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Alla data dell’ultimo Censimento della popolazione e delle abitazioni del 20 ottobre 2001 la popolazione residente della città d Crotone è risultata pari a 60.010 unità (Tab. 3.2). Rispetto a dieci anni prima l’aumento è stato di quasi mille abitanti (+1,7%), leggermente più alto rispetto a quello registrato nel periodo intercensuario precedente (+1,2%), ma nettamente più contenuto rispetto agli incrementi di popolazione avuti alle rilevazioni censuarie del 1971 (+17,8%) e del 1981 (+14,3%).

Tab. 3.2 - Popolazione residente nella città per sesso (1951-2001)

valori assoluti valori % Scarto

censimento M F Totale M F Totale 1951 16232 15696 31928 50,8% 49,2% 100% 1961 21896 21360 43256 50,6% 49,4% 100% 11328 1971 25641 25329 50970 50,3% 49,7% 100% 7714 1981 29041 29221 58262 49,8% 50,2% 100% 7292 1991 29070 29931 59001 49,3% 50,7% 100% 739 2001 29290 30720 60010 48,8% 51,2% 100% 1009

188 Le attività commerciali si sono ridotte da 1582 a 1441 unità (- 8,9%), mentre il complesso

delle altre strutture di servizio, pubbliche e private, passano da 1023 a 943 unità (- 7,8%). Per quanto riguarda gli occupati nel settore commerciale si sono ridotti del 40% circa; negli altri comparti terziari in misura più contenuta (- 8,7%).

I dati sui movimenti anagrafici190, della popolazione residente evidenziano come il contributo del saldo migratorio alla crescita demografica della città, è quasi sempre, nel corso degli ultimi quaranta anni, di segno negativo, con un numero di cancellazioni annuali dai registri anagrafici comunali solitamente maggiore di quello dei nuovi iscritti (Grafico 1.1). Di segno opposto è l’apporto dato dal saldo naturale alla crescita della popolazione, che rimane sempre positivo, nonostante tenda a declinare nel tempo. Dopo il baby boom degli anni sessanta, il trend negativo delle nascite (grafico 1.2) ha comportato una continua riduzione dell’incremento naturale della popolazione e ha contribuito al netto rallentamento della crescita dei residenti negli ultimi venti anni.

Graf. 3.1 - Movimenti anagrafici della popolazione residente (1962-2001)

-900 -700 -500 -300 -100 100 300 500 700 900 1100 1300 1962 1967 1972 1977 1982 1987 1992 1997 saldo naturale saldo migratorio

190 Il saldo anagrafico totale della popolazione si ottiene dalla somma del saldo naturale con quello

migratorio. Il saldo naturale è dato dalla differenza, in valore assoluto, fra nati vivi e morti. Il saldo migratorio si ottiene invece dalla differenza tra il numero degli immigrati e il numero degli emigrati. I due saldi sommati in valore assoluto indicano il grado di ricambio di una popolazione.

Grafico 3.2 - Movimenti naturali della popolazione residente (1962-2001) 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1962 1967 1972 1977 1982 1987 1992 1997 nati morti

Il lento declino delle nascite e i movimenti migratori negativi191, oltre ad incidere sulla crescita demografica della città, influisce anche sulla struttura per età dei residenti che tende a modificarsi in direzione di un invecchiamento della popolazione.

L’esame della distribuzione della popolazione residente per fasce di età rivela come sia cresciuta l’incidenza della popolazione anziana (di 65 anni e più), pari 12,5% del totale dei residenti al censimento del 2001, rispetto all’8,6% del 1991 e al 6,8 % del 1981.

Di segno opposto è l’andamento nel tempo dell’altra fascia estrema della popolazione, quella dei giovanissimi, di età compresa tra 0 e 14 anni, che rappresenta nel 2001 soltanto il 19% della popolazione, rispetto ad un’incidenza avuta nel 1981 del 30%. (grafico 3.3).

191 I movimenti migratori incidono sulla struttura per età e per sesso della popolazione perché i migranti

Grafico 3.3 – Dinamica popolazione 0-14 anni e ultrasessantacinquenne (1981-2001) 0% 5% 10% 15% 20% 25% 30% 35% 1981 1991 2001 0-14 anni 65+

La dinamica della popolazione, nel corso del tempo, dal punto di vista della composizione per età si può cogliere dalla comparazione delle piramidi d’età relativi ai censimenti presi in esame. La forma che viene assunta dalle piramidi delle età, infatti, varia di molto al variare delle situazioni demografiche, perché funzione dei tre fattori, quali la fecondità, la mortalità per età e i flussi migratori, che determinano l’evoluzione demografica delle popolazioni.192

Grafico 3.4 - -Piramide dell’età 1981 meno di 5 5-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75 e più Femmine Maschi

Grafico 3.5 - -Piramide dell’età 1991

meno di 5 5-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75 e più Femmine Maschi

Grafico 3.6 – Piramide dell’età 2001 meno di 5 5-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75 e più Femmine Maschi

La struttura per età del 1981 è tipica di una città caratterizzata dalla presenza di un popolazione giovane. La piramide con una base ampia e che tende a restringersi in corrispondenza delle ultime classi di età indica la presenza di un’elevata quota di giovani (metà della popolazione residente nel 1981 non supera i 24 anni), in virtù di un livello di natalità elevato ed una incidenza modesta di anziani.

La composizione della popolazione per classi di età tende a modificarsi nel 1991, come risulta dalla nuova struttura della piramide, leggermente diversa rispetto al 1981, caratterizzata da un restringimento alla base, in corrispondenza delle età più giovani e da un vertice meno ripido, indice di una crescita dell’incidenza delle età più anziane.

Si tratta dell’avvio di un processo di invecchiamento della città, che trova conferma nei dati censuari del 2001. La nuova piramide per età, infatti, presenta una configurazione tipica di una popolazione matura, in cui il peso degli anziani cresce ulteriormente accompagnato da una bassa percentuale di giovani. La crescita della longevità e il rallentamento demografico ha comportato un aumento della presenza degli ultrasettantenni, che rappresentano l’8,3% dei residenti, con una incidenza quasi doppia rispetto al 1981 (4,2%), ed una riduzione al 26,1% dei giovani residenti con età non superiore ai 19 anni.

Il progressivo invecchiamento della popolazione è confermato dall’innalzamento dell’età media ( 28,7 nel 1981, 32 nel 1991, 36,2 nel 2001) e dalla crescita dell’indice di vecchiaia, che pone a confronto le due grandi fasce di popolazione rappresentate dai

giovanissimi e dagli anziani, considerate come le fasce di età più sensibili all’evoluzione dei fenomeni demografici193,. Al censimento del 2001, infatti, a Crotone risultano residenti 66 anziani ogni 100 giovanissimi, un rapporto quasi doppio rispetto alla precedente rilevazione censuaria con un indice di vecchiaia pari a 36,6 e, addirittura, tre volte maggiore rispetto al 1981, quando il numero di anziani per 100 giovani era leggermente superiore a 22.

I mutamenti intervenuti nelle caratteristiche strutturali della popolazione nel corso degli anni ottanta e novanta emergono anche dalle variazioni dell’indice di dipendenza o di carico sociale. Le due fasce di età estreme, oltre da essere caratterizzate da una notevole variabilità al variare della fenomenologia demografica, sono accomunate anche da un’altra caratteristica: costituiscono il contingente dei “consumatori” considerato in contrapposizione a quello dei “produttori” ( e riproduttori) delle età centrali194. In altre parole i giovani della classe 0-14 e le persone oltre 65 anni sono la parte di popolazione che, in genere, dipende da quanti si trovano nelle classi di età centrali da 15 a 64 anni e che sono nell’intervallo di vita prevalentemente attiva e produttiva. Gli appartenenti a queste categorie “improduttive” rappresentano un carico di cui può essere calcolata, in modo approssimato, l’incidenza media per ogni componente delle categorie improduttive.

A differenza dell’indice di vecchiaia, la cui crescita indica un processo di senilizzazione della popolazione, nel 2001 il valore dell’indice di dipendenza si riduce a 46,1, rispetto a 47,1 del 1991 ed a 59,4 del 1981. L’apparente contraddizione tra “l’alleggerimento” del carico sociale e l’invecchiamento della popolazione può essere facilmente spiegato se si considera che il numeratore dell’indice di dipendenza, rapportato ad un denominatore tendenzialmente costante, è costituito da due componenti, le cui variazioni tendono ad equilibrarsi, mentre il numeratore dell’indice di vecchiaia è in nettissima crescita e si contrappone ad un denominatore in tendenziale diminuzione.

La scomposizione dell’indice complessivo di dipendenza, comprensivo d’entrambe le fasce dei “consumatori” (giovanissimi e anziani), in due indicatori parziali, un indice di dipendenza degli anziani e un indice di dipendenza dei giovanissimi, può essere, probabilmente, più adatta a cogliere i cambiamenti della struttura della popolazione residente per età e della natura del carico sociale, in

193De Sarno Frignano A., Natale M., Il processo di invecchiamento delle popolazioni a sviluppo avanzato e le sue implicazioni, in Natale M., (a cura di), Economia e popolazione. Alcuni aspetti delle interrelazioni tra sviluppo demografico ed economico, Franco Angeli, Milano, 1994, p.317.

considerazione del fatto che i contingenti dei giovanissimi e degli anziani sono completamente diversi per tipo di bisogni, nonché per la natura dei costi: nel primo caso essenzialmente di investimento, nel secondo essenzialmente di mantenimento.

Dall’andamento opposto dei valori assunti, nell’arco temporale considerato, dall’ indice di dipendenza degli anziani e dall’ indice di dipendenza dei giovanissimi emerge come, nel 2001, si sia quasi raddoppiato il carico sociale prodotto dagli anziani, al contrario di quello prodotto dagli appartenenti alle prime classi di età, che si è quasi dimezzato.

Per quanto riguarda la composizione della popolazione per sesso l’incidenza delle donne sul totale dei residenti cresce nel corso degli anni fino a rappresentare la maggioranza della popolazione a partire dal 1981. Al censimento del 2001 il gap tra uomini e donne raggiunge il valore più alto, con un indice di mascolinità, dato dal rapporto tra la popolazione maschile e femminile, pari a 95,3, rispetto al 1981 quando era leggermente inferiore a 100. Alla crescita della presenza femminile, probabilmente, ha contribuito l’azione congiunta di vari fattori come la diminuzione dei nati, visto che la frequenza delle nascite di solito privilegia la componente maschile, il comportamento differenziale della mortalità tra i due sessi, che tende a favorire le donne caratterizzate da livelli di mortalità più bassi rispetto a quelli dei coetanei maschi, il saldo migratorio negativo dal momento che la propensione a migrare risulta generalmente più accentuata per la popolazione maschile.195

Se si considera la composizione della popolazione per sesso e classi di età, che non subisce sostanziali variazioni nel corso nel tempo, all’iniziale prevalenza dei maschi in corrispondenza delle prime classi di età fa seguito uno squilibrio a favore delle donne che diventa sempre più accentuato man mano che si procede verso le età più anziane.