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E LA CREAZIONE DEGLI AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI DI GESTIONE Il sistema di approvvigionamento idrico del Comune di Roma, utilizza una pluralità di risorse

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 123-126)

2. IL PIANO DI APPROVVIGIONAMENTO IDRICO DI ROMA

E LA CREAZIONE DEGLI AMBITI TERRITORIALI OTTIMALI DI GESTIONE

Il sistema di approvvigionamento idrico del Comune di Roma, utilizza una pluralità di risorse prove-nienti in massima parte dalle ricche sorgenti carsiche dell’Appennino centrale ed ulteriori apporti provenienti dalle formazioni piroclastiche dei vulcani laziale e sabatino.

L’adduzione impegna circa 300 Km di acquedotti che attraversano numerosi comuni dell’hinter-land romano e, tale circostanza ha suggerito, tra il 1963 e il 1968 in sede di redazione del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti (P.R.G.A.) da parte del Ministero dei LL.PP., di estendere la funzione degli impianti destinati alla città di Roma anche all’alimentazione dei comuni stessi. è stato quindi concepito, in tale ambito, il cosiddetto “schema 66-Roma” del P.R.G.A., approvato nel 1968, che individua un complesso di risorse idriche da destinare oltre che alla città di Roma anche a 107 comuni del suo hinterland, onde sopperire al relativo fabbisogno idrico fino al 2015. In particolare, dello schema 66-Roma fanno parte 67 dei 119 comuni della Provincia di Roma, 36 comuni della Provincia di Rieti e 5 comuni della Provincia di Viterbo.

Il P.R.G.A. ed i suoi successivi aggiornamenti hanno rappresentato lo strumento programmatico di riferimento per la realizzazione sia dell’imponente complesso di opere poste al servizio degli insediamenti sviluppatisi all’interno del territorio del comune di Roma, sia all’approvvigionamento dei comuni limitrofi.

Nello specifico per la città di Roma, le fonti di approvvigionamento idrico sono costituite da 5 sorgenti (Peschiera, Capore, Acqua Marcia, Acquedotto Vergine e Acquoria); 4 campi pozzi (Pantano Borghese, Finocchio, Torre Angela e Torre Spaccata) ed il Lago di Bracciano come integrazione marginale in caso di emergenza idrica cittadina. Le acque vengono captate in modo da rispettare i tempi di ripristino fissati dal ciclo idrogeologico naturale e vengono gestite tramite i sistemi acquedottistici sia a gravità che a pressione. Altre fonti di approvvigionamento per la fornitura non potabile dedicata all’innaffiamento di parchi e giardini della città provengono dalle sorgenti Traianee, Salone e fiume Tevere.La rete idrica della città si sviluppa su un totale di 5.951,53 km di condotte.

In termini di portate captabili, il censimento fornisce una risorsa complessiva di 20.66 mc/s di cui le sorgenti Peschiera ( 10 mc/s prelevabili su un totale di 17 mc/s medi annui), Capore (4.3 mc/s) ed Acqua Marcia (4.9 mc/s medi annui) costituirebbero circa il 93% della portata (19.2 mc/s).

Contenuti ed articolazioni

Il Piano di approvvigionamento idrico è stato suddiviso in tre parti distinte: Il sistema di smistamento;

Il sistema di distribuzione primaria;

Il sistema acquedottistico.

Di queste le prime due riguardano essenzialmente il Comune di Roma mentre la terza è relativa all’approvvigionamento idrico dell’intero comprensorio acquedottistico “ Schema 66- Roma” del P.R.G.A.

Obiettivo del Piano è stato quello di definire il fabbisogno dell’intero comprensorio acquedottistico e di stabilire gli interventi da porre a base della programmazione futura per il soddisfacimento della richiesta idrica.

Nella prima parte del Piano si è provveduto alla revisione e all’aggiornamento del sistema di smi-stamento, costituito dal complesso delle condotte di adduzione destinate al trasporto dell’acqua dalle vasche terminali degli acquedotti ai centri di distribuzione che alimentano le reti delle diverse zone idriche in cui è suddiviso il territorio comunale.

Il sistema di smistamento

La prima fase dello studio è stata diretta alla determinazione del fabbisogno idrico della città di Roma nel prossimo decennio.

A tal fine si è provveduto alla stima dello sviluppo demografico nell’arco di tempo assunto a rife-rimento dal piano ed alla valutazione delle dotazioni di progetto.

Dal confronto fra il fabbisogno idrico determinato e le attuali disponibilità di risorse e di impianti, è emersa la necessità di reperire nuove fonti per l’approvvigionamento idrico di Roma e di adeguare e potenziare il sistema di smistamento delle portate.

Dall’analisi dello sviluppo demografico è emerso che le previsioni di incremento poste a base della precedente pianificazione, effettuata agli inizi degli anni ‘70, non hanno seguito l’andamento pre-visto, mentre l’espansione della città ha continuato ad attuarsi in maniera spesso incontrollata e difforme rispetto alle indicazioni del P.R.G., interessando principalmente vaste aree extraurbane dell’agro romano.

I dati di popolazione a cui la precedente pianificazione faceva riferimento erano infatti quelli di completa “saturazione urbanistica” secondo le indicazioni del P.R.G. vigente, ed erano congruenti con le previsioni del Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, nel quale per Roma si stimava il raggiungimento al 2015 di una popolazione di 5.267.000 abitanti, dato che non trova più alcun risconto nella odierna realtà che vede una popolazione residente nel Comune stabilizzata attual-mente intorno ai 2.800.000 abitanti.

ll quadro della pianificazione urbanistica è stato inoltre notevolmente modificato dall’adozione di diverse varianti al P.R.G. di Roma, con le quali si è, tra l’altro, provveduto a sanare alcuni degli insediamenti periferici spontaneamente sorti.

Sono state quindi definite le nuove condotte adduttrici ed i nuovi centri di distribuzione con le relative capacità di compenso per potenziare l’attuale sistema di smistamento.

Le zone per le quali è stata prevista la realizzazione dei nuovi centri idrici sono per la maggior par-te quelle extraurbane, mentre sono stati previsti inpar-terventi di completamento e/o adeguamento per alcuni dei centri di distribuzione esistenti.

3. SISTEMI ACQUEDOTTISTICI E CENTRI DI SMISTAMENTO IDRICI

Il sistema di distribuzione primaria

Dalle condotte alimentatrici si diramano le condotte distributrici propriamente dette, che si svi-luppano nel dettaglio lungo la viabilità esistente e sulle quali vengono allacciate le derivazioni per le singole utenze.

L’attuazione della suddivisione della intera città in zone idriche, le cui reti saranno alimentate da uno o più centri di distribuzione, consentirà di ottimizzare il sistema di distribuzione e di esten-dere a tutte le zone della città il controllo diretto ed automatico delle portate distribuite e delle condizioni piezometriche che si determinano, nonché di operare un più efficace recupero delle attuali perdite in rete.

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Figura 2 - Sistema di smistamento e centri di distribuzione idrica

Fonte: Pubblicazione ACEA, Piano per l’approvvigionamento idrico (previsioni di sviluppo) fuori commercio Per ottenere la massima razionalizzazione ed efficienza della gestione del servizio idrico si è resa necessaria la ridefinizione degli schemi idraulici della rete anche al fine di:

consentire i collegamenti delle reti ai nuovi centri idrici;

alimentare le zone oggetto di programmi di sviluppo edilizio;

garantire la distribuzione delle portate previste nel giorno dei massimi consumi.

Dall’attività di progettazione svolta è emerso che:

nelle zone centrali, dove la rete è densamente sviluppata e l’espansione urbanistica prevista

molto limitata, gli interventi necessari sono essenzialmente diretti alla realizzazione delle condotte di collegamento della rete ai nuovi centri di distribuzione;

nelle zone periferiche gli interventi risultano più numerosi in quanto sono ovviamente collegati

ai programmi di sviluppo presi a riferimento. Il sistema acquedottistico

Nella parte terza del Piano si è provveduto a:

definire la domanda idrico- potabile dei comuni collegati o collegabili in futuro al complesso

degli impianti acquedottistici romani e proiettarla al 2015 con dati aggiornati;

individuare, tra quelle disponibili, le risorse che possono soddisfare questa domanda e quella

futura del Comune di Roma;

pianificare e programmare gli interventi che si rendono progressivamente necessari per la

captazione e la adduzione di nuove risorse ed il miglior utilizzo di quelle esistenti.

Alla luce di quanto affermato precedentemente il governo dell’acqua riveste una grande impor-tanza sia dal punto di vista gestionale che di pianificazione. L’unitarietà della gestione dell’acqua è stata resa possibile dalla legge 36 del 5 gennaio 1994(Legge Galli) grazie all’istituzione delle Autorità d’Ambito Territoriali Ottimali. Le AATO (91 in tutto il territorio italiano) sono delle associazioni di Comuni che, coordinati tra loro, mirano alla tutela della risorsa idrica e al miglio-ramento del servizio, avendo il compito di affidare il Sistema Idrico Integrato ad un unico gestore per ciascun ambito territoriale.

Ci si è resi conto che soltanto organismi di dimensioni ottimali sono in grado di pianificare ed organizzare gestioni in grado di assicurare efficienza, efficacia ed economicità oltre che disporre di risorse finanziarie adeguate per realizzare i progetti delle reti ed impianti annessi. La legge

regionale n.6/96 ha suddiviso il Lazio in 5 ATO rispettando la divisione politica per province. Dopo l’entrata in vigore della legge 36/94 detta “legge Galli” e delle leggi regionali che hanno delimitato gli ambiti territoriali, lo “Schema 66-Roma” entra a far parte dei programmi e dei progetti dell’ATO 2.

L’intervento dell’ATO 2 nell’hinterland romano rappresenta, sul piano socio - economico, un salto di qualità nella gestione del servizio idrico, a cui l’Azienda della città di Roma, per la sua vocazione metropolitana non può sottrarsi. Basti pensare alla maggiore affidabilità offerta da un sistema che utilizzi una pluralità di risorse quantitativamente cospicue e reciprocamente compensabili, garantite da un controllo permanente delle caratteristiche di qualità del servizio.

Attualmente, nell’Ambito Territoriale Ottimale, denominato ATO 2 – Lazio Centrale, che com-prende la città di Roma e altri 111 Comuni della Provincia, il volume di acqua immesso in rete a servizio dei 3,7 milioni di abitanti, tra residenti e fluttuanti, è stato di circa 599 milioni di mc (di cui 471 milioni di mc nella “rete storica” di Roma e Fiumicino).

4. PIANO DELLE FOGNATURE

L’esigenza di procedere con un piano organico di risanamento fu avvertita dalla Ripartizione LL.PP. del Comune di Roma, per quanto di propria competenza, con la predisposizione del Piano di Massima delle Fognature e degli impianti di depurazione della città, avviato già negli anni 60 ed approvato nel 1970 dal Consiglio Superiore dei LL.PP.. Il piano fu poi ripreso e rivalutato nel

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