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PROGETTI D’ITINERARI ESPERIENZIALI PER UNA “CULTURA VIVENTE”

5.1. Che cos’è l’esperienza?

Se si cercasse sul vocabolario la parola “esperienza” ci si accorgerebbe delle molteplici sfumature che questo termine può assumere a seconda delle diverse discipline che si prendono in esame. Ad esempio, in termini filosofici, con esperienza ci si riferisce al “complesso dei fatti e dei fenomeni che si succedono in noi e fuori di noi acquisiti mediante la sensazione, elaborati e strutturati dalla riflessione, verificati attraverso l’esperimento” (Zingarelli, 1991).

Per il senso comune, questa parola viene utilizzata per riferirsi ad una prova fisica e reale in cui si crea l’occasione di conoscere direttamente qualcosa. Basti pensare che fin dalle origini, l’uomo ha appreso il funzionamento del mondo circostante attraverso l’esperienza diretta dei fenomeni e degli oggetti: abbiamo scoperto che il fuoco emana forte calore, nel momento in cui abbiamo provato a toccarlo e, avendo subito percepito una sensazione calda, abbiamo ritirato la mano in velocità. In realtà, senza andare agli albori del tempo, se pensiamo all’esperienza in termini quotidiani, ci vengono subito in mente gli esperimenti scientifici che portano alla nascita di nuove invenzioni e di nuove teorie, a volte essenziali per la vita umana80.

Quindi, fatte queste brevi premesse, si può affermare che spesso l’esperienza porta a una scoperta o comunque a un arricchimento, che può essere allo stesso tempo personale o collettivo. Un ambito d’interesse, considerando anche il contenuto di questo lavoro di tesi, è certamente quello presentato dall’esperienza del viaggio, che nella sua più intima accezione potrebbe essere considerato come un sinonimo di arricchimento sia culturale sia morale. È proprio da turisti che si fa un’esperienza diretta di un altro luogo, che potrebbe avere diversi usi e costumi, rispetto ai nostri. Un primo esempio di viaggio effettuato al fine di conoscere il “diverso”, l’altro da sé, risale al XVII secolo circa e conosciuto con l’appellativo di Grand Tour81. Si tratta di un viaggio affrontato dai ricchi giovani dell’aristocrazia il cui obiettivo era di

                                                                                                               

80 Mi riferisco per esempio ai continui passi avanti della scienza nel campo della medicina.

81 L’espressione Grand Tour appare per la prima volta nel 1698 sulla guida An italian voyage di

perfezionare il loro sapere, entrando in contatto con la politica, la cultura, l’arte e le antichità di una città prescelta dell’Europa continentale.

Le città italiane più frequentate erano Roma, Venezia e Firenze, dove, già all’epoca, i viaggiatori, oltre a studiare le bellezze artistiche e naturali, mettevano in atto alcuni degli atteggiamenti stereotipati del turista moderno, come ad esempio l’acquisto di oggetti ricordo, i cosiddetti souvenir82. L’esperienza vera e propria consisteva nel vivere una città diversa dalla propria, cercando di entrare in contatto con il suo spirito più intimo, avvicinandosi a una civiltà diversa, con il solo scopo di arricchire il proprio bagaglio culturale.

Volendo affrontare un discorso più completo sull’esperienza, è necessario considerare anche quei riti collettivi, che coinvolgono più persone facendoli sentire parte attiva della stessa esperienza. Per capire meglio quest’affermazione, è interessante analizzare il suddetto aspetto facendo riferimento alla Grecia antica e, in particolar modo, alla messa in scena di una tragedia.

Nel mondo classico, la materia teatrale doveva essere presentata agli osservatori come se questi assistessero in prima persona agli eventi rappresentati sul palco. Nello specifico, questo rito collettivo implicava un’intensa partecipazione emotiva ai

pàthe83 del protagonista e perciò alla proiezione sugli spettatori delle tensioni e delle contraddizioni che venivano rappresentate.

Aristotele, nella sua Poetica, definisce l’importanza di questo coinvolgimento emotivo del pubblico, in quanto ad esso aveva attribuito un effetto liberatorio (kàtharsis) dalle passioni (pathèmata), che erano oggetto delle rappresentazioni. Bisogna stare attenti a considerare la kàtharsis non come una mera liberazione dalle passioni, ma come un riferimento diretto alla pietà (èleos) e al terrore (fòbos), cioè a quei sentimenti ispirati dal particolare tipo di situazioni messe in scena. Quindi, il pubblico partecipa in prima persona ai conflitti che stanno alla base della tragedia rappresentata e che lo stesso Aristotele, spesso, rende concreti attraverso allusioni e riferimenti alle situazioni del tempo realmente vissuto84.

Accanto all’analisi di queste esperienze in cui è proprio l’individuo che sceglie di parteciparvi in maniera consapevole, è necessario considerare anche quelle                                                                                                                

82 All’epoca i souvenir consistevano in oggetti antichi, in ritratti o in quadri di vedute di paesaggio degli

artisti più in voga, come ad esempio Canaletto.

83 Pàthos in greco antico significa ciò che si prova nel bene o nel male, di fisico o di morale.

84 Il mito non viene abbandonato, anzi, caricato di una forte tensione dialettica, conserva la sua

circostanze in cui ci si ritrova immersi in un’esperienza, che sembra emergere in maniera quasi del tutto naturale, provocata in determinate condizioni fisiche e psicologiche. In questo senso, è interessante da analizzare l’esempio dei parchi a tema, come Disneyland85, in cui i visitatori si sentono immersi in una realtà parallela che non solo li intrattiene, ma li coinvolge in una storia che va volgendosi, penso sia interessante fare un cenno anche a quel settore di attività che sta diventando pian piano esperienziale: i ristoranti a tema. Oggigiorno, in tutto il mondo se ne possono contare ben 600 e crescono con un ritmo del 30% ogni anno.

Può essere interessante prendere in considerazione l’esempio più famoso e conosciuto: l’Hard Rock Cafè. Questa catena di ristoranti nasce dall’idea di due americani, Isaac Tigrett e Peter Morton, che volevano ricreare a Londra l’atmosfera dei tipici locali americani. All’inizio, l’esperienza era incentrata sull’arredamento: venivano utilizzati oggetti realmente appartenuti ai più importanti personaggi della musica rock, come ad esempio il giubbotto in pelle di Elvis Presley o la chitarra di Jimi Hendrix. Ma, con il passare del tempo e con il continuo modificarsi della domanda che diventava sempre più esigente, ci si è accorti che era necessario rinnovarsi proponendo degli stimoli molto più intensi.

È proprio a questo punto che lo stesso cibo ha cominciato a fungere da pretesto per quello che viene definito come esperienza di eatertainment (da eat mangiare e

entertainment divertimento). In questo locale, infatti, è possibile mangiare e, allo

stesso tempo, godere di qualche rappresentazione spettacolare di un tema ben preciso, come ad esempio di un concerto rock86.

Vivendo un’esperienza coincisa e coinvolgente, questa suscita in noi delle impressioni indelebili, che possono essere considerate come il take-away dell’esperienza stessa, poiché rappresentano quello che ognuno di noi porta via con sé accrescendo il proprio background culturale.

                                                                                                               

85 Il primo Disneyland è stato aperto nel 1955 in California.

86 I concerti rock non sono solo tenuti da gruppi giovani e sconosciuti, ma anche da personaggi