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CAPITOLO IV: ISTITUZIONI, UFFICI, ASSEMBLEE E GIUSTIZIA NELLA NORCIA QUATTROCENTESCA

IV 2. Consigli e assemblee

Delle principali forme assembleari che caratterizzavano la vita civica della comunità di Norcia si è già accennato qualcosa nel corso del capitolo precedente, a proposito delle riflessioni sulla struttura della società locale. Si tratta, in particolare, del consiglio generale e del consiglio dei sedici. Partendo da quest’ultimo esso si svolgeva in uno dei giorni finali di ciascun mese, solitamente un giorno prima che avesse luogo quello generale, poiché prendeva in considerazione tutta una serie di questioni che poi gli girava. Vi partecipavano i sedici consiglieri che lo componevano e il cancelliere con il camerlengo. In particolare si occupava di esaminare il resoconto delle spese del mese in via di conclusione approntato dai regulatores expensarum, oltre ad alcune ulteriori problematiche, ovvero quelle petitiones che determinati individui o gruppi presentavano con l’obiettivo di essere ascoltati ed essere accontentati. Il consiglio dei sedici vagliava

tutto ciò e non faceva altro che rimandare tali questioni al consiglio generale 678. Questo

era composto ovviamente dai consoli, dal podestà e dal capitano, poi dai duecento del popolo della terra, del contado e del distretto e dai cento cosiddetti iuratores, sempre afferenti a terra e contado. Inizialmente si riuniva l’assemblea dei duecento del popolo, poi quella dei giurati, che semplicemente riesaminava tutte le questioni già prese in considerazione e le approvava e ratificava di nuovo. Come già si è potuto vedere nel corso del precedente paragrafo il consiglio generale si occupava di effettuare le

procedure di nomina relative a tutti i nuovi ufficiali principali del comune nursino 679.

Inoltre, al di là dell’approvazione del resoconto delle spese del mese in via di conclusione di cui si è data informazione poco sopra, esso vagliava le diverse petitiones che gli giungevano. Era il caso, solitamente, di controversie sorte tra individui o tra gruppi di tali per i motivi più svariati: da adulteri a furti o rapine, da accuse ritenute ingiuste a richieste di denaro di donne per il mantenimento dei figli e via dicendo. Probabilmente quando una delle parti già in causa non si ritenesse soddisfatta di una

678 Ecco di seguito i rimandi a tre esempi di consigli dei sedici: ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 187v-188r, nel quale figura solo l’approvazione delle spese del mese di marzo 1438; ASCN, Riformanze, Reg. 1441-1442, cc. 50v-54r, nel quale vennero esaminate anche tre petitiones; ASCN, Riformanze, Reg. 1482, cc. 9v-10v, nel quale furono valutate anche due petitiones.

679 Per il quadro di questi ufficiali si rimanda proprio al paragrafo precedente, con relativi riferimenti alle fonti.

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determinata sentenza si rivolgeva ai consigli cittadini principali affinché riesaminassero la questione. Era il caso, peraltro, di richieste varie da parte sempre di singoli o gruppi. La petitio, in base all’iter consueto, giungeva come detto prima al consiglio dei sedici,

per poi essere girata a quello generale 680.

Quest’ultimo, poi, aveva in pratica la facoltà di occuparsi degli altri affari più importanti della vita cittadina, ovvero leggi, regolamentazioni varie e guerre in particolar modo. È il caso di portare alcuni esempi: il 27 maggio del 1442 tale assemblea affrontava, tra le altre, la proposta relativa al reperimento del denaro necessario alla solvenza di alcuni debiti del comune e quella sull’insindacabilità dei consoli e sul fatto che nessun console potesse far porre sotto sindacato altri ufficiali

nursini 681; il 24 novembre del 1476, invece, la medesima assemblea doveva vagliare,

oltre alle consuete, la questione riguardante le modalità di vendita del vino per l’anno

futuro 682; infine il 24 febbraio del 1482 un altro consiglio generale prendeva in esame

la problematica delle tensioni interne a Norcia e al castrum Campli deliberando il da

farsi per ciò che concerneva i tumultuosi, definiti anche esuli 683.

Esisteva un’altra assemblea di grande rilevanza all’interno di questa comunità, anch’essa già spesso menzionata nel capitolo precedente, ovvero quella che seguendo la descrizione che se ne da solitamente nelle prime righe di ciascuna registrazione ad essa relative era definitiva dei plurium bonorum hominum nobilium et popularium terre

Nursie. Vi erano sempre presenti anche i consoli. Non si riuniva con una frequenza precisa, bensì ogni volta che lo si riteneva utile. Di consueto i partecipanti ammontavano a cinquanta, ma all’interno dei registri delle riformanze si possono riscontrare diversi casi in cui questo numero variava. È possibile sostenere, attraverso l’analisi delle medesime fonti, che tale assemblea fosse effettivamente divenuta la principale, tra quelle di diversa natura rispetto ai consigli generale e dei sedici che si possono riscontrare per il Quattrocento nursino, a partire dagli anni Quaranta proprio del secolo XV. Prima, infatti, nelle registrazioni relative al periodo finale degli anni Trenta questa riunione non appariva così importante e frequente, in quanto si tenevano spesso anche altre assemblee (più generalmente definibili di buoni uomini di Norcia, per

un numero di partecipanti vario 684) e dunque i compiti risultavano abbastanza suddivisi

tra tutte. Dagli anni Quaranta, invece, la ‘cernita dei buoni uomini del popolo e della

680 Ecco di seguito i rimandi a tre esempi di consigli generali che esaminarono petitiones varie: ASCN,

Riformanze, Reg. 1441-1442, cc. 54r-58v, assemblea che ne vagliò tre; ASCN, Riformanze, Reg. 1478-

1479, cc. 73r-75r, assemblea che ne vagliò due; ASCN, Riformanze, Reg. 1482, cc. 10v-12r, assemblea

che ne vagliò altre due.

681 ASCN, Riformanze, Reg. 1441-1442, cc. 79r-81v.

682 ASCN, Riformanze, Reg. 1476, cc. 64r-66r. 683 ASCN, Riformanze, Reg. 1482, cc. 10v-12r.

684 Ecco di seguito i rimandi a tre esempi di altre assemblee più generalmente definibili di ‘buoni uomini’ di Norcia riscontrabili alla fine degli anni Trenta del Quattrocento: ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, c. 8v, assemblea di trentotto buoni uomini insieme ai consoli; ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 10v-11r, assemblea di settantacinque buoni uomini insieme ai consoli; ASCN, Riformanze, Reg. 1437- 1438, cc. 18r-18v, assemblea di trentadue buoni uomini eletti dai consoli medesimi.

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nobiltà’, nella maggior parte dei casi composta da cinquanta partecipanti, oltre ai consoli, iniziò a riunirsi con maggiore frequenza rispetto alle altre, che scesero a livello di rilievo e rimasero presenti in maniera sparsa qua e là, con possibili intitolazioni via via differenti 685.

L’assemblea in questione si occupava di materie differenti. In primo luogo di problematiche legate ai rapporti con l’esterno. Elencando taluni episodi interessanti è il caso dei pagamenti delle taglie e dei sussidi alla Santa Sede, per i quali il 4 dicembre del 1441 si stabiliva l’imposizione di un prestito dalla comunità tutta 686. È il caso, poi, delle relazioni con altre comunità quali ad esempio quella di Arquata, sulla quale il 2 ottobre del 1491 si dovevano decidere le strategie di reperimento del denaro necessario alla solvenza del debito dovuto alla reintegrazione di Arquata stessa sotto il controllo di

Norcia 687. Per non parlare delle richieste, provenienti da autorità esterne, di guarnigioni

militari in rafforzamento di determinate spedizioni, come il 25 settembre dello stesso 1491, quando in una di tali consulte si doveva deliberare in merito alla comunicazione giunta dal legato pontificio della Marca, nonché da Pietro Colonna e Antonello Savelli, condottieri d’armi connessi alla situazione, per l’invio di soldati in occasione della

guerra contro gli ascolani, evidentemente ribelli alla Santa Sede 688.

Inoltre quest’assemblea andava con buona frequenza a rilevare, qua e là e a seconda dei momenti, talune mansioni che erano più specifiche del consiglio generale. A volte si occupava, infatti, di concedere grazia ad alcuni soggetti, di esaminare resoconti di oratores inviati a svolgere determinati compiti di ambasceria, di muoversi ufficialmente per la liberazione di individui condannati, di regolamentazioni in merito ai rapporti con comunità ‘altre’ quali quella ebraica, di concedere particolari licenze, di stabilire prezzari per la vendita di grano accumulato o di disporre sulle aree da cui estrarre proprio grano e frumento, di varare la costruzione di nuovi edifici che avessero particolari funzioni, di delibere in merito alle gabelle, di amplificazioni dei capitula relativi alle attività di pascolo del bestiame, di nuove regolamentazioni su altre materie

varie, come nel caso della delibera pro columbis et columbariis 689. Ancor più

interessante è il fatto che a partire soprattutto dagli anni Settanta del Quattrocento la ‘cernita dei buoni uomini del popolo e dei nobiltà’ iniziò ad occuparsi, con discreta

685 Si veda anche quanto si sostiene rapidamente in merito in CORDELLA, Statuti di Norcia: testo volgare a stampa del 1526, p. XXXI.

686 ASCN, Riformanze, Reg. 1441-1442, cc. 3v-4r. Questo è uno dei casi in cui il numero dei partecipanti non è meglio specificato.

687 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, cc. 10v-11r.

688 ASCN, Riformanze, Reg. 1491-1492, cc. 6v-7v.

689 Per tutte queste ultime materie elencate si daranno eventuali riferimenti ad esempi di relative registrazioni presenti nelle riformanze nursine nel corso della prosecuzione della presente trattazione, nelle sezioni in cui si tratterà più specificamente delle medesime. La delibera pro columbis et columbariis risale al 22 giugno del 1442 e il riferimento alla relativa fonte è il seguente: ASCN, Riformanze, Reg. 1441-1442, cc. 92r-92v.

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occorrenza, di una ulteriore importante mansione che prima era esclusivamente a carico

del consiglio generale: il riferimento è alla possibilità di ricevere le petitiones 690.

Erano il consiglio generale e quello dei ‘buoni uomini nobili e popolari’ ad avere in pugno, pertanto, la netta maggior quota del potere esecutivo e legislativo della Norcia quattrocentesca. A proposito delle ulteriori forme assembleari minori, ossia meno frequenti, esse non facevano altro che rilevare, a loro volta e in maniera decisamente più sparsa, si potrebbe dire a vere e proprie macchie, alcune delle funzioni svolte dai consigli appena descritti. Si tratta di riunioni di più generici buoni uomini o di più

generici popolari 691. Raramente è stato poi incontrato il cosiddetto ‘parlamento generale

della terra e del contado’, che come tipologia di assemblea veniva descritto meglio negli

statuti del 1526, presi in esami più avanti nel corso del presente capitolo 692. Infine un

esempio di consulta che dire essere stata riscontrata di rado è usare quasi un eufemismo è quello della riunione definibile dei millorum civium nobili e popolari di Norcia: il 6 aprile del 1472, infatti, il comune doveva accordarsi con Manictus de Florenzia, colui che faceva da fattore per la vendita del sale nella provincia della Marca, proprio per una transazione di sale e fu questa consulta a varare la nomina di quattro uomini di Norcia

che avessero il compito di portare avanti la trattativa con quel personaggio 693.

Anche in questo caso risulta di grande utilità operare alcuni confronti. Prendendo nuovamente in considerazione le stesse altre realtà citate a proposito del quadro istituzionale-amministrativo, in merito alle forme assembleari anche nella Viterbo di Paola Mascioli momento centrale della vita politica era l’attività deliberativa dei consigli. Esistevano quelli formati da poche decine di uomini e quelli più ampi, da alcune centinaia di individui fino a più di un migliaio. C’erano il consiglio dei sedici e quello dei quaranta. C’erano inoltre: il consilium generale communis et hominum et

artium, composto dai priori, dagli uomini del consiglio generale dei duecento, dai rettori e dai giurati delle arti e dai quattro gonfalonieri; il consilium generalissimum, molto

ampio, composto da un centinaio fino a più di mille e cinquecento uomini 694. La

studiosa, tuttavia, sulle diverse competenze di tali assemblee avvertiva: «Quanto poi a una possibile diversificazione delle funzioni, non sono individuabili differenti settori di competenza: le uniche si riferiscono alla disposizione statutaria che attribuisce al consiglio generale di fissare l’inizio delle operazioni di vendemmia e al fatto che le estrazioni dal ‘bussolo’, nonché, come si vedrà, l’assegnazione degli uffici ad

carticellas hanno luogo sempre durante le riunioni dei collegi di questo tipo. Il numero dei partecipanti costituisce in definitiva il più evidente elemento di distinzione fra le

690 Ecco di seguito i rimandi a un paio di esempi di assemblee di ‘buoni uomini del popolo e della nobiltà’ che esaminarono petitiones varie: ASCN, Riformanze, Reg. 1471-1472, cc. 86r-87v, assemblea del 27

febbraio 1472 dove se ne vagliò una; ASCN, Riformanze, Reg. 1471-1472, cc.103v-106r, assemblea del

6 aprile 1472 dove se ne vagliò un’altra. 691 Si rimanda alla nota numero 684.

692 ASCN, Riformanze, Reg. 1437-1438, cc. 23r-23v. È questo il riferimento ad un esempio di parlamento

generale, datato all’8 luglio del 1437.

693 ASCN, Riformanze, Reg. 1471-1472, cc. 102v-103r.

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varie assemblee» 695. Anche nel caso viterbese, comunque, l’effettivo esecutivo era

maggiormente affidato ai consigli più ristretti 696.

Per la Tivoli di Sandro Carocci, il consilium civitatis, detto in seguito generale, era il cuore dell’amministrazione locale. Tra i suoi membri, poi, venivano eletti i componenti di un organo più ristretto, il consilium speciale, dotato di maggiori poteri deliberativi e incaricato di affiancare il capomilizia nelle sue mansioni esecutive. Il consiglio generale era composto dai capi delle Arti, dai principali ufficiali comunali, da sedici consiglieri e da otto rectores contratarum. Quello speciale, invece, avevano un peso simile lo avevano i capi delle Arti e i boni homines, componenti espressi dalle circoscrizioni urbane. Questa la situazione dagli statuti dell’anno 1305, attraverso la

quale i consigli apparivano maggiormente nelle mani del popolo 697. Col passare dei

decenni sembra constatarsi, di contro, un radicale declino delle prerogative politiche delle Arti e un’accentuazione dei poteri di alcune ben determinate famiglie, soprattutto

all’interno delle più ristrette commissioni incaricate degli affari più importanti 698.

In merito alla Orvieto di Giancarlo Baciarello prima, di Antonio Santilli poi, era attestato un consiglio generale. Composto da settantacinque membri, convocato dai conservatori in armonia col podestà, autorizzava il camerlengo ad effettuare spese straordinarie, eleggeva i revisori delle spese, discuteva i punti all’ordine del giorno predisposto dal consiglio dei dodici. Il consiglio dei nove di balia, invece, era organo di appoggio ai compiti previsti per i conservatori: composto elettivamente da cittadini orvietani, eleggeva la terna dei nomi tra i quali il papa sceglieva il podestà, designava gli ambasciatori da inviare al papa per discutere dei problemi della città, questioni individuate dal medesimo consiglio. I conservatori, il podestà e il governatore, inoltre,

designavano insieme i componenti delle assemblee cittadine 699.

In definitiva pare evidente che un consiglio generale esistesse ovunque, più o meno folto da un punto di vista numerico, in base ovviamente alla diversa base di cittadinanza. Pare altrettanto certo che assemblee più ristrette, e con maggiori compiti esecutivi, fossero presenti anche nelle altre realtà citate e confrontate. Potevano variare la quantità delle forme assembleari esistenti, le terminologie. In certi casi anche le loro strutturazioni interne, in collegamento alle differenti strutture sociali delle città. Ma nella sostanza i compiti erano abbastanza similari. D’altronde la cultura politica cittadina, oramai, era affermata e comune da molti decenni.

695 Ivi, pp. 114-115.

696 Ivi, p. 115 per tali informazioni.

697 Per tali informazioni si rimanda a CAROCCI, Tivoli nel basso medioevo, pp. 89-90. 698 Ivi, pp. 91-92 per tali informazioni.

699 Per tali informazioni si rimanda a: BACIARELLO, Le riformanze di Orvieto, pp. 52-53; SANTILLI, Istituzioni cittadine a Orvieto all’epoca di Bonifacio IX, in particolare pp. 52-72.

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