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Individui e famiglie eminenti: cariche principali e uomini di rilievo nelle assemblee

CAPITOLO III: INDIVIDUI, FAMIGLIE E CETO DIRIGENTE NELLA NORCIA QUATTROCENTESCA

III 3. Individui e famiglie eminenti: cariche principali e uomini di rilievo nelle assemblee

Come si vedrà in maniera dettagliata nel corso del quarto capitolo del presente lavoro, le cariche governativo-amministrative più eminenti nell’ambito della comunità

359 ASV, Cam. Ap., Div. Cam., tomo 43, c. 337r. La questione di Andrea Tartaglia sarà più ampiamente

ripresa nel corso del capitolo quinto del presente elaborato. 360 ASCN, Diplomatico, Cassetto A, Fascicolo VI, n. 12.

361 Si rimanda a L’Italia dei cognomi: l’antroponimia italiana nel quadro mediterraneo, a cura di ADDOBBATI – BIZZOCCHI - SALINERO, in particolare p. 67 nel contributo di Simone Collavini sui cognomi

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nursina quattrocentesca erano quelle dei consoli, del camerlengo, del massario del comune e dei consiglieri dei sedici. Figure di ancora maggior rilievo, inoltre, erano coloro che, durante le sessioni delle assemblee locali, con particolare riferimento al consiglio generale e alla cernita dei ‘nobili e popolari’, prendevano per primi la parola, direzionando, o per lo meno influenzando, l’andamento delle delibere finali. È su tutti questi uomini che si intende aprire una utilissima analisi, fondata sui registri delle riformanze, con l’obiettivo di individuare da chi fossero ricoperti tali fondamentali ruoli all’interno della società della Norcia quattrocentesca. Non tanto, qui, a livello nominativo (in appendice a questo capitolo si forniranno una serie di relative cronotassi di nomi), quanto piuttosto a livello di estrazione sociale. Per capire, in sintesi, chi avesse o meno accesso agli uffici principali, ovvero se esistessero delle regole non scritte per quanto riguardava la provenienza dalle categorie popolari e nobiliari di tali ufficiali. Per comprendere, allo stesso modo, da quale settore della comunità arrivassero coloro che quasi dettavano legge nel corso delle più rilevanti riunioni assembleari cittadine.

È utile, per ciascuno dei gruppi di uomini da esaminare, partire dai punti di riferimento emersi nei due paragrafi precedenti. Per i consoli le attestazioni di ufficiali di tal genere, appartenenti alle cinque famiglie che dalla documentazione Vaticana apparivano di rango più elevato per via di certi appellativi, ovvero Barattani, Ranieri, Reguardati, Silvestrini e Tebaldeschi (si contano i Silvestrini pur se comparsi con un unico membro), risultano praticamente nulle a livello quantitativo. Si incontra esclusivamente un Ranieri, di nome Sanctus e de castro Tuturani, in carica per

novembre e dicembre del 1482 362. Passando poi ai diversi altri ‘cognomina’ che nelle

fonti analizzate nel paragrafo precedente comparivano anticipati dal ‘de’, anche in tal caso i riscontri sono quasi nulli. Si trovano due Passarini: Baldassar Jacobi, che occupò

l’ufficio tra novembre e dicembre del 1471 363; Baldassar, il quale fu operativo nel

bimestre marzo-aprile del 1479 364. Pare strano che possa trattarsi del medesimo

personaggio, dal momento che le riformanze, solitamente, quando dovevano indicare una filiazione lo facevano. Pertanto il fatto che per il secondo uomo questa non figuri sembra lasciar pensare concretamente che fossero due individui differenti. Il che, inoltre, permette di ipotizzare una certa rilevanza dei Passarini almeno nel corso degli anni Settanta del Quattrocento.

Tutti gli altri consoli incontrati non sembrano avere connessioni con le famiglie di cui sopra, né da un punto di vista onomastico, né per via della presenza di appellativi particolari che li qualificassero in senso nobiliare, o per lo meno aristocratico. Unica eccezione per quanto riguarda Berardus Petrutii, che ricoprì il consolato per marzo e

aprile del 1482 365. Come si è potuto vedere precedentemente, infatti, un Petrucii,

precisamente Antonio di Vanni, era stato posto alla podesteria civitatis Castri

362 ASCN, Riformanze, Reg. 1482, giuramento dell’1 novembre 1482.

363 ASCN, Riformanze, Reg. 1471-1472, giuramento dell’1 novembre 1471.

364 ASCN, Riformanze, Reg. 1478-1479, giuramento dell’1 marzo 1479.

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nell’ottobre del 1422 366. Ma quest’ultimo non era preceduto o accompagnato, nella

relativa nomina pontificia, da titoli di alcun genere. Tantomeno la parola Petrucii risultava anticipata dal ‘de’. Pertanto non pare trattarsi di un individuo accostabile ai membri delle casate di maggiore rango, elemento che lo accomuna al Berardus appena menzionato. Tuttavia una riflessione può essere impostata. Il fatto che tra gli ufficiali della macchina ‘statale’ papale rientrassero anche alcuni nursini non definiti nobili e/o

milites è segno che il governo centrale non si serviva, nel caso di Norcia, esclusivamente di figure sociali di quell’altezza, ma pure di uomini socialmente meno elevati, nonostante le attestazioni siano quantitativamente minori. Uomini, e relative famiglie, che comunque avevano evidentemente scalato posizioni, riuscendo ad inserirsi lo stesso in quel coacervo di professionisti tra cui la Santa Sede pescava i propri

officiales.

Per tutti gli altri consoli, come accennato poco sopra, non si riscontra nulla di quanto emerso sin qui. Compiendo un bilancio, su un numero totale di duecentoquattordici nomi solo tre appartenevano con certezza alle famiglie i cui membri nella documentazione Vaticana presentavano appellativi della categoria nobiliare. Un quarto proveniva da una famiglia di più basso rango ma che aveva comunque visto un proprio uomo far parte del quel gruppo di ufficiali pontifici. E niente più. Seppure si possa tenere in considerazione che a volte, nelle fonti comunali ma anche in quelle esterne, personaggi di alto livello potevano essere menzionati semplicemente con il nome e la provenienza o la filiazione, questo elemento non può modificare nella sostanza i fatti constatati per ciò che i registri delle riformanze nursini lasciano emergere in merito ai consoli. Ovvero che la netta maggioranza di costoro, ed è un eufemismo, non sembrava possedere, nell’onomastica, negli appellativi, nei titoli, legami con quelle che tramite i documenti prodotti dalla Santa Sede apparivano come le famiglie di più elevato rilievo sociale.

Passando ai camerlenghi le loro comparse sono notevolmente più ristrette da un punto di vista numerico. Se ne sono potute contare esclusivamente dieci, considerando inoltre che la durata della loro carica era molto lunga. Poco meno della metà, inoltre, provenivano dall’esterno della comunità di Norcia, erano forestieri. Dei sei nursini, invece, ben quattro appartengono al biennio 1441-1442, periodo durante il quale si riscontra una particolarità: l’ufficio in questione scese alla bimestralità. Gli altri due appartengono agli anni Settanta. Tra costoro nessuno presentava un’onomastica che li potesse connettere a quelle stesse famiglie di cui sopra. Uno solo, peraltro, era preceduto dall’appellativo ser. Trattandosi di pochissimi individui, è utile fornirne un rapido elenco in questa sede, senza rimandare in tal caso ad un’appendice. Il primo era

Claudius Romani, in carica a gennaio e febbraio del 1442. Il secondo era Jacobus

Petripauli, attivo tra marzo e aprile seguenti. Il terzo era Claudius Symonis Therii, nominato per i maggio e giugno successivi. Il quarto era Julianus Johannis Vinnicti, che

366 Si rimanda a p. 84 del presente capitolo.

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ricoprì l’ufficio a luglio e agosto dello stesso 1442 367. Il quinto, Sanctus Cicarilli, fu in

carica di sicuro per tutto il 1476 368. L’ultimo, del quale non si riesce a comprendere appieno la lunghezza temporale del suo camerlengato, ma che di certo compariva nel

1478, era ser Johannes Benedictus ser Guilielmi 369.

Le attestazioni di massari del comune, denominati anche conservatori dei beni comunali, ammontano alle ventotto unità. Per costoro, in pratica, è valido il medesimo discorso fatto per gli uffici precedenti, sia per quanto concerne appellativi e titolazioni, sia per quanto riguarda l’aspetto onomastico. Tuttavia devono essere rilevati alcuni elementi. Cresceva, anche se di poco, il numero degli uomini preceduti dal ser: comparivano in tre e uno era nuovamente quel ser Johannes Benedictus ser Guilielmi, nominato per settembre e ottobre del 1478 . Uno di questi massari, inoltre, veniva

chiamato Petrutius Angeli Petrutii e fu attivo tra marzo e aprile del 1482 370. Come si

ricorderà, un Berardus Petrutii fece il console nello stesso periodo, mentre Antonio di Vanni Petrucii, nel più lontano 1422, era apparso tra le nomine di ufficiali pontifici. È plausibile che si trattasse, di conseguenza, di una casata di grande rilievo locale, che poteva rientrare nella categoria più generalmente aristocratica, pur se nessuno dei tre membri sin qui incontrati era mai accompagnato da titolazioni di rango più prettamente nobiliare. Il già citato Claudius Romani, comparso tra i camerlenghi, era già stato poi,

tra luglio e agosto del 1437, anche massario 371. Infine Anthonius Montani aveva

occupato tale ruolo prima per il bimestre gennaio-febbraio del 1472, poi per gli stessi

due mesi del 1483 372, essendo peraltro stato anche console all’inizio del 1477 373.

Mentre un altro Montani, ovvero Jacobus Bartolomei, aveva ricoperto il massariato

proprio tra gennaio e febbraio dello stesso 1477 374. Anche per tale carica, come nel

caso dei consoli, in appendice al capitolo si fornirà una cronotassi di tutte le ventisei unità.

Passando ai consiglieri dei sedici, i quali come si vedrà meglio nel corso del quarto capitolo del presente lavoro esaminavano preliminarmente quali questioni girare poi all’attenzione del consiglio generale, in totale ne sono stati riscontrati circa quattrocento. Un numero veramente alto, ma si tratta di un qualcosa di comprensibile se si considera che, ogni volta, ossia ogni due o quattro mesi, venivano appunto nominati tutti e sedici. Per una tale quantità non è possibile in questa sede, per ragioni di tempo e spazio, effettuare un elenco completo, nemmeno in appendice. Si possono, invece, compiere una serie di riflessioni di grande utilità. In primo luogo va tenuto in

367 Per questi primi quattro camerlenghi nursini si rimanda a: ASCN, Riformanze, Reg. 1441-1442, le registrazioni dei mesi indicati nel testo.

368 ASCN, Riformanze, Reg. 1476.

369 ASCN, Riformanze, Reg. 1478-1479.

370 ASCN, Riformanze, Reg.1482, nominato alla fine di febbraio.

371 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, nominato alla fine di giugno 1437.

372 ASCN, Riformanze, Reg. 1471-1472, nominato alla fine di dicembre 1471 e ASCN, Riformanze, Reg.

1482, nominato alla fine di dicembre.

373 ASCN, Riformanze, Reg. 1476, nominato a fine dicembre.

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considerazione che la metà esatta proveniva dal contado. In secondo luogo, sotto l’aspetto onomastico e sotto quello degli appellativi, la situazione non variava sostanzialmente rispetto a quanto emerso per gli uffici esaminati precedentemente. Figurava, tuttavia, un unico uomo il cui nome lascia pensare all’appartenenti ad una di quelle famiglie che attraverso l’analisi della documentazione Vaticano erano apparse di più elevato rango sociale: Perleonardus Galgani, per il bimestre novembre-dicembre

del 1437 375. Non figuravano, invece, titolazioni accostabili alla categoria nobiliare,

bensì semplicemente alcuni ser. Un Berardinus Petrutii, per ricollegarsi a una casata già

emersa, occupò tale carica a settembre, ottobre, novembre e dicembre del 1482 376. Allo

stesso modo Jacobus Petrutii la ricoprì per il quadrimestre gennaio-aprile del 1483 377.

Un Antonutius Montani, riallacciandosi ad un’altra possibile famiglia citata, fu consigliere dei sedici per novembre e dicembre del 1437. Tutti gli altri, ovvero il 99% dei consiglieri dei sedici, non parevano avere nulla a che vedere, nell’onomastica e negli appellativi, legami con gruppi di parentela di più elevato rilievo sociale. Anche se, come già notato per i consoli, deve essere ricordato che in alcune occasioni personaggi di alto livello potevano essere menzionati semplicemente con il nome e la provenienza o la filiazione.

E proprio a livello onomastico tale nettissima maggioranza di ufficiali, non solo per le tipologie di cariche esaminate sin qui ma anche per quelle via via a scendere in quanto a rilevanza, presentava una situazione simile, per fare un esempio, a quella dei primi cinque camerlenghi nursini, sui sei totali, elencati alla pagina immediatamente precedente. Una situazione, peraltro, assolutamente tipica per i tempi, come mostrato

chiaramente all’interno del recentissimo volume sull’Italia dei cognomi 378. Ovvero, di

consueto, la maniera in cui un soggetto veniva citato prevedeva l’apposizione di un nome proprio seguito da un patronimico e da un’eventuale indicazione di provenienza. Accanto al nome proprio, tuttavia, poteva anche trovarsi solo un elemento a scelta tra patronimico e località da cui costui giungeva. Oppure ancora era possibile riscontrare il nome proprio accompagnato addirittura da un doppio o triplo patronimico. In quest’ultimo caso il patronimico finale poteva rappresentare una specie di cognomen, inteso nel senso contemporaneo del termine, ossia una sorta di indicazione della famiglia o casata di appartenenza. Ma non si tratta di una regola fissa.

Ciò che dunque è emerso fino ad ora è che alcuni individui appartenenti a ben determinate famiglie o casate si configuravano, tramite appellativi e titolazioni varie, ma anche per effetto delle importanti nomine pontificie, quali possibili componenti di una categoria nobiliare locale. Altri, pur in assenza di quelle terminologie esplicitamente qualificanti, ma ancora una volta per via di carriere professionali di

375 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, nominato a fine ottobre 1437.

376 ASCN, Riformanze, Reg. 1482, nominato a fine agosto.

377 ASCN, Riformanze, Reg. 1482, nominato a fine dicembre.

378 Si rimanda a L’Italia dei cognomi: l’antroponimia italiana nel quadro mediterraneo, a cura di ADDOBBATI – BIZZOCCHI - SALINERO, in particolare pp. 59-74 nel contributo di Simone Collavini sui

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comunque elevato livello, si inserivano nell’ambito di una più generale aristocrazia, che socialmente non raggiungeva le vette della suddetta categoria, ma che per rilievo in loco è possibile definire tale. Il resto degli ufficiali del governo e dell’amministrazione nursina, ovvero la enorme maggioranza, non è sembrato aver connessioni con tali due settori, bensì è parso appartenere a quella categoria popolare già evidenziata nel corso del primo paragrafo del presente capitolo, di non meglio specificata provenienza sociale: a causa di una mancanza di titolazioni di alto rango e a causa di una situazione onomastica che, per lo meno a livello di superficie, non ha mostrato possibili collegamenti con personaggi e famiglie delle suddette aree nobiliare e aristocratica.

Contribuisce a fare un po’ più di chiarezza sui temi e le brevi riflessioni di cui sopra un’indagine di notevole interesse. Quella relativa agli uomini che si ritagliavano uno spazio maggiore all’interno delle sedute consiliari. Coloro che prendevano la parola per primi esprimendo la propria opinione sulle questioni che via via le assemblee affrontavano e sulle quali, poi, dovevano deliberare. È impossibile, ancora per ragioni spazio-temporali, fornire un elenco completo di tutti questi individui. La ricerca si è concentrata, in particolare, sui due consigli più importanti e più frequenti, all’interno delle riformanze: quello generale e quello cosiddetto di ‘nobili e popolari di Norcia’. In primo luogo deve essere notato un elemento: nonostante al consiglio generale prendessero parte, in due sedute distinte anche se consecutive, prima duecento uomini

detti de populo e poi altri cento denominati iuratores 379, nel corso della prima seduta

parlavano spesso anche personaggi di alto rango sociale, ad esempio definiti dominus,

legum doctor, ma anche addirittura miles e nobilis vir. Il che mostra come quella formula duecento de populo, con tutta probabilità, non stesse ad intendere un gruppo di consiglieri esclusivamente di categoria sociale popolare, bensì un’assemblea, più in generale, di rappresentanti di tutta la popolazione nursina. In secondo luogo un altro elemento di notevole interesse riguarda il fatto che alcuni individui in talune sedute erano anticipati più semplicemente, ad esempio, da appellativi quali vir prudens, mentre in altre comparivano come vir nobilis. Accadeva poche volte, da un punto di vista quantitativo, ma era significativo di quanto si accennava in precedenza. Ovvero che in certe occasioni, in queste tipologie di fonti, anche personaggi di più elevato livello potevano essere menzionati con il nome e la provenienza o la filiazione, senza titolazioni particolari.

Risulta utile riportare qui una serie di esempi degli uomini incontrati nel corso della ricerca effettuata sui vari consigli generali e dei ‘nobili e popolari’ di Norcia, perché possono permettere di compiere poi alcune riflessioni. Tra la fine degli anni Trenta del Quattrocento e l’inizio degli anni Quaranta, un periodo coperto da tre registri di riformanze nursine, coloro che comparivano con maggior frequenza all’interno di quelle sedute assembleari erano, su tutti, alcuni. Guido Staxii o Stasii, definito a volte

prudens vir, a volte anche vir nobilis, prendeva parte e parlava spesso in entrambe le tipologie dei suddetti consigli. E così il discretus et bonus Paulus Cagnutii, in

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determinati momenti denominato prior, ovvero era il primo dei consoli. Ma anche il

prudentissimus Vannes Accursii, che tuttavia si ritagliava uno spazio solo all’interno del consiglio generale. Oppure Jacobus Simonis Cole Martini, presente nell’una e nell’altra assemblea e detto in una occasione nobilis vir. L’egregius medicine doctor magister

Johannes magistri Nicole, anch’egli comparso in entrambe, come anche il miles, doctor e dominus Jacobus de Silvestrinis, l’egregius legum doctor dominus Marinus de

Rayneriis, l’egregius legum doctor dominus Johannes Cola de Baractanis, l’eximius

legum doctor dominus Nicolantonius de Gentilischis, o Gentilis, e il prudens e providus

vir Jacobus Symonis Cole, il quale potrebbe anche essere quello stesso Jacobus Simonis

Cole Martini citato poco sopra 380.

Durante gli anni Settanta dello stesso secolo XV, periodo coperto da altri tre registri di riformanze, nell’ambito dei due suddetti consigli tra gli uomini di riferimento rientrava ancora quel Nicolaus Anthonius de Gentilischis, al quale si aggiungevano appellativi che precedentemente non figuravano, quali illustrissimus e clarissimus. A costui si affiancavano lo spectabilis vir Boncontes de Boncontibus, lo spectabilis vir,

eloquentissimus, doctissimus e circumspectus ser Emilianus Nursini de Nursinis, il

famosissimus, illustrissimus, clarissimus doctor dominus Johannes Baptista de

Baractanis, il vir egregius e excellens Sanctes Cicarilli, il vir prudens magister Andreas

Sanctori, l’egregius vir Marinus Laparini, lo spectabilis, magnificus, circumspectus e

anche nobilis Baldassar Jacobi Passarinis (già incontrato quale console 381), suo padre

Jacobus, definito dominus, miles, legum doctor e generosus, il vir clarus, strenuus e

generosus Montanus Gargani, l’egregius vir prudentissimus Johannes Anthonii Gentilis

e il vir ingenio acutissimus Johannes Petri Cole 382. Tutti questi individui, nella

nettissima maggioranza dei casi, prendevano la parola indifferentemente sia nell’una, sia nell’altra assemblea.

Durante la prima metà degli anni Novanta quattrocenteschi, fase coperta in particolare da un registro di riformanze, all’interno del consiglio generale e di quello di ‘nobili e popolari di Norcia’ qualcuno dei personaggi di rilievo per gli anni Settanta era rimasto attivo e importante. È il caso di Montanus Gargani, o a volte anche Galgani, di

Marinus Laparini e di Jacobus Passarinis. Le figure nuove di grande importanza, invece, erano Marianus Ansouini, vir spectabilis, il clarissimus dominus Berardus

Thebaldischis, il vir eloquentissimus ser Baptista de Quarantoctis, il vir egregius

Johannes Honofrii, il vir spectabilis et optimus Pierjacobus, o Petrus Jacobus, Celli e l’insignis nonché generosus eques legum doctor dominus Johannes Raynerius de

380 Per tutti i personaggi appena citati si rimanda alle verbalizzazioni delle varie assemblee di ‘nobili e popolari’ di Norcia contenute nei seguenti registri delle riformanze locali: ASCN, Riformanze, Regg. 1437-1438, 1438-1439 e 1441-1442.

381 Si rimanda a p. 87 del presente capitolo.

382 Per tutti i personaggi appena citati si rimanda alle verbalizzazioni delle varie assemblee di ‘nobili e popolari’ di Norcia contenute nei seguenti registri delle riformanze locali: ASCN, Riformanze, Regg. 1471-1472, 1476 e 1478-1479.

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Rayneriis383. Anche in tal caso la netta maggior parte di costoro appariva in entrambe le suddette assemblee.

Che tipo di riflessioni permettono di compiere i dati appena riportati? In primo luogo appare evidente che gli individui accompagnati da appellativi e titolazioni che socialmente parevano elevarli erano, quantitativamente, più degli altri. Inoltre si riscontrano casi di uomini che non presentavano tali alte nomenclature sociali, ma che appartenevano ugualmente a casate anticipare dalla particella ‘de’, segno chiaro anche questo, come già detto nel corso del precedente paragrafo, di una provenienza per lo meno aristocratica, ovvero da famiglie che avevano una storia più o meno compiuta e ben definita anche a livello cronologico.

E andando ad incrociare questi ultimi dati con quelli sui quali si era già ragionato in precedenza nel corso del presente capitolo, emerge come da una parte, nell’ambito delle cariche governative e amministrative della Norcia quattrocentesca la presenza di membri della categoria nobiliare, o più in generale aristocratica, qualificati in tal modo dalla nomenclatura sociale che è stata sin qui presa in esame, ma anche dai