• Non ci sono risultati.

Valutazione del danno

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 83-90)

UN POSSIBILE APPROCCIO ALLA STIMA DEL DANNO E DEL RISCHIO DA ALLUVIONI IN AMBIENTE URBANO

5. IL CASO DI STUDIO

5.2 Valutazione del danno

Figura 4 - Battenti a Firenze su scenario con Tr=200 anni e durate di pioggia 16 (a), 18 (b), 22 (c) e 26h (d)

5.2 Valutazione del danno

Le categorie di danno prese in considerazione per l’area di studio sono: strutture a due piani fuori terra e piano seminterrato (cantina);

-

strutture a quattro piani fuori terra e piano seminterrato (cantina);

-

contenuti residenziali in edificio a due piani fuori terra e piano seminterrato (cantina);

-

contenuti residenziali in edifico a quattro piani fuori terra e piano seminterrato (cantina);

-

contenuti di tipo commerciale (pelletterie ed abbigliamento) per attività al piano terra in

-

edifico a doppia destinazione d’uso con magazzino ospitato al piano interrato;

contenuti di tipo commerciale (strutture ricettive) per attività al piano terra in edifico a doppia

-

destinazione d’uso.

Per l’elaborazione delle curve di danno si è assunto che:

per le strutture ed i contenuti residenziali, ogni piano fuori terra abbia lo stesso valore e che

-

il valore della cantina sia pari al 6% del totale

per le attività commerciali, il 100% del valore dell’attività si trovi al paino terra ed in cantina,

-

in quanto utilizzata come magazzino

gli immobili con più di due piani fuori terra sono considerati come edifici a quattro piani.

-

Si è ipotizzato, inoltre, che il danno sia nullo per battenti, riferiti al livello della strada, inferiori a 25 cm.

Calcolati, pertanto, in ambiente GIS i battenti medi sulle sezioni censuarie, vengono stimate le curve danno-battenti, riferite alle varie strutture ed ai contenuti residenziali e commerciali, sulla base delle equazioni riportate al paragrafo 3.

Sulla base dei dati del censimento, della quotazione degli immobili e degli studi sul commercio, per l’area di studio, Qimm è posto pari a 4.000 €/mq, Vad è stimato pari a 76.000 € per le pelletterie ed a 13.000 € per le strutture ricettive.

Figura 5 - Schema di riferimento per la distribuzione verticale del danno (a) e curve del danno strutturale-battente per edifici (b)

5.3 Risultati

La metodologia proposta è stata applica agli eventi con tempo di ritorno centennale e duecen-tennale. In riferimento all’evento con tempo di ritorno duecentennale, si ottengono le mappe di danno percentuale e della perdita economica riportate nelle figure 6 e 7.

84

Figura 7 - Mappa dei valori monetari delle strutture (€/mq) riferiti alla sezione censuaria

Figura 8 - Mappa del danno economico delle strutture (€/mq) per Tr=200 anni

Si ottiene inoltre che, il danno medio percentuale alle strutture è del 7% per un evento centen-nale, del 36% per un evento duecentencenten-nale, ai contenuti commerciali del 20% e del 85%, ai contenuti residenziali del 7% e del 30%.

Come indicato nella figura 9, la distribuzione spaziale del valore economico delle strutture, per unità di area della sezione censuaria, è abbastanza eterogeneo, riflettendo la combinazione di

di-versa densità e tipologia degli edifici nell’area di studio. Il danno economico totale medio nell’area di studio, considerando tutte le categorie, è pari a 340 €/mq per l’evento centennale ed a 1750 €/mq per l’evento duecentennale.

è stato, quindi, possibile costruire la relazione danno-frequenza per l’area di studio e calcolare il danno atteso annuo EAD che, per l’area di Santa Croce, risulta pari a 5.6 milioni/anno, pari a 14€/mq annui. La figura 10 mostra la distribuzione spaziale del danno atteso annuo. Si evidenzia che in molte sezioni censuarie il rischio idraulico è più elevato del valore medio, in quanto risente dei maggiori battenti idrici e della differente densità di attività commerciale ed del loro diverso valore economico.

Tabella 1 - Stima dei danni totali e dei danni medi per unità di superficie censuaria Damage

Categories 100 yr flood(M€) 100 yr flood(€m-2) 200 yr flood(M€) 200 yr flood(€m-2)

Structures 84,5 211 449,6 1124 Household contents 41,5 103 197,3 493 Commercial contents 10,7 27 45,1 113 Total 136,7 340 692 1750

Figura 9 - Mappa del rischio idraulico a Santa Croce (€/mq annuo). Valori per unità di superficie della sezione censuaria

86

6. Conclusioni

La metodologia per la valutazione del rischio applicata al quartiere di Santa Croce a Firenze ha permesso di ottenere la mappa del rischio idraulico, espresso come €/mq annuo per unità di superficie della sezione censuaria e come danno totale (€/anno).

La metodologia proposta costituisce un punto di partenza e può essere ulteriormente dettagliata sia con l’applicazione di un modello idraulico bidimensionale o a rete in area urbana, sia con la valutazione del danno per ulteriori categorie ed attività rispetto a quelle considerate, sia con una accuratezza maggiore nella valutazione della vulnerabilità.

La stima del rischio idraulico in termini economici fornisce uno strumento per la valutazione delle possibili misure ed interventi di riduzione del rischio. Difatti, confrontando, il danno economico atteso in un intervallo temporale ed il costo per la realizzazione degli interventi di riduzione del rischio, è possibile valutare la convenienza o meno delle opere previste. Nel caso in esame, ad esempio, considerando per il tempo di ritorno centennale, un danno economico di 136 milioni di euro per la sola zona di Santa Croce, si comprende bene come, in termini economici, sarebbe conveniente realizzare le casse di espansione previste a monte di Firenze ed il rialzamento della diga di Levane. Il costo totale di questi interventi ammonta a circa 100 milioni di euro, e, in ter-mini di riduzione del rischio, tali opere garantirebbero la messa in sicurezza per eventi con tempo di ritorno centennale a Firenze e nel Valdarno superiore.

Bibliografia

Apel, H. et al, 2008. Flood risk analyses- how detailed do we need to be?. Natural Hazards and Earth System Sciences,.

Arrighi, C., Brugioni, M., Castelli, F., Franceschini, S., and Mazzanti, B., 2013. Urban

micro-scale flood risk estimation with parsimonious hydraulic modelling and census data. Nat. Hazards

Earth Syst. Sci., 13, 1375-1391, doi:10.5194/nhess-13-1375-2013.

Arrighi C., Brugioni M., Castelli F., Franceschini S. and Mazzanti B., 2013. Micro-scale flood risk

estimation in historic centres: a case study in Florence, Italy.

European Geosciences Union, General Assembly, Wien 07-12 April 2013.

Autorità di Bacino del fiume Arno, 2002. Progetto di piano stralcio per l’assetto idrogeologico. Barredo, J. I., 2009. Normalised flood losses in Europe: 1970-2006. Natural Hazards and Earth System Sciences.

Elmer, F., Hoymann, J. et al., 2012. Drivers of flood risk change in residential areas. Natural Hazards and Earth System Sciences, 2012.

Ernst, J. et al, 2010. Micro-scale flood risk analysis based on detailed 2D hydraulic modelling

and high resolution geographic data. Natural Hazards and Earth System Sciences.

Genovese, E., 2006. A methodological approach to land use based flood damage assessment in

urban areas: Prague case study.

Jonkman, S. et al., 2008. Integrated hydrodynamic and economic modelling of flood damage in

the Netherlands. Elsevier.

Lugeri, N. et al., 2006. Flood risk in Europe: analysis of exposure in 13 countries. Institute for environment and sustainability.

Luino, F. et al, 2009. Application of a model to the evaluation of flood damage.

Oliveri, E. and Santoro, M., 2000. Estimation of urban structural flood damages: the case study

ACQUE IN CITTÀ, LE REGOLE DEI COMUNI

G. NANNI1 E G. ZAMPETTI1

1Legambiente

ABSTRACT

L’attenzione alla risorsa idrica rappresen ta un fattore strategico nel governo delle città, anche intervenendo nell’ambito della riqualificazione degli edifici e degli ambienti cittadini. Mettere in pra-tica azioni per il risparmio della risorsa idrica nelle case (attraverso la raccolta della pioggia e la separazione, trattamento e riuso delle acque grigie), così come nelle attività industriali e agricole, e adottare dei regolamenti edilizi per la riqualificazione degli edifici anche dal punto di vista idrico sono scelte obbligate, per una concreta politica di tutela della risorsa. Ma soprattutto sono inter-venti a basso costo, da parte delle amministrazioni, che consentono da subito risultati concreti. Occorre rendere obbligatorio, per tutte le nuove costruzioni e per gli interventi di ristrutturazione degli edifici, la separazione tra le acque nere, che vanno in fognatura, e acque bianche e grigie da riciclare per usi domestici e civili non potabili e azioni finalizzate al risparmio idrico. Alla luce di tutto questo il grande tema del risparmio e della gestione della risorsa idrica è entrato ormai da alcuni anni a far parte di numerosi Regolamenti Edilizi improntati alla sostenibilità ambientale, come dimostrano i casi riportati in queste pagine, raccolti in occasione del rapporto ONRE 2013 di Legambiente e Cresme sui regolamenti edilizi comunali e lo scenario dell’innovazione energe-tica e ambientale in Italia.

Parole chiave: Regolamenti edilizi, risparmio idrico, sostenibilità urbana, pianificazione comunale, recupero acque.

1. INTRODUZIONE

In Italia, negli ultimi 60 anni (1948 – 2011), in media quattro regioni ogni anno sono state colpite da eventi meteorologici che hanno causato frane e alluvioni con conseguenze spesso catastrofi-che. Ma negli ultimi 10 anni (2000-2011) la frequenza degli eventi è aumentata di molto e ogni anno il numero di regioni coinvolte in media è raddoppiato. Un dato che evidenzia l’incrementarsi della frequenza con cui questi eventi si verificano nel nostro Paese e l’eccezionalità di fenomeni metereologici intensi che sta diventando ormai ordinarietà. Una conferma del cambiamento climatico e il conseguente intensificarsi di fenomeni metereologici intensi arriva dai dati Ispra (Annuario dei dati ambientali 2011, Ispra 2012) relativi alla quantità di pioggia caduta nei princi-pali eventi alluvionali dal 2009 ad oggi, come quello di Messina nel 2009, della Liguria nel 2010 e 2011, della Toscana (in Lunigiana nel 2011 e in Maremma nel 2012), la concentrazione di pioggia caduta al suolo nelle 24 ore più critiche corrisponde spesso a circa un terzo, o a volte alla metà, delle precipitazioni medie annue della regione.

La risposta a impatti di questa dimensione, che in assenza di una inversione nella curva delle emissioni di gas serra rischiano addirittura di accelerare nei prossimi decenni, chiama quindi in causa i governi locali e le politiche. L’Unione Europea ha infatti definito una strategia per l’adatta-mento ai cambiamenti climatici che tutti i Paesi sono chiamati a seguire e in molte città europee e degli Stati Uniti sono stati definiti nuovi strumenti di pianificazione e intervento che hanno al centro il tema del l’adattamento ai cambiamenti climatici. Capire i rischi e gli impatti legati ai cambiamenti climatici nel territorio, con specifica attenzione alle urbane, è diventata oggi una priorità.

88

Per comprendere e affrontare in maniera efficace questo fenomeno però diventa importante considerare anche un altro fattore che ha sconvolto il regime idraulico delle grandi aree urbane ma non solo, l’impermeabilizzazione del suolo.

Più aumentano le superfici impermeabilizzate, più si riduce la naturale capacità di assorbimento, rallentamento e laminazione del territorio; bastano così anche eventi piovosi non straordinari per causare l’allagamento di interi quartieri e provocare danni rilevanti in occasione di eventi di pioggia anche non eccezionali. Allagamenti che purtroppo causano anche delle vittime come testimonia-no recenti fatti di cronaca. Per questo la gestione delle acque di pioggia è utestimonia-no dei grandi problemi ambientali delle città in termini di aumento del rischio idraulico (accelerazione ed incremento dei deflussi legati all’aumento delle superfici impermeabilizzate). Questo problema diventerà sempre più rilevante, come si è visto, anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto, che porteranno a precipitazioni sempre più violente e quindi aumenteranno la probabilità di allagamento delle aree urbane. Per risolvere il problema è oggi necessario ad esempio laminare i deflussi attraverso la realizzazione di sistemi di accumulo e riutilizzo delle acque in ambito urbano. Tali sistemi sono in grado di raccogliere e trattenere le acque di dilavamento urbano, sia per ridurne gli impatti negativi in termini sanitari, ambientali ed idraulici, sia per sfruttarle come risorsa.

Ancora oggi in Italia, inoltre, secondo gli ultimi dati Istat, 15 milioni di cittadini (pari al 25% del totale) scaricano i loro reflui nei fiumi, nei laghi e nel mare senza depurazione adeguata. Comple-tare la rete di depurazione sul territorio, adeguandola ai moderni standard tecnologici e di qualità è un passaggio fondamentale per assicurare gli obiettivi di qualità della risorsa. Per far questo occorre puntare a realizzare un’efficace depurazione (possibilmente contenendo i costi), commi-surata a mantenere in buone condizioni il corpo idrico che riceve gli scarichi, utilizzando laddove necessario e possibile, trattamenti più efficaci e meno centralizzati o sistemi alternativi quali la fitodepurazione. Nove milioni di abitanti (pari al 15% del totale), inoltre, non sono serviti dalla rete fognaria e si stima siano circa il 20% le condotte non allacciate ad impianti di depurazione. Inoltre il 70% delle fogne scorre in reti miste che raccolgono gli scarichi civili (acque nere e grigie) e le acque meteoriche (acque bianche), con forte aumento di portate della condotta in caso di intense precipitazioni e gravi problemi per il sistema di depurazione. Per questo si ritiene necessario e urgente completare il sistema di raccolta degli scarichi, attivando fin da subito interventi volti alla separazione delle acque di pioggia (acque bianche, da trattenere per favorirne l’infiltrazione) dalle acque di scarico (acque nere) per migliorare l’efficienza della depurazione. Infine in alcuni Comuni l’accesso all’acqua è razionato e la distribuzione nelle case è irregolare, soprattutto nei mesi esti-vi. Garantire un buon servizio affidabile e migliorarne l’efficacia, eliminando eventuali discontinuità dell’approvvigionamento di acqua potabile è un intervento necessario, a partire dall’ammoderna-mento della rete di distribuzione che ancora oggi perde circa un terzo dell’acqua potabile in tubi colabrodo. Un’azione che consentirebbe anche di minimizzare i volumi prelevati lasciando ai corpi idrici l’acqua necessaria al mantenimento o al ripristino del loro buono stato di qualità.

è evidente allora che l’attenzione alla risorsa idrica rappresen ta un fattore strategico nel governo delle città, anche intervenendo nell’ambito della riqualificazione degli edifici e degli ambienti citta-dini. Mettere in pratica azioni per il risparmio della risorsa idrica nelle case (attraverso la raccolta della pioggia e la separazione, trattamento e riuso delle acque grigie), così come nelle attività industriali e agricole, e adottare dei regolamenti edilizi per la riqualificazione degli edifici anche dal punto di vista idrico sono scelte obbligate, per una concreta politica di tutela della risorsa. Ma soprattutto sono interventi a basso costo, da parte delle amministrazioni, che consentono da subito risultati concreti. Occorre rendere obbligatorio, per tutte le nuove costruzioni e per gli interventi di ristrutturazione degli edifici, la separazione tra le acque nere, che vanno in fognatu-ra, e acque bianche e grigie da riciclare per usi domestici e civili non potabili e azioni finalizzate al risparmio idrico.

Alla luce di tutto questo il grande tema del risparmio e della gestione della risorsa idrica è en-trato ormai da alcuni anni a far parte di numerosi Regolamenti Edilizi improntati alla sostenibilità ambientale, come dimostrano i casi riportati in queste pagine, raccolti in occasione del rapporto ONRE 2013 di Legambiente e Cresme sui regolamenti edilizi comunali e lo scenario dell’innova-zione energetica e ambientale in Italia.

2. I REGOLAMENTI EDILIZI PER LA GESTIONE DELLE ACQUE IN CITTÀ

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 83-90)

Documenti correlati