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Norcia e il Regnum: rapporti economico-commercial

CAPITOLO II: QUADRO TERRITORIALE E ATTIVITÁ ECONOMICA NELLA NORCIA QUATTROCENTESCA

II 4. Norcia e il Regnum: rapporti economico-commercial

A piena testimonianza del ruolo assunto da Norcia nel contesto delle relazioni economico-commerciali, nei territori centrali della medesima penisola, si deve necessariamente aprire uno spazio di indagine che affronti il tema dei rapporti tra questa comunità il Regnum meridionale. Di diversa natura sono le attestazioni riguardanti tale argomento. In primo luogo è il caso di partire dalle pergamene conservate all’interno di un cassetto del fondo diplomatico dell’Archivio Storico Comunale di Norcia, che nell’inventario settecentesco del fondo stesso riporta, per l’appunto, la dicitura “Regnum”. Una parte di questi documenti propongono problemi di datazione, ovvero manca quella esplicitata: si tratta, in particolare, di quelli prodotti sotto l’autorità di Ladislao, formalmente re di Napoli dal 1386 al 1414, ma che riuscì effettivamente a prendere sotto il proprio controllo la città partenopea, contro l’altro pretendente angioino Luigi, solo nel 1399.

La questione principale, nel periodo di Ladislao, per quanto concerne Norcia stessa, fu quella della località di Terzone, un castrum situato nell’attuale striscia di terra laziale, a Nord-Est di Rieti, che divide l’Umbria dall’Abruzzo, ovvero a quei tempi lo Stato pontificio dal Regno meridionale. Un castrum conteso, tra fine Trecento e Quattrocento, fra la comunità nursina e quella di Leonessa. Una prima testimonianza è il documento di accordi tra questi due centri proprio in merito al castello di Terzone,

datato al maggio del 1401 254. Una serie di altri documenti, senza appunto una datazione

esplicita ma tutti comunque usciti dalla cancelleria di re Ladislao, mostrano le ulteriori vicissitudini legate a tale questione: una richiesta nei confronti di Norcia per la restituzione di Terzone; l’assoluzione per l’occupazione del medesimo castrum; una concessione di salvacondotto ai nursini per recarsi presso quel castello; una ulteriore

assoluzione in favore di Norcia per i malfatti commessi ai danni di Leonessa 255. Ancor

più interessante, forse, la licenza concessa proprio da Ladislao ai nursini, nell’agosto del

1411, in merito alla possibilità di cavare grano dal Regno 256.

Con il trascorrere dei decenni le tensioni non si placarono, restando spesso forti e sempre legate, soprattutto, a questioni di natura economica: basti pensare ai due documenti risalenti al gennaio del 1429: un processo fatto dalla comunità di Norcia nei

254 ASCN, Diplomatico, Cassetto V, n. 25.

255 Per tali quattro documenti si rimanda ancora a ASCN, Diplomatico, Cassetto V, rispettivamente nn. 21, 20, 12 e 13.

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confronti di quella leonessana e una procura nursina a fare patti con Leonessa; in entrambi i casi la causa scatenante era dovuta all’estrazione del grano da territori

evidentemente in contestazione 257. Ancora nell’agosto del 1480, poi, si stipulava una

pace tra questi due centri 258, così come stessa attestazione si riscontrava pure nel

giugno del 1490 259.

Ma decisamente più importanti appaiono le relazioni che si vennero a costruire, tra Norcia e le autorità del Regnum, a partire dalla seconda metà del Quattrocento. Lo testimoniano tre fondamentali documenti: nel 1451, nel mese di luglio, re Alfonso d’Aragona faceva una commendazione, presso il pontefice, in favore dei nursini e di

tutta la loro comunità 260; nel settembre del 1455 lo stesso Alfonso concedeva a costoro

di poter liberamente negoziare, viaggiare, sia di giorno sia di notte, dimorare,

pernottare, citare in giudizio ed esigere crediti nei propri dominii 261; nell’agosto

dell’anno successivo, infine, il suddetto sovrano permetteva agli stessi nursini di poter estrarre liberamente grano da tutto il Regno, dall’Abruzzo e segnatamente dalla

Montagna 262. A proposito degli ultimi due documenti citati, risulta di grande interesse

riportarne alcuni passaggi, data l’importanza dei contenuti.

Iniziando dal primo, quello datato al settembre del 1455, vi si dichiarava espressamente quanto segue: «Contemplatione Comunitatis Nursie quam semper erga nos devotam admodum et affectam novimus tenore presentis nostri guidatici et salviconductus guidamus affidamus et plenarie assecuramus sub nostris fide et verbo Regiis omnes et quoscumque homines et incolas dicte terre Nursie eiusque pertinentiarum et districtus quibuscumque nominibus illos nominari contingat quorum omnium nomina et cognomina licet hic non exprimantur, haberi tamen ea volumus pro expressis et specifice declaratis: omniaque eorum et cuiuslibet ipsorum mercimonia, merces, pecunias, res et bona quecunque cuiuscumque fuerint generis sive speciei que Nursinos ipsos aut eorum aliquem vendendo, mercando, tractando, mittendo, recipiendo seu negociando habere et tenere, regere, administrare, mittere et recipere nunc et in futurum contingeret in omnibus et singulis provinciis, civitatibus, terris, castris et locis huius Regni nostri Sicilie citra farum. Ita quod durante huiusmodi nostri guidatico assecuramento et salvoconductu quem durare volumus ad nostrum beneplacitum et post ipsius nostri beneplaciti revocationem que per literas nostras dicte Comunitati Nursie directas aut voce preconis publice per loca solita Civitatum Neapolis et Aquile fieri habeat per unum mensem continue secuturum, predicti homines et incolte terre Nursie eiusque pertinentiarum et districtus possint cum omnibus et singulis eorum mercibus, mercimoniis, pecuniis, auro, argento, iocalibus, rebus et bonis comuniter et divisam per totum hoc Regnum nostrum Sicilie citra farum eiusque provincias, civitates, terras,

257 ASCN, Diplomatico, Cassetto V, nn. 4 e 7. 258 ASCN, Diplomatico, Cassetto V, n. 6. 259 ASCN, Diplomatico, Cassetto V, n. 2. 260 ASCN, Diplomatico, Cassetto V, n. 10. 261 ASCN, Diplomatico, Cassetto V, n. 19. 262 ASCN, Diplomatico, Cassetto V, n. 9.

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castra et loca ementes, vendentes, negociantes, contractantes et aliter quomodocumque viventes, tam de die quam de nocte ire, accedere, venire, habitare, stare, morari et pernoctari indeque recedere salve, libere et secure et absque aliquo impedimento, noxia, damno, offensa vel molestia Nursinis ipsis et cuilibet eorum per quosvis nostros

Officiales, stipendiarios et subditos nostros quomodolibet inferendis» 263.

Passando al secondo, quello risalente all’agosto del 1456, vi si dichiarava espressamente quanto segue: «Operante singulari affeccione quam gerimus ad Magnificam Comunitatem Terre Nursie et ad eius speciales homines et habitatores devotos nobis dilectos, graciam fecimus prout facimus cum presentibus quod tam cives ipsius quam nostri quicumque fideles Aprucii parcium volentes pro eorum usu et annona extrahere de dictis Aprucii partibus ac terris Montanee et Civite Ducalis et ad dictam Terram Nursie seu eius districtum deferre seu deferri facere frumentum, illud nisi fuerit penuria aut necessitas in Regno, possint extrahere seu extrahi facere soluto prius nobis et nostre curie iure quod debetur pro exitura dicti frumenti. Propterea volumus et vobis ac unicuique vestrum ad quem vel quos spectat et spectare poterit dicimus et de certa nostra sciencia commictimus et expresse mandamus quatenus transeuntibus per passus et loca stabilita dictis civibus nursinis, seu nostris fidelibus dictarum Aprucii et Montanee ac Civite Ducalis partium cum bestiis oneratis frumento, dummodo fidem faciant quod ad dictam terram Nursie et non alibi deferant illud, ac recepto per vos iure quod nobis et ipsi nostre Curie competit atque spectat racione dicte exiture et tracte, sirvatis illos libere et absque contraddicione aliqua dictum frumentum extrahere et ad dictam terram Nursie deferre. Contrarium nullatenus temptaturi sicut

nostram gratiam caram habetis et indignacionem cupitis evitare» 264.

Si tratta, senza dubbio, di concessioni che posero Norcia su un piano superiore, a livello di rapporti politici ed economico-commerciali con il Regnum, rispetto ad altri centri di quella medesima area dello Stato della Chiesa. Il che procedette di pari passo con accadimenti rilevati soprattutto da studiosi quali Hidetoshi Hoshino e Paola Pierucci, ovvero la ripresa delle relazioni tra lo stesso Regnum e la città di Firenze, a partire dagli anni Trenta e Quaranta del secolo XV, con la città dell’Aquila a rappresentare, d’ora in poi, il nuovo punto di riferimento primario per le grandi e medie

imprese mercantili fiorentine in quell’area 265. Molto interessanti, inoltre, gli stretti

rapporti tra la comunità nursina e alcune di quelle collocate nell’odierno Abruzzo, che in quei tempi rientravano, geo-politicamente, nei territori soggetti al controllo dell’autorità reale che dominava nella parte meridionale della penisola italiana. Al di là delle già incontrate attestazioni riguardanti i contatti frequenti e rilevanti tra alcuni grandi mercanti, come l’aquilano Pasquale di Santuccio, e la realtà manifatturiera e

263 Si rimanda alla precedente nota numero 261. 264 Si rimanda alla precedente nota numero 262.

265 Si rimanda, in particolare, a quanto segue: HOSHINO, I rapporti economici tra l’Abruzzo aquilano e Firenze, in particolare p. 119 e ss.; PIERUCCI, Il commercio dello zafferano nei principali mercati abruzzesi, pp. 161-224.

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commerciale nursina, si possono prendere in considerazione anche una serie di altri esempi, soprattutto quelli riportati nello studio di Andrea Di Nicola.

In particolare furono le località di Accumoli e Amatrice ad intrattenere le relazioni maggiori, a livello propriamente sociale, con Norcia. Un livello di incontro, quello sociale, determinato e incentivato, per l’appunto, dalle favorevoli condizioni economiche dell’area in questione, che permettevano l’alta frequenza dei rapporti tra comunità diverse. Lo studioso racconta che in terra nursina, ad esempio, era possibile riscontrare la presenza di alcuni personaggi di provenienza accumolese: nel maggio del 1447 Cola di Vanne Martoli, definito olim de Acumulo, vi faceva testamento, avendo

peraltro avuto un figlio da una donna di Norcia 266; nel novembre del 1455, invece,

Arcangelo Pauli Cole Pauli acquistava una casa nella cittadina umbra 267; ancora nel

1476, nei giorni della fiera di San Giovanni, Loreto di Marcuccio vi acquistava

anch’egli una casa, non un piccolo immobile ma una vera e propria residenza stabile 268.

Ancor più interessante, probabilmente, il caso del giurista e conte palatino Giovanni di Guidone de Guidonibus, altro accumolese, di maggior spessore sociale stavolta, che dimorava presso Norcia curando in loco gli interessi di un’impresa mercantile: Romano Cordella lo vede comparire, tra la seconda metà degli anni Trenta e la seconda metà degli anni Quaranta, al fianco di un altro giurista, nursino, ovvero Giacomo Silvestrini,

del quale si tratta più ampiamente nel corso del capitolo successivo 269; Di Nicola,

peraltro, lo vede protagonista dell’acquisto di una casa situata ad Accumoli, acquisto effettuato proprio a Norcia da quello stesso Arcangelo di cui sopra nel novembre del 1470 270.

Passando ai casi di uomini di Amatrice, ecco di seguito alcuni esempi riportati da quest’ultimo studioso riguardo alla presenza di costoro nella località umbra: Nuccio di Cola di Vecchio vi si era trasferito e vi aveva fatto testamento nel corso del mese di

settembre del 1451 271; nel maggio del 1465, invece, Valentino di Marco comperava dai

nursini Claudio e Antonio di Nuccio di Pasquale un terreno arativo 272; Giovanni di

Abbondanzio, nipote di Nuccio, gli fece da esecutore testamentario, acquistando poi più avanti, precisamente nel giugno del 1469, una casa proprio in Norcia, per poi compiere

266 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 39, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 8 di Pietro Paolo di Antonio di Norcia, c. 125v.

267 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 39, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 12 di Pietro Paolo di Antonio di Norcia, c. 40r.

268 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 43, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 81 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 163r.

269 Per tali informazioni si rimanda a CORDELLA, Giacomo Silvestrini da Norcia podestà di Firenze e senatore di Roma, pp. 58-67.

270 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 40, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 119 di Pietro Antonio di ser Pietro Paolo di Antonio di Norcia, c. 29v.

271 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 44, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 10 di Pietro Paolo di Antonio di Norcia, c. 33v.

272 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 46, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 63 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 188v.

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un’altra transazione dello stesso genere nel gennaio del 1473 273. Senza dimenticare le

meno frequenti, ma altrettanto importanti presenze di aquilani, come Giacomantonio

Lepore, attestato in loco nel settembre del 1478 274, e Onofrio di Iannuccio Cerrocchi,

attestatovi nell’agosto del 1480 275. Altri casi interessanti, inoltre, sono quelli che

riguardarono matrimoni tra persone di diversi luoghi e che coinvolsero, per l’appunto, individui della cittadina di san Benedetto e altri provenienti dai territori del Regnum. Una testimonianza decisamente rilevante concerne, ad esempio, donna Marina di don Lorenzo Petroni di Amatrice, coniugatasi con Antonello Montani, come comprovato dal

testamento che costei fece nel giugno 1466 276.

I casi riportati nel corso del presente paragrafo, che siano stati estrapolati da fonti documentarie o dalle narrazioni di altri studiosi, hanno permesso dunque di supporre come le relazioni tra la realtà nursina e alcune delle realtà situate nei territori del Regnum, in particolare quelle attualmente abruzzesi, ma anche tra Norcia e le autorità centrali meridionali, fossero dettate soprattutto da motivazioni di natura economico-commerciale. Con risvolti, ovviamente, anche sociali, dal momento che per interessi affaristici si poterono verificare in diverse occasioni gli spostamenti di residenza e/o, addirittura, unioni matrimoniali.

II 5. Conclusioni

Attraverso le informazioni documentarie e storiografiche sin qui presentate si sono potuti estrapolare una serie di elementi importanti, o per lo meno è stato possibile costruire delle supposizioni. La posizione geografica di Norcia le permetteva di fondare la propria economia, in particolar modo, sull’allevamento del bestiame e, di conseguenza, su alcune manifatture che da tale pratica potevano facilmente derivare: la macellazione e lavorazione delle carni; la concia delle pelli; la produzione di pannilana; la tintura del panno stesso. Il tutto aveva come ulteriore fase susseguente lo sviluppo di una fiorente attività commerciale, facilitata anche in tal caso dal trattarsi di un centro situato in un contesto di viabilità decisamente rigoglioso per il tardo-Medioevo, con il percorso della cosiddetta Via degli Abruzzi in primo piano. I mercanti nursini viaggiavano lungo tutta l’area centrale della penisola italiana, dalla parte più a Nord, ovvero l’attuale Toscana e le attuali Marche, a quella più a Sud, ovvero l’attuale Campania, nell’ambito di scambi di merci che non è possibile definire di livello locale,

273 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 45, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 70 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 157r e ASCN, Notarile, Reg. 77 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 116v.

274 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 50, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 83 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 183r.

275 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 50, il quale recupera le informazioni da ASCN, Notarile, Reg. 84 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 206r.

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bensì interregionale. Allo stesso modo mercanti provenienti da diverse zone della penisola medesima si ritrovavano a Norcia per la fiera di San Giovanni, prevista per la fine di giugno di ogni anno: fiorentini, veneziani, aquilani e altri ancora. Una fiera che, pertanto, assumeva i contorni di un’occasione di transazioni anch’essa di ambito interregionale, senza considerare il fatto, rilevante, che soprattutto i veneziani potessero anche portarvi merci di provenienza ancor più lontana. Le buone relazioni con le autorità del Regnum meridionale, con particolare riferimento alla seconda metà del Quattrocento e alle concessioni dovute a re Alfonso d’Aragona, posero inoltre Norcia in una posizione ancor più di primo piano relativamente agli accordi e agli scambi con le terre del Sud della penisola, soprattutto con le attuali Campania e Abruzzo. Basti pensare ai forti interessi che la compagnia dell’aquilano Pasquale di Santuccio nutriva in area nursina. Oppure ai rapporti sia economici, sia sociali, che pian piano legarono fortemente individui del centro umbro a individui di alcuni altri centri a quei tempi inseriti nei dominii del Regnum, come Accumoli e Amatrice, oggi invece afferenti alla provincia di Rieti.

È possibile supporre, allora, che la comunità di Norcia, e con essa le sue attività manifatturiere, produttive e mercantili, si inquadrasse a pieno titolo, con un ruolo anche rilevante, nel contesto delle vie dei fiorenti commerci tardo-medievali che collegavano il Nord (più precisamente il Centro-Nord) e il Sud italiani. Un collegamento che già nella seconda metà del secolo precedente, il XIV, era ampiamente in atto, come osservava Hidetoshi Hoshino nel suo studio sulle relazioni tra l’Abruzzo aquilano e

Firenze nei secoli di fine Medioevo 277. L’autore, infatti, rilevava: «I rapporti

commerciali tra l’Abruzzo e Firenze si erano senz’altro intensificati rispetto ai tempi precedenti la peste, nel senso che la Città Gigliata tendeva a divenire l’acquirente di alcune materie prime abruzzesi necessarie alle sue industrie, l’arte della lana e quella

della seta, rimanendo la fornitrice dei propri prodotti industriali all’Abruzzo» 278. Nel

pieno secolo XV, poi, tale collegamento divenne ancor più solido, come mostrava ancora una volta Hoshino trattando, ad esempio, della già incontrata compagnia

fiorentina dei Gondi-Peruzzi, insediatasi a L’Aquila 279. I mercanti di Firenze

acquistavano sempre più le materie prime di cui necessitava l’economia della città toscana da centri che ne possedevano, come nel caso dell’Aquila stessa. E tra gli impresari provenienti da quest’ultima, in forte contatto proprio con la compagnia dei Gondi-Peruzzi, figurava anche negli studi dello storico giapponese quel Pasquale di

Santuccio più volte citato 280. Paola Gasparinetti, inoltre, nel suo contributo

sull’argomento, forniva una ulteriore testimonianza di grande importanza, in merito alla presenza nell’aquilano di un rappresentante/procuratore del banco Strozzi e della

relativa compagnia mercantile 281. Un collegamento, quello tra Nord e Sud della

277 Si rimanda a HOSHINO, I rapporti economici tra l’Abruzzo aquilano e Firenze, p. 42. 278 Ibidem.

279 Ivi, p. 119 per tali informazioni.

280 Ivi, p. 129 per le informazioni appena riportate.

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penisola, ben descritto anche da Emanuela Di Stefano, più interessata a risvolti marchigiani, in un articolo risalente a pochi anni fa nel quale sosteneva che l’Appennino centrale, attraversato da una tale rete viaria, risultasse coerente con i risultati di studi recenti e remoti che hanno contribuito ad illustrare le caratteristiche di un’area sovraregionale, ad alto livello di popolamento e caratterizzata da strutture produttive solide, nonché da un’intensa attività di scambio. La montuosità non rappresentava più un ostacolo, poiché ad esempio il tratto fra L’Aquila e Camerino aveva tempi di percorrenza brevi, ovvero pochi giorni per un uomo a cavallo e circa tre settimane per

un gregge 282. E Norcia era posta esattamente sul percorso del tratto L’Aquila-

Camerino, che appunto passava per gli Appennini.

Come è stato possibile constatare nel corso del presente capitolo, inoltre, le suddette società dei Gondi-Peruzzi e dell’aquilano Pasquale di Santuccio furono spesso in contatto con Norcia nel Quattrocento e, anche in questo caso, vi operavano soprattutto per comperare materie prime. Ed ecco allora il motivo principale, probabilmente, per cui è possibile ipotizzare che la realtà nursina si inserisse pienamente nel contesto dei collegamenti tra Nord, o meglio Centro-Nord, e Sud della penisola: a parte le importantissime questioni di perfetto posizionamento geografico sulle vie di comunicazione primarie dell’epoca, rappresentò anch’essa, via via col trascorrere dei decenni quattrocenteschi, un ulteriore punto di riferimento relativamente all’acquisto delle merci utili al soddisfacimento delle esigenze delle attività di trasformazione di tali materie prime in prodotti finiti, per centri di maggior rilievo come Firenze. E il rinsaldamento con L’Aquila, che in particolare dagli anni Settanta del secolo XV, dopo una serie di scontri militari di successo con Amatrice, aveva acquisito una rinnovata forza anche nell’area dell’attuale Umbria, stringendo nuovi legami economico-commerciali con Norcia, permise a quest’ultima di entrare con ancora maggior preponderanza nei circuiti dei suddetti interessi affaristici. In poche parole Amatrice giunse ad occupare Cittareale nel 1473, provocando la reazione aquilana e subendo in seguito per due volte le condanne reali. Norcia si rese conto dei vantaggi che