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Il Neo-Museo delle Imbarcazioni Tradizionali a Forte Marghera

“DAL REALE AL VIRTUALE”: REALIZZAZIONI MUSEALI PER IL PATRIMONIO INTANGIBILE VENEZIANO

6.2. Il Neo-Museo delle Imbarcazioni Tradizionali a Forte Marghera

Dal 2010, a Forte Marghera, si sta sviluppando un’idea di museo delle imbarcazioni tipiche e tradizionali, partendo dal loro valore di bene culturale e di stimolo per la conservazione e la valorizzazione di tradizioni legate alla pesca e all’artigianato. Questo progetto si sta sviluppando grazie alla collaborazione tra diverse associazioni ed enti locali, che sono in stretto contatto con il territorio veneto e che sono impegnate, già da tempo, su questi temi: l’Associazione Arzanà, l’Associazione Il Caicio, L’Associazione El Felze e Marco Polo System g.e.i.e..

Allo stato attuale dei lavori, lo spazio espositivo museale occupa il capannone Palmanova n°39, in cui trovano riparo un numero importante di imbarcazioni tradizionali che sono principalmente di proprietà dell’Arzanà.

In realtà, come ha confermato il Presidente della stessa Associazione, Giorgio Suppliej178, sarebbe necessario un lavoro di catalogazione del patrimonio posseduto e una cernita tra le barche da ritenere effettivamente tradizionali e quelle che hanno subito delle “contaminazioni”.

Pur presentandosi come un’istituzione museale già attiva localmente, è necessario sottolineare che il museo è ancora privo di uno statuto e di un regolamento scritto che delinei: “la sua natura di organismo permanente e senza scopo di lucro; la missione e la finalità del museo; le forme di governo e di gestione; l’assetto finanziario e l’ordinamento contabile; le norme e le dotazioni di personale; il patrimonio; i principi generali per la gestione e cura delle collezioni; i principi generali di erogazione dei servizi al pubblico; le modalità di raccolta dati sull’attività e la gestione del museo, a fini statistici e di programmazione” (Criteri tecnico-scientifici e standard per i musei art. 150, comma 6, d.lgs. n.112/1998). A partire dall’esposizione museale, l’idea sarebbe anche di realizzare delle attività legate alla storia, alla costruzione e all’utilizzo di queste imbarcazioni lagunari.

Tutti i progetti, di cui il museo si fa promotore, non seguono però le linee economico- progettuali che portano alla stesura, ad esempio, di un budget delle attività da realizzare. In realtà, parlando con le persone oggi fisicamente presenti e attive all’interno del Museo, si viene a conoscenza di un grande e grave problema che ormai è presente in qualsiasi campo: la mancanza di fondi. Volendo far fronte a questa difficoltà, l’attuale coordinatore del museo, il maestro d’ascia Nicolò Zen,                                                                                                                

178 Giorgio Suppliej fa parte dell’Istituto Italiano di Archeologia ed Etnologia Navale (ISTIAEN)

organizza diverse attività collaterali, attraverso collaborazioni gratuite con soggetti che perseguono il medesimo obiettivo.

Tra gli eventi realizzati si possono ricordare: le visite guidate al museo con laboratori didattici hands-on, il teatro in barca, i concerti in darsena, come la perfomance di Eddy de Fanti, e, per il periodo estivo 2012, i centri estivi per i bambini. Qui i ragazzi imparano a costruire le varie tipologie di corda, necessarie all’esperto marinaio, a vogare, a riconoscere e misurare gli alberi, e, infine, a pulire i canali179.

Una fra le ultime attività organizzate dal Museo consiste nel presentare la demolizione di un’imbarcazione in modo scientifico, studiandone ogni pezzo, raccontando agli spettatori come si chiamano le varie parti e che funzione assumono all’interno del “sistema barca”. Probabilmente, di primo acchito, potrebbe apparire come un’idea in contrasto con l’impegno assunto nei confronti della comunità, dal momento che il fenomeno delle demolizioni è da sempre apparso inaccettabile, soprattutto per chi si occupa di salvaguardare le tradizioni locali. La maggior parte delle volte avviene in silenzio, senza che nessuno se ne accorga, a meno che l’oggetto non sia una barca da salvare perché particolarmente bella e d’interesse storico, se non addirittura archeologico. Per questo motivo, Nicolò Zen ha pensato di presentare la demolizione come una sorta di processo inverso della costruzione, una vera e propria “de-costruzione”, consentendo di liberare le conoscenze intrappolate nel legno di una barca, restituendole così agli uomini. Il 28 luglio 2012, presso il Museo delle Imbarcazioni tradizionali si è svolta una cerimonia festosa, durante la quale si è preparata una barca per la demolizione, che ha avuto luogo sabato 4 agosto 2012 presso il piazzale antistante alla sede museale. L’imbarcazione in questione si chiamava Tetano, un topo a motore di circa una cinquantina d’anni, lungo poco più di dieci metri e largo quasi un paio. È stato da sempre usato per il trasporto di materiale edile a Venezia e donato al Museo circa un anno e mezzo fa. La decisione è ricaduta proprio su questa tipologia di barca, dal momento che in laguna ci sono molte altre barche come Tetano e in condizioni migliori. A parere di chi scrive, è molto rischioso intitolare quest’attività “Demolizione pubblica”, dal momento che non traspare la volontà intrinseca di mettere a contatto i partecipanti con la tradizione secolare dei maestri d’ascia, sezionando le loro creazioni in piccoli pezzi e ipotizzando un riutilizzo delle singole parti.

                                                                                                               

179 Durante un centro estivo di luglio 2012 i bambini sono stati portati con una delle imbarcazioni del

Museo per le acque del Forte a raccogliere le bottiglie di plastica. In meno di due ore di lavoro, sono state raccolte oltre 100 bottiglie che inquinavano le acque lagunari.

A partire da tutti questi eventi organizzati e alle aspettative, si può capire che il Museo in questione sta andando verso la direzione giusta per diventare un punto di riferimento per la società, anche se la strada è ancora lunga. Parlando con gli addetti del settore nautico, quasi nessuno è a conoscenza di questa realtà locale, anzi la maggior parte pensa che esista solo il Museo Navale all’Arsenale di Venezia ed è ignara della realtà che sta nascendo a Forte Marghera. Un motivo che potrebbe essere stato ed essere tuttora causa della poca importanza che viene conferita a questo luogo di cultura potrebbe risedere nella difficoltà di raggiungere il Forte. Infatti, ci sono solo due linee di autobus (9 e 15) che passano per Via Forte Marghera e che partono ogni 30 minuti dalla Stazione di Venezia Mestre, mentre ce ne è una sola, la linea 12, che parte da Venezia e che lascia in Viale San Marco, strada parallela a Via Forte Marghera180. Quindi, a meno che non si sia muniti di automobile, risulta difficile raggiungere il Museo, soprattutto per le persone anziane, che, a parere di chi scrive, dovrebbero essere quelle più coinvolte in questi progetti locali e considerate il vero patrimonio intangibile, con i loro ricordi e le loro storie.

   

                                                                                                               

180 Se si prende la linea 12 che parte da Piazzale Roma a Venezia bisogna scendere alla seconda

fermata di Viale San Marco, percorrere la stradina traversale a fianco della palazzina fino a giungere in via Forte Marghera. Percorrere quest’ultima via in direzione San Giuliano e prendere l’ultima strada traversale a destra: in fondo alla quale bisogna attraversare il ponte a sinistra.