• Non ci sono risultati.

Il governo pontificio e la politica interna nursina

CAPITOLO V: IL PAPATO NELLA MONTAGNA DI NORCIA DINAMICHE DI POTERE E RELAZIONI POLITICHE IN UN’AREA DELLO STATO

V 1. Il governo pontificio e la politica interna nursina

Con il ritorno a Roma del papato, dopo la fase avignonese, lo scenario generale dell’Italia centrale sino circa alla metà del secolo XV era contraddistinto da numerosi conflitti per il dominio su ampie aree. Le altre forze in campo, ovvero condottieri e città, si contendevano territori che politicamente erano ancora soggetti al controllo della Santa Sede, ma che diversi fattori, tra cui la stessa permanenza dei papi nel Sud della Francia e, soprattutto, lo scisma, avevano reso penetrabili e conquistabili. Il pontificato di Martino V, invece, si configurò quale fase di importante ricostituzione del governo papale sui propri dominii, con la promozione di una forte crescita dell’intervento diretto del potere centrale in molte città di rilievo con l’obiettivo di contenere le autonomie locali.

Come infatti aveva ben evidenziato Peter Partner nella sua opera di fine anni Cinquanta del secolo scorso, papa Colonna tentò di estendere la aree soggette al controllo immediato della Chiesa di Roma, in particolare nei confronti di numerosi centri urbani che precedentemente, soprattutto nel corso dei decenni avignonesi, erano stati concessi tramite l’istituto del vicariato. Una politica che non andò a tangere più di tanto la Marca e la Romagna, ma che fu senza dubbio produttiva nelle zone attualmente umbre e laziali, ovvero quelle dell’allora Patrimonio, dell’allora Ducato di Spoleto e dell’allora Montagna. L’ulteriore fondamentale azione che Martino V promosse fu una riorganizzazione delle strutture governative e amministrative della macchina ‘statale’

pontificia 809. Lavorando nell’Archivio Segreto Vaticano, infatti, è possibile constatare

che proprio a partire dal successore di Pietro di casa Colonna ebbe inizio la serie documentaria dei libri officiorum e quella dei libri officialium, segno evidente che le suddette strutture, da quella fase in avanti, avevano raggiunto assetti sufficientemente

consolidati, tanto da determinare la produzione di registrazioni scritte di quel genere 810.

Il tutto, peraltro, reso ancor più possibile solo ed esclusivamente dopo i conflitti armati che permisero alla Santa Sede di sconfiggere Braccio da Montone, il quale nel frattempo aveva conquistato con la forza buona parte dell’attuale Umbria e avevo posto tra le sue mire anche la stessa città di Roma, con l’intento di costruirsi un dominio comprendente il più possibile l’area meridionale dello Stato pontificio, ma era stato

809 Informazioni decisamente più ampie e dettagliate sull’operato di papa Martino V, nel contesto di un

rafforzamento dell’autorità pontificia e della costruzione di strutture e apparati governativi e

amministrativi solidi e funzionali, sono contenute in PARTNER, The Papal State under Martin V, pp. 42-

198.

810 Ciò era stato già ampiamente notato da Sandro Carocci, come evidente appunto in CAROCCI, Governo

papale e città nello Stato della Chiesa, p. 164 (ovvero anche ID., Vassalli del papa. Potere pontificio, aristocrazie e città nello Stato della Chiesa, p. 104). In merito a tale tipologia di scritture Armand Jamme, inoltre, ha successivamente notato il fatto che già nel Trecento si iniziò a produrre qualcosa del genere, anche se fu effettivamente a partire da Martino V che questi registri assunsero una forma e una struttura coerente e continua. Per le informazioni fornite dallo studioso francese si veda, in particolare, il seguente contributo: JAMME, Formes et enjeux d’une mémoire de l’autorité: l’État pontifical et sa construction scripturaire aux xiii et xiv siècles, pp. 341-360.

172

sconfitto e ucciso nel 1424. Anche Norcia si era ritrovata invischiata in questi conflitti, poiché i territori dell’attuale Valnerina erano tra i numerosi obiettivi del suddetto

condottiero 811. La comunità nursina, tuttavia, tentava di sfruttare la situazione tesa ma

confusa per far valere i propri diritti, o per lo meno quelli che riteneva essere tali, su alcuni centri vicini, come ad esempio Cerreto, e lo si comprende meglio nel corso del seguente e ultimo capitolo.

In questo scenario come si comportava il papa nei rapporti con la medesima Norcia? Alcuni documenti, seppur pochi, permettono di comporre un breve ma interessante quadro dei fatti. In un eccezionale caso, datato al dicembre del 1421, Martino V esprimeva la sua totale avversione nei confronti di quanto accaduto nella cittadina umbra. Colui che nel testo della bolla in questione veniva indicato come «dilectum filium Jacobum Anichini Ricardi civem florentinum familiarem et commissarium nostrum generalem super Salaria Marchieanconitanam et Spoletanum

Ducatus» 812, nell’adempimento delle sue mansioni, ovvero quello di esigere il

pagamento del compenso dovuto all’acquisto del sale da parte nursina, era stato incarcerato dal comune nursino. Il papa ordinava la liberazione del suddetto e il mantenimento dei consueti rapporti di fedeltà e devozione alla Santa Sede. E in effetti nelle altre attestazioni sembra si possa dedurre che tali relazioni fossero realmente di buon livello. Lampante, a questo proposito, la bolla risalente al gennaio del 1420, con cui Martino V concedeva ai cittadini di Norcia assoluzione da qualsiasi malfatto commesso, confermando peraltro sia i privilegi già stabiliti dai predecessori, sia le statuizioni locali 813.

Quest’ultimo documento, inoltre, per ciò che concerne proprio la parte dedicata alla conferma degli statuti, pare potersi inserire in quel filone di confirmationes e/o

capitula tipici dell’universo pontificio. Sandro Carocci, in un contributo datato al 2003 e dedicato a regimi signorili, statuti cittadini e governo papale nello Stato della Chiesa durante i secoli XIV e XV, sosteneva quanto di seguito riportato: «Fra le varie forme di conferma, occorre distinguere le lettere pontificie di generale sanzione di “privilegia, gratie, concessiones, statuta, ordinationes et reformationes” da altri tipi di confirmatio. Immancabilmente richiesto, assieme ad ulteriori grazie, dalle ambascerie inviate al termine di ogni conclave da tutte le città di qualche consistenza, il primo tipo di

811 Per un quadro delle vicende legate alla figura di Braccio da Montone e ai suoi intenti di conquista ed espansione nel corso dei primi cinque lustri del Quattrocento si rimanda a:PARTNER, The Papal State under Martin V, pp. 16-41; ID., L’Umbria durante i pontificati di Martino V e di Eugenio IV, pp. 93-94;

MAIRE VIGUEUR, Comuni e signorie in Umbria, Marche e Lazio, pp. 576-578; Braccio da Montone e i Fortebracci. Atti del convegno internazionale di studi, a cura di BARUTI CECCOPIERI. Infine si veda pure la relativa scheda del RESCI (Repertorio delle Esperienze Signorili Cittadine), database di recentissima produzione e pubblicazione on-line scaturito dalla conclusione di quello stesso altrettanto recente progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale (PRIN 2008) dedicato a “Le signorie cittadine in Italia (metà XIII sec. – metà XV sec.)”, ovvero http://www.italiacomunale.org/resci/individui/fortebracci-braccio- detto-da-montone/.

812 ASCN, Diplomatico, Cassetto MM, n. 7.

173

conferma aveva in linea di massima una valenza generica, di generale sanzione del tradizionale rapporto con il comune da parte del sovrano neoeletto; solo in alcuni casi lo stesso formulario fu specificatamente utilizzato per approvare nuove redazioni statutarie. Le altre conferme avevano invece un carattere più puntuale, riferito a singole

riforme e magari accompagnato da una dettagliata correctio statutorum» 814. Inoltre lo

studioso aggiungeva che in «altri casi, poi, la confirmatio pontificia si configurò esplicitamente come l’accoglimento di capitula presentati dal comune, sottoposti al papa e agli uffici camerali per l’apposizione dei placet ed infine inseriti testualmente nel

breve di conferma» 815. Nel caso della suddetta bolla di Martino V pare trovarsi di fronte

ad una tipologia di confirmatio di generale sanzione di privilegia, gratie, concessiones,

statuta, ordinationes et reformationes.

Nell’ottobre del 1423 un altro breve papale sanciva e riconosceva ulteriormente

la «sincerissimam devocionem vostram» 816, ovvero da parte dei nursini, nei confronti

della Chiesa di Roma, anche grazie all’intercessione operata da un certo Johannes de

Nursia, che la Santa Sede definiva quale proprio scriptor et familiaris. Si tratta, peraltro, di quello stesso notaio Johannes che compare all’interno dei libri officiorum del periodo martiniano, ma anche di quelli del successore Eugenio IV, quale redattore di varie

nomine di ufficiali della macchina ‘statale’ papale 817. Altro documento, l’ultimo breve

esaminato, che attesta dunque un rapporto abbastanza consolidato di fedeltà e di amicizia tra Norcia e il papa proveniente dalla casata dei Colonna, tra la cittadina dell’attuale Valnerina e il governo centrale negli anni di attività di quel pontefice. Non è dato riscontrare altre tipologie di intervento da parte di Martino V per ciò che riguarda la comunità nursina. Norcia non sembra colpita dalla politica pontificia di estensione delle aree a dominio immediato e soprattutto delle città sottoposte al controllo diretto della Santa Sede, con l’obiettivo di contenere e anzi far pian piano decrescere la forza delle autonomie locali. In questo forse ha contato la minore importanza rivestita da quest’ultima nel contesto dello Stato della Chiesa rispetto a realtà quali ad esempio Bologna, Perugia, Orvieto, Spoleto, Viterbo e altre.

I successori di Martino V proseguirono sulla via della ricostituzione del governo pontificio nell’ambito dei territori del proprio dominato. Si potrebbe dire che la fase che vide protagonista papa Eugenio IV, a livello di contesto più generale, fu ancor più travagliata rispetto a quella precedente, per quanto concerne soprattutto i conflitti tra i signori condottieri e autorità centrali di potere. Su tutte emerse la figura del conte Francesco Sforza, fortemente impegnato nelle lotte di conquista nell’area della Marca e successivamente in quella umbra, il tutto dopo la scomparsa di Braccio da Montone, con scontri tra bracceschi e sforzeschi sempre molto attivi durante la seconda parte della prima metà del Quattrocento. In tali vicende si intrecciarono anche le tensioni tra Norcia e le realtà vicine, con particolare riferimento alle discordie con Cerreto, i cui abitanti

814 CAROCCI, Regimi signorili, statuti cittadini e governo papale nello Stato della Chiesa, p. 254. 815 Ivi, pp. 254-256.

816 ASCN, Diplomatico, Cassetto A, Fascicolo VI, n. 21.

174

chiamarono in causa proprio lo Sforza con l’obiettivo di ricevere un aiuto che si sarebbe

dimostrato effettivamente decisivo 818.

In quanto a relazioni politiche tra il papato e la comunità nursina l’epoca di Eugenio IV vide alcuni momenti di grande interesse. In primo luogo vanno segnalati un paio di brevi nei quali il pontefice richiedeva ausilio in favore di propri commissari apostolici, impegnati tuttavia in non meglio specificate mansioni: ad agosto del 1436

per Johannes de Calabria 819, a maggio del 1444 per Victorius de Interamne 820. Poi una

questione ancor più importante. Al novembre del 1436 è datata una bolla papale nella quale si imponeva a Norcia di provvedere ad una nuova imbussulatio, per ben otto anni futuri, relativamente all’ufficio dei priori, ovvero di coloro che rappresentavano i vertici della magistratura collegiale consolare, sotto pena di addirittura diecimila fiorini. Nella lista dei possibili eletti dovevano essere inseriti «omnes nursini doctores notarii

mercatores cives et comitatini» 821. In ambito giurisprudenziale, inoltre, nel gennaio del

1444 un privilegio del cardinal camerlengo concedeva a Norcia l’autorità sulle cause in

prima e seconda istanza, mentre quella in terza restavano a Roma 822. Al maggio

dell’anno successivo, poi, risale una bolla papale in cui era proprio Eugenio stesso a

formulare e confermare tale concessione 823. Tali documenti sembrerebbero mostrare

una certa ambivalenza di atteggiamento nei confronti dei nursini da parte della Santa Sede. Da una parte si impone, dall’altra si concede.

Tuttavia la testimonianza forse principale delle relazioni tra potere centrale e Norcia durante questo pontificato è quella del maggio del 1444. La relativa bolla, già trattata nel corso del precedente capitolo a proposito del quadro istituzionale locale che ne emerge, forniva come detto disposizioni in merito alle procedure di imbussulatio per quanto concerneva gli uffici governativo-amministrativi locali principali e rientrava pienamente, come già spiegato, nel novero dei cosiddetti capitula di soggezione alla

818 Per un quadro delle vicende legate alla figura di Francesco Sforza si rimanda a: GIANANDREA, Della signoria di Francesco Sforza nella Marca secondo le memorie e i documenti dell'Archivio jesino; ID., Della signoria di Francesco Sforza nella Marca secondo le memorie e i documenti dell'Archivio settempedano (ne esiste una riproduzione facsimilare edita da Forni, 1978); ID., Della signoria di Francesco Sforza nella Marca secondo le memorie e i documenti dell'archivio fabrianese; VALERI, Della signoria di Francesco Sforza nella Marca secondo le memorie e i documenti dell'Archivio di Serrasanquirico; ROSI, Della signoria di Francesco Sforza nella Marca secondo le memorie dell'archivio recanatese; FRACASSI, Ricordi storici sulla dominazione di Francesco Sforza nella Marca secondo i documenti inediti degli archivi di Treia e di Sanginesio. Si veda inoltre, anche per lo Sforza, la relativa scheda del già descritto RESCI, ovvero http://www.italiacomunale.org/resci/individui/sforza-francesco. Sugli intrecci con le tensioni tra Norcia e Cerreto nel corso della seconda parte della prima metà del Quattrocento si rimanda a DE’REGUARDATI, L’Umbria Ducati di Spoleto e Norcia nel sec. XV, pp. 27-33. Si rammenta, inoltre, che tale argomento sarà più ampiamente affrontato nel corso del successivo capitolo della presente trattazione.

819 ASCN, Diplomatico, Cassetto A, Fascicolo III, n. 4. 820 ASCN, Diplomatico, Cassetto A, Fascicolo III, n. 7. 821 ASV, Reg. Vat. 366, c. 184v.

822 ASCN, Diplomatico, Cassetto B, n. 13.

175

Chiesa di Roma dei centri cittadini maggiori o minori inseriti nel contesto dei dominii papali. In quegli anni, infatti, numerosi atti di tal genere contraddistinsero altrettante numerose realtà urbane.

Secondo quanto affermato da Fausto de’ Reguardati l’intervento di Eugenio IV era stato richiesto dal contado di Norcia, sollevatosi «contro l’abuso fatto dai cittadini nel tentativo di monopolizzare tutte le cariche comunali nelle loro mani. Per ottenere il rispristino dei loro diritti, i nursini del Contado si erano rivolti al papa affinché fosse mantenuto il rispetto degli statuti e delle libertà comunali contro ogni tentativo di

dittatura» 824. Lo stesso autore, inoltre, attribuiva proprio a tale lotta contro gli abusi dei

cittadini uno dei provvedimenti già citati in precedenza, ovvero la bolla del novembre 1436 sull’imbussulatio per otto anni futuri dei priori, intendendo evitare la volontà «che

l’incarico durasse a tempo indeterminato» 825. È innegabile, infatti, che all’interno della

disposizione, quando si impartivano le nuove procedure di elezione attraverso la consueta pratica dell’imborsazione, si ordinava che gli uomini del contado avessero un peso uguale a quello degli uomini della terra di Norcia. Emblematica, da questo punto di vista, la sezione dedicata all’ufficio consolare: «Quod ordinetur bussala quadraginta octo bonorum virorum de terra et totidem de Comitatu pro uno anno, et quod fiant tre spallute pro dicto anno, et quod in qualibet palluta sint scripta nomina quadraginta octo bonorum virorum de terra et totidem de Comitatu, et quod eorum officium duret per quatuor menses tantum: quiquidem quadraginta octo de terra et totidem de Comitatu teneantur debeant esse prope duos Consules in omnibus agendis in re publica pro bono status, officii, consulatus et totius reipublice, et quod dicti domini Consules una cum dictis quadraginta octo de terra et totidem de Comitatu habeant eandem auctoritatem in futurum […] Et quod dicti quadraginta octo boni viri de terra et totidem de Comitatu omnes de dicta bussola, et pro dicto tempore unius anni fiant, ordinentur et pallutentur in terna decem bonorum virorum pro quolibet capite quarte et totidem de Comitatu simul eligendorum per presentes duos Consules, et deinde per dominos Consules

prefatos attente imbussolentur usque in numerum sufficientem pro dicto anno» 826.

Allo stesso modo, per ciò che concerne il medesimo punto di vista, altrettanto emblematiche risultano le parole dedicate ai regolatori delle spese e ai sedici uomini del relativo consiglio: «Item quod domini Consules faciant et ordinent bussolam Regulatorum expensarum Communis similiter pro quinquennio futuro, et quod duo sint de terra et duo de Comitatu, et quod eorum officium duret per quatuor menses more solito et consueto. Item quod per dominos Consules fiat bussola sexdecim bonorum

virorum, videlicet octo de terra et octo de Comitatu, pro quinquennio futuro» 827.

Appare evidente, pertanto, l’intento da parte della Santa Sede di far avere agli abitanti

824DEREGUARDATI, L’Umbria Ducati di Spoleto e Norcia nel sec. XV, p. 51. 825 Ivi, p. 54, nota numero 5.

826 ASV, Reg. Vat. 362, cc. 228v (il passo viene riportato nella versione dell’edizione del Theiner, ovvero in Codex diplomaticus, sous la dir. de THEINER, p. 354), ovvero anche ASCN, Diplomatico, Cassetto MM, n. 2.

176

del contado nursino un peso uguale a quello posseduto dai cittadini nell’ambito dell’accesso agli uffici principali del comune. Stesso obiettivo notato anche in quel provvedimento del novembre 1436, nel quale si parlava, per l’appunto, di cittadini e comitatini inseriti all’interno della bussola relativa ai priori. Uno sforzo, quello di Eugenio IV, che si comprende alla luce di una delle peculiarità del caso nursino, le quali vengono più approfonditamente trattate in sede di considerazioni conclusive poste in chiusura del presente elaborato. La specificità qui in questione, comunque, riguarda l’ampiezza del territorio di Norcia, del suo contado, a livello sia spaziale, sia di popolamento. Un elemento che spingeva a volte il governo centrale a promuovere provvedimenti che concedessero una più possibile eguale rappresentanza del territorio nel comune.

L’intervento di Eugenio IV, comunque, non sembra dare l’idea di un tentativo forte di contrazione dell’autonomia locale, poiché cercava semplicemente di restituire un certo equilibrio all’interno della società locale e, anzi, si rifaceva molto in vari momenti alla statuizione nursina. L’invio di un proprio cubiculario e la forma di

capitula assunta dalla disposizione finale rappresentano caratteri che lasciano assomigliare tale intervento piuttosto ad una di quelle pattuizioni negoziate tra potere centrale e comunità locali che per il corso del secolo XV sono riscontrabili in diverse aree e in diverse tipologie di dominii territoriali della penisola italiana, differenti nelle forme e nelle ritualità da regione a regione, da dominus a dominus, ma nella sostanza

pur sempre negoziazioni di potere, soggezione e fedeltà 828. Dopotutto ancora Sandro

Carocci, nel già citato contributo su regimi signorili, statuti cittadini e governo papale nello Stato della Chiesa, affermava come a lungo fossero stati trascurati studi importanti, per i quali specificava quanto segue: «che mostrano viceversa bene come il papato, perfettamente in linea con la contemporanea prospettiva pluralistica del diritto e della cultura giuridica, non avesse nessuna “intenzione di dominare (…) la molteplicità dei diritti particolari”, e che anzi “riconosceva, facendosene garante, l’insieme del

diritto consuetudinario e statutario che non meritava una sua riprovazione”» 829.

Non è tutto. La medesima forma di capitula del documento in questione, nonché il fatto che varie disposizioni fossero accompagnate dalla formula secundum formam

statutorum, rappresentando in pratica un riallacciamento alla normativa vigente, avvicinano la bolla suddetta anche alle diverse confirmationes tipiche dell’universo

828 Sarebbero vari gli esempi possibili per il Quattrocento italiano sul tema della negoziazione tra dominus e comunità locali soggette. Si intende qui rimandare solo ad alcuni, pochi, che paiono particolarmente interessanti, anche perché decisamente recenti: la situazione delle Alpi lombarde descritta in DELLA

MISERICORDIA, Dal patronato alla mediazione politica. Poteri signorili e comunità rurali nelle Alpi lombarde tra regime cittadino e stato territoriale, pp. 203-209; i giuramenti di fedeltà ai Gonzaga oggetto del volume LAZZARINI, Il linguaggio del territorio fra principe e comunità. Il giuramento di fedeltà a Federico Gonzaga; la negoziazione tra Regnum e comunità aquilana trattata in TERENZI, Una città superiorem recognoscens. La negoziazione fra L’Aquila e i sovrani aragonesi, pp. 619-651.

829 CAROCCI, Regimi signorili, statuti cittadini e governo papale nello Stato della Chiesa, p. 252. Inoltre i passi della citazione inseriti tra virgolette sono a loro volta ripresi da CONDORELLI, “Quum sint facti et in facto consistant”. Note su consuetudini e statuti in margine ad una costituzione di Bonifacio VIII, p. 291.

177

pontificio, delle quali si è parlato precedentemente, pur non trattandosi di una

confirmatio a tutti gli effetti. In definitiva il papato di Eugenio IV si differenzia da quello di Martino V per un maggiore intervento negli affari di politica e di gestione interna a Norcia, testimoniato soprattutto dalle due bolle rispettivamente del novembre 1436 e del maggio 1444. Ma il reale obiettivo che il successore di Pietro si poneva non