• Non ci sono risultati.

Il contesto e il sistema concorrenziale

5.5 Il vantaggio competitivo dei Remondini nel contesto di riferimento

5.5.2 Il contesto e il sistema concorrenziale

dalla proprietà immobiliare privata della piazza di Bassano, attorno alla quale erano collocati i laboratori e le botteghe appartenenti alla ditta13.

L’attenzione sull’aspetto della reputazione non coincise tuttavia con una scelta strategica mirata, tipica dell’attuale orientamento al “reputation management”, ma fu una conseguenza del successo ottenuto dai prodotti presso pubblici di varie provenienze ed estrazioni sociali.

5.5.2 Il contesto e il sistema concorrenziale

Le imprese operanti nel contesto contemporaneo svolgono solitamente un’analisi approfondita anche dal punto di vista quantitativo di tutte le variabili e le tendenze che potrebbero influenzare le loro attività, la reddittività e la scelta dei mercati.

Come si è detto nel terzo capitolo, gli indicatori in esame sono inerenti sia al macroambiente, che comprende il sistema macroeconomico, socio-demografico, socio- culturale, politico-legislativo, tecnologico e nazionale, sia al microambiente. Riguardo ai contesti di antico regime, gli andamenti di alcune variabili come i prezzi del grano e di altri beni sono stati utilizzati come proxy per analizzare il contesto economico generale. Altri indicatori, come quelli riguardanti la sfera demografica, sono stati costruiti a partire da serie di dati non sempre complete14.

Un’impresa del Settecento, come quella dei Remondini, non aveva quindi la possibilità di disporre di analisi a così ampio raggio per orientarsi strategicamente verso determinati mercati e per intraprendere le scelte opportune in base ai contesti territoriali.

Ciononostante, a posteriori è sembrato opportuno esaminare almeno dal punto di vista teorico i fattori macro e micro ambientali che influirono e condizionarono le attività imprenditoriali. Il primo di questi fu indubbiamente il sistema politico-legislativo, in quanto insieme di istituzioni, di interventi e regole aventi come fine primario la regolazione degli scambi, delle iniziative economiche e dei diritti sulle risorse.

13 Signori, “I Remondini e l’amministrazione dei loro beni”, cit., p. 53.

14 Per gli indicatori sulla densità della popolazione, sulla composizione sociale e anagrafica nelle maggiori città

della Repubblica, sui nuclei familiari, sui quozienti generici di natalità, sulla distribuzione delle fortune e per la trattazione di moltissimi altri aspetti sulle anagrafi, i censimenti e la demografia, vedi D. Beltrami, Storia della

popolazione di Venezia dalla fine del secolo XVI alla caduta della Repubblica, Padova, Cedam, 1954. Vedi

anche G. Zalin, Aspetti e problemi dell'economia veneta dalla caduta della Repubblica all'annessione, Vicenza, Comune di Vicenza, 1969.

130

In particolare, il sistema legale influenzava la trasmissione dei beni familiari tramite i meccanismi del diritto ereditario che stabilivano le pratiche successorie15. Ad esempio, nel caso dei Remondini si assistette alla presenza di vincoli fedecommissari che escludevano dalla disponibilità del patrimonio paterno i figli non istituiti eredi dal testatore. In particolare nel 1798 ebbe luogo la separazione delle proprietà comuni a causa dei conflitti di vedute tra i fratelli Giuseppe e Antonio, il quale aveva scorto nello spreco delle risorse e nell’indisciplina i primi segnali di crisi, a cui tuttavia Giuseppe non volle prestare attenzione.

Infine, il sistema culturale condizionò di sicuro la produzione dell’impresa editoriale nella misura in cui essa era rappresentata da vari generi di opere, da quelle di carattere teologico, religioso (in particolare opere devozionali e sulle vite dei santi), giuridico ed economico, a quelle di argomento storico, geografico, scientifico e infine dalle opere letterarie. Ogni genere era apprezzato da determinati pubblici e le edizioni furono influenzate dai gusti ma soprattutto dalla volontà di laicizzare i cataloghi e i contenuti dei libri nel momento in cui la crisi del sistema di istruzione gesuitica impose la necessità di introdurre opere di scienza, economia e filosofia16.

Per quanto riguarda il microambiente, il settore editoriale fu costituito da un insieme di iniziative produttive governate da provvedimenti normativi istituzionali. Nel contesto d’azione di queste imprese è attribuibile un ruolo di rilevanza anche a determinati stakeholder. Nel caso dei Remondini, questi erano: i dipendenti, ovvero gli incisori e gli operai lavoranti negli stabilimenti, i collaboratori commerciali e i venditori ambulanti, i concorrenti intesi come gli stampatori e gli editori della Dominante, le istituzioni della Repubblica come i Riformatori dello Studio di Padova e i Savi alla Mercanzia e infine alcuni membri dell’aristocrazia veneziana, che svolsero il ruolo di protettori della casa bassanese, come Gabriel Marcello, dopo essere stati omaggiati con doni e favori17.

In particolare, i dipendenti erano senz’altro portatori di un interesse nei confronti dell’impresa, infatti, seppur in modo indiretto, i Remondini procurarono benefici di un certo rilievo alla popolazione di Bassano impiegata alle loro dipendenze. Sebbene costoro non godessero di diritti in qualità di lavoratori, le alternative a questa occupazione erano, con ogni probabilità, la miseria e la fame.

15 A. Colli, Capitalismo famigliare, Bologna, Il Mulino, 2006, p. 48. 16 Infelise, I Remondini, cit., pp. 157-159.

17

131

Le ulteriori categorie di soggetti citate influenzarono l’operato dell’impresa e il raggiungimento dei suoi obiettivi in quanto costrinsero gli imprenditori a determinate scelte a livello strategico, con lo scopo di reagire ai loro tentativi di frenare l’ascesa della casa.

Il sistema della concorrenza nel settore editoriale settecentesco non può essere paragonato a quello in cui agiscono le imprese nel contesto contemporaneo. Ciononostante, si sono individuati alcuni elementi che potrebbero richiamare il modello porteriano delle cinque forze.

Innanzitutto, soprattutto nella fase della loro espansione e consolidamento, risulta evidente la presenza di una certa rivalità tra i Remondini e gli stampatori veneziani, che videro danneggiate le loro tradizionali posizioni nel mercato a causa dello sviluppo di una tipografia di terraferma. Poiché a quell’epoca quello editoriale era un settore ormai maturo, l’impresa dei Remondini per svilupparsi dovette guadagnare quote di mercato a danno dei concorrenti, ponendo in atto una strategia di competizione sui prezzi. La loro riduzione fu infatti possibile grazie ai minori costi sostenuti nelle fasi di produzione, dato che venivano utilizzati carta, caratteri e inchiostro di loro produzione, mentre la fitta composizione delle pagine consentì il risparmio di carta, il cui risultato era però il peggioramento qualitativo.

La rivalità era inoltre accentuata dalla presenza di forti barriere all’uscita, come la presenza di ingenti costi fissi (l’acquisto dei caratteri da stampa, degli attrezzi, degli arredi) che impedivano l’uscita dal settore e la mobilitazione delle risorse verso nuove attività. I Remondini, disponendo di una cospicua quantità di capitali, ebbero modo non solo di avviare un processo di integrazione verticale e di internalizzazione di alcune attività, ma anche di investire in titoli, immobili e proprietà terriere nelle aree circostanti.

La loro impresa si concretizzò di fatto in una nuova entrata nel settore e fu avvantaggiata dalla presenza di alcuni fattori vincenti, introdotti nel contesto dalla stessa impresa, ma non presenti in precedenza come barriere all’entrata. Tra questi le economie di scopo, che resero più conveniente la produzione di una gamma abbastanza vasta di prodotti, ovvero le carte stampate, le incisioni, le carte da parati, da gioco, i calendari, le carte geografiche, a cui si aggiunse infine l’assortimento di libri. In secondo luogo, l’impresa poté godere di altri vantaggi di costo, ovvero l’accesso privilegiato alle materie prime tramite l’impianto delle cartiere e agli stracci grazie alle conoscenze e ai capitali, l’ubicazione favorevole nel territorio pedemontano, la disponibilità di risorse finanziarie e le economie di esperienza, che consentirono agli eredi di seguire la rotta tracciata dal fondatore. Come si è

132

spiegato, l’insieme di questi fattori non avrebbe potuto essere in alcun modo replicato dai concorrenti o da potenziali nuovi entranti18.

Infine, il problema dei rapporti di fornitura e dei prezzi elevati dei beni necessari alle lavorazioni (come la carta e i caratteri da stampa) fu risolto, come si è visto, tramite l’internalizzazione di alcune attività che furono inglobate nella struttura imprenditoriale, in modo da assicurare un approvvigionamento costante e subordinato alle esigenze di produttive. Fu così garantita la produzione di beni intermedi che sarebbero altrimenti stati acquistati dall’esterno, in dipendenza a determinate condizioni stabilite dai fornitori, favorendo così la drastica riduzione dei costi di transazione19.

Le opere dei Remondini costituirono inoltre prodotti sostitutivi rispetto ai libri prodotti dagli stampatori veneziani, rappresentando un’alternativa a basso prezzo per i pubblici meno abbienti ma comunque interessati ai beni di genere culturale.