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Collins e la teoria credenzialista dell’istruzione

2.4 L’importanza dell’istruzione

2.4.2 Collins e la teoria credenzialista dell’istruzione

Una visione alternativa, in sociologia, al funzionalismo tecnico per quanto riguarda il meccanismo attraverso il quale l’istruzione favorisce l’allocazione professionale degli individui è quella di stampo credenzialista proposta da Collins, in analogia con la teoria del signalling di Spence in economia118. L’istruzione non rappresenta il mezzo per acquisire le competenze necessarie all’esercizio dei vari ruoli sociali ma una risorsa che fornisce una posizione di priorità nella competizione per ottenere le posizioni sociali più vantaggiose. «…Non è importante se la scuola non riesce a impartire delle conoscenze tecniche (anche se può riuscirvi)…»119 visto che le competenze necessarie per svolgere le varie attività lavorative si formano on the job.120 L’importanza dell’istruzione è da porre in relazione alle azioni condotte dai ceti sociali per mantenere e migliorare la propria posizione nel sistema di stratificazione.. Le credenziali educative diventano così strumenti di «chiusura sociale», praticate dai gruppi di status che «… cercano di massimizzare le ricompense restringendo gli accessi alle risorse e alle opportunità ad una limitata cerchia di persone che hanno certi requisiti…».121 Già Weber, ancor prima che si sviluppasse l’istruzione di massa, aveva identificato nel titolo di studio un importante mezzo per attuare un’azione di chiusura sociale. Egli scriveva, infatti, su Economia e società : «…la configurazione dei titoli di studio dell’università, delle scuole superiori tecniche e di commercio, e soprattutto la richiesta di creare titoli di studio in tutti i campi, serve alla formazione di un ceto privilegiato negli uffici e nelle amministrazioni contabili (…) Quando sentiremo esigere ad alta voce l’introduzione del procedimento disciplinato di formazione e delle prove di qualificazione in tutti i campi, ciò non costituirà naturalmente un’”ansia di cultura” che si sia improvvisamente destata, ma il tentativo di limitare le assunzioni alle cariche, e di monopolizzarle a favore dei possessori dei titoli di studio….»122

Secondo Collins le unità di analisi per lo studio dei fenomeni di stratificazione sociale sono i ceti, vale a dire «…i gruppi che hanno in comune determinate culture (o «subculture»)….In generale essi comprendono tutte quelle persone che condividono un

118 Spence, M., Job market signalling, in Quarterly Journal of Econimcs, n.8, 1973, pp. 355-374

119 Collins R., Istruzione e stratificazione: teoria funzionalista e teoria del conflitto, in (a cura di )

Morgagni E., Russo A., L’educazione in sociologia. Testi scelti, Clueb, Bologna, 1997, pp. 197-226, p. 214

120 Ciò è vero specialmente nel caso di lavori molto tecnici che usano macchine, ma anche nelle

professioni di alto prestigio, come la medicina e la legge, le abilità effettive della prestazione sono apprese con la pratica piuttosto che in una scuola professionale.

121 Parkin F., Classi sociali e Stato, Zanichelli, Bologna 1979, p. 38

senso di uguaglianza di status basato sulla partecipazione ad una cultura comune….»123.Nelle società più complesse la competizione tra i ceti per il possesso di vari «beni», come la ricchezza, il potere ed il prestigio avviene in larga misura nelle organizzazioni e verte sulla «proprietà» della posizione lavorativa, vale a dire il potere di modellarla in relazione alle proprie preferenze.124 Per l’elite che controlla l’organizzazione è essenziale che coloro che vengono reclutati per farne parte siano socializzati adeguatamente alla sua cultura, dal momento che nel conflitto per il potere la compattezza del gruppo che lotta è una risorsa fondamentale. In tale situazione di conflitto l’istruzione gioca un ruolo determinante, in quanto «…l’attività principale che si svolge nelle scuole è quella di insegnare determinate culture di ceto, sia dentro che fuori l’aula scolastica…»125

La richiesta di determinati livelli di istruzione per le occupazioni da parte dell’elite è funzionale alla scelta di nuovi membri per i livelli direttivi che siano forniti della cultura di ceto dominante, e all’assunzione di dipendenti ai livelli più bassi o intermedi che, sebbene siano in possesso di livelli di istruzione inferiori, abbiano acquisito il rispetto per i valori dell’elite. Se per i ceti l’istruzione è il «cemento culturale» che rafforza i legami dei suoi membri, per l’individuo rappresenta la moneta da usare per acquistare posizioni lavorative.126

In armonia con Collins e con gli altri sociologi di ispirazione weberiana e con le analisi economiche sui beni posizionali, Boudon considera il titolo di studio come uno strumento di cernita utilizzato dai datori di lavoro per scegliere tra i candidati ad un determinato impiego coloro i più abili, cioè coloro che, in linea di principio, forniscono le migliori garanzie di ridurre al minimo i tempi e i costi necessari per essere addestrati allo svolgimento dei compiti che saranno loro assegnati. Il titolo di studio diventa per il suo possessore una risorsa che fornisce una posizione di priorità nella competizione per ottenere le posizioni sociali vantaggiose. Il valore dell’istruzione non dipende perciò dai contenuti del processo di apprendimento ma soprattutto dal modo con il quale essa è distribuita tra la popolazione. Anziché rappresentare una risorsa completamente controllata dai suoi possessori, cioè come la base per la formazione di culture di ceto e

123 Collins R., Istruzione e stratificazione: teoria funzionalista e teoria del conflitto, in (a cura di )

Morgagni E., Russo A., L’educazione in sociologia. Testi scelti, Clueb, Bologna, 1997, pp. 197-226, p. 211.

124 Cobalti A., Sociologia dell’Educazione. Teorie e ricerche sul sistema scolastico, Franco Angeli,

Milano, 1992, p. 112.

125 Collins R., Istruzione e stratificazione: teoria funzionalista e teoria del conflitto, in (a cura di )

Morgagni E., Russo A., L’educazione in sociologia. Testi scelti, Clueb, Bologna, 1997, pp. 197-226, , p. 214

l’attivazione di strategie di chiusura sociale, il titolo di studio, in questo caso, è inteso come bene posizionale, il cui valore di mercato dipende dalla concorrenza, vale a dire dal numero di coloro che hanno acquisito i diversi titoli di studio e dalle richieste dei datori di lavoro.

Nella misura in cui il titolo di studio è utilizzato come strumento selettivo per occupare i posti migliori il rischio è che si generi una vera e propria inflazione delle credenziali scolastiche, vale a dire un eccesso di persone molto istruite rispetto alla disponibilità delle posizioni occupazionali. La conseguenza della democratizzazione del sistema formativo nelle società industriali a regime liberale, in assenza di un adeguato sviluppo della struttura occupazionale, è, secondo Boudon, una tendenza a decrescere nel tempo del rendimento dei titoli di studio in termini di chances occupazionali, a causa di un vero e proprio processo inflazionistico127. Ciò non significa che l’istruzione non continui a rappresentare, pur sempre, una condizione strettamente necessaria per raggiungere i livelli socio-professionali più alti. Per Boudon ciò che declina con l’espansione della scolarità è la sua capacità di costituirsi in condizione sufficiente per l’ascesa nella stratificazione occupazionale128.

Al contrario di Boudon, Collins non ritiene che un’eccessiva offerta di forza lavoro istruita possa determinare un calo del rendimento dei titoli di studio. Può accadere, invece, che una situazione di inflazione delle credenziali educative abbia l’effetto di determinare un continuo spostamento verso l’alto dei livelli di appartenenza all’elite, mentre quelli un tempo considerati come livelli di istruzione propri dell’elite diventano livelli medi129.Alternativamente può accadere che i soggetti con un titolo di studio elevato reagiscano al rischio di non ottenere una collocazione professionale adeguata «imponendo» un’espansione artificiosa delle posizioni ad essi riservati. O ancora potrebbe generarsi una contrazione della domanda di istruzione, perché gli individui giudicano l’istruzione meno remunerativa

127 Boudon, diversamente dalla previsioni ottimistiche dei tecno-funzionalisti, sottolinea il fatto che

all’espansione della struttura educativa non è corrisposta un adeguato sviluppo della struttura occupazionale, per cui si è avuto un progressivo innalzamento del livello di istruzione necessario per ottenere una medesima posizione professionale. In altre parole la riduzione delle disuguaglianze nelle opportunità educative che ha caratterizzato le società industriali a regime liberale a partire dal secondo dopoguerra non ha generato alcun incremento della mobilità sociale.

128 Schizzerotto A., I rapporti tra istruzione e mobilità sociale, in ( a cura di) Moscati R., La sociologia

dell’educazione in Italia. Centralità e marginalità della scuola, Zanichelli, Bologna, 1989, pp. 26-44, p. 36

129 Collins R., Istruzione e stratificazione: teoria funzionalista e teoria del conflitto, in (a cura di )

Morgagni E., Russo A., L’educazione in sociologia. Testi scelti, Clueb, Bologna, 1997, pp. 197-226, , p. 224