a sottovalutare le potenzialità del prodotto, escludendolo dalla prospettiva di vendita in mercati di più alto profilo e di sviluppo professionale. La gestione dell’innovazione all’interno dell’azienda necessita di una conoscenza della stessa in ogni livello dell’organizzazione, quindi “una delle prime scelte critiche risulta essere la capacità di tutti i dirigenti di comprendere l'innovazione che dovranno gestire: deve risultare chiaro, a tutti coloro che si occupano della pianificazione dell'innovazione, come funzioni e quali applicazioni possa sostenere”. Si dovrà implementare le capacità manageriali degli amministratori con conoscenze tecniche adeguate, rendendoli in grado di comprendere il linguaggio ingegneristico e valutare potenzialità e incertezze dei progetti in atto.
La Mazzucchi individua nella perdita di coesione tra i vari processi e reparti interni all’azienda la vera causa del fallimento della Commodore: gli investitori pensavano
130 Le informazioni sul contenuto dell’intervento Il fallimento di mamma Commodore sono reperibili al sito:
http://www.cbmitapages.it/storia/amanda.html.
di sovvenzionare il progetto di una macchina da gioco perché le vere potenzialità del prodotto erano state tenute nascoste dai tecnici e, una volta visti i risultati del mercato pur conoscendo le reali capacità del prodotto, i manager preferirono sfruttarlo come “play station”. Il mancato dialogo tra i due settori, amministrativo e tecnico, ha portato allo scontro e alla creazione di contrasti interni, che hanno a loro volta compromesso il prodotto e in fine l’azienda nel suo insieme.
CAPITOLO 3: L’OCRI -‐ ORGANISMO DI COMPOSIZIONE DELLA CRISI D’IMPRESA
3.1 Definizione e ruolo nella procedura di allerta e composizione assistita della crisi
Una delle novità introdotte dal nuovo Codice della crisi d’impresa è la nascita di un nuovo organismo a supporto delle imprese in difficoltà: l’Organismo di Composizione della Crisi d’Impresa (OCRI).
Questo organismo131 nasce con la finalità di valorizzare a livello pratico il principio della “continuità aziendale”, valutando, in primis, la consistenza o meno dello stato di crisi e formulando, dove possibile, un piano di risanamento concordato con il proprietario, per dare una seconda chance di vita all’impresa.
La normativa prevede che l’OCRI sia costituito presso ciascuna Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura.
Per la gestione delle istanze di crisi assistita, l’Organismo si deve avvalere dell’operato di un collegio di esperti capace di garantire la rappresentanza delle professionalità necessarie per la gestione della crisi sotto il profilo aziendalistico, contabile e legale.