• Non ci sono risultati.

Nell'esaminare l'emigrazione meridionale negli Stati Uniti, è fondamentale considerare il tipo di classificazione etnica attribuita dalla società d'arrivo a questo primi emigrati, al fine di mostrare come le condizioni poste nella società di partenza influenzano l'accoglienza e l'inserimento dei meridionali e pregiudicano le relazioni con la nuova società.

Sono circa quattro milioni gli italiani che tra il 1880 e il 1915 arrivano negli Stati Uniti, tra questi più dei tre quarti pari all'88% circa proviene dalle regioni del Mezzogiorno, quali la Campania, la Sicilia, la Calabria, la Basilicata, il Molise e la Puglia. Il maggior numero d’emigrati meridionali si raggiunge nel primo quarto del 1900, con un picco massimo nell'anno del 1907, come risposta sia all'impoverimento crescente del Meridione sia alla domanda di manodopera necessaria al consolidamento dell'economia statunitense.

L'emigrazione italiana negli Stati Uniti si caratterizza, dunque, come un fenomeno di matrice prevalentemente meridionale aventi caratteristiche culturali specifiche: quasi tutti uomini con un'età compresa tra i 15 e i 40 anni, la maggior parte analfabeta e di estrazione contadina; tuttavia, vi sono anche artigiani, sarti, barbieri, calzolai, scalpellini, muratori e operai. Essi sono definiti birds of

passenger (uccelli di passaggio), in quanto partono soprattutto in primavera e tendono alla

temporaneità del soggiorno, alternando periodi di permanenza all'estero a periodi di rientro in Italia. La tipologia di relazione tradizionalmente sviluppata tra la comunità emigrata è quella della catena migratoria che fa leva sia sul gruppo familiare o amicale (“i compari”) sia sui mestieri che richiamano operai e artigiani a lavorare nei cantieri americani, costruendo strade, ferrovie, palazzi etc...Le modalità di comunicazione tra i due paesi avvengono principalmente tramite le lettere che gli emigrati inviano ai parenti in Italia, spesso contenenti il biglietto prepagato. Infatti circa il 50/60% degli emigrati negli anni novanta è partito con un biglietto prepagato. Come si è affermato, questo enorme flusso migratorio destabilizza lo status quo della società statunitense, minacciando l'egemonia del gruppo W.A.S.P. Nel 1910 un documento dell’Ufficio dell’Emigrazione degli Stati Uniti afferma, in conformità ad indicazioni fornite dal governo italiano, che gli italiani del Sud, che costituiscono l’88% per cento degli emigrati italiani in New York, sono una razza diversa da quella degli italiani del Nord, manifestando la preoccupazione circa la loro propensione alla violenza, all’anarchia e al crimine.225

225 Gabaccia D. R., (2000), Peopling “Little Italy”, in The Italians of New York, Five centuries of struggle and achievement, editor Cannistrato P., The New York Historical Society and The John D. Calandra Italian American

Così, sbarcati ad Ellis Island, il centro dell'immigrazione di New York, questi emigrati sono guardati, fin dall'inizio, con sospetto dalle autorità locali. Ellis Island, denominata l’isola delle lacrime per le tragedie e le sofferenze provocate dall'immigrazione, è un isolotto che funge da antico Arsenale della Marina militare fino al 1892. Esso si trova di fronte Manhattan, alla foce del fiume Udson, nella baia naturale in cui è collocato il porto di New York. A partire dal 1 gennaio 1892 fino al 12 novembre 1954 Ellis Island diventa il punto centrale per la selezione e lo smistamento degli emigrati, espletando le pratiche migratorie di circa 20 milioni di persone. Dopo il 1954 il centro è chiuso per diversi anni e solo nel 1990 è riaperto al pubblico come Museo dell'Immigrazione.

Ad Ellis Island tutti gli emigrati sono sottoposti a un esame generale per accertare l'assenza di infermità gravi. Per alcune malattie si prevede un periodo di quarantena presso l'ospedale collocato sulla stessa isola, mentre, per altri disturbi, considerati più gravi, è obbligatorio l'immediato rimpatrio. Tuttavia, le registrazioni ufficiali attestano che è rimandata indietro solo una piccola parte degli emigrati, pari al due per cento; tra questi molti sono quelli che per non ritornare a casa e per non affrontare nuovamente il viaggio decidono di togliersi la vita oppure cercano di arrivare a Manhattan a nuoto. Nei documenti ufficiali si attesta che tra il 1894 e il 1895 giungono ad Ellis Island 33.902 emigrati italiani e di questi ne vengono respinti 731. Coloro che superano i vari esami previsti sono condotti nella Sala dei Registri per sostenere il colloquio con gli addetti alle pratiche di registrazione.

Tali registri contengono informazioni utili per comprendere i primi processi di accoglienza degli emigrati italiani a New York. Oltre alle informazioni generali, relative al nome, allo stato civile, al luogo di destinazione, alla disponibilità di denaro, alla professione, si registra la nazionalità, l'affiliazione politica e, cosa più importante, l'etnicità, specificando la razza e il colore. Alla voce

ethnicity presente sui registri è evidenziata la distinzione tra Italian South e Italian North, attribuendo a

questi ultimi un'ipotetica superiorità. La razza italiana meridionale, invece, è considerata inferiore e geneticamente predisposta alla devianza. In quest'ottica, durante i primi decenni del fenomeno dell'immigrazione, nei registri di arrivo compilati ad Ellis Island i meridionali sono collocati nella razza mediterranea e, in particolare, i siciliani sotto la voce non-white, perché di pelle scura.

Tuttavia, Gugliemo nella ricerca sulla comunità italiana a Chicago, esaminata nella parte teorica di questo lavoro, mette in luce come il problema dei meridionali, all'interno della società razziale americana, fosse legato non tanto al colore della pelle ma quanto all'appartenenza razziale. A proposito egli afferma: “Sebbene agli occhi di molti americani gli italiani fossero razzialmente indesiderabili,

erano pur sempre bianchi” (…).226 In altri termini, il problema dell'esclusione meridionale è227 basato sull'appartenenza razziale e non sulla bianchezza in quanto “ gli italiani non avevano bisogno di diventare bianchi: per molti, e importanti, versi lo erano sempre stati”.

Nella società americana multietnica, caratterizzata da una struttura fortemente gerarchizzata, l'appartenenza razziale non è assegnata solo in base al colore della pelle, quindi, al bianco o al nero. Difatti, all'interno della classificazione dei gruppi emigrati, agli italiani viene riconosciuto il colore bianco, ciò che, invece, viene messo in discussione è la loro appartenenza alla razza meridionale, quindi latina (Gugliemo 2003). “Tra la metà del XIX secolo e la metà del XX secolo vi furono due modi fondamentali per catalogare gli esseri umai, basati su tratta fisici, mentali, morali, emozionali e culturali ritenuti congeniti. Il primo è il colore (…): la razza nera, la razza bruna, la razza rossa, la razza bianca, la razza gialla. Colore nella mia accezione, e' una categoria sociale e non una descrizione fisica”.228

In questa ottica, le agenzie governative statunitensi addette alle pratiche migratorie richiedono a tutti gli emigrati di dichiarare la propria razza e il proprio colore e, per quanto concerne gli italiani, la sola risposta contemplata per indicare la razza è “settentrionale” o “meridionale”, mentre, per il colore è “bianco” (Gugliemo 2003 ).

In questo senso, lo status di bianco è fonte di garanzia per ottenere determinati privilegi che, al contrario, non sono riconosciuti a coloro che non sono “bianchi”; “gli emigrati italiani costituiscono un gruppo particolarmente adatto a verificare questa tesi, perchè affrontano negli Stati Uniti pregiudizi e discriminazioni gravissimi che avevano avuto inizio in Italia, prima ancora della migrazione”.229 Un altro documento importante e utile allo sviluppo della presente analisi è il Dictionary of Races or

Peoples presentato da Dillingham il 5 dicembre 1910 alla Commissione sull'Immigrazione e stampato

dal governo a Washington nel 1911. Questo documento contiene la distinzione tra gli Italiani del Sud e del Nord, che è delineata tramite descrizioni dettagliate riguardo ai tratti socio-demografici, culturali, etnici e fisici. Il documento è importante perché offre la rappresentazione non solo dell'emigrazione italiana negli USA, ma anche della situazione in Italia prima dell'esodo, quindi, del pregiudizio preesistente.

226 Guglielmo, T. A. (2003), White on Arrival. Italians, Race, Color and power in Chicago 1890-1945, Oxford University

Press, New York, cit. p. 48.

227 Ivi.

228 Ibidem, cit.. p. 49. 229 Ivi.

In particolare, alla voce Italian si afferma “ The Bureau of Immigration divides this race into groups, North Italian and South Italian. These two groups differ from each other materially in language, physique, and character, as well as in geographical. The frame may be defined as including those Italians who are natives of the basin of the Pò (compartimenti of Piedmont, Lombardy, Venetia and Emelia) and of the Italian districts of France, of Switzerland, and of Tyrol (Austria), and their descendants. All of the people of the peninsula proper and of the islands of Sicily and Sardinia are south Italian. Even Genoa is south Italian. (…). Physically the Italians are anything but a homogeneous race. The Apenine chain of mountains forms a geographical line which corresponds to a boundary between two distinct ethnic groups. The region North of this line, the basin of the Pò, is inhabited by a very broad-headed (“Alpine”) and tallish race, the North Italian. (…) All of Italy South of the Apenines and all of the adjacent islands are occupied by a long head, dark, “Mediterranean” race of short stature. This is The South Italian. (…) It is significant that Italy is one of the most illiterate countries of Europe. The smallest degree of illiteracy is found in the valley of the Po' among North Italians. The Lombards and Piedmontese are the best educated of all Italians.”230

Al fine di avvallare la tesi dell'inferiorità dei meridionali, nel dizionario si citano gli studi effettuati da sociologi e antropologi italiani che descrivono i meridionali e i settentrionali, evidenziando le caratteristiche negative dei primi rispetto ai secondi. In particolare, si legge ”An Italian Sociologist, Niceforo, has pointed out that these ethnic groups differ as radically in psychic characters as they do in physical. He describes the South Italian as excitable, impulsive, highly imaginative, impracticable; as an individualistic having little adaptability to highly organized society. The North Italian, on the other hand, is pictured as cool, deliberate, patient, practical, and as capable of great progress in the political and social organization of modern civilization”.231

Si menziona, poi, Niceforo per i suoi studi sulla criminalità che mostrano, tramite le statistiche ufficiali italiane, che nel Sud del paese il numero di crimini, specialmente quelli più violenti, è di gran lunga maggiore rispetto a quello del Nord. Per quanto concerne il brigantaggio si afferma che è ormai quasi completamente debellato, eccetto in qualche parte della Sicilia.

Invece, si sostiene l'influenza rilevante della Mafia e della Camorra che “take the law into their own hands and which are responsible for much of the crime, flourish throughout southern Italy”232. Si

230 Dillingham, MR., Dictionary of Races or Peoples, reports of the immigration commission, document No. 662,

61°Congress, 3d Session, December 5, 1910, Washington, Governament Printing Office, 1911, cit. p. 20. 231 Ivi.

aggiunge che il problema della giustizia italiana è dovuto alla determinazione di questi individui a non testimoniare in tribunale contro un colpevole, quindi a non colloborare con la Giustizia, ma, nel praticare il sistema della vendetta per fare pagare gli errori ai propri nemici.

Nel dizionario, inoltre, si affronta, l'emigrazione meridionale nei termini di un fenomeno sociale sui

generis, che desta preoccupazioni e suscita atteggiamenti xenofobi nella società americana. Nonostante,

si riconosca che l'Italia tra il 1891 e il 1900 rappresenti la fonte primaria delle risorse immigrate negli Stati Uniti, tuttavia, si specifica che la composizione dell'emigrazione italiana è altamente squilibrata, sottolineando che il numero degli immigrati provenienti dal Sud Italia è il più alto tra tutte le razze degli immigrati. Si precisa che l'Italia del Nord spedisce solo un quinto dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti e che nel 1907 il numero dei meridionali ha raggiunto la cifra di 240,000 individui. A questo proposito, si palesa il timore che tale numero possa continuare a crescere, quindi, contaminare la società e la cultura statunitense. Si sollecitano, pertanto, le agenzie governative a monitorare questo fenomeno sociale attraverso misure di contenimento degli ingressi. In quest'ottica, le leggi sull'immigrazione promulgate durante gli anni venti del 1900 rilevano il pregiudizio antimeridionale e, di fatto, pongono fine, per lungo tempo, all'immigrazione italiana di massa negli Usa.

Infine, nel dizionario si invita la comunità scientifica statunitense a studiare il problema dell'emigrazione meridionale, effettuando studi e ricerche specifiche sulle caratteristiche di questo gruppo etnico.

In questa direzione, antropologi e sociologi americani cercano di dimostrare la validità delle tesi razziste, basandosi gli studi compiuti in Italia da Cesare Lombroso, Giuseppe Sergi e Alfredo Niceforo, nell'ambito dell'antropologia positivista.

Un'attenzione particolare merita Edward Ross, professore di Sociologia all'Università del Wisconsin. Agli inizi del 1900 egli pubblica un documento intitolato “Italians in America”, dove spiega che le differenze tra gli Italiani del Sud e del Nord sono dovute a questioni genetiche. In particolare, afferma che nelle vene delle “grandi menti” dei Piemontesi, dei Lombardi e dei Veneziani scorre sangue nordico, ossia celtico, gotico, lombardo e germanico. Mentre, gli altri italiani del Sud sono di razza scura, mediterranea con una considerevole percentuale di sangue greco, saraceno e africano nei calabresi e siciliani. A supporto di questa tesi, si menzionano gli studi italiani che mostrano come nel Nord Italia la maggior parte delle persone abbia occhi blu e capelli chiari, riportando le percentuali che sono comparate con quelle dell'Italia del Sud.

superiority to other Italians is generally recognized”233. Citando uno studio scientifico effettuato su un Italiano del Nord, Ross sostiene; “We know from statistics that he is less turbulent, less criminal, less transient; he earns more, rises higher, and acquires citizenship sooner. Yet only a fifth of our Italians are form the North. It is the backward and benighted provinces from Naples to Siciliy that send us the flood of gross little aliens”.234 In generale, gli italiani del Nord sono più intelligenti, affidabili e

intraprendenti. Infatti, avanza Ross, nel Nord il numero di insegnanti e di biblioteche è due volte maggiore di quello del Sud e il numero di libri pubblicati è cinque volte maggiore al Nord rispetto al Sud. Anche le produzioni artistiche e letterarie provengono dal Nord, in quanto, afferma Ross, gli italiani del Sud non sono creatori di bellezza. A causa di anni di malgoverno borbonico, aggiunge lo studioso, gli italiani del Sud sono intellettualmente limitati, mancano di abilità mentale e anche nelle scuole americane si dimostra come i loro figli siano meno intelligenti di quelli del Nord Italia.

Infine, si specifica che la criminalità nel Sud è maggiore: si commettono più omicidi, esiste il Brigantaggio e ci sono più furti e danni alla proprietà privata e pubblica. Tuttavia, afferma Ross, la criminalità in Italia si è ridotta notevolmente perché, come ha riportato un membro della Commissione dell'Immigrazione in visita in Italia, i criminali del Sud sono stati spediti tutti in America. A questo proposito, Ross sollecita le agenzie governative dell'Immigrazione a prendere provvedimenti per porre fine all'invasione dei meridionali negli Stati Uniti.

Dall'analisi di questi documenti emerge, dunque, il clima xenofobo che si viene a creare nei confronti degli emigrati meridionali. La xenofobia, in breve tempo, investe tutta la società americana sia a livello istituzionale sia popolare, in particolare, propagandosi attraverso la stampa che nel 1894 definisce i meridionali “pesti importate dall'Europa”, dannosi, non desiderabili e di pessimo rango. Accusati di costituire il nemico principale per la democrazia americana, i giornali invitano il governo statunitense a promulgare leggi ad hoc sui meridionali affinché si metta fine all'ingente flusso migratorio.

Si avvia, cosi, un processo di etichettamento e di stigmatizzazione dell'emigrato meridionale negli Stati Uniti, percepito come un individuo mafioso, delinquente, sporco, privo di cultura, con un livello di vita basso e dominato da rituali religiosi primitivi.

Gli emigrati meridionali, pertanto, diventano il capro espiatorio in diversi episodi di violenza. A New Orleans, nel 1891 undici siciliani sono linciati perché accusati di appartenere alla Mafia, nonostante non ci siano prove consistenti per avvallarne la colpevolezza. Di questo episodio di violenza ne parla

233 Ross, E. A., (1914), Italians in America, University of Wisconsin, Wisconsin, cit. p. 10. 234 Ivi.

Giose Rimanelli, come si è visto nel capitolo precedente, dedicato all'emigrazione molisana.

I linciaggi nei confronti dei meridionali si verificano in diverse parti del paese: Missisipi, Denver, Tampa, Tallulah etc... In particolare, nel 1915 in una città a sud dell'Illinois, Joseph Strando, siciliano, viene linciato dalla gente del posto in quanto ritenuto il presunto colpevole di un notabile.235 In una commissione parlamentare si attribuisce ai calabresi e ai siciliani la maggior parte della colpa per la diffusione della delinquenza nelle città americane.236

Le forme di disagio esperite dai meridionali sono molteplici e riguardano tutti i settori della nuova vita americana, in particolare il lavoro. Quest'ultimo porta a forme di sfruttamento, più o meno organizzate, definite bossatura in quanto vi sono i boss, ossia i capi che reclutano i connazionali appena arrivati per inserirli nel mercato del lavoro richiedendo una quota sul salario.

Spesso sono gli stessi italiani del Nord, già da tempo negli Stati Uniti che, divenuti imprenditori, offrono ai meridionali lavori di bassa manovalanza in condizioni precarie. A volte, tali imprenditori si recano in Italia per reclutare la manodopera meridionale, promettendo condizioni migliori e sostenendo anche il costo del biglietto. Oltre agli Italiani del Nord anche gli stessi emigrati meridionali, già stabilitisi a New York, sfruttano la situazione di bisogno dei loro compaesani, richiedendo una percentuale per l'aiuto reso nel trovare l'alloggio e il lavoro. Gli stessi boss, inoltre, sulla base di un compenso, si occupano di scrivere le lettere per gli emigrati, di amministrare i loro risparmi e di trovare una sistemazione abitativa.

La bossatura pone questi emigrati in una condizione di vulnerabilità e di stretta dipendenza dai loro padroni, i quali approfittano dello stato, tipico della fase iniziale, di ignoranza e disorientamento rispetto alla lingua, ai regolamenti e al funzionamento in generale della società ospitante. Tuttavia, in mancanza di supporti istituzionali, la bossatura ha un suo ruolo sociale, funge da ponte tra le due culture e diventa “una sorta di agenzia di collocamento per gli imprenditori americani che avevano bisogno di manodopera a buon mercato”237.

Per evitare lo sfruttamento degli emigrati meridionali, il governo italiano istituisce il 23 Luglio 1894 “l'Ufficio d'Informazione e Protezione dell'Emigrazione Italiana” presso Ellis Island. Lo scopo dell'Ufficio è quello di controllare i movimenti migratori e di proteggere, in qualche modo, gli emigrati, fornendo loro assistenza all'arrivo, quindi, nello svolgimento delle pratiche migratorie (per esempio,

235 Guglielmo, T. A. (2003), White on Arrival. Italians, Race, Color and power in Chicago 1890-1945, Oxford University

Press, New York.

236 Ibidem.

offrendo un interprete, una sorta di mediatore culturale che aiuti gli emigrati a decifrare i codici della nuova società) e nel rilascio di informazioni utili per il primo inserimento (per esempio, trovare un lavoro senza ricorrere alla bossatura, rispettare le norme americane, trovare un alloggio etc...).

Tab n.6 Immigrati negli Stati Uniti

dall'Italia per decenni.

Anni Italia 1861-1870 11.725 1871-1880 55.759 1881-1890 307.309 1991-1900 651.893 1901-1910 2.135.877 1911-1920 1.109.484 1921-1930 455.315 1931-1940 68.028 1941-1950 57.661 1951-1960 132.113

Fonte: U.S. Bureau of the Census

Tab. n. 7 Emigrazione dal 1820-1978

Paese di provenienza Numero di emigrati Percentuali Anni di picco

Germania 6.978.000 14,3% 1882 Italia 5.294.000 10.90% 1907 Gran Bretagna 4.898.000 10,0% 1888 Irlanda 4.723.000 9,7% 1851 Austria-Ungheria 4.315.000 8,9% 1907 Canada 4.105.000 8,4% 1924 Russia 3.374.000 6,9% 1913

Fonte: Censimento del 2000, United States Census of Bureau

Tab. n. 8 Gruppi prevalenti di ascendenza europea

Tedeschi 43, 000, 000 15.00%

Irlandesi 30, 600,000 11.00%

Inglesi 24, 500000 9.00 %

Italiani 15, 7000,000 6.00%

Fonte: Censimento del 2000, United States Census of Bureau

Tab. n. 9 I dieci Stati con la presenza maggiore di italo-americani New York 2,700,000 New Jersey 1,500,000 California 1,450,000 Pennsylvania 1,400,000 Florida 1,001,000 Massachusettes 860,000 Illinois 745,000 Ohio 676,000 Connecticut 634,000 Michigan 451,000

Fonte: Censimento del 2000, United States Census of Bureau

Tab. n. 10 Stati con il 15% o più di italo-americani o con più di un milione di italo-americani

Stato numero di italo-americani % della popolazione

California 1,450,000 4%

Florida 1,004.000 6%

New Jersey 1,500,000 18%

New York 2,700,000 14%

Pennsylvania 1,420,000 12%

Rhode Island 200,000 19%

Fonte: Censimento del 2000, United States Census of Bureau

In generale, sono gli aspetti della cultura meridionale, a partire dalla non curanza dell'istruzione dei