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CITTÀ D’ACQUA DELL’EMILIA: BOLOGNA

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 46-49)

L’AMBIENTE URBANO NELLA POLITICA E NELLA RICERCA EUROPEA SULL’ACQUA

G. MONACELLI 1 , E. GIUSTA 1

3. CITTÀ D’ACQUA DELL’EMILIA: BOLOGNA

3.1. Bologna città dei canali

Ad osservare una carta di Bologna, magari una di quelle bellissime antiche, si osserva come nessun fiume l’attraversi, eppure nonostante questa sua localizzazione “diversa”, i bolognesi vollero comunque costruirsi una via sicura verso il mare.

Città nevralgica fin dalla sua storia remota, sorta in un territorio che ci riporta alle fasi villanoviane dell’antropizzazione, l’origine di Bologna si vuole avvolta nella leggenda.

Quel che è certo è che nacque sulla linea delle risorgive, si enucleò intorno al torrente Aposa e che venne chiamata Felsina dagli Etruschi che forse la fondarono. Colonia romana alla fine del II secolo a.C. con il nome di Bononia15, il suo territorio divenne campo di battaglia durante la decadenza dell’Impero. Alla lunga dominazione longobarda seguì l’inserimento nel Regno d’Italia di Berengario nel X secolo. E’ di quel tempo, a seguito dell’abbandono e dell’imperversare di alluvioni che si erano susseguite a partire dal tardo impero, il rovinoso evento della rotta di Ficarolo (1152)16 che modificò il corso principale del Po, sconvolse l’equilibrio idraulico della pianura padana, dissestò un territorio già paludoso e malsano. D’altra parte è la posizione geografica di Bologna, nata ai piedi dell’Appennino tosco-emiliano ed ai margini meridionali della Pianura padana, con un dislivello da nord a sud a favorire il rapido passaggio delle acque

14 Laureano P., 1993, Giardini di pietra, i Sassi di Matera e la civiltà mediterranea.

15 Al periodo romano risale il primo acquedotto sotterraneo della città che prende acqua dal fiume Setta e rimase attivo fino al medioevo. L’acqua veniva fatta decantare in una cisterna e da qui distribuita alle fontane e alle terme 16 In età romana la foce del Po era localizzata molto più a sud a pochi chilometri da Ravenna.

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Figura 4 - Pianta di Bologna - Affresco del 1575

Fonte: Roma, Palazzi Vaticani

3.2 Il sistema idraulico bolognese

Un’imponente opera di riassetto portò gradualmente Bologna a dotarsi di una rete idrica artificiale che, dal XII al XVII secolo la rese uno dei più importanti centri economici e culturali europei, vuoi per la sua Università ma anche per lo sviluppo di strutture proto-industriali come quella dell’arte della lana e della seta.

Figura 5- La chiusa del Battiferro, disegno (XVI secolo) Figura 6-Telaio alla bolognese

Fonte: Bologna – Biblioteca comunale

In particolare la lavorazione della seta era basata su un accorto utilizzo della risorsa acqua e del sistema idraulico artificiale di cui la città si era nel frattempo dotata e di quei mulini da seta “alla bolognese” (v.fig.6) che furono tra le più alte espressioni della tecnologia europea del tempo17,

17 Ad un prototipo utilizzato a Lucca i bolognesi applicarono la ruota idraulica cosicchè filatoi di piccole dimensioni si trasformarono in mulini da seta facilmente collocabili in una stanza, con edifici a più piani ove lavoravano diversi operai, l’aumento dei ritmi produttivi, la garanzia di una migliore qualità del filato.

Bologna nata intorno alle terre emer-se del torrente Aposa oggi quasi com-pletamente interrato, ha mantenuto pressochè intatto il proprio tessuto urbano entro la cerchia di mura del XIV secolo.

Nonostante gli sventramenti del XIX secolo e le distruzioni dell’ultima guer-ra è, insieme a Venezia, tguer-ra le più inte-gre delle grandi città italiane. La forte morfologia del suo impian-to governa anche dal punimpian-to di vista percettivo le singole opere architet-toniche.

complice una sapiente organizzazione produttiva grazie a cui i filati venivano esportati in tutta Europa. Coordinamento, controllo e motore dell’intero ciclo produttivo una efficiente classe di mercanti-imprenditori.

Figura 7 – “ L’organismo” idraulico nell’area urbana di Bologna (secc. XVI-XIX)

Un complesso sistema di chiuse, canali e chiaviche costituì quindi la prima infrastruttura industriale di Bologna: vie d’acqua come il Navile furono per circa 7 secoli rotte di comunicazione rapide e sicure tra la città e il Nord Adriatico, fino a Venezia e di lì al Nord Europa o al bacino del Mediterraneo. Quella di Bologna marinara fu storia gloriosa, la sua flotta era stata anche in grado di battere Venezia nella battaglia navale alla Polesella sul Po di Primaro18 nel 1271. I canali, Autostrada d’acqua, come furono definiti: il Savena, del XII secolo, scorreva dove oggi è la via Castiglione in centro città, alimentato dall’omonimo fiume, forniva energia idraulica per le macine da grano e acqua per il fossato posto all’esterno della cerchia muraria. Il Canale Reno, anch’esso tombato negli anni ’50 del novecento, generato dalla grande chiusa sul fiume omonimo a Casalecchio disegnata dall’architetto Vignola19 e considerata uno dei capolavori dell’idraulica del tempo20, ha costituito fino al tardo ‘800 la più importante infrastruttura per l’energia industriale. Scorreva dove sono le attuali via Grada e via riva di Reno, dividendosi poi in due: il Canale delle Moline e il Canale Cavaticcio di servizio al porto Navile ancora visibile all’inizio del XX secolo, capace di assicurare efficaci collegamenti al Mare Adriatico attraverso il Po di Primaro. Il sistema di Chiaviche scoperte o sotterranee assicurava poi la distribuzione dell’acqua, alimentava i vari mulini della città e muoveva le ruote negli scantinati.

L’Acquedotto Romano, probabilmente di età augustea, partiva dal fiume Setta, si snodava per 18 Km tutto in cunicolo, rinforzato con opere murarie e intonacato, gettandosi nella grande cisterna della valle del Ravone da dove avveniva la distribuzione. Funzionò fino all’alto Medioevo quando, cessate in seguito alle invasioni barbariche le opere di controllo e manutenzione, alcune frane otturarono il cunicolo. Solo alla fine del XIX secolo le opere di ripristino lo resero di nuovo funzionante ed oggi alimenta le fontane di piazza Maggiore.

Il XIX secolo si apre con una profonda crisi di deindustrializzazione: Bologna, la più importante città dello Stato Pontificio dopo Roma assiste al declino dell’industria della seta e della canapa e ad una destinazione agricola del territorio con la costruzione della strada verso Ferrara allorquando l’autostrada d’acqua perse ragione di essere.

Solo intorno alla metà dell’Ottocento è il recupero e la conferma dell’antica vocazione industriale del territorio con la nascita delle nuove scuole tecniche e delle prime aziende meccaniche, un processo di ricostruzione che verrà realizzato totalmente già dal primo ‘900.

Sul piano urbanistico l’ingresso nell’Italia unita va parallelamente al riassetto del centro antico con importanti demolizioni e costruzioni, i Giardini Margherita, il Teatro Duse, gli edifici della Banca

18 L’esercito bolognese, al comando del generale Lanfranco Malucelli, sconfisse quello veneziano, guidato dal nipote del Doge, Iacopo Contarini. Con questa vittoria, Bologna ottenne dazi favorevoli e commercio privilegiato.

19 Jacopo Barozzi, detto Il Vignola (1507/1573), fu forse il più importante architetto italiano del tardo rinascimento nella fase del manierismo.

20 è tra le più grandi dighe in muratura mai realizzate senza l’utilizzo di cemento armato.

Pur se oggi difficilmente percepibile, la fitta rete di canali artificiali che scorre ancora sotto Bologna la rende a pie-na ragione upie-na città d’acqua. Bologpie-na, un tempo definita la “Venezia del Centro”, attraversata dal torrente Aposa, il cui attuale percorso urbano coincide con l’alveo natura-le, possiede fin dal XII secolo una fitta rete di canali artifi-ciali derivati, tramite chiuse, dai fiumi Reno e Savena.

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 46-49)

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