6.4 L’importanza dei vincoli
6.4.2 L’influenza del rendimento scolastico sulle scelte educative
Un fattore che riveste una certa rilevanza nel processo decisionale che conduce alla scelta scolastica da assumere è rappresentato dal rendimento scolastico dei ragazzi. Una volta tenuto conto degli effetti dei vincoli sulle opportunità, genitori e figli valutano i possibili corsi di azione sulla base delle conseguenze future che questi produrranno.
Nella pratica, dal momento che gli individui non sono esseri onniscienti, è impossibile avere una conoscenza completa e una previsione di tutte le conseguenze che derivano da un’eventuale scelta. La presenza di limiti cognitivi nella decisione da assumere, rappresentati da vincoli nelle informazioni disponibili, in quanto poche o lacunose o sbagliate, e nelle capacità di elaborazione, non consentono agli individui di comportarsi razionalmente nel significato ristretto della parola
La razionalità degli attori sociali è sempre una razionalità limitata che non consente di assumere comportamenti massimizzanti ma mira ad ottenere risultati soddisfacenti. Gli attori pertanto agiscono sulla base delle informazioni e delle conoscenze in loro possesso nel momento in cui decidono. Nel decidere quale percorso scolastico seguire i soggetti tengono conto delle relative probabilità di successo delle opzioni praticabili. La scelta sarà per il corso di azione che garantisce la maggiore probabilità di successo o che, al contrario, riduce il rischio di insuccesso. Il più importante predittore delle probabilità future di successo di uno studente è senza dubbio rappresentato dai risultati scolastici conseguiti242, che sono un fondamentale misuratore delle abilità possedute e l’esito anche dell’impegno profuso a scuola.
Così se è evidente che da risultati brillanti si riceve un forte incentivo a proseguire, da risultati scarsi è ragionevole attendersi un disincentivo altrettanto consistente ad investire ancora nella stessa attività scolastica.. Soprattutto quando le
242 Abburrà L., Proseguire o smettere: da cosa dipendono le scelte scolastiche individuali negli novanta?,
disponibilità economiche della famiglia sono limitate, i genitori possono ritenere conveniente investire nell’istruzione dei propri figli se rassicurati dalle informazioni in loro possesso sulla dotazione naturale di abilità dei propri figli e sull’intensità delle loro motivazioni allo studio. Il livello delle abilità e delle motivazioni allo studio possedute, rivelate dal profitto scolastico, influenza la facilità ( o difficoltà) con la quale si può acquisire istruzione, in termini di tempo necessario per conseguire un determinato titolo di istruzione, e in quanto tale, incide sui costi che una famiglia deve sopportare. Nel caso di una bocciatura il dover ripetere l’anno determina un aumento tanto dei costi diretti quanto dei mancati guadagni: un corso di cinque anni diventa, per uno studente che è stato bocciato un corso di sei o più anni, a seconda del numero delle bocciature. L’istruzione dei propri figli può, così, diventare troppo onerosa per i genitori. A causa delle rigidità del sistema formativo italiano che richiede per conseguire un titolo di completare l’intero ciclo di studio corrispondente, non si può non tenere conto del rendimento scolastico dello studente quando alla fine di una tappa della carriera scolastica si deve decidere di iniziarne un’altra. Chi ad esempio abbandona dopo qualche anno la scuola media superiore si ritrova al punto di partenza, cioè in possesso come unica credenziale del diploma di scuola media inferiore. Da un punto di vista concreto gli anni trascorsi alla scuola superiore sono da considerare sprecati e le spese sostenute inutili. Se si comincia un nuovo corso di studi è perché si nutre la speranza di conseguire il diploma finale. Diventa pertanto fondamentale per i genitori, soprattutto se non abbienti e quindi particolarmente sensibili ai vincoli di bilancio, valutare preventivamente le probabilità dei loro eredi di portare a compimento l’intero ciclo di studi da intraprendere per non subire un fallimento scolastico ed uno spreco di risorse243.
I buoni risultati promettono una buona carriera scolastica anche per l’operare di un meccanismo di natura psicologica. A prescindere dal modo in cui si forma, un dato livello d capacità esercita la sua influenza direttamente soddisfacendo, o non soddisfacendo, i requisiti che la scuola richiede, ed indirettamente influenzando la valutazione di sé. Il livello passato di profitto agisce, infatti, come prova delle capacità personali ed esercita un’influenza sulla valutazione che il soggetto dà di se stesso. Il giudizio su di sé che il ragazzo riceve dalla scuola, in quanto spesso percepito come “oggettivo”, è uno di quelli considerati più importanti e che maggiormente hanno
243 Gambetta D., Per amore o per forza? Le decisioni scolastiche individuali, Il Mulino, Bologna, 1987, p
influenza su di lui. Un alto livello di profitto può portare il soggetto a percepirsi positivamente e “all’altezza”, avvalorando la convinzione di essere adatti ad un itinerario scolastico impegnativo e riducendo la paura di insuccessi futuri. La percezione del rischio associato al proseguimento degli studi in simili circostanze viene così a diminuire.
Se i soggetti, pertanto, hanno buone ragioni per sentirsi fiduciosi circa la loro abilità nello studio, allora cercano di adeguarsi razionalmente a quella percezione e propendono per percorsi scolastici più lunghi ed impegnativi. Viceversa non appena emergono segnali negativi circa il rendimento scolastico l’adattamento razionale alle circostanze richiede una durata degli studi contenuta
Le testimonianze raccolte evidenziano come il livello di profitto scolastico e le motivazioni allo studio dei ragazzi abbiano un peso molto marcato sulle scelte scolastiche delle famiglie meno abbienti, esattamente nella direzione che in teoria sarebbe logico attendersi.. Tra le cause dell’abbandono precoce dei banchi di scuola indicate dai soggetti intervistati, difatti, emergono spesso le motivazioni di autoresponsabilizzazione del fallimento:
«…non mi piaceva proprio studiare, ero proprio un vagabondo …ho preso appena la quinta elementare. Mia madre e mio padre volevano che io andassi a scuola, ma io di testa mia ho voluto abbandonare…» [ Domenico, 49 anni, licenza elementare]
« ……..io ha fatto le scuole dalla prima elementare alla quarta elementare, perché poi magari sono stato un ragazzo che la scuola non mi piaceva…. non sono stato mai voglioso sugli studi, anche se dopo, da grande, ho fatto un corso serale frequentando la quinta elementare…..quando mio padre si è accorto che io ero talmente svogliato per la scuola, mi ha ritirato dalla scuola e sono andato a fare i primi lavoretti.. …» [ Vincenzo, 52 anni, licenza elementare ]
«…ho ripetuto la prima elementare due volte….ho preso la quinta elementare e sono andato a lavorare …ho capito che la scuola non era me..» [ Giovanni , 48 anni, licenza elementare].
In alcuni casi nei ragazzi che non vogliono continuare a studiare e abbandonano matura un atteggiamento di presa di distanza dalla situazione scolastica ritenuta non
confacente alle loro aspirazioni rispetto soprattutto a situazioni lavorative sperimentate e risultate molto più soddisfacenti.
Probabilmente l’esperienza scolastica non è riuscita a trasmettere interesse e passione per l’apprendimento generando una situazione di disadattamento e di «ostilità» dello studente nei confronti della scuola. In presenza, poi, di un insuccesso scolastico come una bocciatura può crearsi nel soggetto un senso di sfiducia nelle sue capacità per cui può non sentirsi adeguato e in grado di affrontare i compiti richiesti dalla scuola. Ciò unito al fatto che l’esperienza lavorativa può rivelarsi più gratificante, anche dal punto di vista materiale, consentendo al ragazzo di acquisire un senso di maggiore fiducia in se stesso e nelle proprie capacità, rende il lavoro decisamente più attraente e preferibile alla istituzione scolastica:
«..mi sono iscritto alla prima media ma poi ho lasciato. Ho iniziato a lavorare per aiutare la famiglia quando frequentavo la quinta, il pomeriggio andavo a lavorare. Poi ho visto che il lavoro mi piaceva…cioè mi sono inserito pian piano sul lavoro, ho visto che si prospettavano dei guadagni. Quindi ho rinunciato alla scuola. » [ Mario, 44 anni, licenza elementare ]
«…ho iniziato a lavorare da piccolino quando facevo al terza elementare. Alla quarta mi hanno bocciato e ho lasciato la scuola.. Nel lavoro stavo benissimo, ero circondato da persone grandi, sembrava veramente una famiglia, nello stesso tempo lavoravo e apprendevo dalle persone con cui lavoravo.. » [ Giovanni, 46 anni licenza elementare]
Una frequenza scolastica «affannata» e lo scarso interesse per lo studio dimostrato generano nei genitori aspettative negative nei confronti dei successivi passi scolastici dei propri figli. Dal punto di vista economico le minori possibilità di far fronte ai costi diretti ed indiretti dell’istruzione possono indurre le famiglie a ritenere più conveniente il ritiro scolastico anticipato. Le probabilità che tale decisione sia assunta aumentano, soprattutto, se l’istruzione non rappresenta per i soggetti decisori un bene particolarmente allettante.
Quando dalla scuola provengono indicazioni positive, che segnalano una buona performance scolastica dei figli, le famiglie appartenenti alle classi sociali inferiori, invece, sono disponibili ad investire nell’istruzione:
«..mi piaceva tanto in effetti studiare già dalla scuola elementare, era un modo per far vedere quello che valevo in effetti…..per cinque anni di seguito, mi vergogno a dirlo, ho vinto alle superiori il premio Pucciarelli D’Afflitto come migliore alunna dell’Istituto …» [ Raffaella, 42 anni, laureata ]
«.. a scuola andavo abbastanza bene, non ho avuto mai problemi. Al secondo anno di liceo ho avuto un riconoscimento come uno fra i migliori alunni della scuola …» [Francesco, 44 anni, laureato]
«.. ….sono sempre andato bene a scuola.. ero il cosiddetto secchione della classe…sia alla scuola media che al liceo sono uscito col massimo … ».[Luca 45 anni, laureato]
Se non vi sono intoppi reali o anche solo temuti aumentano le probabilità che la carriera scolastica dei discendenti delle classi inferiori non si interrompa.
Un elevato livello di profitto scolastico ma anche l’amore dimostrato per lo studio, l’approccio all’istruzione in termini di strumento per dimostrare le proprie capacità, rappresentano buone ragioni per i soggetti coinvolti nella decisione di sentirsi fiduciosi sulle prospettive scolastiche future. La fiducia cresce ancor di più davanti al conseguimento di un premio. Ottenere il riconoscimento da parte di tutto l’istituto delle proprie abilità scolastiche non può che alimentare le ambizioni dello studente e le speranze dei genitori, che ricevono così un incentivo a sostenere i figli nella prosecuzione ulteriore della carriera scolastica.
La presenza di un certo grado di reattività da parte delle famiglie meno abbienti e meno istruite al livello di abilità dei figli ha importanti implicazioni teoriche in quanto suggerisce che non può essere addotta come spiegazione generalizzata delle disuguaglianze delle opportunità educative il fatto che le scelte scolastiche degli appartenenti agli strati sociali più deboli siano condizionate dall’esistenza di norme e valori sub-culturali specifici della classe di appartenenza, in base ai quali le classi inferiori sviluppano un atteggiamento, a priori, di chiusura verso l’istruzione.
Per Hyman le classi sociali più deboli non «apprezzano» l’istruzione per la presenza al loro interno di un «…un sistema di credenze e valori (…) che riduce proprio le azioni volontarie che potrebbero migliorare la bassa posizione di queste nella
struttura sociale»244. In virtù di tale sistema di valori gli individui delle classi inferiori non nutrono ambizioni di successo, sono consapevoli del fatto di avere limitate possibilità reali di ascesa sociale, e non hanno interesse a raggiungere obiettivi, come il conseguimento di un titolo di studio, che potrebbe essere utile per raggiungere il successo. La riuscita viene percepita come effetto di fattori che sfuggono al controllo dell’individuo, come la fortuna, relazioni, il caso e non come il prodotto di un progetto concepito e controllato dal soggetto245
Se fosse vera l’immagine passiva degli appartenenti alle classi inferiori che non nutrono alcuna «…motivazione tanto di accedere a posizioni elevate che di assicurarsi la formazione necessaria per raggiungere queste posizioni …»246 l’istruzione dovrebbe essere rifiutata a tutti i costi e le variazioni nelle probabilità di successo attese non dovrebbero accompagnarsi a variazioni nei comportamenti. Nella realtà dei fatti, invece, accade che anche genitori scarsamente istruiti e non ricchi possono decidere di sostenere i costi scolastici di una lunga permanenza nella scuola dei propri figli più «promettenti». L’adattamento razionale alle probabilità di successo dei propri figli da parte delle famiglie meno abbienti sta ad indicare che le loro scelte scolastiche non sono preordinate dall’operare di meccanismi non intenzionali, come norme, convinzioni e valori sub-culturali, che possono plasmare in maniera negativa le loro preferenze nei confronti dell’istruzione. Se le circostanze consentono di essere ottimisti circa le capacità nello studio dei loro eredi anche le famiglie di bassa estrazione sociale tendono ad adeguarsi razionalmente a quella percezione e orienteranno i propri figli, qualora le risorse lo consentono, verso il completamento dell’intero percorso scolastico.