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Tunc transigitur: analogamente a quanto visto per Silio (supra , 35, 2), anche la morte di Messalina è descritta con poche laconiche parole, che accelerano

Nota preliminare

L. Brutus minorum gentium: in questo punto Tacito si discosta dalla tradizione secondo cui le gentes minores erano state create da Tarquinio Prisco (Liv 1, 35, 6;

1 Tunc transigitur: analogamente a quanto visto per Silio (supra , 35, 2), anche la morte di Messalina è descritta con poche laconiche parole, che accelerano

bruscamente il ritmo narrativo e rendono efficacemente il rapido precipitare degli eventi verso una conclusione ineluttabile. L'espediente è, del resto, utilizzato dallo storico anche altrove, e.g. in Ann. 15, 59, 1-4 (morte di Pisone).

Introspexit: il verbo assume negli Annales una particolare pregnanza, in quanto molto spesso non indica semplicemente il guardare attentamente ma il cogliere l'essenza delle cose, celata dietro le apparenze. Nella prospettiva di Tacito l'introspicere diviene un vero e proprio “strumento dell'indagine storica” (LANA

1989), necessario per svelare i meccanismi reali del principato e dei rapporti interpersonali.

Ferrumque... admovens: Tacito è l'unica fonte a menzionare un tentativo di suicidio da parte della donna, precedente la sua esecuzione. Interessante notare che in Tacito tutti i protagonisti di suicidi, tentati o effettivamente perpetrati, sono uomini, per cui Messalina si configura come un'eccezione. Di certo, come rileva

MASTELLONE 2004, p. 546, l'alternanza iugulum/ pectus è un topos della tragedia, che

storico in chiave tragica, come una vera e propria “scena” teatrale (si noti, a questo proposito, il dettaglio delle porte che si spalancano alla fine del capitolo precedente): si veda innanzitutto l'esempio di Polissena nell'Ecuba euripidea (563- 565), poi quelli di Giocasta in Sen. Oed. 1036-1037 ed Elettra in Ag. 972-975. Secondo la Mastellone, questa scena tacitiana sarebbe ricalcata precisamente su quella del sacrificio di Polissena per come si trova raccontata in Ov. Met. 13, 429- 575, laddove Polissena dice a Neottolemo nulla mora est. Aut tu iugulo vel pectore

telum/ conde meum (458-459): Messalina si configurerebbe come un'“anti-

Polissena”, non casta e coraggiosa (si noti che in Ovidio Polissena viene colpita al petto, andando dunque incontro ad una morte connotata come “maschile” ed “eroica”), ma irrimediabilmente corrotta dalla libido e dunque incapace di riscattarsi nel suicidio; io penso che il richiamo non sia così specifico.

Iugulo aut pectori: “ora alla gola, ora al petto”.

2 Claudio epulanti: il banchetto è ancora una volta, come già all'inizio del libro (vedi supra 11, 2, 2, note ad adeo ignaro Caesare... responderet ed epulantem apud

se maritum), contesto privilegiato per annunci importanti, di notevole valore

politico; e l'imperatore dà nuovamente prova di un'incredibile noncuranza, ai limiti del grottesco, di quanto gli accade intorno (in Svet. Claud. 39, 1, invece, Claudio chiede esplicitamente perché la moglie non si presenti a banchetto).

Non distincto: per quest'uso del participio si veda supra 11, 10, 2, nota a multum

certato.

Solita convivio celebravit: per l'uso del neutro plurale sostantivato solita si cf. e.g.

Ann. 3, 15, 3 solita curando corpori exsequitur, infra 12, 56, 2 solita proelio. In

generale, è più comune l'uso del singolare, spesso con preposizione o comparativo, mentre l'impiego del plurale come in questo caso sembra una peculiarità tacitiana, pur trovandosi già in autori precedenti in alcuni nessi preposizionali (e.g. Sall. Hist. 3, 46 praeter solita, Sen. Dial. 5, 19, 1 super solita).

3 Ne secutis quidem diebus: si noti l'uso aggettivale di secutus, complessivamente non frequente, ma molto presente in Plinio il vecchio (e.g. Nat. 2, 119 e 248). Per altri casi in Tacito cf. Ann. 3, 19, 2 e 27, 1. Si cf. ENGHOFER 1961, pp. 18-19.

Iuvitque... demovendas: si trattò di una vera e propria damnatio memoriae per decreto senatoriale (cf. BUONGIORNO 2010, pp. 271-273), che coinvolse anche le

immagini di ambito privato, contrariamente a quanto usuale (cf. Ann. 2, 32, 1; Ann. 3, 17, 4; 18, 1 e 76, 2); ma si cf. supra 11, 35, 1, nota ad ac primum... demonstrat. In generale sulla questione della damnatio memoriae si veda WOOD 1992.

4 Decreta Narcisso quaestoria insignia: per la prassi di concedere come premio

insignia di cariche prestigiose a personaggi anche di dubbia onestà, diffusasi in

epoca imperiale e particolarmente attestata sotto Claudio, che pare essere stato il primo ad assegnarli addirittura a liberti, si cf. supra 11, 4, 3, nota a sestertium...

iuvaret con altri rimandi. Per la concessione dei quaestoria insignia a Narcisso si

cf. anche Svet. Claud. 28; D.C. 60, 30, 6b aggiunge che Narcisso ottenne anche il privilegio di portare la spada. Nel 52 anche a Pallante furono decretate le insegne pretorie (Ann. 12, 53, 2).

Levissimum fastidio eius: fastidio (“arroganza”, in questa accezione anche in

Hist. 2, 77, 3 illi per fastidium et contumacia hebescunt) è correzione di Ernesti

(accolta da Jackson, Koestermann, Weiskopf, Wuilleumier, Heubner) per la lezione di M e di alcuni recenziori fastidii (mantenuta da Furneaux, Fisher e Goelzer). A mio avviso fastidio è preferibile in quanto più congruente al contesto: lo storico non vuol dire che le insegne questorie date a Narcisso furono il motivo minore della sua arroganza (“the least ground of his arrogance” traduce Furneaux), ma che, per una sorta di paradosso, esse erano state una ricompensa irrisoria per la sua arroganza, derivata dallo strapotere de facto di cui egli era già in possesso (così traduce Jackson “baubles to the pride of one who...”), mentre Goelzer, pur accettando fastidii, dà, di fatto, una traduzione più appropriata alla lezione fastidio (“bien faible récompense pour l'orgueil d'un homme qui...”). Wellesley accoglie la lezione di alcuni recenziori fastigii, termine abbondantemente attestato nella prosa tacitiana nel senso di “grandezza, dignità” (si cf. e.g. infra 12, 42, 2), ma di certo meno incisivo in questo contesto.

Cum super Pallantem et Callistum ageret <...> honesta quidem, sed ex quis deterrima orerentur †tristitiis multis: il capitolo si chiude con una frase sentenziosa (così anche il l. 15), che però non mi sembra avere contatti immediati con quanto precede (difficile pensare che lo storico possa definire honesta la

damnatio memoriae di Messalina o la concessione delle insegne questorie a

che Tacito impiega più volte al singolare, al plurale è di uso molto tardo. In virtù di queste considerazioni ho preferito porre segno di lacuna prima di honesta (Ernesti, Pfitzner, Jackson, Wuilleumier, Woodman) e crux prima di tristitiis multis. Non mi sembrano assolutamente convincenti le proposte di chi si limita ad intervenire solo sull'ultima parte della frase (<cum> tristitiis multis WALTER 1939, p. 41; <et> tristia multis Andresen; [tristitia multis] Koestermann; cum super Pallantem et Callistum ageret honesta quidem, sed ex quis deterrima orerentur iis, tristia multis

Wellesley, che scrive “vocabulo tristitiis credere cogor homoeoteleuton inesse e fine praecedentium -riis) o di chi cerca di integrare il testo tra ageret ed honesta intervenendo eventualmente al contempo su tristitiis multis (cum super Pallantem

et Callistum ageret <ob consilia> (Fuchs) honesta quidem, sed ex quis deterrima orerentur tristitia<que> (Hanslik) multis Weiskopf; <ob> honesta SEIF 1973, p.

130). Più plausibile, ma metodologicamente meno corretto, è l'intervento di chi mette la croce prima di honesta ed espunge tristitiis multis (Halm e Nipperdey, autori della sola espunzione, Furneaux, Fisher, Goelzer, Heubner).

L

IBRO

12

1

Il libro 12 si apre con la descrizione degli affannosi sforzi dei liberti per trovare una nuova moglie a Claudio, ovviamente allo scopo di poterlo manipolare meglio dal punto di vista politico. Tacito dipinge questa scena iniziale con notevole sarcasmo, descrivendo parodicamente la riunione dei tre liberti come una sorta di

consilium principis (CROOK 1955, p. 42); SYME 1967-1971, II, p. 710 parla di un

grottesco “giudizio di Paride”. Koestermann richiama a tal proposito il caso simile della satira 4 di Giovenale, dove un vero e proprio consilium si riunisce per decidere come cuocere il gigantesco rombo portato a Domiziano.

1 Caede Messalinae convulsa principis domus: la morte di Messalina si

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