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TARIFFAZIONE IDRICA E STRUMENTI ECONOMICI

Nel documento Focus su AcQuE E AmbIEntE uRbAno (pagine 118-122)

SICUREZZA IDRICA NEL CONTESTO DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

4. TARIFFAZIONE IDRICA E STRUMENTI ECONOMICI

Come accennato nel paragrafo 3, la leva tariffaria e gli incentivi di tipo economico possono avere un ruolo importante nell’indirizzare gli utenti verso un uso più sostenibile della risorsa. Benché la domanda di acqua sia in genere poco elastica al prezzo, il paragrafo 3 e altre indagini empi-riche dimostrano una certa elasticità, nell’ordine di una riduzione dello 0,2-0,3% per ogni punto

55 75 95 2000 2005 2010 m3 Anno

La tendenza verso una riduzione del consumo pro capite osservata nei comuni capoluogo di provincia del DIP nel periodo 2000-2011. Si osservano 2 gruppi distinti nella velocità della diminuzione. Il gruppo I (riduzione più marcata nel periodo analizzato) comprende Alessandria, Aosta, Bergamo, Como, Cuneo, Lecco, Novara, Parma, Piacenza e Torino. Il Gruppo II (riduzione meno marcata) comprende Asti, Biella, Milano, Modena, Pavia, Reggio nell’Emilia, Sondrio, Varese, Verbania, Vercelli e Ferrara. Insignificante oppure nessuna tendenza invece si può osservare per Brescia, Cremona, Lodi, Mantova e Monza. Le aree con sfondo rappresentano l’intervallo tra min e max, la linea continua rappresenta la media.

Confronto tra il costo del servizio idrico (200 mc all’anno, nel 2011), rappresentato sull’asse Y, la riduzione media annua (stimata) del consumo pro capite (dimensione della bolla), lungo il gradiente Ovest–Est del DIP (l’asse X)

Alessandria Aosta Asti Bergamo Biella Brescia Como Cremona Cuneo Lecco Lodi Mantova Milano Modena Monza Novara Parma Pavia Piacenza Reggio nell'Emilia Sondrio Torino Varese Verbania Vercelli Ferrara 100 200 300 400 350000 Euro Latitudine

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percentuale di aumento del prezzo. Si può altresì dimostrare che, essendo la domanda sensibile alla tariffa marginale, più che alla tariffa media, è possibile ottenere risultati anche sorprendenti con un accorto disegno delle tariffe (Conte et al., 2013). Tuttavia, non si dovrebbe limitare l’at-tenzione solo all’uso della tariffa come strumento per controllare i consumi. Per molte e buone ragioni (OECD, 2011).

La prima è che un uso sostenibile dell’acqua non equivale alla mera riduzione dei consumi, e che in ogni caso la riduzione dei consumi non equivale alla mera riduzione degli sprechi. Se la tariffa marginale è in grado di controllare il livello della domanda, disincentivando inutili abluzioni o promuovendo qualche semplice accorgimento come l’installazione di riduttori di flusso ai ru-binetti, essa è meno adatta a promuovere tutte quelle azioni che, invece, richiedono da parte degli utenti investimenti o azioni orientate al lungo periodo. Se è vero che la domanda di acqua in ambito domestico dipende in larga misura dalle dotazioni infrastrutturali (impianti idraulico-sanitari, elettrodomestici, ecc.), è alla sostituzione di questi, che occorre mirare. La tariffa, per servire a questo scopo, deve quindi prevedere una quota fissa di dimensioni adeguate, che si presti alla costruzione di incentivi. Pure si potrebbero sperimentare forme innovative di credito, anche promosse e gestite dagli stessi soggetti che erogano il servizio, in modo analogo a quanto avviene per il risparmio energetico.

La seconda ragione è che un uso sostenibile dell’acqua in ambito urbano non dipende solo dalla domanda finale, ma anche, e forse soprattutto, dagli interventi effettuati nel sistema di gestione. Occorre in altre parole che il gestore sia messo nelle condizioni di poter realizzare gli investimenti necessari. Ciò richiede, da un lato, che la tariffa consenta di generare i margini necessari per finanziare gli investimenti (se si fa ricorso al mercato finanziario), o di anticipare le risorse per po-terle investire, se si intende ricorrere all’autofinanziamento. Dall’altro lato, richiede che opportuni incentivi siano posti in essere per guidare le strategie del gestore. Ad esempio, una tassa sui pre-lievi di acqua dall’ambiente potrebbe incentivare soluzioni per la riduzione delle perdite, specie se il meccanismo tariffario impedisce di trasferirne l’onere sugli utenti, o lo consente solo in parte. La terza ragione è che azioni orientate all’uso sostenibile della risorsa, sempre di più, dipendono dalla possibilità di mettere in atto soluzioni cooperative che interessano altri utilizzatori dell’acqua, e in particolare quelli agricoli. Si pensi solo al tema della protezione delle captazioni dall’inquina-mento, alla possibile condivisione di sistemi di stoccaggio e adduzione, al riuso delle acque depu-rate per l’irrigazione, alla costruzione attorno alle città di parchi agricolo-urbani funzionali anche a una restituzione controllata delle acque reflue all’ambiente; o, ancora, al tema del drenaggio delle acque meteoriche, alla ricarica delle falde. Tutte queste soluzioni, per essere praticabili, devono prevedere la possibilità di compensare i cosiddetti “servizi ecosistemici” svolti dagli agricoltori (o da altri soggetti), ammettendo gli oneri corrispondenti tra i costi ammissibili alla copertura tariffaria, o destinandovi i proventi di apposite tasse di scopo.

5. CONCLUSIONI

Questo documento evidenzia come il servizio idrico sia vulnerabile ai cambiamenti climatici, so-ciali e di sviluppo economico. La resilienza del settore dipende ampiamente dalla sua capacità di finanziare in maniera sostenibile gli interventi di miglioramento del servizio idrico. La riforma delle tariffe avviata nel 2011 dal nuovo regolatore, l’Autorità per l’energia elettrica e il gas (AEEG), si è concentrata per ora sul consolidamento dei livelli di ricavo dei gestori e sulla finanziabilità degli investimenti. A questo scopo ha previsto un meccanismo che considera tra i costi il valore rivalutato dei cespiti realizzati in passato, che il precedente metodo non riconosceva; i flussi di cassa così generati concorrono ad autofinanziare il sistema, riducendo la necessità di ricorrere al credito esterno. Sebbene perfezionabile in molti punti, il “metodo transitorio” si muove nella giusta direzione, riconoscendo l’insostenibilità di un finanziamento del sistema interamente a ca-rico del mercato. Pure è interessante l’idea di mettere una parte di questi proventi a disposizione delle autorità pubbliche per il finanziamento di interventi di carattere sociale, come ad esempio i voucher per le famiglie meno abbienti.

Tuttavia, si tratta di un intervento ancora parziale e limitato, che potrà forse risolvere una delle criticità più urgenti – la garanzia dell’equilibrio finanziario delle gestioni e la bancabilità dei piani di investimento – ma non è ancora sufficiente. In direzione di una riforma complessiva del sistema tariffario, occorre a nostro avviso prevedere:

- un ridisegno degli strumenti di fiscalità ambientale, e in particolare dei canoni demaniali. Questi dovrebbero essere calcolati in modo da corrispondere ai “costi ambientali e della risorsa”, e destinati in via prioritaria al finanziamento degli interventi funzionali a una gestione integrata e sostenibile a livello di bacino.

- un ridisegno della struttura delle tariffe, prevedendo una quota fissa consistente che si presti sia a forme di agevolazione di carattere sociale, sia all’incentivazione di interventi strutturali (es. bonus per le ristrutturazioni o gli elettrodomestici).

- la costruzione di circuiti di finanza agevolata basata su meccanismi di mutualità, in grado di accedere al mercato finanziario attraverso un canale collettivo e condiviso tra più gestioni, onde limitare il rischio che il mercato si assume.

Questi interventi, oltre a garantire la sostenibilità del sistema di gestione, produrranno benefici rilevanti nella riduzione degli sprechi, dei consumi e nell’ottimizzazione degli usi. Le variazioni previste, in termini di variabilità della disponibilità idrica, aumento demografico, modifiche di uso del suolo e dinamica della domanda, richiedono interventi innovativi, che riducano il rischio di insicurezza idrica nel medio-lungo periodo.

Pertanto riteniamo che la resilienza del settore nei confronti delle pressioni antropiche e naturali previste abbia ancora notevoli margini di miglioramento. La caratteristiche sistemiche attuali non garantiscono la sicurezza idrica futura agli eventi climatici estremi, previsti in aumento per intensità e frequenza. Inoltre, la competizione dei settori produttivi per la risorsa incrementerà il livello di vulnerabilità, anche del servizio idrico, prioritario rispetto agli altri. Strumenti economici come le tariffe ed i canoni demaniali, il riequilibrio finanziario delle gestioni e l’introduzione di soluzioni cooperative fra gli utilizzatori della risorsa, possono essere intrapresi con successo per aumentare la resilienza. Le opzioni descritte in questo documento garantirebbero una migliore gestione del servizio idrico. E’ importante quindi che vengano considerate nello sviluppo dei piani di gestione e nella costruzione di piani e strategie nazionali, regionali e locali di adattamento ai cambiamenti climatici.

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IL CICLO DELL’ACQUA A ROMA: DALLA CAPTAZIONE

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