• Non ci sono risultati.

Cheruscorum gens: il popolo dei Cherusci è tra i grandi protagonisti degl

Nota preliminare

1 Cheruscorum gens: il popolo dei Cherusci è tra i grandi protagonisti degl

Annales: cherusco era l’indomito Arminio, che aveva sbaragliato i Romani a

Teutoburgo nel 9 (cf. Ann. 1, 55), assumendo quasi un’aura leggendaria, che era stato protagonista nel 14-16 di due guerre contro Germanico descritte in Ann. 1, 55- 71 e 2, 5-26, nel 17-18 di una guerra vittoriosa contro gli Suebi guidati dal marcomanno Maroboduo (Ann. 2, 44-46), e che era stato assassinato nel 19 dai suoi stessi capitani (Ann. 2, 88). Tuttavia, come Tacito stesso afferma in Germ. 36, i Cherusci si erano indeboliti verso la fine del I sec. a causa della sottomissione ai Catti.

Regem Roma petivit: la stessa richiesta venne più volte avanzata dai Parti, per cui si veda supra 11, 10, 4, nota ad adegit... orabant. Roma è congettura di Rhenanus per il tràdito Romae, accettata da tutti gli editori in quanto trova paralleli in Ann. 2, 1, 1 (petitum Roma); 6, 31, 2 (Roma poscebant), 12, 14, 1 (Roma petere reges). WALTER 1939, p. 40 propose, evidentemente per ragioni paleografiche, Roma e<x>petivit, portando a parallelo Ann. 12, 10, 1 legati Parthorum ad expetendum... Meherdaten missi; tuttavia, expetere, che suggerisce propriamente un desiderio, in

Tacito non si trova mai a proposito della richiesta a Roma di un re da parte di popoli stranieri tranne che nel caso appena ricordato, e non è mai accompagnato dall'ablativo. Per converso, si cf., oltre ad Ann. 2, 1, 1 e 12, 14, 1 sopra citati, Ann. 2, 2, 2 petitum alio ex orbe regem, 12, 12, 2 excitis quorum de sententia petitus rex. Amissis per interna bella nobilibus: il tema delle lotte interne alla casa regnante e dell’eliminazione degli eredi al potere interessava i Romani stessi; si cf. l’uccisione di Agrippa Postumo narrata in Ann. 1, 6, 1, quella di Druso in Ann. 4, 8-11, del

giovane Druso in Ann. 6, 23-24, di Britannico in Ann. 13, 16 (si veda anche KEDDIE

1973, p. 52).

Qui apud urbem habebatur: Koestermann interpreta habebatur nel senso di “era tenuto come ostaggio”, citando come paralleli di un tale uso di haberi Ann. 2, 58, 1 e 63, 4; quest'interpretazione, tuttavia, confligge con quanto detto poco dopo da Claudio allo stesso Italico (civem ire externum ad imperium), per cui a mio avviso è preferibile interpretare, con PASCHOUD 1982, pp. 247-249, habebatur nel senso di

“essere, trovarsi”, secondo un uso ben attestato anche in Tacito, e.g. Ann. 1, 73, 2.

Nomine Italicus: si noti la voluta non-germanicità del nome (KEDDIE 1973, p. 52).

Su Italico si cf. PIR IV I 60.

Paternum genus... mater: per la variatio, cf. supra 11, 9, 1, nota a vi... Hibero

exercitu campos persultante.

Flavo: Tacito in Ann. 2, 9-10 descrive la celebre trattativa, degenerata in scontro, sul fiume Visurgis (Weser) tra i due fratelli Flavo e Arminio, l’uno militante nell’esercito romano, l’altro ad esso fieramente avverso.

Chattorum: sui Catti si vedano Germ. 30-31, Ann. 1, 55, 1 e infra 12, 27-28. Forma decorus: per le ricadute positive di un aspetto fisico gradevole anche sul piano “politico”, cf. infra 11, 28, 1, nota a dignitate forma<e>.

In patrium nostrumque morem exercitus: l’educazione dei capi barbari sia alla cultura propria che a quella romana produceva, al loro ritorno in patria, un senso di straniamento e di rifiuto nei governati (si cf. Ann. 2, 1, 2 per Vonone; 6, 43, 3 per Tiridate e 12, 14, 3 per Meerdate). Si noti inoltre la costruzione di exercitus con in e accusativo, di cui questa è l'unica attestazione.

Auctum: è lezione di alcuni recenziori, mentre M e altri recenziori hanno

Augustus, un errore chiaramente determinato dal Caesar precedente. La lezione aggesta di L, pur giudicata buona da MENDELL 1954, p. 260 e Koestermann (che

pure sceglie auctum), si deve ritenere un intervento congetturale, in quanto non rispecchia l’usus tacitiano di aggero: Tacito, infatti, usa sempre nel senso di “accumulare” la forma del verbo aggerare (cf. e.g. Ann. 1, 19, 1 e 61, 2), mai, comunque, in unione al sostantivo pecunia. Inoltre, si cf. Ann. 2, 2, 1 auxitque

opibus (sc. Vononem).

supra 11, 1, 1, nota a qui... infensas). Si noti, in Ann. 6, 37, 1, il significativo

ricorso della stessa espressione in un contesto analogo di invio da parte romana di un re ad un popolo straniero (hortatus Tiridaten parata capessere).

Civem ire externum ad imperium: la sottolineatura, da parte di Claudio, della “romanità” di Italico, che può essere messa in parallelo a quella contenuta nel discorso esortativo a Meerdate infra a 12, 11, 2 (addidit praecepta... ut non

dominationem et servos, sed rectorem et cives cogitaret), si presta ad una doppia

lettura: dal punto di vista dell’imperatore ciò rappresenta un successo, il coronamento dell’intento romano di annientare i ribelli ma al contempo di integrare profondamente sul piano culturale i popoli stranieri disposti alla resa e all’obbedienza a Roma; dal punto di vista dello storico, un grande equivoco da parte romana, la testimonianza dell’impossibilità di condivisione di valori tra Romani e barbari e dell'irriducibile estraneità di questi ultimi (si ricordi che anche Arminio, poi accanito difensore della libertà germanica contro i Romani, aveva ricevuto da essi la cittadinanza ed il rango equestre, Ann. 1, 55, 1; cf. anche supra 11, 10, 4, nota ad adegit... orabant).

2 Celebrari coli: un nesso simile (celebraret colique... sineret) compare in Ann. 4, 2, 3 a proposito di Seiano, personaggio che, come Italico, è dapprima oggetto di grande favore pubblico e successivamente va incontro alla rovina.

Comitatem: essa è qualità positiva fondamentale di Germanico (Ann. 1, 33, 2 e 2, 72, 2); si veda la reazione negativa che, per converso, la comitas di Vonone suscita nei Parti in Ann. 2, 2, 4.

Vinolentiam ac libidines, grata barbaris: la sottolineatura della propensione dei barbari all’ubriachezza si ritrova anche in Germ. 22, 1.

Clarescere: claresco nel senso di “acquisire fama” compare in riferimento a persone per la prima volta in Tacito (cf. anche Germ. 14, 2; Hist. 2, 53, 1; Ann. 4, 52, 1). Il passo lucreziano citato da Furneaux (5, 832-833) come prima attestazione del verbo con questo valore non è del tutto appropriato, in quanto la tradizione manoscritta non è concorde e clarescit è congetturale, il verbo è riferito a cose e, infine, il suo significato sembra essere piuttosto quello di clare apparere (TLL III, 1265, 14).

(DREXLER 1959, con abbondanti esempi da Cicerone e Sallustio) ed è

concettualmente vicino a dominatio, ad indicare un potere assoluto e privo di freni. Tacito se ne serve, non a caso, molto spesso per qualificare il potere dei capi barbari, per sua natura considerato negativamente dallo storico, e quando lo utilizza in riferimento agli imperatori o a personaggi del loro entourage, esso è sempre funzionale ad indicare un potere de facto di natura anomala (cf. e.g. Hist. 1, 1, 1;

infra 11, 26, 2 in riferimento a Messalina, 12, 3, 1 ad Agrippina;

significativamente, nei libri claudiani esso non è mai riferito all'imperatore).

Qui factionibus floruerant: si noti l'impiego, a proposito dei Germani, del termine

factiones, fondamentale nel lessico politico romano, a rimarcare ulteriormente la

sovrapponibilità della situazione politica esterna con quella interna (cf. PARATORE

1977, p. 179). Tacito usa il termine anche in Ann. 1, 58, 3, sempre in relazione ai Germani, in Hist. 5, 12, 4 a proposito degli Ebrei, in Agr. 12, 1 dei Britanni.

Testificantur: il verbo testificor è attestato solo da Ann. 11 in poi (cf. anche infra 12, 7, 1); esso, comune nel periodo ciceroniano (la prima attestazione in Cic. De

Or. 2, 224, citazione da Licinio Crasso), si trova in Ovidio ma successivamente

cade in disuso (cf. ADAMS 1972, pp. 360-361).

Adimi veterem Germaniae libertatem: la strenua difesa, da parte dei Germani, della propria libertas e delle proprie idee contro qualsiasi tentativo di ingerenza o conquista da parte dei Romani, ed il concepimento dell’integrazione all’interno dell’impero come asservimento, sono motivi ricorrenti nella descrizione tacitiana di queste popolazioni, considerati dallo storico con una certa fascinazione. Li si ritrova nella Germania, dove al cap. 37, 3 Tacito dimostra di intuire- come poi dimostrato dalla storia-, con la fulminea affermazione regno Arsacis acrior est

Germanorum libertas, seguita dall’elenco delle sconfitte inflitte ai Romani dalle

popolazioni germaniche, che il vero pericolo per l’impero non giunge dai Parti ma dai Germani, che hanno proprio nell’indomito amore per la propria libertas e per la propria specificità culturale un’arma di formidabile potenza, superiore a qualsiasi apparato militare. Negli Annales, il tema, com’è prevedibile, ricorre a più riprese nelle parole di Arminio, che in Ann. 1, 59, 3 dice si patriam parentes antiqua

mallent quam dominos et colonias novas, Arminium potius gloriae ac libertatis quam Segestem flagitiosae servitutis ducem sequerentur, in Ann. 2, 9, 3 definisce i

premi ricevuti dal fratello Flavo per aver valorosamente combattuto a fianco dei Romani, perdendo un occhio, vilia servitii pretia e, infine, in Ann. 2, 10, 1 ricorda, in opposizione alle ragioni addotte da Flavo per la sua militanza sotto i Romani, fas

patriae, libertatem avitam, penetrales Germaniae deos, matrem precum sociam.

Outline

Documenti correlati