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Penrose e le caratteristiche dell’impresa

Edith Penrose, economista britannica, elaborò una teoria dell’espansione dell’impresa che potesse spiegare i diversi percorsi di crescita tenendo conto sia delle variazioni provocate dalle attività interne che da quelle determinate dall’ambiente esterno.

La sua teoria viene illustrata in questa sede perché può fornire una spiegazione dei molteplici fattori che possono consentire o impedire la crescita in termini di dimensioni, complessità organizzativa e presenza sul mercato. Alcuni di questi elementi possono essere applicati al caso in esame in quanto richiamano le condizioni, ma soprattutto i presupposti, che hanno permesso l’espansione e il successo dell’impresa in un contesto turbolento e caratterizzato da peculiari congiunture economiche.

Questa teoria inizialmente esamina le caratteristiche dell’impresa, le funzioni e i fattori che influenzano il suo comportamento e in seguito le forze e i fattori che creano incentivi e limiti all’espansione63.

La cosiddetta “impresa industriale” esercita la funzione di utilizzare le risorse produttive per fornire beni e servizi al sistema economico in base ad accurati piani predisposti all’interno dell’impresa. Tale attività economica si svolge dunque nell’ambito di un’organizzazione amministrativa, nella quale la direzione centrale è responsabile delle azioni pianificate.

Nel caso dell’impresa settecentesca, è possibile supporre che la figura dell’imprenditore, corrispondente al direttore generale, si occupasse di stabilire dei criteri comuni di operatività all’interno della struttura gerarchica. L’imprenditore aveva anche il compito di risolvere i problemi di maggiore entità che i subalterni o i capioperai non avevano la facoltà o la capacità di affrontare, come le decisioni riguardanti i problemi finanziari e di investimento dell’impresa, nonché la possibilità di assegnare degli incarichi intermedi a persone di fiducia all’aumentare della dimensione.

Nell’ipotesi di un’impresa ideale operante in un contesto immutato, la direzione centrale può stabilire delle linee di intervento e dei criteri in base ai quali le unità possano esercitare le proprie funzioni.

I reali mutamenti esterni impongono invece la necessità di un adeguamento non solo alle condizioni di breve periodo, le quali possono essere affrontate grazie alla predisposizione di procedure che consentano ai vari livelli dell’impresa di prendere decisioni, ma anche a

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quelle di lungo periodo64. Gli impulsi esterni all’espansione sono costituiti dall’aumento della domanda di determinati prodotti, dalle innovazioni tecnologiche, dalle scoperte e invenzioni che aprono nuove prospettive e da opportunità che consentono l’ottenimento di una posizione migliore sul mercato. Gli ostacoli esterni comprendono la concorrenza esistente sui mercati di alcuni prodotti che rendono difficoltoso il rafforzamento della propria posizione sul mercato, l’esistenza di brevetti e di limitazioni all’uso delle conoscenze e delle tecnologie (in questo caso si può fare riferimento ad alcune limitazioni, con le dovute cautele, ma non ai brevetti), le difficoltà nel reperimento di materie prime e forza lavoro.

Anche dal punto di vista interno sono presenti ostacoli e impulsi. I primi possono derivare dall’insufficienza delle capacità esistenti nell’ideazione, attuazione e gestione efficiente di un nuovo programma di espansione in una certa direzione. I secondi possono provenire dall’esistenza di risorse e competenze specializzate non utilizzate ma reperibili nell’impresa65. La crescita dimensionale potrebbe dunque essere vincolata dalla limitatezza delle risorse organizzative disponibili per la gestione del cambiamento, concetto noto come “effetto di Penrose”66.

L’attività del gruppo di persone operanti nell’ambito di una organizzazione è caratterizzata inoltre dal rapporto tra questo gruppo e l’uso delle risorse produttive, la cui distribuzione tra i diversi impieghi è determinata dalle decisioni al vertice67. Infatti le risorse possono soddisfare varie necessità, definite “servizi”, ovvero i modi diversi e le combinazioni con tipi e quantità differenti di altre risorse che consentono di definirle indipendentemente dal loro uso.

I servizi presentano diverse possibilità di utilizzo al variare delle conoscenze del personale, in funzione delle quali le risorse e gli stessi servizi assumono un preciso significato. Infatti l’imprenditore è incentivato all’approfondimento delle conoscenze riguardanti le risorse a disposizione poiché una maggiore consapevolezza contribuisce al miglioramento dell’efficienza e della reddittività, qualora i servizi siano sconosciuti e ancora inutilizzati e siano idonei a definire un nuovo ambito di attività.

Dunque i servizi forniti dalle risorse dipendono dalle capacità degli uomini che le utilizzano, ma lo sviluppo delle loro capacità è influenzato a sua volta dalle risorse di cui essi

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Ivi, pp. 30-32.

65 Ivi, pp. 94-95.

66 M. Slater, “The managerial limitation to the growth of firms”, The Economic Journal, LXXXIX (1980), 90,

359, pp. 520-528.

67 Penrose, La teoria dell’espansione, cit., pp. 39-41. Su questo contributo si fonda la Resource-Based View e la

relazione causale tra risorse, capabilities, vantaggio competitivo e suo mantenimento. Vedi Y. Kor, J. Mahoney, “Edith Penrose’s (1959) contributions to the Resource-Based View of strategic management”, Journal of

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realmente dispongono. Per questa ragione l’impresa potrebbe non essere in grado di sfruttare tutte le opportunità generate dai servizi che ha a disposizione poiché l’entità di espansione che può essere programmata risulta limitata dal continuo impulso derivante dall’apertura di nuovi settori68.

La conoscenza, interpretata da Penrose come risorse produttiva, non è legata unicamente all’esperienza del personale e alle possibilità produttive insite nelle risorse, ma anche agli effetti causati sull’impresa dai mutamenti nel mondo esterno, i quali possono modificare il significato assunto dalle risorse e dai loro impieghi. Tali conoscenze sono inerenti ai mercati, alle tecnologie sviluppate da altre imprese, ai gusti, alle attitudini dei consumatori e all’impatto dei mutamenti ambientali sulla domanda e sul tasso di sviluppo delle imprese.

La domanda assume una particolare rilevanza nella misura in cui essa è concepita dall’imprenditore nella redazione dei propri piani come la quantità venduta in corrispondenza di determinati prezzi e sforzi produttivi. In realtà è possibile affermare, al contrario, che la domanda dei consumatori determina l’attività produttiva, in quanto costoro decidono se accogliere o meno i prodotti che vengono loro offerti69.

L’impresa concentra dunque la sua attenzione su limitati gruppi di prodotti e la scelta del settore di mercato su cui operare avviene in base ai servizi produttivi di cui essa già dispone, a seconda delle capacità, possibilità di finanziamento e preferenze dell’imprenditore, queste ultime influenzate dalle sue ambizioni e dalla sua capacità di giudizio.

Il contributo di Penrose è stato largamente interpretato, sebbene alcune riletture non abbiano attribuito il giusto peso a determinati concetti che non sono stati totalmente apprezzati o addirittura rifiutati, come la distinzione cruciale tra risorse e servizi, l’attenzione ai processi manageriali e ai loro effetti nell’accumulazione delle risorse.

A Penrose è attribuito il merito di aver riaffermato e raffinato la concettualizzazione basilare dell’impresa come depositaria di una conoscenza produttiva e organizzativa eterogenea e come istituzione che sviluppa e gestisce tale conoscenza per creare un vantaggio competitivo.

Particolare rilievo è assunto inoltre dalla visione del processo competitivo come orientato verso una condizione di disequilibrio e influenzato dall’imprenditorialità, dalla

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Penrose, La teoria dell’espansione, cit., pp. 105-109. Riguardo al ruolo della conoscenza come principale risorsa produttiva, vedi R. M. Grant, “Toward a Knowledge-Based Theory of the firm”, Strategic Management

Journal, XVI (1996), 17, pp. 109-122 e C. Simone, La Resource-Based View e la Knowledge-Based View: dall’ottica atomistica a quella interaziendale, Roma, Aracne Editrice, 2004, pp. 87-119.

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flessibilità, dal cambiamento e dall’incertezza, elementi che influenzano le opportunità di produzione e la mentalità dell’imprenditore70.