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CITTA’ D’ACQUA DELL’EMILIA: MODENA

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 49-54)

L’AMBIENTE URBANO NELLA POLITICA E NELLA RICERCA EUROPEA SULL’ACQUA

G. MONACELLI 1 , E. GIUSTA 1

4. CITTA’ D’ACQUA DELL’EMILIA: MODENA

d’Italia e della Cassa di Risparmio, i nuovi assi viari, le vie Indipendenza, Farini e Garibaldi. Il piano di ampliamento della città oltre la cinta muraria infine (1881-89), con l’abbattimento della stessa, ne ha mutato notevolmente l’immagine e condizionato lo sviluppo fino al II conflitto mondiale21. I bombardamenti aerei del 1943-45 danneggiano gravemente gran parte del patrimonio edilizio bolognese e l’opera di ripristino culmina nel 1948 con il Piano di ricostruzione e con il Nuovo Piano regolatore del 1955 che nelle aree più bombardate prevede sventramenti e rettificazioni. Nel frattempo il sistema dei canali conosce il colpo decisivo nel 1948, quando la navigazione venne definitivamente soppressa e la rete idraulica progressivamente interrata.

Negli ultimi anni l’Amministrazione ha svolto una pregevole opera di recupero e valorizzazione, con il ripristino di strutture e percorsi.

Quindi se in superficie la presenza dei canali è testimoniata da una inequivocabile toponomastica (Vie del Porto, Riva Reno, Val D’Aposa, Via delle Moline, Via Savenella…) e da poche bellissime prospettive, la Bologna sotterranea conserva un cuore d’acqua con approdi, chiuse e antiche vestigia accessibile a piedi, in bici e perfino in gommone.

4. CITTA’ D’ACQUA DELL’EMILIA: MODENA

4.1. Modena ambiente e territorio

Modena è città strategica di pianura. Gli etruschi che la fondarono ai piedi dell’Appennino22 la chiamarono Mutina23. Nacque tra i fiumi Secchia e Panaro che la cingono senza attraversarla e si sviluppò a dominio delle principali vie di accesso ai passi appenninici in una regione di colmata, ricca di acque superficiali e sotterranee, antropizzata sin dal Paleolitico e, in piena età del bronzo, importante sede di insediamento terramaricolo24.

Il territorio si presentava come una vasta area acquitrinosa soggetta ad impaludamenti e mutamenti secondo il clima, tanto che già in età etrusca erano iniziate le prime opere di bonifica idraulica attraverso canalizzazioni25.

La città, assoggettata ai Galli Boi26 fu, dal 183 a.C. solidissima colonia romana, uno dei centri cruciali per il commercio con il settentrione, soprattutto grazie alla ricca rete di canali navigabili che la collegava al Po e al Mare Adriatico.

In età repubblicana, per Modena la costruzione della via Aemilia nel 187 a.C.27, la consolare che univa in linea retta Rimini con Piacenza ed il confine tra il mondo Italico e l’Europa continentale, insieme ad un assetto idraulico formidabile con i due fiumi che la circondavano, gli acquitrini, i fossati che la rendevano praticamente inattaccabile, furono i capisaldi della raggiunta floridezza. In età imperiale la sua nomina a Municipio confermò il prestigio raggiunto.

21 Solo una serie di circostanze fortunate ha visto salve quasi tutte le antiche porte bolognesi. 22 La datazione della colonizzazione etrusca della Pianura padana è del VI sec. a.C. 23 Alla base è la radice MUT, luogo rialzato.

24 Le “terramare” villaggi di pianura con funzione di deposito e partenza delle merci (ca 1650-1150 a.C.), rinvenibili in Emilia, Mantova, Verona, al centro dei commerci lungo la via delle Alpi, in direzione del Po, e poi l’Adriatico e il Mar Baltico, il Mediterraneo orientale, l’Egeo.

25 Gli Etruschi sono noti per la grande abilità tecnica che avevano nella gestione delle acque, appare probabile che possano aver in qualche modo ereditato la tecnica della canalizzazione delle acque dai terramaricoli che furono i primi a praticarla.

26 Popolazione celtica dell’età del Ferro.

27 Importantissimo asse commerciale il cui tracciato odierno non sempre coincide con quello originario, realizzato dal console Emilio Lepido. Il suo punto di partenza Rimini, coincideva con quello di arrivo della consolare Flaminia.

Figura 8 - Veduta della città di Modena, incisione, F. Zucchi (1692-1764)

Fonte: http://www.ideararemaps.com

A riprova, una forte espansione urbanistica accompagnata dalla costruzione di una potente cinta muraria, che si arresterà solo con la fine di Roma e a cui fecero da corollario da un lato le drammatiche conseguenze delle invasioni barbariche tra il V e IX secolo, dall’altro le violente inondazioni che determinarono la decadenza e l’abbandono delle terre modenesi.

Modena medievale affronta un lungo processo di ricostruzione, intorno all’XI secolo prende avvio la bonifica delle terre ammalorate28, il riassetto della rete idraulica, dei villaggi fortificati. La città si abbellisce della Cattedrale attorno alla quale si formano gli isolati che rispecchiano la configurazione della rete dei canali, la piazza Grande, la torre della Ghirlandina, una nuova cinta muraria, il Palazzo Comunale. Nella complessità delle vicende medievali italiane, a Modena il potere esperimenta le diverse forme, dall’autonomia comunale, alla repubblica. Gli Este29 vi si insedieranno alla fine del duecento per rimanervi in modo pressoché continuativo sino alla fine del Settecento. Del pieno rinascimento è l’ultimazione della forma urbis con l’ampliamento verso nord definito “addizione erculea”30 e la costruzione della nuova cinta di mura che peraltro sarà l’ultima. La Modena del XVI secolo è una città ricca, che trae dall’acqua l’energia per un sistema produttivo attivissimo e multiforme, ancora vitale ai giorni nostri.

Gli Este la faranno capitale del proprio ducato con il breve interludio dell’epopea napoleonica ed il successivo risveglio di quegli ideali unitari che nel nostro Paese, in poco tempo avrebbero portato ai moti risorgimentali. I modenesi ne furono parte integrante con un esempio su tutti quello del patriota Ciro Menotti31. Di lì a poco nel 1860 la città si esprimerà in plebiscito per entrare a far parte del Regno d’Italia.

4.2 Le vie d’acqua a Modena

Basta passeggiare per le strade di Modena per accorgersi dai toponimi quanto vitale sia stato il suo rapporto con i canali.

28 La bonifica nata dalla necessità dell’uomo di adattare il territorio alle proprie esigenze è oggetto di nuova sensibilità ambientale in quanto alterazione del paesaggio, con paludi e acquitrini riconosciuti ecosistemi da preservare. 29 Famiglia principesca italiana, le cui origini si riconducono ad Azzo Obertenghi (circa 996.-1097), Si estinsero nel

1875.

30 Il riferimento è all’ampliamento voluto dal duca Ercole d’Este (1431-1505) duca di Ferrara. Uomo del Rinascimento e mecenate.

31 Ciro Menotti (1798-1831) patriota modenese, organizzatore nel 1831 di una sollevazione popolare contro i duchi Este-Asburgo. Imprigionato venne condannato a morte per impiccagione.

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Un sistema idraulico quello modenese sostanzialmente suddiviso in due corpi principali, le canalizzazioni che derivavano dai fiumi Secchia e Panaro, o acque torbide e quelle provenienti da sorgive, o acque chiare. Tutto però andava a convergere nel grande bacino collettore della Casa delle Acque, che realizzato sotto il Palazzo d’Este, ne costituiva la difesa, alimentando anche il fossato perimetrale urbano.

Figura 9 - L’ingresso della Porta del Castello a Modena (Il Porto), Guglielmo Silvestri, Parma 1790

Fonte: Milena Bertacchini in “Le vie d’acqua modenesi: rete di canali, rete di saperi.”

Dalla Casa delle Acque nasceva il Naviglio o canale delle Navi e che, scavato intorno all’XI secolo come base di partenza dei traffici verso la Bassa, Ferrara, Venezia e l’Oriente e completamente navigabile fino al Po, entrava in città dalla via Saragozza.

Il Canal Grande o Naviglio è infatti il più celebrato, derivato dal Panaro, di acque torbide, è espressione della grande bonifica medievale, venne interrato nel 1858, alla vigilia dell’annessione del ducato di Modena al regno di Sardegna. Il suo letto occupava l’attuale Corso Canal Grande, la più ampia via del centro di Modena32, un largo viale su cui prospettano importanti edifici del XVIII secolo.

Il Porto di Modena città d’acqua fu attivato dagli Este nella prima metà del Seicento successivamente alla copertura del canale Naviglio. Antiche cartografie mostrano l’impianto del suo bacino che insisteva dove oggi è il corso Vittorio Emanuele II, del quale la documentazione fotografica comprova l’apertura nella seconda metà dell’ottocento.

Ad un sistema idraulico così efficiente corrispose una organizzazione territoriale straordinaria: mulini, filande, fucine, concerie, frantoi a testimoniare l’operosità di un popolo fortemente compenetrato con la sua terra.

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ASPETTI CULTURALI E ANTICA CIVILTÁ DELL’ACQUA

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 49-54)

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