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CAPITOLO IV: ISTITUZIONI, UFFICI, ASSEMBLEE E GIUSTIZIA NELLA NORCIA QUATTROCENTESCA

IV 3. Castellanie e vicariat

Come anticipato nel corso del primo paragrafo del presente capitolo i consoli di Norcia nominavano con grande frequenza dei castellani che fossero posti alla custodia di una serie di rocche e di castelli soggetti al controllo della stessa comunità nursina. Il castellano era una figura tipica, più in generale, di molte diverse costruzioni territoriali di potere coeve, anche ad un livello più alto rispetto a quello di un semplice comune. Basti pensare, per fare un esempio di grande rilievo, al fatto che nello stesso Stato della Chiesa il governo pontificio si servisse spesso di ufficiali di tal genere. Manuel Vaquero Piñeiro, in un contributo abbastanza recente sull’argomento, rifletteva così: «Insieme a governatori, tesorieri e vicari vanno considerati anche i castellani in quanto su loro, in qualità di responsabili della custodia e gestione delle rocche, ricadeva il difficile compito di garantire la custodia dei presidi militari e di provvedere ad organizzare la difesa in caso di attacco […] La rocca come il palazzo del governatore materializza la presenza fisica – allo stesso tempo architettonica e simbolica – del governo centrale, presidiata da un contingente di soldati e dotata, nel caso delle località principali o di maggiore interesse economico, anche di pezzi di artiglieria e armi da fuoco. Da qui la rilevanza che assume nel corso della seconda metà del XV secolo la carica di castellano» 700.

Lo stesso studioso, più avanti, aggiungeva: «Queste brevi, ma pur significative, indicazioni consentono di comporre un quadro abbastanza preciso dell’importanza avuta dai castellani dai quali dipendeva, in ultima analisi, la presenza militare del potere centrale in un gran numero di località e terre, e ai quali veniva affidata la capacità d’azione di un ampio contingente di soldati […] Comunque sia si evince l’esigenza da parte di un potere centrale in fase di consolidamento e strutturazione in tutte le sue

ramificazioni di aver delle castellanie pienamente funzionali» 701. Trasferendo la

situazione descritta da Vaquero Piñeiro ad un livello di azione più basso, quello indagato nell’ambito del presente capitolo, non sembra possibile riscontrare grosse differenze per quanto concerne le caratteristiche delle castellanie locali. I consoli nursini, già dagli anni Trenta del Quattrocento, e probabilmente anche da prima (purtroppo, tuttavia, il primo registro di riformanze relativo al secolo XV riguardava il biennio 1437-1438), nominavano castellani da porre alla custodia di alcune località vicine che rientravano sotto la soggezione di Norcia. Attuavano questa operazione per Arquata 702, Rocca Nucilli, Triponzo, Belforte 703, Cortina 704, Mevale 705, poi ancora

700 VAQUERO PIÑEIRO, Le castellanie nello Stato della Chiesa, p. 442. 701 Ivi, p. 444.

702 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 7v-8r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Arquata datata al 25 giugno del 1437.

703 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, c. 17v. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Rocca Nucilli, Triponzo e Belforte datata al 3 luglio del 1437.

704 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 41r-41v. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

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Torre Nova 706, Torre Croce 707, Torre Colle Silo 708, Riofreddo 709, Castel Monte

Precino 710, Pescia 711, Rocchetta 712. Tutto questo continuò a verificarsi per l’intero corso del Quattrocento, tanto che ancora nei primi anni Novanta è possibile riscontrare nomine di tal genere all’interno delle riformagioni. Col passare dei decenni, tuttavia, variarono le località soggette a questa carica, anche se più o meno le principali restarono sempre sotto il controllo delle castellanie di Norcia. Per il biennio 1491-1492 i consoli,

infatti, proseguivano nella nomina di castellani per Pescia 713, Triponzo 714, Arquata 715,

Preci 716, Mevale 717, Riofreddo 718 e Croce 719. Il numero di tali ufficiali per ciascun luogo era variabile, così come il periodo di tempo in cui essi rimanevano operativi, anche se la durata trimestrale, come già accennato nel corso del primo paragrafo del presente capitolo, era quella maggiormente attestata.

E a proposito di quanto sosteneva lo studioso di cui sopra, in ogni occasione in cui venivano effettuate queste nomine contestualmente erano elencati anche i relativi fideiussori dei castellani. Dal momento che l’occupazione principale di questi ultimi era la custodia e la gestione di rocche e castelli quali presidi militari del governo centrale, in

705 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, c. 45v-46r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

castellani per Mevale datata al 4 agosto del 1437.

706 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 46r-46v. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

castellani per Torre Nova datata al 4 agosto del 1437.

707 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, c. 49r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Torre Croce datata al 6 agosto del 1437.

708 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, c. 50v. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Torre Colle Silo datata all’8 agosto del 1437.

709 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 50v-51r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

castellani per Riofreddo datata all’8 agosto del 1437.

710 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, c. 53v. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Castel Monte datata al 14 agosto del 1437.

711 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, c. 59r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Rocca Pescia datata al 19 agosto del 1437.

712 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 63v-64r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

castellani per Rocchetta datata al 25 agosto del 1437. Il termine ‘Rocchetta’ è inoltre seguito da un altro termine che però non è ben comprensibile.

713 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, cc. 4v-5r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Pescia datata al 14 settembre del 1491.

714 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, c. 8r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Triponzo datata al 27 settembre del 1491.

715 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, cc. 11v-12r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

castellani per Arquata datata al 3 ottobre del 1491.

716 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, c. 24r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Preci datata al 24 ottobre del 1491.

717 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, cc. 42v-43r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

castellani per Mevale datata al 31 ottobre del 1491.

718 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, c. 62r. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di castellani per Riofreddo datata al 4 dicembre del 1491.

719 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, cc. 81r-81v. È questo il riferimento ad un esempio di nomina di

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tal caso rappresentato dal comune di Norcia, c’era bisogno che ci fossero garanzie economiche sufficienti per lo svolgimento di quelle mansioni. Vaquero Piñeiro, in merito alle castellanie pontificie, spiegava quanto segue: «L’intervento dei fideiussori nel caso delle castellanie era determinato dall’esposizione di forti quantità di denaro per le esigenze del governo delle rocche. Il castellano, la massima autorità entro il circuito del fortilizio, era tenuto a maneggiare denaro per il pagamento dei salari dei soldati, per la realizzazione di opere di ordinaria e straordinaria manutenzione, e per gli acquisti legati all’approvvigionamento alimentare del presidio. Non va sottovalutato il costo delle attrezzature di cui era dotato il maniero, equipaggiamento che sul finire del XV secolo divenne sempre più oneroso anche per la fornitura di cannoni e armi da fuoco. È chiaro che tutto questo rendeva il compito del castellano assai impegnativo […] In questo senso sorge naturale la domanda sugli eventuali vantaggi che i fideiussori ricavavano da tali e così elevate esposizioni. Oltre ad eventuali profitti e favori, non del tutto chiari, appare evidente come l’avvicinarsi, pur in maniera strumentale, all’amministrazione pontificia poteva significare essere favoriti nel rivestire cariche e

ruoli di maggiore considerazione e rilevanza economica» 720.

Tralasciando, ovviamente, ciò che riguardava più specificamente la realtà dell’amministrazione prettamente pontificia e tornando ad osservare la realtà locale della Norcia quattrocentesca, l’elenco consueto dei fideiussori presente in ciascuna verbalizzazione di nomina di castellani mostra ampiamente come i caratteri fondamentali delle castellanie nursine fossero in pratica gli stessi di quelle riscontrabili a più elevati livelli. E se pure l’esposizione finanziaria di un fideiussore che interveniva in favore di un castellano posto in località come ad esempio Mevale, Riofreddo, Pescia, Triponzo e via dicendo fosse decisamente minore rispetto a quella di un ‘collega’ che garantisse il pieno svolgimento delle attività di castellania all’interno di castelli e rocche papali, questo non toglie che i medesimi fideiussori elencati nei registri di riformanze nursine non si esponessero per poi essere maggiormente tenuti in considerazione dalle autorità locali, successivamente, per qualunque ruolo di più elevato rilievo. Un piccolo esempio possibile è il seguente: il 25 febbraio del 1442 i consoli nursini nominavano nuovi castellani per Croce e Pescia; tra i fideiussori compariva un certo Bartholomeus

Marini de Nursia 721; il 4 marzo successivo uno stesso Bartholomeus Marini figurava

tra i nuovi conestabili di Guaita per l’anno futuro 722. Non è facile avere la certezza che

si trattasse del medesimo individuo, tuttavia sarebbe stata una coincidenza davvero notevole, quasi improbabile, se fossero esistiti due soggetti omonimi comparsi nel giro di una decina di giorni con due diverse mansioni nell’ambito della vita civica di un centro di certo non così enormemente denso di popolazione quale era Norcia.

Quella dei vicari, invece, era una carica che i consoli locali istituivano con molta meno frequenza rispetto alle castellanie nel corso del Quattrocento. All’interno dei registri di riformanze, infatti, nomine di tal genere compaiono più di rado e

720 VAQUERO PIÑEIRO, Le castellanie nello Stato della Chiesa, p. 454.

721 ASCN, Riformanze, Reg. 1441-1442, c. 25r.

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maggiormente concentrate in alcuni periodi. Ad esempio alla fine degli anni Trenta, come il 6 luglio del 1437, quando furono posti vicari nelle località di Belvedere, di

Castel Monte e di Castel San Marco 723. O ad esempio nella prima metà degli anni

Ottanta: il 22 febbraio del 1482 si nominava un vicario per i castelli Santa Maria e di

nuovo San Marco, mentre il 28 febbraio seguente ne veniva posto un altro in Preci 724; il

30 aprile dello stesso anno se ne eleggeva uno per Mevale 725; il 14 luglio successivo

toccava poi alla località di Poggio Croce 726, mentre il 15 agosto a quella di Croce 727.

La durata di questa carica era anch’essa variabile: mensile, bimestrale e trimestrale erano quelle maggiormente frequenti.

L’istituto del vicariato era decisamente diverso da quello della castellania. Nel caso specifico il vicario aveva il compito di far eseguire nel luogo in cui veniva inviato le disposizioni delle autorità di Norcia, assicurandone inoltre la fedeltà a quest’ultima. Un istituto, peraltro, che affondava le sue radici, nell’ambito dei territori soggetti al potere pontificio, in un passato recente. Nel corso del secolo XIV, durante la fase in cui il papato si era trasferito presso Avignone, la Santa Sede se ne servì con grande intensità

e frequenza 728, rimanendo vivo e operativo, pur se in piani inferiori rispetto a politiche

nuove di dominio più diretto, anche quando i pontefici tornarono a Roma e ripresero, con decisione, il controllo delle proprie aree di competenza, soprattutto a partire da Martino V. Eppure l’esempio pontificio del vicariato fu spesso ripreso anche nell’ambito di costruzioni territoriali di minore respiro. Lo si è potuto constatare, nei fatti, per la realtà di un piccolo centro cittadino quale quello di Norcia. Deve essere specificato, tuttavia, che tra i vicari pontifici e quelli che la comunità nursina inviava, non troppo spesso, in alcuni castelli a sé soggetti, esistevano ampie differenze. Nel primo caso si trattava, in estrema sintesi e semplicità, di uomini che erano veri e propri signori nella località concessagli attraverso tale istituto, in base al quale vi facevano anche le veci del papa. Nel secondo caso, invece, rappresentavano un ulteriore rafforzamento del controllo, già rilevante, che il comune esercitava nei diversi castelli di propria competenza nel contado attraverso i castellani che nominava di volta in volta.