6.4 L’importanza dei vincoli
6.4.3 Risultati scolastici e ambizioni familiari
Se è vero, come abbiamo visto in precedenza, che al primo intoppo la carriera scolastica dei ragazzi di bassa estrazione sociale si interrompe, altrettanto vero è che è diverso l’atteggiamento, che abbiamo riscontrato nella ricerca, delle famiglie appartenenti alle classi medio -alte della città, di fronte ad un rendimento scolastico dei propri eredi non particolarmente proficuo:
244 Hyman H., I sistemi di valore delle diverse classi sociali. Un contributo della psicologia sociale
all’analisi della stratificazione sociale, in Bendix R., Lipset S., ( a cura di ), Classe, potere e status. Comportamento sociale e struttura di classe, Marsilio, Padova, 1971, pp. 267-281, p. 267
245 Boudon R., Istruzione e mobilità sociale, Zanichelli, Bologna, 1979, p. 52 246 Hyman H., op. cit., p. 270
«….a scuola non eccellevo, ero nella sufficienza,.. non ero particolarmente voglioso, …. sono stato anche rimandato al liceo…» [ Vincenzo, 43 anni, laureato]
«….non mi sforzavo più di tanto, lo stretto necessario per continuare. Dalla scuola media sono uscito con buono…non sono stato mai bocciato, solo una volta sono stato rimandato al liceo …. diciamo che me la cavavo…» [ Paolo, 46 anni, laureato]
Una condotta scolastica non propriamente esaltante non è sufficiente ad agire negativamente sulla percezione che i genitori appartenenti ad una fascia sociale elevata hanno circa le probabilità di successo dei figli. A prescindere dalle vere inclinazioni e dalle capacità dei loro eredi essi decidono di far intraprendere loro i percorsi scolastici più lunghi comunque.
La differente sensibilità che genitori di estrazione sociale diversa dimostrano al rendimento scolastico dei propri figli potrebbe essere spiegata con il fatto che le famiglie meno abbienti e meno istruite potrebbero scoraggiarsi più facilmente di fronte ad uno scarso profitto, in quanto avvertirebbero una capacità minore di controllare ciò che avviene a scuola e di mettere in discussione le decisioni della scuola. Al contrario è ragionevole supporre che i genitori delle fasce sociali più alte e più istruite non sono altrettanto indifesi di fronte alle opinioni degli «esperti».247
Una spiegazione più plausibile al comportamento socialmente differenziato delle famiglie è sicuramente quella proposta da Boudon, basata sui costi differenziali ed indica che ai discendenti delle classi inferiori non istruite manca un incentivo importante, posseduto invece dagli eredi delle classi elevate istruite, al superamento delle eventuali difficoltà incontrate nel processo formativo: l’interesse a non scendere al di sotto della posizione di classe e del livello di istruzione dei loro genitori. Lo stesso vale per questi ultimi nello spingere i propri figli a perseverare nello studio.
Per Boudon «…la sopravvivenza di un individuo nel sistema scolastico dipende da un processo di decisione razionale i cui parametri sono funzioni della posizione sociale o posizione di classe…»248. In altri termini la domanda di istruzione è l’esito di un calcolo razionale, come nel modello decisionale di provenienza economica proposto
247 Gambetta D., Per amore o per forza? Le decisioni scolastiche individuali, Il Mulino, Bologna, 1987,
p. 163
da Becker con la teoria del capitale umano. Rispetto a questo ultimo, di cui ne costituisce un ampliamento, il modello di spiegazione delle disparità educative di Boudon differisce in quanto gli elementi del calcolo razionale, cioè costi, benefici attesi e rischio sono valutati, nelle decisioni scolastiche, dai soggetti decisori in base alla propria collocazione sociale.
I costi sono rappresentati dalle spese necessarie per il percorso scolastico, i benefici attesi sono valutati in termini di acquisizione di un futuro status sociale mentre il rischio di fallimento scolastico dipende dal rendimento a scuola dello studente. Per una famiglia agiata che voglia sostenere il figlio in un lungo percorso scolastico i costi da sostenere sono irrilevanti grazie alle risorse di cui dispongono. Nello stesso tempo conseguire un elevata credenziale educativa reca importanti benefici perché consente di conseguire uno status sociale prossimo a quello dei genitori. Una prematura uscita dal sistema scolastico che non consenta di raggiungere un titolo di studio adeguato a ricoprire la posizione sociale del padre ( è il caso del figlio dell’avvocato che non consegue la laurea) , invece, potrebbe generare un fenomeno di «demozione intergenerazionale»249, vale a dire un arretramento sociale rispetto alla famiglia di origine. In simili circostanze è ragionevole supporre che le famiglie di estrazione sociale elevata scelgano per i propri figli un percorso formativo lungo, anche di fronte a risultati scolastici non particolarmente brillanti.
La lunga carriera scolastica, conclusa al conseguimento della laurea, di tutti i soggetti intervistati nella ricerca, appartenenti alle fasce sociali elevate della città, può essere pertanto interpretata come l’esito di una scelta razionale delle famiglie, che hanno valutato costi e benefici delle alternative scolastiche possibili in base alla propria appartenenza sociale.
Per il figlio dell’operaio invece che abbandona la scuola anticipatamente, ad esempio dopo aver conseguito la licenza media, e che si troverà a svolgere verosimilmente mansioni a carattere manuale in maniera non dissimile dal genitore, non vi sarà alcuna retrocessione sociale. Di fronte a sanzioni sociali meno severe il giovane di bassa estrazione sociale è meno inibito a lasciare la scuola in presenza di circostanze scoraggianti come un reddito familiare basso o brutti voti..
Anche in presenza di ottimi risultati scolastici non sarebbe comunque conveniente, secondo Boudon, per coloro che appartengono agli strati sociali più
deboli, scegliere un percorso scolastico lungo, dal momento i costi da sostenere sarebbero elevati, a fronte di una promozione sociale che potrebbe essere raggiunta con un livello di istruzione inferiore. Per chi proviene da una classe sociale bassa «…l’utilità di raggiungere un dato punto può essere minore di quella del punto inferiore per la possibile compensazione tra costo e beneficio…».250 Ciò si basa sull’idea che i costi dell’istruzione sono correlati negativamente alla posizione sociale degli individui mentre i benefici attesi sono correlati positivamente allo status sociale degli stessi. In effetti è più plausibile l’idea che i benefici di un diploma o della laurea sono tanto più alti quanto più è basso lo status sociale di partenza, dal momento che la loro acquisizione può consentire di salire più gradini della scala sociale. In assenza di circostanze scoraggianti quindi non sembra che possano esserci motivi validi da non indurre giovani di origine sociale inferiore a ritenere l’istruzione attraente almeno quanto la ritengono i giovani delle classi superiori. Questo atteggiamento trova un riscontro empirico nei casi esaminati precedentemente quando le famiglie, sebbene non di estrazione sociale elevata, in presenza di ottimi risultati, decidono di sostenere i figli nella prosecuzione degli studi. Se si considera, inoltre, che per i giovani che provengono dagli strati sociali più bassi l’istruzione rappresenta l’unica risorsa che hanno a disposizione per puntare ad una promozione sociale, a differenza dei loro coetanei di diversa estrazione sociale, che per evitare la retrocessione sociale possono adottare anche soluzioni extra-scolastiche, è ragionevole supporre che i benefici dell’istruzione siano più elevati per coloro che provengono da una condizione sociale meno elevata.
In una situazione nella quale i costi dell’istruzione aumentano scendendo la scala sociale mentre i benefici diminuiscono procedendo all’incontrario, la scelta scolastica ottimale, conseguente al calcolo razionale costi/benefici, non si dovrebbe, di conseguenza, differenziare in modo netto tra le varie classi sociali. Ma nella realtà ciò non accade.251