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Il ciclo di vita della tecnologia e la mancata recognition

Come si è avuto modo di spiegare, la tecnologia adottata sui Remondini era ancora basata su metodi di stampa che non si discostavano da quelli utilizzati ai tempi di Gutemberg. Il torchio originario da costui perfezionato verso il 1450 venne infatti impiegato nelle tipografie europee fino al XIX secolo inoltrato, rimanendo in uso per oltre tre secoli senza che vi fossero apportati miglioramenti sostanziali. All’epoca della sua introduzione nelle tipografie d’Europa, il torchio da stampa rappresentò dunque una tecnologia emergente che rispose alla necessità di una produzione di stampati su vasta scala, che costituì fin dalla metà del Quattrocento un’attività commerciale riconosciuta e lucrativa, e della realizzazione di una maggiore quantità di stampe a prezzo inferiore grazie alla sostituzione della macchina al lavoro manuale.

18 In merito alla possibilità di successo di altri stampatori della terraferma, è necessaria una precisazione. Infatti

nella seconda metà del Settecento l’Università della stampa, avendo ormai rinunciato a ostacolare l’ascesa dei Remondini, si impegnò a limitare la crescita di altri importanti stampatori della Repubblica, che operavano nelle città di Verona, Padova e Brescia, allo scopo di evitare la riproposizione di un caso come quello remondiniano. La presenza di ulteriori grandi stamperie in terraferma avrebbe infatti danneggiato maggiormente le case veneziane e avrebbero ridotto il numero di titoli licenziati nella Dominante. Infelise, L’editoria veneziana, cit., p. 232. Riguardo alle licenze vedi anche G.A. Ravalli Modoni, “Licenze dei riformatori dello Studio di Padova per edizioni venete del secolo XVIII con l’indicazione di Ferrara e di città dei ducati estensi quali falsi luoghi di stampa”, Atti dell’Accademia delle Scienze di Ferrara, XXXV (1977-1978), 55, pp. 473-487.

19 Vedi Treccani, Dizionario di Economia e Finanzia, Internalizzazione,

http://www.treccani.it/enciclopedia/internalizzazione_(Dizionario-di-Economia-e-Finanza)/, data di consultazione 16 maggio 2013.

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Il fatto che la stampa a caratteri mobili fosse stata inventata in Germania, e praticata per la prima volta a Magonza, fece sì che per almeno un decennio il torchio rappresentasse una tecnologia chiave per le prime stamperie impiantate nelle cittadine tedesche. Tuttavia, a partire dal 1460, gli stampatori iniziarono a emigrare per raggiungere i centri più fiorenti dal punto di vista del commercio internazionale, ovvero i luoghi che avrebbero offerto maggiori prospettive di successo economico in seguito alla fondazione delle stamperie, come le città di Norimberga, Colonia, Basilea, Roma, Venezia, Parigi, Milano, Firenze, Lione, Lubecca, Londra e altre20.

Quindi, con la diffusione delle tecniche e degli strumenti di stampa, il torchio divenne una tecnologia di base indispensabile come condizione di entrata nel settore. Nel caso dei Remondini, il vantaggio competitivo rispetto agli altri stampatori derivò dall’acquisizione di un elevato numero di torchi, pari a 18 nel 1765 e sufficienti al soddisfacimento delle esigenze dell’azienda nel periodo di massimo fervore produttivo. Si trattava tuttavia di macchinari tecnicamente obsoleti, adottati dagli stampatori come presupposto per dare avvio alle loro attività, il cui costo non rappresentava nemmeno una quota rilevante dello sforzo economico totale necessario per la gestione di una tipografia.

Giunta ormai alla fase di saturazione dopo secoli di sfruttamento, questa tecnologia necessitava di una transizione verso macchinari più efficienti basati su nuove tecniche di lavorazione, nel momento in cui il clima intellettuale diffusosi in seguito alla Rivoluzione Francese, la diffusione della capacità di leggere e scrivere e l’istruzione obbligatoria contribuirono all’emergere di nuove esigenze culturali e informative e all’incremento della domanda di libri. I progressi della meccanica favorirono sia la diminuzione dei costi di produzione, sia la trasformazione della tradizione tipografia in un’organizzazione razionale di tipo industriale, riconoscibile precocemente nell’impresa dei Remondini21.

Si assiste quindi, a partire dai primi anni del XIX secolo, al sorgere di un nuovo ciclo di vita, con l’ideazione e lo sviluppo di tecnologie emergenti considerate rivoluzionarie per quei tempi. La prima riguardò la fabbricazione meccanica della carta mediante la macchina continua, inventata nel 1798 in una cartiera francese di proprietà della famiglia Didot, seguita nel 1840 dall’introduzione della pasta di legno in sostituzione della pasta di stracci.

20 S.H. Steinberg, Cinque secoli di stampa, Torino, Einaudi, 1982, pp. 10-19, 30-34. Un’indispensabile fonte di

informazioni riguardo i procedimenti tecnici di stampa, la composizione dei caratteri, la fabbricazione degli inchiostri, la costruzione dei torchi si trova in J. Moxon, Mechanics exercises on the whole art of printing, London, Oxford University Press, 1962 (prima edizione 1683). Vedi anche L. Braida, Stampa e cultura in

Europa tra XV e XVI secolo, Roma, Laterza, 2000.

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In seguito, ulteriori innovazioni furono introdotte nel campo della stampa con l’applicazione dell’energia termica alla macchina a cilindro nel 1814 da parte di Friedrich Koenig. In particolare, nel 1828 questa macchina consentì la stampa di 4.000 fogli all’ora e rese possibili tirature maggiori a prezzi inferiori22.

La riduzione del costo delle illustrazioni a stampa, eseguite in precedenza a mano con le tecniche della calcografia, fu resa possibile grazie all’invenzione della litografia, il cui procedimento di esecuzione venne brevettato nel 1800 in Inghilterra: questa divenne il principale metodo per realizzare riproduzioni a colori di opere d’arte.

Infine, le vicende delle edizioni privilegiate e plagiate si conclusero con le prime disposizioni di legge che garantirono il diritto degli autori e degli editori, come il Copyright Act nel 1709 in Inghilterra, l’analoga legge francese del 1793 e quella promulgata nel ducato di Sassonia-Weimar nel 1839, finché la Convenzione di Berna del 1886 sancì la reciprocità internazionale di questi diritti23.

Nonostante i notevoli sviluppi tecnici realizzati a cavallo tra la fine del Settecento e la prima metà dell’Ottocento, i Remondini non furono in grado di introdurre nuovi procedimenti e macchinari all’interno dei loro stabilimenti per competere con imprese, sia italiane sia europee, che nei primi anni dell’Ottocento avevano saputo rinnovarsi in maniera radicale.

La causa di questo immobilismo non fu la mancanza di capitali, che anzi vennero investiti in beni immobili, ma la presenza di una certa ignoranza e avversione da parte degli ultimi eredi verso tutto ciò che riguardava le innovazioni e i ritrovati moderni.

Dunque, l’exploration intrapresa dagli inventori e dalle aziende che avevano adottato i nuovi macchinari si tradusse nella creazione di nuove tecnologie e di nuovi mercati a livello europeo. Contemporaneamente i Remondini, restii all’innovazione, rappresentano un caso evidente di mancato riconoscimento delle potenzialità in termini produttivi e delle opportunità in termini commerciali ed economici derivanti dalle nuove tecniche e procedimenti nel settore tipografico.

La mancata recognition fu quindi una delle cause principali del declino dell’impresa e, congiuntamente al disinteresse per le attività gestionali da parte degli eredi nel corso della prima metà dell’Ottocento, provocò la progressiva dissoluzione della rete distributiva, che a suo tempo era stata costruita con tenacia e ottica strategica, e la drastica riduzione del volume di scambi. Il declino raggiunse la fase culminante con la chiusura della filiale di Venezia nel

22 Ivi, pp. 220-233.

23 Ivi, pp. 241-242. Vedi U. Izzo, Alle origini del copyright e del diritto d’autore: tecnologia, interessi e

cambiamento giuridico, Roma, Carrocci, 2010; A. Johns, Pirateria: storia della proprietà intellettuale da Gutemberg a Google, Torino, Bollati Boringhieri, 2010.

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1848, della cartiera e della stamperia nel 1861 e la successiva liquidazione di merci invendute, attrezzature e strumenti di lavorazione.