CAPITOLO 2: LE CAUSE DELLA CRISI D’IMPRESA
2.1 Il sistema azienda
Le aziende sono i soggetti chiave del nostro sistema economico e rivestono un ruolo fondamentale nella creazione di ricchezza e di valore, attraverso la produzione di beni e servizi in grado di soddisfare i bisogni dei consumatori.
L’azienda48 nasce da un’idea imprenditoriale che viene poi concretizzata attraverso la realizzazione di un sistema unico e complesso, che opera sul mercato realizzando un’attività di produzione e consumo, al fine di conseguire un equilibrio economico a valere nel tempo.
Gli elementi principali che compongono il sistema azienda sono persone e beni, o per meglio dire i “fattori produttivi” primigeni capitale e lavoro, i quali relazionandosi tra loro
48 La descrizione si basa sulla teoria sistemica dell’azienda e, in particolare, sulla definizione di Giannessi
(1960), il quale afferma che l’azienda può essere intesa come “una unità elementare dell’ordine economico generale, dotata di vita propria e riflessa, costituita da un sistema di operazioni, promanante dalla combinazione di particolari fattori o dalla composizione di forze interne ed esterne, nel quale i fenomeni della produzione, della distribuzione e del consumo vengono predisposti per il conseguimento di un determinato equilibrio economico, a valere nel tempo, suscettibile di offrire una rimunerazione adeguata ai fattori utilizzati e un compenso, proporzionale ai risultati raggiunti, al soggetto economico per conto del quale l’attività si svolge”.
in una serie di processi gestionali ed organizzativi, permettono di far funzionare la struttura patrimoniale, tecnica ed organizzativa, nella sua interezza49.
Un ruolo fondamentale nel sistema viene ricoperto dal fattore “uomo” che è “il centro motore dell’azienda a cui offre le fondamentali motivazioni di esistenza ed al contempo gli strumenti mediante i quali la stessa può operare. Senza bisogni umani da soddisfare non avrebbe senso ipotizzare un’attività produttiva. (…)Dall’uomo si dipartono le scelte relative al tipo di produzione da realizzare in senso operativo per raggiungere lo scopo ultimo di creazione di ricchezza, da lui scaturiscono tanto le energie intellettive e fisiche quanto i mezzi economici necessari alla realizzazione di ciò che è stato programmato, quanto, infine, le decisioni concernenti l’impiego delle risorse sulla base di un processo di programmazione attento al rapporto conveniente tra mezzi a disposizione e scopi economici produttivi”50. L’uomo si ritrova in ogni fase della vita all’interno dell’azienda, dalla sua creazione in quanto ideatore del progetto, al suo sviluppo in quanto decisore delle strategie da adottare sul mercato, ma anche in ultimo come fruitore dei beni prodotti dall’industria. Ne sceglie il destino in base alle scelte intraprese.
Secondo la teoria sistemica, il sistema azienda si caratterizza per essere principalmente51:
49 Marchi L., Introduzione all’economia aziendale, ottava edizione, G. Giappichelli Editore, Torino, 2012. 50 Cavalieri E., Ferraris Franceschi R., Economia Aziendale, vol. 1, G. Giappichelli Editore, Torino, 2010, pp. 7-‐
8-‐9.
• Aperto: in quanto intrattiene scambi con l’esterno e interagisce con altre istituzioni sociali ed individui economici, essendo esso un sottoinsieme dell’ecosistema generale.
• Dinamico: in quanto la struttura è composta da processi e la sua conformazione è soggetta a modifiche nello spazio e nel tempo in funzione degli obiettivi e delle strategie prefissate; questa qualità si riscontra anche nell’attitudine a mantenere la condizione di equilibrio.
• Complesso: in quanto si ha la presenza di una molteplicità di elementi e/o relazioni tra gli stessi, quest’ultime caratterizzate da meccanismi di causa-‐effetto e concausa che posso inficiare i processi aziendali; è richiesto il controllo tramite le informazioni e l’analisi dei dati per mantenere l’equilibrio. La complessità può derivare anche dalla divergenza degli obiettivi stabiliti dall’organizzazione.
• Probabilistico: in quanto sistema aleatorio, dominato dall’incertezza a causa dei rischi e che minacciano l’attività di impresa (sia di origine interna che esterna). • Finalizzato: in quanto ha uno scopo che permea la gestione. Per l’azienda è l’intento
di realizzare un equilibrio dinamico e durevole tramite la soddisfazione dei bisogni umani con la propria attività.
Essendo un sistema aperto, l’attività aziendale viene svolta in correlazione con ambiente circostante ed i soggetti che lo popolano, con i quali l’azienda intraprende relazioni52, continuative o intermittenti, di carattere economico e sociale. L’interazione tra l’azienda e
52 Per un approfondimento ed un’esemplificazione sul tema e si rimanda all’elaborato: L'azienda e le sue
relazioni. Il ruolo delle relazioni interaziendali nella creazione dell'immagine di una destinazione turistica: il caso Salento, 2009 a cura di Alessandra Pede.
l’ambiente esterno comporta una serie di flussi (in entrata e in uscita) di diversa natura, concretizzati in atti di scambio.
Dall’ambiente esterno l’impresa acquista i prodotti di input da immettere nella produzione (manodopera, materie prime, semilavorati o prodotti necessari per l’attività di impresa) in cambio di somme di denaro, e reperisce i fondi e le risorse finanziarie per investire e crescere. Una volta completato il ciclo produttivo, i beni finali vengono rivenduti nel mercato di sbocco in cambio di un prezzo di vendita capace di coprire i costi sostenuti e remunerare l’imprenditore e gli eventuali soci.
Lo sviluppo dei sistemi economici è stato accompagnato dalla stipula di accordi da prima puramente commerciali (legati all’approvvigionamento delle risorse produttive) e successivamente dal sorgere di coalizioni tra imprese al fine di raggiungere obiettivi comuni, grazie alla condivisione del know-‐how e delle diverse esperienze, secondo una logica di reciproca convivenza e cooperazione strategica53.
La relazione con l’ambiente è biunivoca e strettamente correlata: eventi che accadono nell’ambiente (opportunità o vincoli) posso influenzare le decisioni aziendali (posizione passiva dell’azienda), così come scelte aziendali posso provocare cambiamenti nell’ambiente (posizione attiva dell’azienda). Se vuole sopravvivere, l’azienda deve adattarsi alle condizioni esterne e percepire tempestivamente, se non anticipare, i mutamenti che nel sistema possono verificarsi; tenere d’occhio le variabili per controllare le rivoluzioni sociali, le preferenze dei consumatori, eventuali crisi economiche, la
53 “Le evoluzioni in corso mettono in luce l’inadeguatezza delle tradizionali rappresentazioni delle relazioni
tra le imprese in chiave esclusivamente competitiva: le aziende sono, invero, sempre più coinvolte in rapporti di interdipendenza cooperativa oltre che competitiva”. Giaccari F., Le aggregazioni aziendali, Cacucci Editore, Bari, 2003, p. 10 e ss.
situazione politica nazione ed internazionale, nonché i diversi fattori fisici o climatici che posso impattare sull’economia. L’ambiente non viene più visto come un fattore oggettivo, un contorno, ma diventa “forza attiva”54.
Il fine ultimo dell’azienda è quello di realizzare una condizione equilibrio che le permette di durare nel tempo55.
Per far ciò, l’azienda ha bisogno di raggiungere e mantenere nel tempo tre diversi equilibri contemporaneamente: l’equilibrio economico, equilibrio finanziario e l’equilibrio patrimoniale. 56
• L’equilibrio economico è espresso tramite la formula matematica ∑ 𝐶 + r = ∑ 𝑅 che individua il risultato di gestione come differenza tra la somma dei costi e dei ricavi di gestione che l’azienda ha sostenuto nello svolgimento dell’esercizio delle sue attività. La condizione di equilibrio si riterrà ottenuto nel caso in cui i ricavi siano maggiori dei costi, ovvero quando la remunerazione consente la copertura integrale delle spese e lasci un utile tale da soddisfare le esigenze di profitto del soggetto economico (il quale deve essere ricompensato non solo del capitale ma anche del lavoro apportato quale imprenditore dell’impresa, impiegando capacità e tempo
54 È lo studioso Henry Mintzberg che per primo, nella rappresentazione del suo modello delle strutture
aziendali, parla di “teoria della contingenza”, secondo cui l’organizzazione aziendale varia in base al contesto in cui l’azienda opera. Fonte: Iodice C., Nonino O., Compendio di Organizzazione Aziendale, Maggioli Editore, Rimini, 2012.
55 Ricordiamo le definizioni di azienda quale “istituto economico destinato a perdurare” (Zappa, 1956), “nel
quale i fenomeni della produzione, della distribuzione e del consumo vengono predisposti per il conseguimento di un determinato equilibrio economico, a valere nel tempo” (Giannessi, 1960).
56 Per la successiva analisi sulla formulazione degli equilibri facciamo riferimento al testo: Introduzione
all’economia aziendale, a cura di Luciano Marchi (2012), in particolare al capitolo 10 “Le condizioni di
che potrebbero essere stati altrimenti investiti in un’altra attività; i ricavi devono coprire anche i, così-‐detti, “costi opportunità”).
Essendo il reddito la “variazione” che, in un dato periodo di tempo, il capitale subisce per effetto della gestione, esso rappresenta implicitamente l’indice di valutazione economica qualitativa e quantitativa dell’operato del management.
• L’equilibrio finanziario è espresso dalla formula
∑
$% ' (%𝑣𝑖 +
%,-
= ∑
+%,-𝑐𝑖e
rappresenta l’ammontare di capitale occorrente all’azienda nei vari momenti della sua esistenza, dato dalla comparazione dei flussi di capitale in entrata e dei flussi di capitale in uscita.
L’equilibrio finanziario conferisce all’azienda la capacità di far fronte con continuità e puntualità alle obbligazioni sottoscritte.
L’equilibrio finanziario, così come l’equilibrio economico, è un equilibrio “dinamico” i cui flussi, costantemente in movimento, devono essere combinati in modo da ottenere sempre la condizione di equilibrio (a differenza dell’equilibrio economico nel quale si possono verificare temporanee situazioni di squilibrio), in quanto indispensabile per mantenere vantaggiosi i rapporti con l’esterno (incagli nei pagamenti potrebbero provocare il blocco delle consegne da parte dei fornitori, la chiusura dei canali di finanziamento e un aggravio dei costi a causa dell’aumento degli oneri finanziari associati al grado di rischio dell’impresa).
• L’equilibrio patrimoniale, rappresentato dall’equazione del capitale A = P + N , concerne la composizione della struttura aziendale in termini di relazione tra impieghi (attività a disposizione dell’azienda) e fonti di finanziamento (somma delle passività e del patrimonio netto) e la loro correlazione temporale.
L’equilibrio patrimoniale, diversamente dagli altri, è un equilibrio “statico” in quanto rappresenta la struttura aziendale in un dato istante, come una fotografia, raccogliendo in sé le grandezze (gli stock) che si sono formate attraverso l’avvicendamento periodico di costi, ricavi, entrate, uscite ed investimenti.
La combinazione di questi tre elementi permette il corretto funzionamento del sistema, in quanto assicura la giusta correlazione tra costi e ricavi, entrate ed uscite, e fonti ed impieghi, ottenendo risultati positivi sia nel conto economico, sia nel rendiconto finanziario, sia nello stato patrimoniale.