• Non ci sono risultati.

Ut minus decora haec, ita haud frustra dicta princeps ratus: si noti come anche qui, come supra nel contesto della vicenda di Asiatico (11, 1-3) un aspetto

Nota preliminare

4 Ut minus decora haec, ita haud frustra dicta princeps ratus: si noti come anche qui, come supra nel contesto della vicenda di Asiatico (11, 1-3) un aspetto

importante del carattere di Claudio messo in luce dallo storico sia la credulità, la propensione a farsi trascinare dagli altri (WILLE 1983, p. 479).

Posuit modum usque ad dena sestertia: accolgo qui, con quasi tutti gli editori, la lezione di una parte dei recenziori posuit modum, mentre in M la frase è priva di verbo. Ritengo che essa sia migliore di quella di altri recenziori sestertia statuit, accettata da Jackson (che pone però statuit prima di modum), da Koestermann e Heubner; a favore del nesso modum ponere, infatti, vanno i due paralleli di Ann. 4,

9, 1 si modum... posuisset, e infra 11, 10, 2 ibi modus... positus, anche se con il nesso usque ad nelle sue varie accezioni il verbo si trova in Tacito più frequentemente alla fine della frase (ma si cf. Hist. 5, 10, 1 duravit tamen patientia

Iudaeis usque ad Gessium Florum procuratorem).

8-10

Con un brusco stacco, Tacito passa a parlare di politica estera, occupandosi della situazione dell’Armenia e dell’impero partico (cf. CHAUMONT 1976, pp. 91-100). In

questo caso Tacito trascura gli schemi annalistici, in quanto questa sezione si riferisce ad eventi dal 41 al 49 (su questo, e sul contrasto con il trattamento degli affari esteri nella prima esade, in cui il racconto della ribellione di Tacfarinate in Africa è suddiviso su base annalistica tra i libri 2, 3 e 4, cf. SYME 1967-1971, I, p.

357; in generale, sulla tendenza tacitiana a trascurare gli schemi annalistici sempre più a partire proprio dai libri claudiani, a vantaggio di “complessi tematici”, cf. la sintetica formulazione di MARTIN 1990, p. 1580 e quella efficace di SAGE 1990, p.

988 “the basic annalistic structure of domi militiaeque is maintained, but the material is arranged to present an interlocking structure to allow perspective and contrast to serve as a commentary and evaluation of Claudius”; si veda, inoltre, MALLOCH 2009, pp. 119-123). Tacito dedica nel complesso degli Annales molti

capitoli alle vicende orientali dei regni partico ed armeno, forse anche perché il problema dei rapporti tra Roma e l'Oriente era ritornato d'attualità sotto Traiano

(EHRHARDT 1998, p. 306): Ann. 2, 1-4 e 56-58; Ann. 6, 31-37 e 41-44; questi capitoli

e 12, 10-14 e 44-51 nei libri claudiani ed infine Ann. 13, 5-9 e 34-41, Ann. 14, 23- 26 e Ann. 15, 1-17 e 24-31 (grande campagna orientale di Corbulone). L’inserimento, da parte dello storico, di sezioni così ampie sulla politica estera, specie nella seconda parte degli Annales, è stato variamente interpretato: senza dubbio agisce nello storico il desiderio di rendere più vario il racconto (così WALKER

1952, p. 46) e quasi di “commentare” implicitamente le vicende di Roma, mostrando come in entrambi i casi gli interessi dinastici e le lotte interne alle case regnanti, spesso condotte tramite inganni e con perfidia, fossero divenuti i veri motori dei fatti raccontati (KEITEL 1977, pp. 43-44 e 1978, pp. 462-465; DAUGE 1981

les êtres, les valeurs, les situations”; WILLE 1983, p. 480; SAGE 1991, p. 3407). Le

tematiche dell'intrigo e del tradimento saranno predominanti nelle sezioni del l. 12 riguardanti le vicende orientali; per quanto riguarda questa sezione, si possono riconoscere piuttosto alcuni temi specifici che legano chiaramente i fatti di politica estera a quelli di politica interna: la lotta tra i fratelli Gotarze e Artabano e tra Gotarze e Vardane trova corrispondenza nel conflitto Nerone/ Britannico, che lo storico anticipa al cap. 11, 2-3; una sorta di “patologia del dispotismo”, che porta coloro che raggiungono il potere a dar prova di crudeltà e spirito tirannico (si vedano i casi di Mitridate a 11, 9, 2, di Vardane a 11, 10, 3, di Gotarze a 11, 10, 4, KEITEL 1978, p. 464 e DEVILLERS 1994, pp. 139-140), non può non ricordare

analoghi esempi tra i principi romani (Tiberio, Nerone); questi aspetti, del resto, si ritrovano anche in altri punti dell'opera tacitiana, non solo in riferimento ai Parti ma altresì ai Germani (si vedano infra il caso di Italico a 11, 17, 3, di Vannio a 12, 29, 1, di Vangione e Sidone a 12, 30, 2), e finiscono per “stilizzare” il racconto deformando almeno in parte la realtà “politica” dei fatti raccontati in funzione di una valutazione “morale” (su questo cf. DAUGE 1981, p. 261 e, molto utile,

EHRHARDT 1998). Un altro problema è costituito dall’individuazione delle fonti

utilizzate. Tacito potrebbe aver utilizzato Plinio (così MOMIGLIANO 1932a, p. 334),

ma, forse, tenne presenti anche i Commentarii di Corbulone, che d’altra parte cita espressamente in Ann. 15, 16, 1 prodiderit Corbulo (SYME 1967-1971, I, pp. 391-

392; scettico, almeno per i libri claudiani, QUESTA 19672, p. 219 n. 71, che pure

suppone l'utilizzo dei Commentarii, integrati da una fonte annalistica, per i libri neroniani, pp. 212-219). Sulla fortuna della figura di Corbulone, non solo nella storiografia, si cf. TRAINA 1996.

1 Sub idem tempus: l’espressione è inesatta, in quanto, come si è detto nella nota precedente, dal racconto dioneo (60, 8, 1) si ricava che il rientro di Mitridate in Armenia era avvenuto contemporaneamente alle prime misure prese da Claudio durante il suo principato. Il nesso sub idem tempus è utilizzato in modo parimenti inesatto infra a 12, 56, 1.

Mithridates... memoravi: Tacito stesso in Ann. 6, 32, 3 ricorda la salita al trono d’Armenia di Mitridate (PIR V M 644) nel 35 per volere di Tiberio; Caligola lo aveva portato a Roma e imprigionato (D.C. 60, 8, 1; Sen. Tranq. 11, 12) e

l’Armenia era stata attratta nell’orbita dei Parti. Sui tentativi dei Parti di impadronirsi dell'Armenia, iniziati dal II sec. a.C. in concomitanza alla creazione da parte dei Romani della provincia d'Asia (129 a.C.) e della loro espansione in Oriente, e su quelli dei Romani stessi di imporre propri candidati sul trono d'Armenia, si cf. WOLSKI 1983.

Imperitasse: è vocabolo attestato da Accio (Trag. 586), utilizzato da Sallustio e Livio e prediletto da Tacito, che se ne serve specialmente nelle opere maggiori. <iussuque C.>: M ha una lacuna tra Armeniis e Caesaris, colmata erroneamente da una mano recenziore con et ad praesentiam (anche recc.), ma dal passo di Dione ricordato alla nota precedente si deduce che in questo punto dovesse essere citato Caligola. É preferibile a mio avviso la proposta di Urlichs <iussuque C.>, in quanto la forma è quella più comune in Tacito, costantemente applicata agli imperatori, rispetto alla congettura di Koestermann (accolta dai soli Wuilleumier, con qualche dubbio, e Wellesley) <et iussis C.>, avanzata forse per giustificare paleograficamente la lacuna.

Fisus Pharasmanis opibus: su Farasmane (PIR VI P 341) cf. Ann. 6, 32, 3. Il verbo fidere, sostitutivo del composto confidere, è relativamente poco attestato, pur essendo presente da Cicerone in poi in tutti i maggiori autori di prosa e poesia. Tacito se ne serve con discreta frequenza nelle Historiae e nella prima parte degli

Annales, fino al l. 11: si vedano e.g. Ann. 1, 51, 4 e 4, 25, 1 (fisos loco); Hist. 4, 61,

1 per il nesso fisus... opibus e infra 11, 22, 3.

Rex Hiberis: su sul popolo caucasico degli Iberi, cf. Ann. 4, 5, 2.

Summaque... haberi: con l’espressione summa imperii si allude evidentemente al trono stesso, mentre minora sono tutti gli affari secondari, come ad esempio l’assetto dell’Armenia. Quanto segue trova una corrispondenza nel racconto, pur più breve, di J. AJ 20, 69-74.

Sine cura haberi: “erano trascurati”; un nesso identico in Hist. 1, 79, 1 externa

sine cura habebantur.

2 Gotarzes: questa la forma corretta del nome, attestata da iscrizioni e monete, a fronte del Gotharzes o simili dei codici. Gotarze (PIRIV G 195) era figlio, forse adottivo, di Artabano III, e si era impadronito del potere un po' dopo la morte di quest’ultimo, probabilmente nel 40.

Inter pleraque saeva [qui] necem fratri Artabano coniugique ac filio eius properaverat: M ha un testo gravemente corrotto, inter Gotharzes... saeva qui, e lo stesso tutti gli altri codici, pur con varie alterazioni del nome proprio. È possibile che vi sia una lacuna nel testo (così Woodman nella nota ad loc.), ma la scelta migliore, condivisa dalla totalità degli editori, è porre a testo gli interventi di Döderlein, che traspone inter dopo Gotarzes, e di Halm, che espunge qui. Per quanto riguarda il verbo, da esame autoptico mi risulta che M abbia properaberat a testo e prae- (dunque praeparaverat) a margine, lezione anche dei recenziori; l'aggiustamento properaverat del Muretus è accolto da tutti gli editori, con l’eccezione di Furneaux, Fisher, Jackson e Goelzer, che pongono a testo la correzione di Halm paraverat, per analogia con Ann. 6, 3, 4 e 13, 1, 1. A sostegno del nesso properare necem, oltre che la tradizione manoscritta, vanno tre paralleli, che pure presentano un sostantivo diverso da nex, anche se affine nel significato:

Ann. 2, 31, 3 nisi... mortem properavisset, 11, 37, 1 ni caedem eius Narcissus properavisset e di 13, 17, 2 quamvis (mors)... properata sit.

Unde metus [eius] in ceteros: per il nesso metus in ceteros cf. Ann. 4, 59, 2 hinc

metus in omnes. L'espunzione di eius, operata da Acidalius, è a mio avviso

opportuna data la presenza di un altro eius poco prima (filio eius).

Et accivere Vardanen: su Vardane, fratello di Gotarze, cf. PIR III V 175.

3 Magnis ausis: l'uso sostantivato dell'aggettivo ausus al neutro, nel senso di

Outline

Documenti correlati