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6.5 L’importanza delle preferenze

6.5.3 Risorse culturali e preferenze

Le risorse culturali della famiglia non agiscono sulle scelte educative soltanto come un vincolo operante su abilità e risultati scolastici, ma la loro azione sulle decisioni scolastiche è altrettanto importante nella formazione delle preferenze scolastiche dei soggetti decisori.

Vivere in un ambiente culturalmente ricco, in primo luogo, consente ai ragazzi di affrontare la carriera scolastica dotati di un bagaglio culturale che potenzia

notevolmente le loro possibilità di successo scolastico e, di fronte ai buoni risultati, si produce un effetto incentivante alla prosecuzione degli studi. In secondo luogo la presenza di genitori altamente istruiti aiuta a sviluppare nei figli una forte motivazione al successo educativo, diversamente da quanto accade in famiglie scarsamente istruite. Il rischio di perdere il proprio status, fermandosi dopo pochi anni di scuola, è in grado di generare negli eredi di genitori altamente istruiti sicuramente una motivazione maggiore allo studio di quella che può essere determinata, in coloro che provengono da famiglie poche istruite, dalla speranza di migliorare la propria posizione sociale.261

Se è vero che la motivazione al successo scolastico può discendere da un calcolo deliberato e cosciente, altrettanto vero che talvolta l’atteggiamento nei confronti della scuola può nascere come conseguenza di un aggiustamento di aspettative ed aspirazioni alle opportunità di successo scolastico riconosciute alla propria classe sociale:

«… a casa mia nessuno si è preso più della quinta elementare… io poi mi sono ritirato quando mi hanno bocciato alla quarta elementare…non ci sono andato più perché ho capito che perdevo solo tempo…» [Francesco, 44 anni, quarta elementare ]

Quando una famiglia è caratterizzata da una serie di insuccessi scolastici dei suoi componenti , come in gran parte dei casi presi in esame, potrebbe ingenerarsi nei genitori, che devono decidere sul futuro scolastico degli altri figli, una certa sfiducia sulle loro possibilità scolastiche. La storia dei tentativi scolastici della famiglia può quindi favorire la formazione della convinzione che studiare non sia adatto alle capacità degli altri componenti e ciò può impedire di nutrire alcuna ambizione in campo scolastico.

Bourdieu riteneva che le opportunità complessive di successo scolastico, come «…è loro continuamente ricordato dalla statistica dei bambini del loro ambiente bocciati o rimandati…»262, fossero assai ridotte per le famiglie con scarso capitale culturale al punto da condizionare la loro disponibilità ad invertire in istruzione. In altre parole le esigue probabilità oggettive di promozione scolastica sarebbero così

261 Ballarino G., Bernardi F., Uso dei dati time-budget per lo studio delle risorse familiari: capitale sociale

e culturale dei genitori dei bambini in età scolare in Italia, in Quaderni di sociologia, Volume XLV, n. 25, 1/2001, pp. 7 – 36 p.13

262 Bourdieu P., La trasmissione dell’eredità culturale, in Barbagli M., Scuola, potere ed ideologia, Il

interiorizzate sino a diventare aspettative oggettive di fallimento.. Queste, a loro volta, finiscono col deprimere le aspirazioni educative degli studenti di bassa estrazione sociale, la loro propensione a proseguire gli studi così come il loro gradimento dell’esperienza scolastica.

Pertanto «…i componenti delle classi popolari e medie prendono la realtà per i propri desideri»263 ma questo accade perché le ambizioni sociali sono definite dalle «condizioni oggettive che escludono la possibilità di sperare nell’impossibile»264

La consapevolezza di avere maggiori opportunità di successo scolastico, grazie al capitale culturale familiare, al contrario, porta gli eredi delle famiglie più istruite a nutrire maggiori ambizioni educative e lavorative.

Per quanto possa contribuire a spiegare, talvolta, i comportamenti scolastici degli individui, l’interpretazione di Bourdieu non può rappresentare, tuttavia, una spiegazione generalizzata delle disuguaglianze educative. Per Bourdieu, infatti, gli studenti di estrazione sociale modesta, anche quando ottengono buoni risultati scolastici, non credono che la scuola possa funzionare come canale di mobilità sociale e, di conseguenza, sono poco propensi ad investire in istruzione, anche di fronte a ragionevoli probabilità di successo. Nella realtà dei fatti accade, invece, che anche le classi subordinate, come abbiamo riscontrato anche nella nostra ricerca, sono disponibili ad investire in istruzione quando i loro figli ottengono risultati scolastici soddisfacenti.

L’importanza delle risorse culturali familiari nelle scelte educative risiede anche nel fatto che ad un livello culturale molto basso i soggetti potrebbero non riuscire a cogliere i vantaggi che offre l’istruzione superiore e di conseguenza potrebbero sviluppare una scarsa predisposizione verso la scuola.

Le decisioni scolastiche sono assunti dai ragazzi e dalle loro famiglie attraverso la valutazione dei costi e dei benefici associati ad ogni alternativa che si prospetta loro. La scelta sarà per l’opzione in grado di massimizzare la loro soddisfazione. La massimizzazione è una semplice idea regolativa; nella pratica, tuttavia, è spesso difficile se non impossibile sapere con chiarezza quale sia l’obiettivo più ambizioso che ci si può porre dati i mezzi a disposizione. L’attore non può generalmente avere accesso a tutta l’informazione di cui avrebbe bisogno per comportarsi razionalmente nel significato ristretto della parola.. In presenza di vincoli nelle informazioni disponibili è scarsamente

263 Bourdieu P., op. cit., 1972, p. 143 264 Bourdieu P., op. cit., 1972, p. 143

verosimile assumere comportamenti massimizzanti. Al posto di cercare il “meglio”, si cerca di trovare la soluzione che consente loro di pervenire a risultati soddisfacenti.

In presenza di genitori altamente istruiti è ovvio supporre che l’azione delle carenze informative nella decisione da assumere in campo scolastico sia più contenuta. Essi possono offrire, vista la loro maggiore consuetudine con il sistema formativo, tutto il loro sostegno ai propri figli nello scegliere l’alternativa educativa migliore. A maggiori vincoli cognitivi sono sottoposti, invece, coloro che provengono da un ambiente familiare culturalmente povero. In simili circostanze, vale a dire in una situazione di ridotta capacità di valutare correttamente le alternative possibili, potrebbe diventare più difficile cogliere i vantaggi di conseguire elevate credenziali educative. I loro limiti cognitivi potrebbero impedire di associare con chiarezza l’azione presente agli esiti futuri. Non tenere conto, o meglio, ignorare i rilevanti vantaggi occupazionali forniti da elevati titoli di studio, può generare una scarsa propensione delle famiglie verso lo studio. Quando si ha un tale atteggiamento verso la scuola le scelte scolastiche tendono ad essere condizionate da una sovrastima dei vincoli e delle prime difficoltà che un bambino può incontrare a scuola. In tali circostanze aumentano le probabilità della scelta del ritiro scolastico.

L’ipotesi dell’azione di vincoli cognitivi come fattore condizionante, in negativo, dei comportamenti scolastici, sembra trovare conferma nei rimpianti, espressi da molti dei nostri intervistati discendenti da famiglie di bassa estrazione sociale, per il fatto di aver abbandonato troppo presto la scuola.

« …ho il rimpianto di non aver fatto la scuola,. Se tornassi indietro farei la scuola perché adesso penso con le idee di adesso……perché, non avendo la terza media nel 1983 ho perso l’occasione, anzi il posto, come usciere in una banca di Crotone….forse magari sarebbe stata svolta economica , forse pure una svolta per il futuro dei miei figli…» [ Vincenzo, 52 anni, licenza elementare ]

«se tornassi indietro l’unico pentimento è quello della scuola, perché col lavoro che ho fatto e sto facendo adesso, se avessi saputo quanto sia importante la scuola non sarei andato subito a lavorare.» [ Mario, 44 anni, licenza elementare]

Le difficoltà incontrate nel mercato del lavoro li rendono consapevoli, soltanto nel passaggio alla vita adulta, di quanto la scelta di abbandono anticipato della scuola sia

stata fallace. La responsabilità del loro errore viene attribuito al fatto di non essere stati consapevoli, da bambini, dei vantaggi che l’acquisizione di un certo grado di istruzione avrebbe comportato per la loro carriera lavorativa e, di conseguenza, per le loro opportunità di vita e per quelle della propria famiglia. È evidente che a determinare tale mancanza di consapevolezza sul ruolo dell’istruzione nel definire il destino occupazionale e sociale degli individui possa aver contribuito lo scarso capitale culturale dei genitori, probabilmente incapaci per limiti cognitivi, di considerare l’istruzione come un investimento in grado di garantire migliori prospettive di vita nel futuro.

Il rimpianto di non aver completato l’intero corso di studi, talvolta, non è solo per i benefici occupazionali ai quali si è rinunciato, probabilmente in modo inconsapevole, ma anche perché si è ignorato dei vantaggi che un certo grado di istruzione può garantire in termini di apertura di spazi di relazione e di libertà «di una persona di fare azioni o raggiungere stati di esistenza dotati di valore»265:

«mi pento solo di non essere andata a scuola, perché quando adesso partecipo ai diversi incontri in parrocchia mi accorgo che a certe cose non ci arrivi, non riesci a comprenderle .se fossi andata a scuola , invece, non dico per andare lavorare ma per una cultura mia, personale» [Isabella, 44 anni, licenza media]