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2.7 La teoria della riproduzione culturale

2.7.1 La teoria della scelta razionale

Se si considera la distribuzione in Italia dei voti di maturità ottenuti dai figli di imprenditori, liberi professionisti e dirigenti, nati nella coorte compresa tra il 1969 e il 1983 con la corrispondente distribuzione fatta registrare dagli eredi dei lavoratori manuali dell’industria e del terziario si può notare come queste due distribuzioni si sovrappongono il larga misura. Ciò sta a significare che le prestazioni agli esami di maturità dei figli della classe operaia coincidono ampiamente con quelle delle loro controparti di più elevata origina sociale. Se poi si considerano le probabilità di

150 Bourdieu P., op. cit. 1972, p.150.

151 Barone C., Disuguaglianze e apprendimento e capitale culturale, In in Polis, a. XIX, n. 2, Agosto

2005, pp. 173-202, p. 175.

proseguire gli studi in funzione del voto ottenuto alla maturità si può notare come per qualsiasi profitto, tra i due gruppi di soggetti permanga una disparità costante. In altre parole il differenziale nelle probabilità di accesso agli studi universitari intercorrente tra i maturi discendenti dalla borghesia e quelli che sono nati nei ranghi della classe operaia risulta indipendente dal voto dell’esame. Se non è stata la scuola a «eliminare» gli studenti appartenenti alle classi subalterne, visto il loro alto rendimento, allora da cosa è dipesa la scelta dei figli degli operai di abbandonare gli studi? Per spiegare la stabilità delle disuguaglianze tra eredi della borghesia e figli della classe operaia nelle probabilità di proseguimento degli studi a livello terziario, occorre pertanto far riferimento ai processi decisionali in materia di istruzione degli individui e delle loro famiglie e alla struttura dei vincoli e delle opportunità entro cui quei processi si svolgono. Si tratta della linea di indagine seguita da quanti si rifanno alla teoria della scelta o azione razionale nella spiegazione delle disuguaglianze educative, come Raymond Boudon.

Boudon sostiene, coerentemente con la sua scelta di fondo, il carattere intenzionale delle azioni individuali nonché la loro intrinseca razionalità. Lo schema dell’agire comprende: attori, situazioni, fini e risorse. Gli attori che sono impegnati in una situazione, le cui caratteristiche sono in qualche misura condizionanti, perseguono dei fini per raggiungere i quali, manipolando le risorse, danno luogo ad azioni significative. Si deve, dunque, supporre che gli attori si sforzino di ottimizzare i risultati delle proprie decisioni, pur dovendo fare i conti con i vincoli posti dal sistema all’interno del quale operano.

L’azione dell’attore si svolge in un contesto contrassegnato dalla presenza di elementi che gli si impongono, senza che però arrivino a determinare il corso dell’azione. I fattori che possono ostacolare il perseguimento dei fini individuali hanno una duplice origine: provengono infatti sia dalla rete di rapporti, relativamente stabili, che intercorrono tra il soggetto agente e altri individui, sia dalle istituzioni. Nell’uno e nell’altro caso, però, sussiste sempre la possibilità di scegliere tra un’ampia gamma di azioni, proprio perché l’agire è sempre finalizzato al perseguimento di scopi.153

Boudon spiega i processi di decisione scolastica attraverso i concetti di posizione sociale, costo e beneficio e rischio, legati alle diverse probabilità di riuscita scolastica: «la posizione sociale dà un diverso significato al beneficio, al rischio e al costo corrispondenti all’acquisizione di un dato livello di istruzione»154. Per Boudon dunque

153 Cesareo V., Sociologia, Teorie e problemi., Vita e pensiero, Milano, 1993, p.42. 154 Boudon R., Istruzione e mobilità sociale, Zanichelli, Bologna, 1979, p.66.

le scelte scolastiche sono razionali, nel senso che i diversi corsi di azione (smettere o proseguire, intraprendere l’uno o l’altro percorso) sarebbero l’effetto di scelte sorrette da «buone ragioni»155, dal punto di vista di chi le effettua, piuttosto che il frutto di forze o cause sottratte al controllo dei soggetti agenti.

Boudon concettualizza i percorsi educativi come alberi decisionali, nei quali i soggetti si trovano in ogni singolo anno a dover ripetere la loro scelta nei confronti della prosecuzione degli studi. Nelle tappe in cui si chiude un ciclo, inoltre, i soggetti devono anche scegliere in quale tipo di scuola eventualmente proseguire. In via teorica, occorre anche dire, che esiste la possibilità di situazioni in cui i soggetti sono completamente vincolati. «La limitazione delle risorse costituisce, infatti, un fattore potente di riduzione delle alternative d’azione, fino all’estremo del clochard, cui non rimane altra possibilità che dormire per strada.»156

Nell’ipotesi che i soggetti hanno realmente possibilità di scelta, occorre chiedersi come mai i soggetti appartenenti alle classi subalterne scelgono frequentemente di interrompere anzitempo gli studi, nonostante l’evidenza sociale dei vantaggi apportati dall’istruzione. Per dare una risposta è necessario considerare i contesti decisionali degli attori, che influiscono sui meccanismi di scelta. Quando gli studenti e i loro genitori, alla fine di una fase scolastica, ad esempio alla fine della scuola dell’obbligo, devono decidere il percorso di studi da intraprendere, uno più lungo o uno più corto, valutano ciascuna delle due opzioni tenendo conto di tre elementi: i benefici attesi, i termini di acquisizione di un futuro status sociale, i costi vale a dire le spese necessarie per il percorso scolastico, ed il rischio del fallimento scolastico dello studente. I benefici associati ad un certo orientamento non sono valutati nello stesso modo secondo l’origine sociale, poiché ognuno fissa le proprie aspettative in funzione del gruppo al quale appartiene, cioè in funzione del gruppo di riferimento. La scolarità ha valore diverso nelle diverse classi, perché per alcuni è un mezzo imprescindibile per mantenere la posizione di origine, mentre per altri è un mezzo opzionale per migliorarla. Per i figli dei dirigenti, l’orientamento lungo offre la possibilità, in caso di successo, di raggiungere un termine scolastico elevato e quindi uno status sociale prossimo a quello dei genitori. Nello stesso tempo i costi di questi studi lunghi non dovrebbero rappresentare un problema per i genitori grazie alle risorse di cui dispongono. Invece l’orientamento corto porta benefici debolissimi poiché chiude pressoché definitivamente al ragazzo la possibilità di raggiungere un livello scolastico elevato, e dunque di

155 Boudon R., (a cura di), Trattato di sociologia, Il Mulino, Bologna, 1992, p. 41 156 Bianco M.L., Classi e reti sociali, Il Mulino, Bologna, p.1996, p. 123.

raggiungere uno status sociale paragonabile a quello dei genitori. Si capisce quindi che le famiglie dei dirigenti scelgano per quanto possibile l’orientamento lungo. Naturalmente le loro decisioni tengono conto del rischio di fallimento del ragazzo: se i risultati scolastici sono mediocri, i genitori saranno spinti, ma debolmente, a scegliere l’orientamento corto. Per il figlio dell’operaio la situazione è molto differente. L’orientamento lungo offre la possibilità di un beneficio importante in termini di futuro status sociale, ma in questo caso i costi finanziari del prolungamento degli studi non saranno considerati trascurabili dalla famiglia. Questi ultimi possono da soli far pendere la bilancia decisionale verso l’orientamento corto. Esiste una relazione inversa fra gravosità del costo dell’istruzione e livello dei redditi familiari. In parte è questo che spiega perché i figli degli operai, anche se bravi a scuola, sono meno spesso orientati verso gli studi lunghi. Inoltre i redditi delle classi superiori seguono una traiettoria progressivamente ascendente nel corso della carriera lavorativa con minori oscillazioni cicliche e un ridotto rischio di disoccupazione. Ciò non può che facilitare gli investimenti in istruzione di lungo periodo, ad esempio la scelta del liceo in vista della prosecuzione all’università. 157

Per il figlio degli operai, un orientamento corto permette di sperare in uno status sociale dello stesso ordine di quello dei genitori, per cui non è considerato un ripiego.

La decisione sull’orientamento delle famiglie operaie dipende fortemente dal rischio di fallimento negli studi lunghi: se i risultati sono scarsi o se il ragazzo ha già accumulato ritardo scolare, queste famiglie rinunceranno molto più facilmente delle famiglie di dirigenti a scegliere l’orientamento lungo, vuoi per ragioni economiche, vuoi per ragioni di aspirazioni allo status sociale.

La varianza dei contesti decisionali influisce per altro anche sulla scelta del tipo di scuola, orientando le preferenze dei ragazzi di origine sociale modesta verso le scuole meno «nobili», anche in base al minor rischio associato alle scuole tecniche, che forniscono un diploma direttamente spendibile sul mercato del lavoro.

157 Barone C., La teoria della scelta razionale e la ricerca empirica, In Rassegna Italiana di Sociologia, a.

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