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In letteratura vi sono diversi modelli di acculturazione adottati dagli individui a seconda dei contesti, dei rapporti tra il gruppo emigrato e il gruppo ricevente e delle strategie acculturative messe in atto dalla società di accoglienza. Più in particolare, i modelli di acculturazione dipendono da diversi fattori della società d'arrivo quali, le condizioni economiche, storiche, sociali, culturali e, le ideologie prevalenti e condivise della società ospitante che definiscono comportamenti e atteggiamenti nei confronti dei gruppi sociali e indirizzano le strategie di acculturazione. Senza alcuna pretesa di esaustività, si riportano di seguito i modelli principali.

Il modello di Gordon (1964). Il primo modello di acculturazione fu proposto da Gordon nel 1964 nel

suo libro Assimilation in American life58. II processo descritto da Gordon disegna una modalità

acculturativa unidimensionale che prende in considerazione solo i cambiamenti culturali subiti dagli immigrati. La premessa fondamentale a tale modello è che la relazione tra immigrati e comunità

ospitante sia a favore di quest'ultima e che, quindi, siano gli immigrati a dover adottare la cultura dominante. Nel modello di Gordon i membri delle minoranze tendono ad assimilarsi alla cultura maggioritaria. Esiste un continuum che ha come poli opposti il mantenimento della cultura d 'origine e l'adozione della cultura maggioritaria. Gli individui in transizione sono definiti biculturali perché occupano il polo medio del continuum. Il biculturalismo è una tappa intermedia verso l'adozione della cultura dominante. Questa fase di transizione è caratterizzata da un forte conflitto valoriale tra la cultura di provenienza e la cultura della società ospitante che si concluderà con la perdita dei vecchi valori, l'acquisizione di nuovi e il rafforzamento di quelli ritenuti comuni.

Gordon pone l'accento su due diverse modalità di assimilazione: l'assimilazione strutturale e l'assimilazione culturale. La prima fa riferimento ad un elevato livello di contatto con la cultura ospitante, la seconda ad un basso livello di mantenimento della cultura di origine. Secondo Gordon, solo quando sono presenti entrambi le forme di assimilazione si può parlare di esito integrativo. In questo senso, il modello di Gordon implica il cambiamento ad una via in cui il processo di acculturazione si considera concluso con successo nel momento in cui gli immigrati raggiungono la piena assimilazione. Si tratta, dunque, di un modello unidimensionale perché considera il mantenimento della cultura di origine e l'adozione della cultura originaria come opzioni esclusive. Questo modello è stato oggetto di numerose critiche, tra cui quella di Berry (2001) che ha sottolineato che se si assume che “i frequenti contatti con l'altro gruppo conducono sempre e inevitabilmente ad un basso mantenimento della propria cultura di origine, allora, l'unico possibile esito del contatto interculturale è l'assorbimento di un gruppo nell'altro con la fusione dei due in un'unica cultura che conduce alla scomparsa dei tratti culturali originariamente distinti”.59

In altri termini, il limite maggiore che si riscontra nel modello di Gordon è la non considerazione dell'impatto della presenza degli immigrati nella cultura ricevente.

Il modello bi-dimensionale di Berry (1980, 1997, 2001). Questo modello prevede la possibilità di un

duplice rapporto con il gruppo di origine e con la cultura ospitante. Berry propone di considerare l'identità culturale degli immigrati e quella della cultura ospitante come fattori indipendenti, piuttosto che come estremi di un continuum. Soprattutto nelle società multiculturali, le differenti posizioni individuali rispetto all'acculturazione possono, in effetti, costituire il risultato del duplice bisogno di conservare le proprie tradizioni culturali e di mantenere buone relazioni con le altre culture, compresa 59 cit. p. 617

quella d'accoglienza.

L'identità immigrata e quella ospitante non sono gli opposti di un'unica dimensione, ma due processi che si sviluppano separatamente attraverso due dimensioni e che permettono ai soggetti di esprimere in modo unitario differenti aspetti culturali. Le due dimensioni indipendenti evidenziate da Berry sono il mantenimento della propria cultura e, le relazioni con gli altri gruppi che esprimono, invece, il desiderio di contatto con la società ospitante. Egli mostra i vari tipi di adattamento che ciascun immigrato adotta nel nuovo ambiente e come ad ogni tipo corrispondano quattro diverse tipologie di immigrato, vale a dire ,quattro strategie di acculturazione, individuate nel modo seguente:

1. l'integrazione che produce gli “Integrators”, individui che hanno l'abilità di vivere identità doppie o multiple in maniera armonica, transitando da una cultura all'altra. Gli integrators sono immigrati che conservano la loro identità culturale adottando, allo stesso tempo, alcuni tratti caratteristici della cultura di arrivo; in questo modo, si mantiene la propria identità culturale con tutte le sue caratteristiche, senza privarsi, però, di entrare in contatto con gruppi culturali diversi. Secondo Berry (2001), questa strategia richiama un'identità interculturale, ossia un'identità capace di integrare più identità, più appartenenze senza conflitti e etnocentrismi particolari, portando alla creazione di uno spazio di contatto interculturale;

2. la separazione, adottata dai “Separators”, che mantengono la propria cultura nel paese ospitante dove ricreano la comunità di appartenenza, parlando la lingua di origine e interagendo soprattutto con i membri del gruppo di riferimento. La separazione comporta il rifiuto di stabilire ogni contatto con le altre culture, limitandosi alla propria, quindi, si mantengono le proprie specificità. In questo caso, i soggetti tendono a valorizzare l'appartenenza etnica di origine di cui vogliono conservare le tradizioni culturali, mentre, mostrano uno scarso interesse verso i significati e i valori condivisi all'interno della cultura ospitante. La non integrazione rappresenta l'esito più scontato di questo atteggiamento e, soprattutto, quando associata a progetti di stabilità residenziale, può portare alla costituzione di comunità etniche particolarmente chiuse verso l'esterno, con pericolose conseguenze in termini di esclusione, segregazione, ghettizzazione, razzismo etc...;

3. l'assimilazione, adottata dagli “Assimilators”, immigrati che danno più importanza alle relazioni con gli altri gruppi che a quelle con i membri del proprio gruppo. Questo modello comporta una ri-socializzazione alla cultura dominante e il mancato mantenimento della propria identità culturale a favore del contatto con gli altri gruppi e della partecipazione alla

società plurale. Quando il gruppo maggioritario dominante spinge per l'assimilazione si verifica il melting pot (o crogiolo di persone), ovvero una società nella quale tutte le persone si mescolano e si identificano con la cultura dominante, senza distinzioni. Come si vedrà più avanti, questo è il caso tipico della società americana in cui il gruppo dominante si proponeva di influenzare, per mezzo del potere, gli stili di vita degli immigrati che si volevano ricondurre alla cultura egemonica;

4. la marginalizzazione, in cui i “Marginalizers”mostrano disinteresse sia a mantenere la propria cultura che ad interagire con le altre. In questo caso, si verifica la perdita della propria identità culturale accompagnata dall'assenza del contatto con l'altra cultura e della partecipazione alla vita sociale. I Marginalizers sono coloro che vivono al margine di entrambe le culture, quella di partenza e quella d'arrivo, non avendo un'identità specifica. Questi individui non accettano la cultura della nuova società come pure rifiutano quella di origine.

Il modello della fusione culturale (LaFromboise et al.1993; Hermans, Kempen, 1998), Qui si ipotizza la costituzione di una nuova cultura derivata dall'integrazione e dall'incrocio tra le due culture a contatto (Hermans, Kempen, 1998). Come hanno indicato LaFromboise et al. (1993), condividendo lo stesso contesto economico, politico e geografico, le culture tendono progressivamente a contaminarsi fino a quando, indistinguibili, andranno a fondare una nuova cultura. Due sono le possibili modalità attraverso le quali la fusione culturale ha modo di realizzarsi: la nuova cultura può essere il risultato della combinazione di elementi culturali specifici delle due culture, oppure può essere un risultato completamente nuovo, generato dalla fusione dei due sistemi culturali (Coleman, 1995; LaFramboise

et al, 1993). Nel primo caso, si manifesta il biculturalismo mescolato, invece, nel secondo caso, si

forma una cultura nuova, diversa da quelle che l'hanno generata. Come hanno fatto notare Arends-Toth e Van de Vijver (2004), questo modello non ha ancora ricevuto conferme empiriche.

Secondo Kramer60 l'apprendimento è un processo continuo che accompagna l'individuo durante tutto l'arco della vita pertanto imparare qualcosa di nuovo non significa eliminare ciò che si è appreso in precedenza, ma, vuol dire aggiungere le nuove informazioni e conoscenze a quelle passate. Per esempio, si integrano modi di vestire, di cucinare, di parlare, di lavorare di divertirsi etc...Kramer, dunque, ritiene che la cultura di appartenenza non è persa nel contatto con la nuova società, ma, al contrario, essa è necessaria per integrare le nuove conoscenze e informazioni con le precedenti, che si 60 Kramer, E. M. (2000), Cultural fusion and the defense of difference , University Press of America, New York.

accumulano e si stratificano, permettendo alla comunità di crescere e evolversi.

II modello dell'acculturatione interattiva di Bouirhis (1997). Un limite comune riscontrato nei classici modelli di acculturazione è la scarsa importanza attribuita al modo in cui la maggioranza dominante può influenzare ed essere influenzata dagli orientamenti di acculturazione degli immigrati e delle minoranze nazionali. Per trattare questo problema, il Modello di Acculturazione Interattiva è stato sviluppato in modo da integrare, all'interno di una comune cornice teorica, gli orientamenti di acculturazione adottati dalla maggioranza ospitante nei confronti di specifici gruppi di immigrati, le strategie di acculturazione adottate dagli immigrati all'interno del paese accoglienza, le relazioni interpersonali ed intergruppi, prodotte dalla combinazione delle strategie di acculturazione degli immigrati e degli orientamenti espressi dalla maggioranza ospitante (Bourhis, Moise, Perreault. & Senecal, 1997).

II modello di acculturazione basato sulla concordanza (Piontkowski, Rohmann e Florack, 2002). Piontkowski et al. (2000, 2002) hanno elaborato tale modello che distingue diversi livelli di concordanza/discordanza tra gli orientamenti che il gruppo dominante e il gruppo minoritario esprimono sulle possibilità che le minoranze etniche possano mantenere la propria cultura di origine e sulla consistenza dei loro contatti con la cultura ospitante. In linea generale, il livello consensuale assicura relazioni positive tra autoctoni ed immigrati ed è raggiunto quando gli orientamenti di acculturazione della società ospitante collimano con quelli degli ospitati. Il livello problematico delle relazioni tra autoctoni ed immigrati, invece, riflette conflitti scaturiti da diverse variabili. La problematicità può essere legata alla mancanza di accordo in merito al mantenimento della cultura di origine, oppure, alla mancanza di accordo rispetto al contatto e alla partecipazione alla cultura ospitante. Una situazione problematica dal punto di vista della cultura si verifica, in particolare, quando il gruppo dominante si aspetta che la cultura degli immigrati sia assimili a quella del contesto ospitante, mentre gli immigrati intendono anche mantenere la propria cultura di origine. Una situazione problematica, dal punto di vista del contatto, si verifica invece, con maggiore probabilità nel caso in cui il gruppo dominante intenda mantenere gli immigrati "lontani" (non in contatto) dalla cultura ospitante, mentre il gruppo non-dominante desidera integrarsi all'interno della nuova società;

Il modello esteso dell'acculturazione relativa (Navas et al, 2005). L'obiettivo principale di questo modello è quello di studiare i processi di acculturazione in cui sono coinvolti sia gli immigrati, sia la maggioranza ospitante, prendendo in considerazione un'ampia varietà di aspetti non solo culturali, ma anche economici, giuridico-legali, geografici e psicologici. Questa prospettiva mira ad integrare i risultati ottenuti negli studi condotti dal proprio gruppo di ricerca con quelli realizzati dai vari studi precedenti quali, i modelli proposti da Berry et al. (1989) e i contributi più recentemente forniti dal modello di Bourhis et al (1997) e dal modello di Piontkowski et al (2002). In Spagna, gli autori hanno elaborato tale modello strutturato in cinque ambiti. I primi tre riprendono gli elementi introdotti dai modelli precedenti, invece, il quarto e il quinto ambito costituiscono gli aspetti di novità introdotti dal modello. Gli ambiti sono i seguenti:

- il primo che suggerisce la necessità di considerare congiuntamente la prospettiva degli ospitanti e degli ospitati sulle strategie di acculturazione;

- il secondo che sottolinea l'importanza di considerare le differenze tra i diversi gruppi culturali; - il terzo che richiama l'attenzione sulle variabili di natura psicosociale (ad esempio, identificazione, percezione della somiglianza ingroup-outgroup, contatto intergruppi, individualismo-collettivismo, percezione della permeabilità dei confini tra i gruppi etc...), demografica (età, sesso, livello di istruzione, orientamento religioso, mantenimento politico, motivi dell'immigrazione, tempo di permanenza nel nuovo paese etc...) e su alcuni indicatori comportamentali (ad esempio, uso della lingua, uso dei mezzi di comunicazione, partecipazione politica, partecipazione alla comunità di immigrati etc...). Tutte variabili, queste, che possono incidere sugli atteggiamenti di acculturazione degli immigrati e degli autoctoni;

- il quarto che attua una distinzione tra le strategie di acculturazione preferite (situazione ideale) e quelle realmente adottate (situazione reale) da entrambi i gruppi. Nel caso del gruppo maggioritario la situazione ideale fa riferimento alle strategie che la società ospitante vorrebbe fossero adottate dalle minoranze immigrate, mentre la situazione reale si riferisce alla percezione delle strategie di acculturazione messe in atto dai gruppi minoritari. Nel caso delle minoranze immigrate, la situazione ideale consiste nelle preferenze che esse esprimerebbero nel caso in cui fosse possibile la concreta realizzazione, mentre la situazione reale riguarda le strategie di acculturazione che gli immigrati affermano di avere messo in pratica;

- il quinto ambito sottolinea la necessità di prendere in considerazione vari aspetti o domini della realtà socio-culturale con i quali sia la maggioranza autoctona, sia le minoranze immigrate

devono confrontarsi al fine di strutturare specifici atteggiamenti e/o specifiche pratiche di acculturazione.

Questo modello si presenta al tempo stesso come complesso e relativo: prevede la possibilità che più orientamenti (situazione idea/e) e più strategie di acculturazione (situazione reale) possano essere preferiti/adottati sia dal gruppo dei nativi, sia dagli immigrati nello stesso momento e in funzione di contesti o situazioni diverse.

In conclusione, rispetto ai diversi modelli presentati, si può notare come il desiderio di mantenere la propria identità culturale, ma, nello stesso tempo, di non rinunciare ad avere contatti quotidiani con la cultura ospitante, comporti una strategia di acculturazione di tipo integrativo. Secondo Berry (1997), l'integrazione e non l'assimilazione è la strategia migliore per il positivo inserimento degli immigrati, essa è infatti correlata con un buon adattamento sia psicologico, sia socioculturale, poiché aiuta i migranti a differenziarsi positivamente dalla cultura di maggioranza con la quale, nello stesso tempo, condividono un'identità in comune.

Inoltre, bisogna specificare che l'adozione di questi modelli non è così rigida ma gli immigrati durante la loro esistenza possono passare da una strategia di adattabilità all'altra, anche se resta la prevalenza di una sola forma di strategia acculturante. La scelta strategica, comunque, può cambiare durante il corso dell'acculturazione (un soggetto prima può preferire l'assimilazione e, poi, l'integrazione), anche in base alla sfera sociale interessata, per esempio, un individuo adotta l'assimilazione nell'ambito lavorativo e l'integrazione in altri contesti, ad esempio, attraverso l'uso del bilinguismo.