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OBIETTIVI DI QUALITÀ, PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE DELLE OPERE

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 157-160)

TERRITORIO ED OBIETTIVI DI QUALITA’ AMBIENTALE: STATO DELL’ARTE

L. GIOVANNELLI 1 , S. SALVATI 2

3. OBIETTIVI DI QUALITÀ, PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE DELLE OPERE

Tabella 2 - Ipotesi di criterio per la classificazione dello Stato di Qualità Ambientale per le acque superficiali in relazione allo stato chimico ed ecologico

STATO CHIMICO elevato buono STATO ECOLOGICOsufficiente scarso cattivo buono buono buono non buono non buono non buono

non buono non buono non buono non buono non buono non buono A tal fine, a titolo di esempio, si può ipotizzare di avere un corpo idrico con uno stato di qualità ambientale buono con un elevato stato ecologico, ma anche uno stato di qualità ambientale non buono con un elevato stato ecologico e ciò a causa di uno stato chimico “non buono”.

Risulta, invece, differente il sistema di classificazione per i corpi idrici fortemente modificati e artificiali per i quali non si parla di stato ecologico ma di “potenziale ecologico” e di obiettivi di qualità inferiori. Il potenziale ecologico è descritto come lo stato biologico che meglio riflette, per quanto possibile tenendo conto delle modifiche morfologiche intervenute, quello del più simile tipo di corpo idrico superficiale naturale.

3. OBIETTIVI DI QUALITÀ, PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE

DELLE OPERE

Una volta determinata la qualità ambientale del corpo idrico recettore, anche in funzione della sua specifica destinazione d’uso, si passa a disciplinare gli scarichi in funzione del rispetto degli obiettivi di qualità dei corpi idrici. I valori limite degli scarichi sono indicati nelle tabelle dell’Allegato 5 alla parte III del D.Lgs.152/06.

In questa ottica innovativa, non è più sufficiente verificare il rispetto dei limiti da parte del singolo scarico, ma è necessario garantire che l’insieme degli scarichi recapitanti nello stesso corpo recettore, non ne pregiudichino la qualità.

Tutti gli scarichi sono disciplinati in funzione degli obiettivi di qualità dei corpi idrici e devo-no, altresì, rispettare i valori limite riportati all’Allegato 5 al Decreto.

Per la conformità degli scarichi alle norme di emissione, le acque reflue urbane (provenienti da agglomerati con oltre 2.000 abitanti equivalenti) devono essere sottoposte almeno ad un tratta-mento secondario (in genere trattatratta-mento biologico seguito da sedimentazione secondaria) o ad esso equivalente. Se lo scarico del depuratore è ubicato in area sensibile, il trattamento secon-dario dovrà essere seguito da un trattamento più spinto, finalizzato alla rimozione dei nutrienti (composti dell’azoto e del fosforo). Per le acque reflue urbane, rispetto all’abrogata legge Merli del 1976, l’attuale normativa riduce da 51 a 3 i parametri per i quali devono essere rispettati i limiti di concentrazione (BOD5, COD e solidi sospesi) oppure a 5 (BOD5, COD, solidi sospesi, azo-to e fosforo azo-totale) se il corpo idrico ricade in area sensibile e li rende più restrittivi relativamente al caso degli scarichi in corpi idrici superficiali.

L’elemento innovativo introdotto dalla norma nazionale che disciplina gli scarichi, risiede nel concetto che le tabelle non riportano unicamente i valori-limite degli elementi conte-nuti negli scarichi in termini di concentrazione, ma anche in termini di quantità massima per unità di tempo riferita alla singola sostanza o gruppi di sostanze affini. Pertanto, è espresso un importante concetto secondo cui il danno provocato dall’accumulo (locale) e nel tempo di una singola sostanza inquinante può prevalere sul danno provocato da con-centrazioni che di per sé non determinerebbero forme di inquinamento.

L’impatto determinato dagli scarichi delle acque reflue depurate sui corpi idrici incide direttamente sulla capacità degli stessi di attuare i naturali processi autodepurativi. Inoltre, in taluni casi, i siste-mi di collettamento e di depurazione risultano inadeguati ad abbattere il carico inquinante prodotto dagli insediamenti urbani. A questo, occorre aggiungere gli scarichi di fognature di reflui civili non depurati e/o altri apporti quali, ad esempio, quelli provenienti dagli insediamenti industriali. Risorse ingenti sono state destinate, sia per il miglioramento della qualità degli scarichi attraver-so la realizzazione di nuove infrastrutture e di adeguamento di quelle esistenti, sia per la riqualifi-cazione dei corsi d’acqua (in particolare per il contenimento del rischio idraulico).

Tuttavia, con l’approssimarsi della scadenza stabilita dalla normativa per il raggiungimento dell’obiettivo di qualità ambientale “buono”, ci si chiede se le misure adottate e, di conseguenza, le risorse impegnate per i progetti, abbiano trovato e troveranno coerenza con l’insieme degli indicatori che concorrono alla definizione dell’obiettivo “buono”.

Si ritiene che, nella maggior parte dei casi, i progetti di nuove infrastrutture depurative siano preva-lentemente finalizzati al rispetto delle norme di emissione degli scarichi, senza tenere conto di pos-sibili danni arrecati all’ambiente idrico dall’accumulo (locale e nel tempo) delle singole sostanze in-quinanti. Risulta, altresì, estremamente complesso determinare a quali cause è possibile attribuire eventuali alterazioni riscontrate sui corpi idrici. La presenza nei corpi idrici superficiali di sostanze chimiche, appartenenti sia alla tab. IA (per lo stato chimico) sia alla tab. IB (per lo stato ecologico), con concentrazioni superiori agli standard richiamati dalla normativa, derivano per lo più da attività antropiche (salvo dimostrarne, come per molti metalli, la loro diffusione per cause naturali). In questi casi risulta opportuno ricorrere a processi depurativi adeguati.

Tuttavia, mentre da una parte la presenza delle suddette sostanze può condizionare lo sviluppo delle componenti biotiche del sistema fluviale (come nel caso di numerosi fitofarmaci nei confronti dei popolamenti a macrofite), alterandone gli equilibri e quindi modificando le comunità attese, dall’altra, l’ecosistema stesso, costituisce un importante elemento per la riduzione ed il conteni-mento di tali sostanze.

In questo senso basti pensare alla funzione fondamentale svolta dalle fasce vegetazionali periflu-viali e, più in generale, dalla forestazione che, inserendosi nella complessa architettura spaziale e temporale del corso d’acqua, tamponano e mitigano la diffusione degli inquinanti anche in altri corpi idrici (superficiali e sotterranei), riducono l’erosione superficiale, favoriscono l’affermarsi di comunità animali e vegetali più varie e ricche.

Altre importanti considerazioni meritano le derivazioni dai corsi d’acqua e gli approvvigionamenti dalla falda sottostante che, quando insistono su corsi d’acqua di modeste dimensioni, riducono in maniera significativa l’habitat a disposizione delle comunità biotiche e ne compromettono la funzionalità: tali comunità, nel tempo, ne risentono dal punto di vista qualitativo, quantitativo e di distribuzione, con inevitabili conseguenze sulla capacità di assorbire eventuali altri impatti antropici o naturali.

La riduzione delle portate rappresenta sicuramente l’aspetto di maggior rilevanza per gli effetti sulle caratteristiche dei corsi d’acqua. Si tratta di alterazioni anche gravi specialmente se conco-mitanti con altre tipologie di impatti, come quelli dovuti ad alti carichi organici e di nutrienti. Anche gli invasi per la produzione di energia idroelettrica e/o per i diversi utilizzi, possono inci-dere negativamente sugli organismi acquatici creando interferenze al movimento, modificando il flusso di regime a valle e la struttura dell’alveo e delle zone riparali del corso idrico a valle, soprattutto se la loro gestione non risulta funzionale anche alla salvaguardia dell’intero sistema idrico sotteso. Si tratta oltre tutto di opere che nella maggior parte dei casi si trovano inserite in corsi d’acqua dove lo stato ambientale risulta di livello buono con uno stato ecologico elevato; sono queste situazioni di particolare pregio da salvaguardare ed alle quali dedicare ulteriori ap-profondimenti, come quelli previsti nella valutazione degli elementi idromorfologici.

Non ultima considerazione va rivolta alle zone umide, parte integrante del reticolo idrografico. Esse svolgono un ruolo fondamentale nella gestione del territorio e contribuiscono al raggiungi-mento del buono stato ambientale del corpo idrico al quale esse afferiscono.

Le loro funzioni (fasce tampone,ecosistemi filtro contro l’inquinamento, zone di esondazione in grado di mitigare l’impatto delle piene e sopratutto zone di tutela della biodiversità animale e vegetale) risultano strategiche nella pianificazione e realizzazione di interventi di tutela.

All’interno di un bacino idrografico, le zone umide rappresentano un universo diversificato che comprende numerose tipologie di elementi territoriali rilevanti, per il conseguimento degli obiettivi di qualità ambientale.

La ricostruzione anche di porzioni delle zone umide, nell’ambito dei numerosi interventi eseguiti lungo i corsi d’acqua per il contenimento delle esondazioni, deve costituire un obiettivo irrinuncia-bile per ridare a porzioni importanti del territorio, almeno una parte di quel valore in termini di biodiversità perso nel tempo a seguito delle modificazioni introdotte dall’uomo.

La complessa interpretazione (Tabella 3) degli effetti delle varie pressioni sulle comunità viventi rappresenta un passaggio fondamentale nell’ottica di una corretta gestione delle risorse idriche.

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Tabella 3 – (Tabella 3.2 di cui all’All.1 – parte III del D.Lgs. 152/06 e smi). Elementi di qualità più sensibili alle pressioni che incidono sui fiumi.

Origine della pr essione Categoria dell’ef fetto Ef fetti della pr essione macr ofite

Fitobentos (Diatomee) Macr

oinver tebrati Pesci Mor fologia Idr ologia FISICO-CHIMICI GENERALI AL TRE SOST

ANZE NON APP

AR TENENT ALL ’ELENCO DI PRIORIT A’ SOST

ANZE ELENCO DI PRIORIT

A’ ARRICCHIMENTO DEI NUTRIENTI Effetto primario sulla biologia Variazione nella concentrazione dei nutrienti nel corpo idrico interessato. Aumento della biomassa, variazione dei rapporti tra i diversi livelli trofici; variazione nella struttura della comunità biologica. Scomparsa di alcuni taxa sensibili.

X X X Parametri di base, tutti i nutrienti CARICO DI SOSTANZE ORGANICHE Effetto primario sulla biologia Aumento del carico organico. Aumento della biomassa, variazione dei rapporti tra i diversi livelli trofici; variazione nella struttura della comunità biologica. Scomparsa dei taxa più sensibili alla carenza di ossigeno. X X Parametri di base, nutrienti, indicatori specifici di inquinamento organico SOSTANZE ELENCO DI PRIORITA’ E ALTRE SOSTANZE NON APPARTENENTI ALL’ELENCO DI PRIORITA’ Effetti primari sui sedimenti, sulla qualità dell’acqua e sulla biologia Aumento delle concentrazioni di inquinanti (colonna d’acqua e sedimenti). Scomparsa di alcuni taxa sensibili. X Parametri di base X X

IDROLOGIA Effetto primario sulla biologia

Variazione nei livelli idrici dovuti ai prelievi; il regime di flusso modificato impatta gli elementi biologici X X X X X Parametri di base

Per il raggiungimento dei prefissati obiettivi di qualità ambientale dei corpi idrici, con possibili conseguenze sulle tecnologie di depurazione, occorrerà pianificare programmi d’intervento che tengano conto dei limiti temporali stabiliti dalla normativa, nonché dell’esigenza di collocare le opere nel contesto della pianificazione di ordine superiore.

Per quanto sopra , i programmi di misure da attuare dovranno necessariamente integrare tutti gli aspetti inerenti la tutela delle acque, tenendo conto non solo dell’impatto delle attività umane sullo stato delle acque, ma anche delle caratteristiche proprie del corpo idrico recettore.

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 157-160)

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