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Norcia sulla Via degli Abruzzi: i percorsi degli scambi commercial

CAPITOLO II: QUADRO TERRITORIALE E ATTIVITÁ ECONOMICA NELLA NORCIA QUATTROCENTESCA

II 2. Norcia sulla Via degli Abruzzi: i percorsi degli scambi commercial

Il comune di Norcia era situato in una posizione geograficamente di grande rilievo per l’epoca in questione: più precisamente tra le montagne che separano l’attuale Umbria dall’attuale Abruzzo, quindi a quei tempi lo Stato pontificio dal Regno meridionale. Deve inoltre essere sottolineato come l’area della Montagna umbro- abruzzese rappresentasse, da un punto di vista morfologico, una realtà abbastanza uniforme. Le località che vi si trovavano erano contraddistinte da attività economiche decisamente similari e, in alcuni casi, anche complementari, facilitate da un territorio montuoso e boschivo spesso uniforme e fortemente adatto al pascolo del bestiame. La viabilità, in tale area, era fondata sull’antica Via Salaria per la direttrice tirreno-adriatica e sulla Via degli Abruzzi per la direttrice Firenze-Perugia-L’Aquila-Sulmona-Napoli. Era quest’ultima, in particolare, a saldare gli itinerari commerciali settentrionali e meridionali. I centri principali a livello economico in quei territori, a parte Norcia stessa, erano Leonessa, Rieti, Monteleone di Spoleto, Amatrice, Accumoli e appunto L’Aquila 187.

Andrea Di Nicola, nel suo recentissimo studio dedicato proprio a tale argomento, descrive nei dettagli alcuni dei percorsi commerciali all’interno dei quali la località nursina si trovava ad essere inserita e coinvolta, come il grande asse viario rappresentato dalla Via degli Abruzzi, che in circa dodici giorni a cavallo collegava Firenze a Napoli. Un itinerario che, sfruttando tratti di percorsi più antichi, dalla città fiorentina portava a Perugia, continuando per Spoleto e Leonessa e da qui proseguendo per L’Aquila e

187 Per un quadro in merito agli argomenti appena trattati si rimanda a quanto segue: GASPARINETTI, La «Via degli Abruzzi»; HOSHINO, I rapporti economici tra l’Abruzzo aquilano e Firenze; DI STEFANO, Le vie interne del commercio; DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo.

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Sulmona; in seguito, dopo aver attraversato l’altopiano delle Cinquemiglia, la strada si indirizzava verso Castel di Sangro, poi ancora verso Isernia, Venafro, Teano, Capua e finalmente Napoli. L’autore aggiunge che deviare da Spoleto verso Terni e Rieti, e quindi risalire lungo la Salaria o lungo la Valle del Salto, da un lato avrebbe raggiunto lo scopo di un viaggio più sicuro, ma dall’altro avrebbe provocato un considerevole prolungamento dei tempi di percorrenza. Se invece da Spoleto si fosse scelta la strada per Ferentillo e si fosse salito l’altopiano di Leonessa, caratterizzato da numerosi insediamenti demici, ciò non avrebbe comportato grosse difficoltà e avrebbe reso più celere il tragitto, giungendo in breve a Montereale e all’Aquilano. Inoltre Di Nicola informa che proseguendo da Leonessa, da cui partiva un diverticolo che conduceva a Rieti, la Via degli Abruzzi, dirigendosi verso L’Aquila, scendeva a Posta e qui incrociava l’antica Salaria, la quale attraversava trasversalmente la penisola collegando Roma al mare Adriatico: lungo o vicinissimo ad essa sorgevano Rieti, Cittaducale, Antrodoco, Amatrice, Accumoli, Arquata, Acquasanta, Ascoli. Inoltre, circa a metà del tratto fra Posta e Amatrice, dalla Salaria si distaccava un altro percorso che dopo aver toccato Cittareale, difesa da una rocca fin dall’età normanno-sveva, portava a Cascia e a Norcia, nonché da qui a Visso e alla Marca. Lo studioso definisce questa la ‘via di Norcia’, terminante con l’intersecazione a ovest della pericolosa via della Spina, che prendeva nome dal castello omonimo. Da Cascia e Norcia altri brevi percorsi conducevano ad Accumoli e, dalla parte opposta, a Monteleone di Spoleto e Leonessa, articolando una rete viaria alla quale andavano aggiunte altre strade e sentieri come quelli che, per esempio, da Amatrice portavano a Montereale e all’Aquila, nonché

all’Abruzzo teramano 188.

Un sistema stradale, quello appena descritto, che non era affatto indifferente e anzi permetteva una mobilità decisamente rilevante, dando la possibilità ai mercanti di spostarsi da Nord a Sud della penisola italiana e mettendo di frequente in contatto persone di diversa provenienza. Gli scambi commerciali che avvenivano attraverso tali percorsi non possono in nessun modo essere definiti locali. È ovvio che non si possa nemmeno parlare di scambi a lungo raggio, ma una certa interregionalità potrebbe senz’altro rappresentare una definizione più appropriata per le relazioni mercantili che avvenivano lungo quegli itinerari.

Restando legati alla realtà di Norcia, numerose sono le testimonianze dei movimenti di uomini nursini lungo tali percorsi e presenti in centri anche appartenenti a regioni diverse da quella della Montagna umbro-abruzzese. Numerose, inoltre, sono quelle di uomini provenienti da altre località, anche non vicine, transitati in Norcia stessa. È il caso, in questa sede, di riportare solo qualche esempio, desunto dalle narrazioni storiografiche di studiosi che si sono già occupati di tali argomenti, come i già menzionati Hidetoshi Hoshino e Andrea Di Nicola. Partendo dalle relazioni con

188 Ivi, pp. 18-20 per le informazioni su tali percorsi stradali appena riportate. Si deve inoltre sottolineare come già in un’opera importante dei primi anni Ottanta del secolo scorso, dovuta a Jean-Claude Maire Vigueur, venivano descritti alcuni di questi itinerari a proposito del bestiame che giungeva nell’area del Patrimonio della Santa Sede. Il riferimento è MAIRE VIGUEUR, Les pâturages de l’Église.

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realtà non vicine, che mostrano l’interregionalità degli scambi e dei rapporti economico- commerciali sulle vie di cui sopra, è utile citare un paio di situazioni che videro nursini in contatto con Firenze: un certo Gregorio di Biagio di Pietro di Norcia, nel 1437, compariva nella città toscana poiché chiamato dal tribunale della Mercanzia per testimoniare in merito ad una controversia che coinvolgeva la compagnia Peruzzi-

Vaccari e una compagnia mercantile di area abruzzese 189; nel 1448, poi, il mercante

Benedetto di Cola Ciotto acquistava una grossa quantità di castrati destinati proprio

all’esportazione verso Firenze 190. Passando alle presenze di uomini di varia

provenienza in Norcia si possono riportare i seguenti interessanti esempi: Mariotto di Domenico Martelli di Firenze vi si trovava nel 1472 e nel 1476, durante la fiera locale

di San Giovanni, che si svolgeva nell’ultima decina di giorni del mese di giugno 191; nel

1490, poi, donna Pasqua, figlia di Battaglino di Padova, vi compariva ricevendo un prestito di sei ducati d’oro da donna Maria, figlia di Marco di Venezia, anch’ella presente in loco, allo scopo di pagare il debito nei confronti del nursino Paride di

Giovanni 192; una lettera del doge veneziano Agostino Barbarigo ai consoli nursini,

dell’agosto 1491, intendeva peraltro raccomandare gli eredi del mercante Lorenzo Fasolo dal momento che costoro dovevano recarsi presso Norcia stessa con l’obiettivo

di riscuotere alcuni crediti vantati 193; nel 1498, infine, alla stessa fiera di San Giovanni,

erano presenti alcuni bergamaschi, ovvero Berardo e Bastiano di Petrone Buccianini, i quali estinsero il debito contratto l’anno precedente verso il compaesano Battista di

Vincenzo di Piero 194.

Esempi, quelli di cui sopra, che mostrano un notevole interesse da parte di mercanti e imprenditori vari, fiorentini, veneti, lombardi, nei confronti delle attività economico-commerciali che si svolgevano nei territori della Montagna in questo caso prettamente umbra, con la comunità nursina in primo piano. A proposito della fiera di San Giovanni, cui si è accennato sopra, è il caso di fornire qualche informazione in più su di essa. Veniva bandita il 24 giugno di ogni anno per quello successivo, come un esempio di relativa registrazione all’interno delle riformanze permette bene di comprendere: in quel giorno dell’anno 1479, infatti, i banditori comunali la annunciavano per quello seguente e nel documento si legge chiaramente il programma della fiera: «venire, stare ac morari libere et secure et absque aliquo impedimento reali ac personali per quinque dies ante diem festum Sancti Iohannis et ipso die festo et

189 Si rimanda a HOSHINO, I rapporti economici tra l’Abruzzo aquilano e Firenze, p. 54 e a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 71.

190 Si rimanda a HOSHINO, I rapporti economici tra l’Abruzzo aquilano e Firenze, pp. 48-49 e a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 90.

191 Ivi, p. 93 per tali informazioni, che l’autore reperisce in UGOLINO DI NICCOLÒ MARTELLI, Ricordanze dal 1433 al 1483, a cura di PEZZAROSSA, in ASCN, Notarile, Reg. 76 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 122v e in ASCN, Notarile, Reg. 81 di Lazzaro di Battista di Antonio di Norcia, c. 182v. 192 Si rimanda a DI NICOLA, Le vie dei commerci sulla Montagna d’Abruzzo, p. 93, il quale recupera l’informazione da ASCN, Notarile, Reg. 93 di Dionisio di Francesco di Marino di Norcia, c. 193r.

193 ASCN, Diplomatico, cassetto MM, n. 10.

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totidem post ipsum diem festum, exceptis banditis, condemnatis et rebellibus Sancte Matris Ecclesie et Magnifici Communis Nursie qui nullam securitatem habeant nec recipiant» 195.

È interessante rilevare come soltanto nella parte finale del Quattrocento si iniziarono a riscontrare maggiori presenze in Norcia, per affari e transazioni varie, di uomini provenienti da regioni non fortemente limitrofe all’area della Montagna umbra, come nel caso dei veneti e dei lombardi emersi negli studi di cui sopra. Segno, questo, che evidentemente solo dalla seconda metà del secolo XV nei territori dell’attuale Valnerina le produzioni manifatturiere assunsero una qualità di interesse interregionale e un ruolo di più ampio respiro nel panorama degli scambi commerciali tra il Nord e il Sud della penisola italiana.