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Id repente solitudinis erat: l'espressione, equivalente nel significato a tanta

Nota preliminare

L. Brutus minorum gentium: in questo punto Tacito si discosta dalla tradizione secondo cui le gentes minores erano state create da Tarquinio Prisco (Liv 1, 35, 6;

3 Id repente solitudinis erat: l'espressione, equivalente nel significato a tanta

solitudo, attestata solo in questo passo, evidenzia efficacemente l'improvvisa

solitudine di Messalina, abbandonata da tutti (sulla potenza drammatica del contrasto di questa situazione con la festa descritta subito prima, e sull'analogia con la parabola discendente di Agrippina descritta in Ann. 14, 1-8, derivante proprio dal brusco capovolgimento dello stato del personaggio e dal suo improvviso isolamento, si cf. BILLERBECK 1991, pp. 2767-2770). Per il parallelo con la morte di

Vitellio descritta nel terzo libro delle Historiae (si cf. Hist. 3, 84, 4 terret solitudo

et tacentes loci) si veda supra, nota ad ire... praevalebat.

Solitudinis: il sostantivo solitudo sembra significare qui “mancanza di persone”, con un'accezione a cavallo tra quella “interiore”, cioè “condizione, stato intimo di chi è solo” (Koestermann sembra interpretarlo così, traducendo “Verlassenheit” e portando a parallelo Ann. 4, 53, 1 subveniret solitudini) e quella “concreta” di “deserto, luogo solitario”; si cf. SBLENDORIO CUGUSI 1991, pp. 234-240.

Vehiculo, quo purgamenta hortorum e<x>cipiuntur: si ricordi che Messalina in occasione del trionfo britannico aveva avuto diritto, secondo D.C. 60, 22, 2 e Svet.

Claud. 17, 3, al carpentum. Excipiuntur è correzione di Heinsius per il tràdito eripiuntur (mantenuto solo da Furneaux, Fisher, Goelzer), che contiene in sé

un'idea di violenza non molto adatta al concetto espresso (questo vale anche per gli esempi portati da WALTER 1939, che ritiene si debba sottintendere dopo eripiuntur

un'espressione come ex urbe o ex oculis). Come esempio dell'uso proprio di

excipere nel senso di extrahere, demere, in realtà non molto frequente, cf. Cels. 7,

5, 1c (nervorum) ubi aliquid detectum est, excipiendum hamo retuso est

abducendumque (TLL V-2, 1248, 24-42; Koestermann cita Sen. Epist. 119, 3 quam

(aquam)... excepero). Una proposta alternativa, anche se più lontana dal testo tràdito, è quella di Woodman, che riprende una congettura di Heinsius, egeruntur. Per quanto concerne purgamenta, qui usato a proposito dell'immondizia, esso è in realtà di registro abbastanza elevato, usato tra l'altro per indicare un sacrificio espiatorio in Petron. 134, 1 o le perle portate dal mare in Colum. 8, 9, 19; nell'accezione in cui lo utilizza Tacito è presente già in Livio (1, 56, 2) e Plinio il vecchio (e.g. Nat. 36, 184 purgamenta cenae).

Nulla cuiusquam misericordia, quia flagitiorum deformitas praevalebat: si cf. quanto Tacito dice in Hist. 3, 84, 5 a proposito di Vitellio, deformitas exitus

misericordiam abstulerat, dove il concetto espresso è il medesimo, ma i nessi flagitiorum deformitas e deformitas exitus sono in antitesi (in generale si veda supra, nota ad ire... praevalebat).

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Getae praetorii praefecto: cf. supra 11, 31, 1, nota a Lusium Getam praetorianis

impositum.

Fidebant: si noti il brusco cambio di soggetto (trepidabatur... fidebant), che ha indotto alcuni editori ad accettare, a mio avviso a torto, la lezione normalizzante dei recenziori fidebat (Goelzer, Woodman). Il soggetto da sottintendersi sono i consiglieri del principe.

Ergo Narcissus... suscepturum: non si sa se Narcisso avesse effettivamente ottenuto la carica; è possibile, alla luce di quanto Tacito racconta a 35, che il liberto avesse ottenuto un comando temporaneo, uno ius speciale apposta per portare a compimento l'eliminazione di Messalina (ABSIL 1997, pp. 203-204). Da questo

momento in poi, sino alla fine del libro 11, il liberto assumerà sempre più autonomia d'azione, finendo di fatto per sostituirsi all'imperatore, e ricordando per certi versi i servi della commedia, laddove Claudio mostra, invece, l'ignoranza tipica dei senes ingannati (cf. VESSEY 1971, p. 400 “Narcissus is a sinister caricature

of the fallax servus”, anche se non è opportuno parlare, con DICKISON 1977 e KEITEL

1977, di “mondo alla rovescia” o di consapevole adozione, da parte dello storico, di moduli tipici della commedia).

Dum in urbem vehitur: è correzione in M per dum... refertur vehitur. Essa è accolta da tutti gli editori, a mio avviso a ragione, tranne che da Koestermann, il quale preferisce referatur vehiculo di L. È possibile che la lezione di M sia frutto dell'inglobamento a testo di una glossa o commento marginale (suppongo, ad esempio, che refertur volesse chiarificare a margine che Claudio stava ritornando a Roma dopo il soggiorno ostiense), in quanto i due verbi hanno approssimativamente lo stesso significato.

A L. Vitellio et Largo Caecina: per il primo, vicino a Messalina, cf. supra 11, 2, 2, nota a Vitellium. Il secondo era stato console con Claudio nel 42 (D.C. 60, 10, 1). In eodem gestamine: solitamente gestamen è accompagnato in Tacito da un genitivo che lo specifica (Ann. 2, 2, 3 lecticae gestamine, 14, 4, 4 e 15, 57, 2

gestamine sellae); qui sembra indicare un carro a più posti.

Poscit adsumit<ur>que: è congettura di Walther, accettata da quasi tutti gli editori; M ha poscitussum itque, corretto da mano posterioreinposcit assumitque,

preferito da SEIF 1973, p. 122 e MEHL 1974, p. 80 n. 461, che glossa il verbo con arrogo, secondo un uso del verbo attestato ma a mio avviso non adatto al senso

della frase; mi sembra, infatti, che la forma passiva sia preferibile perché più congruente al contesto (il liberto chiede il posto e viene fatto salire). Assumo nel senso di “far salire” si trova in Plin. Epist. 3, 1, 5 vehiculum ascendit, assumit uxorem. Koestermann, Weiskopf e Wuilleumier accettano invece poscit sumitque di

alcuni recc., che renderebbe meglio il piglio decisionista del liberto (come del resto l'assumit summenzionato), ma il nesso sedem sumere non pare attestato.

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1, 70, 3 modo... modo... aliquando) ed apparentemente gli è peculiare.

Ad memoriam coniugii et infantiam liberorum: l'espressione è brachilogica e variata allo stesso tempo, come spesso accade, in quanto infantiam sta per

memoriam infantiae; cf. e.g. Ann. 4, 3, 3 ad coniugii spem, consortium regni... impulit.

Instabat... aperire... facere: qui insto con infinito, di cui vi sono varie attestazioni a partire da Cicerone (Verr. 2, 3, 136) soprattutto nei poeti (TLL VII-1, 2002, 62- 76), possiede valore finale (cf. Claud. Rapt. Pros. 3, 33 mihi (Iovi) cum magnis

instat Natura querellis humanum relevare genus e TLL VII-1, 2002, 71-76).

Jackson e Wellesley accolgono la congettura di Madvig aperiret... faceret, a mio avviso non necessaria se si sottintende un ei dipendente da instabat, come nel passo di Claudiano.

Aperire ambages: “dissipare le incertezze”; cf. Hist. 2, 78, 4 has ambages et

statim exceperat fama et tunc aperiebat.

Non ideo pervicit, quin: non ideo ha il valore di neque tamen (cf. e.g. Ann. 1, 12, 4 nec ideo iram eius lenivit, e 2, 42, 1). La costruzione di pervincere, verbo attestato da Plauto ma impiegato soprattutto da Livio (si cf. TLL s.v.), con quin si trova solo qui e in Ann. 15, 57, 1 at illa non verbera, non ignes... pervicere, quin

obiecta denegaret.

Quo ducerentur inclinatura: “tali da piegarsi a qualsiasi interpretazione”.

Largus Caecina: si noti l’inversione di nomen e cognomen, secondo la pratica postaugustea (cf. anche Hist. 2, 86, 1 Primi Antoni e 91, 3 Priscus Helvidius).

SALWAY 1994, p. 130 ricorda che in epoca imperiale il solo cognomen soppiantò il

praenomen come identificativo della persona in contesto privato, mentre in quello

pubblico si affermò l’uso di nomen e cognomen. Proprio Tacito è indicato come tipico esempio di questa tendenza, e l’inversione dei due elementi, che si riscontra molto spesso nelle sue opere e in quelle di altri autori più o meno coevi, è vista come “poco più di un espediente stilistico, che non influì sulla pratica onomastica”. 2 Cum obstrepere accusator: obstrepere è presente come correzione in M, mentre il consensus dei codici ha obstreperet. Tuttavia, l'infinito con cum al posto del congiuntivo, accolto da tutti gli editori, è frequente in Tacito: si cf. e.g. Ann. 2, 40, 1 cum... distrahere, 4, 50, 4 cum... circumire, hortari.

Silium et nuptias referens: l'espressione indica propriamente le “nozze con Silio”, ma riesce a mettere in maggiore evidenza il nome di Silio, sottolineando il pericolo da lui rappresentato.

Quis visus Caesaris averteret: il nesso visus avertere si trova solo qui ed in Lucan. 8, 591 (FLETCHER 1964, p. 36).

3 Communes liberi: s'intendono Ottavia e Britannico, escludendo quindi Antonia, figlia di Claudio e della prima moglie.

Vibidiam: la Vestale Massima. Cf. supra 11, 32, 2, nota a et Vibidiam... expetere. Depellere nequivit, quin... flagitaret: la costruzione di depello con quin trova un parallelo solo in Plaut. Trin. 640.

Igitur... respondit: si noti ancora una volta la passività di Claudio, per conto del quale è Narcisso a prendere le decisioni.

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1 Mirum... oboediebant: in quest'immagine lo storico condensa efficacemente il capovolgimento dei ruoli in atto (cf. supra 11, 33, nota ad ergo Narcissus...

suscepturum). Per l'espressione cuncta liberto oboediebant si cf. le parole usate da

Tacito per descrivere l'entrata in scena di Agrippina in Ann. 12, 7, 3 versa ex eo

civitas, et cuncta feminae oboediebant.

Patefieri... iubet: significativo è l'uso del verbo iubo riferito al liberto; l'imperatore appare come un burattino nelle sue mani (un caso analogo infra a 12, 5, 2 a proposito di Claudio e Vitellio; sul fatto che nel racconto tacitiano l'imperatore tenda ad essere raramente soggetto, in primis grammaticale, delle azioni, cf. RYBERG

1942, p. 404 n. 83).

Ac primum... demonstrat: sul padre di Silio, amico di Germanico e legato dell’esercito della Germania Superiore sotto Tiberio, tratto alla rovina da Seiano, si cf. Ann. 4, 18-20. Solitamente la proibizione di mostrare immagini di antenati condannati riguardava i funerali, ma non le case private (Ann. 3, 76, 2 sui funerali di Giunia, sorella di Bruto e moglie di Cassio; ma si cf. infra cap. 11, 38, 3 sulle statue di Messalina e Ann. 16, 7, 2 su C. Cassio, obiectavitque Cassio quod inter

imagines maiorum etiam C. Cassi effigiem coluisset).

consultum e ricorre anche in Ann. 16, 9, 1, si cf. Sil. 2, 12, Quint. Inst. 5, 2, 5

(FLETCHER 1964, p. 36).

Tum... cessisse: per questo si cf. supra 11, 12, 3 e 30, 2. Avitum è correzione di Faernus e Chifflet per il tràdito habitum (un simile errore anche a 13, 34, 1 e 14, 18, 2); il riferimento ai Neroni e ai Drusi è alle due famiglie unitesi tramite il matrimonio di Tiberio Claudio Nerone e Livia Drusilla, poi moglie di Augusto, antenati dell'imperatore (si cf. Ann. 5, 1, 1).

2 Castris infert, parata contione militum: il fatto che l'imperatore venga

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