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La ricerca etnografica

7. L'esposizione dei risultat

Per esposizione dei risultati, si intende le conclusioni poste alla fine del lavoro, elaborate comparando gli aspetti teorici con i riscontri della ricerca empirica. In questa ultima fase, si riassume il percorso della ricerca, si espongono i risultati e si delineano eventuali applicazioni e prospetti di ricerca Queste riguardano le conclusioni poste alla fine del lavoro formulate attraverso la comparazione tra gli aspetti teorici e i riscontri della ricerca empirica.

Questa parte, allora, è affrontata nel capitolo finale del presente lavoro, dove si riassume l'intero percorso di indagine, si espongono i risultati e si prefigurano applicazioni future come pure ulteriori prospettive di ricerca.

La ricerca si è basata sia sullo studio della letteratura scientifica, sia sull'analisi dei rilevamenti empirici acquisiti durante il lavoro sul campo. I risultati esposti, quindi, sono collocati sullo sfondo generale del fenomeno migratorio, preceduto da una rassegna complessiva della letteratura scientifica disponibile (studi, ricerche, legislazione, statistiche etc...) e seguiti dall'instaurazione di un dialogo costante con i testimoni privilegiati della comunità italo-americana newyorkese. Il ruolo del ricercatore è stato quello di instaurare i primi contatti, di conversare con i soggetti in funzione delle interviste vere e proprie, di osservare gli eventi, prendendo parte alle iniziative in atto secondo la tecnica dell'osservazione partecipante.

Dall'analisi dei dati si rilevano differenze importanti riguardo l'identità e le generazioni. In linea generale, tutti i giovani si identificano come italo-americani ma, allo stesso tempo, dichiarano che le origini italiane sono importanti nella loro vita quotidiana, sebbene con diversa intensità e variabilità, a seconda di fattori oggettivi e soggettivi (la distanza generazionale, la famiglia, la personalità, i contesti di interazione, i contatti con l'Italia etc...). Inoltre, i dati ricavati riflettono, in modo efficace, la teoria dell'identità simbolica di Gans287 in quanto “il sentirsi più italoamericano che americano” è associato prevalentemente con i genitori, i parenti e le riunioni familiari quali, cene, pranzi e ricorrenze speciali,

(I am not one way like all the time, like with friends or in school, or with my family).

Ciò significa che se ci si trova in un ambito “italo-americano”, come in famiglia o con gli amici, ci si comporterà mostrando la parte più italiana della propria identità, per esempio, parlando in italiano, oppure, usando termini dialettali o italiani nel discorso, gesticolando con le mani, o, ancora,

287 Gans, H. J. (1979), Symbolic ethnicity: The future of ethnic groups and cultures in America, Ethnic and Racial Studies,

prediligendo cibo italiano etc... Al contrario, in un contesto diverso si opterà per un modello comportamentale “più americano”, come al College, a cominciare dalla scelta dell'inglese, parlato senza inflessioni o fusioni linguistiche.

I giovani,inoltre, sono coscienti del valore del patrimonio culturale italiano e, allo stesso tempo, emerge in loro la consapevolezza dell'eredità storica del gruppo italo-americano, segnato da stereotipi e pregiudizi. Emerge, quindi, la consapevolezza della discriminazione storica del gruppo che sembra far propendere i giovani verso la cultura italiana piuttosto che italo-americana.

Per quanto riguarda il campione dei molisani, la prima generazione manifesta un'identità legata alla cultura di origine e, in particolare, al Molise, che occupa una posizione centrale all'interno del loro mondo soggettivo e oggettivo. All'interno della prima generazione si nota, inoltre, la soddisfazione per la scelta fatta. La società americana è percepita come un modello di vita migliore, come una meta raggiunta e come il successo ottenuto che si esprime soprattutto attraverso vari aspetti: la casa, il lavoro, l'educazione dei figli etc...

Per la seconda generazione si rileva lo sforzo dell'acculturazione, a volte, segnato dall'allontanamento dalle abitudini e pratiche di appartenenza (che tentano di riprendere in età adulta) e dalla perdita di alcuni tratti caratteristici la propria identità, sopratutto il linguaggio. I membri di questa generazione senza dubbio, rappresentano il dilemma fra le due culture, così come messo in luce dalla letteratura, che però si è risolto con l'integrazione progressiva nella società americana e guardano all'Italia con serenità e senza nostalgia.

La terza generazione manifesta atteggiamenti simili a quelli rilevati nei giovani studenti italo- americani, seppure con una maggiore consapevolezza e maturità da parte propria dell'età (alcuni sono adulti e lavoratori) e legata ad aspetti finanziari che danno a questi soggetti un margine di autonomia diverso sia nel consumo dei prodotti italiani sia nei viaggi in Italia. La loro appartenenza, in generale, si manifesta senza particolari conflitti, tendendo verso forme di valorizzazione della diversità culturale. In linea generale, il modello emergente è quello dello stereotipo retroattivo basato sulla forte consapevolezza di essere stati discriminati in passato e della sopravvivenza di tale discriminazione in forma di stereotipi, ma, allo stesso tempo, la discriminazione passata ha spinto verso l'integrazione e la mobilità sociale. Oggi le giovani generazioni non si muovono più nell'orizzonte del pregiudizio, ma verso quello dell'orgoglio per appartenere alla cultura e alla società italiana contemporanea. Emerge, allora, la riappropriazione dell'appartenenza di origine in termini di Capitale Capitale culturale: il sapere specifico - materiale ed immateriale – detenuto dalla cultura italiana socialmente desiderabile e

riconosciuto dagli altri (outsider). Va delineandosi, inoltre, un nuovo approccio quello della non equivalenza delle due culture, italiana e italo-americana, in quanto quella americana è data per scontata. In questo nuovo approccio, la tendenza è quella di allineare le identità attraverso un'operazione di riequilibrio culturale che comporti il mantenimento della componente italiana nella sfera privata e pubblica. Alla base di questa tendenza vi è l'esigenza di scoprire le proprie radici culturali, ossia ricostruire la propria identità per dar luogo ad una realtà di continuità tra passato e presente, tra tradizione ed innovazione in risposta sia all'omologazione culturale propria della società globale sia alla discriminazione passata. Il risultato della mediazione tra passato e presente, tra tradizione e innovazione è una nuova appartenenza le cui manifestazioni sottolineano i temi emergenti della diversità culturale, della parità tra i generi, dello studio e dell'educazione, uniti ai valori più tradizionali quali, la famiglia, il cibo, il lavoro, la religione etc...

La cultura italo-americana, infine, non viene considerata equivalente a quella italiana, ma quest'ultima è percepita come più socialmente desiderabile perché scevra dai pregiudizi storici. Questo approccio costituisce una novità rispetto al passato ed è presente nelle giovani generazioni che si auto percepiscono come appartenenti ad una cultura forte, in grado di offrire un plus.

Esse, allora, sono incamminate verso una nuova identità che si manifesta spesso con un viaggio e la ricerca dell'identità italiana diventa ricerca del Sé.

In definitiva, il risultato dell'assimilazione è quindi mutevole condizionato da molteplici fattori come il senso attribuito all'esperienza migratoria dei propri avi, il grado di interesse verso le proprie origini, i viaggi nella madrepatria etc...

Si può affermare che l'impressione generale è quella che la persistenza del patrimonio culturale italiano a New York poggi sull'attrattività che il sistema Italia è in grado di produrre non solo negli Stati Uniti ma nel resto del mondo: nelle dinamiche identitarie globali, l'appartenenza all'Italia - manifestata in vari modi e secondo diverse intensità - da parte delle generazioni più giovani è funzionale alle relazioni sociali di oggi, basate non più sul legame esclusivo ad un solo luogo e ad una sola cultura. Dunque, al fine di acquisire una comunicazione più idonea con la realtà complessa e diversificata newyorkese, le giovani generazioni si avvicinano maggiormente all'Italia, essendo orgogliosi di appartenervi in quanto il patrimonio culturale italiano è in grado di rafforzare la loro identità individuale e sociale. In questa ottica, si assiste ad un processo di trasformazione dei processi di identificazione che porta a scegliere gli aspetti culturali più socialmente desiderabili. La preferenza per la discendenza italiana e l'interesse verso la cultura italiana - mostrando orgogliosamente di saper “maneggiare” alcuni suoi aspetti quali, il

cibo, la lingua, il viaggiare in Italia - potrebbe, quindi, essere il frutto del Capitale Culturale che gioca un ruolo essenziale nelle relazioni sociali tra i giovani italo-americani qui esaminati.

CAPITOLO QUINTO

I giovani italo-americani: i temi caratterizzanti

1. La famiglia

In linea con l'approccio metodologico utilizzato, il presente campione è caratterizzato dalla pluralità delle opinioni, mettendo in rilievo l'aspetto soggettivo e non standardizzato dei dati ottenuti. Dall'analisi dei dati, quindi, si rileva che la funzione della famiglia sul processo di identificazione varia a seconda della generazione e delle esperienze individuali.

Su un piano generale, la famiglia sembra essere ancora lo strumento principale per la trasmissione di valori, modi di vivere, comportamenti e attitudini, nonostante, l'avanzamento generazionale e il mescolamento etnico. Più, in particolare, si osserva l'impatto della famiglia del Sud Italia che, intesa come un'istituzione sui generis, può determinare un rifiuto verso le proprie origini, portando alla riformulazione di quanto ereditato, ovvero, rappresentare una fonte importante di identificazione e di distinzione culturale.

A proposito, Pinto288, durante la sua ricerca sull'identità italo-americana a New York, mette in rilievo che per comprendere la comunità italo-americana bisogna studiare la famiglia perché: “è impossibile separare le due cose. (…) La struttura familiare del Sud Italia (…) ha creato una serie di qualità (…): l'individualità, il temperamento e le ambizioni, entrambi conseguenze della cultura e del ruolo della famiglia.”289

Altri studi precedenti (Gambino 1974; Femminella e Quadagno 1976) sottolineano che gli italoamericani si distinguono da altri gruppi etnici per il ruolo che la famiglia estesa assolve nella vita del gruppo, ponendo l'accento sulla solidarietà e l'interdipendenza tra i membri.

In quest'ottica, l'acculturazione dei figli si problematizza nell'ambito della società americana caratterizzata da valori diversi perché tesi ad una maggiore differenziazione dei singoli.

Alba290 riporta che i genitori italiani, tra tutti i gruppi etnici esaminati, esprimono in misura maggiore il desiderio di inculcare nei propri figli una componente dell'identità di origine, attribuendo importanza al 288 Pinto, D., Analisi del gruppo etnico italoamericano il caso di Brooklyn, tesi di laurea, Università degli Studi di Trento,

a.a. 1984/85.

289 Ibidem, cit. p. 116.

290 Alba, R., (1990), Ethnic Identity: The Transformation of White America, United States: Yale University Press, cit. p.

mantenimento della cultura italiana, malgrado i matrimoni misti e l'avanzamento generazionale.

Date queste premesse, non si può parlare dei giovani italo-americani e della loro identità senza tener conto delle loro famiglie e viceversa in quanto esiste ancora una stretta relazione tra i due, anche se di intensità variabile.

Tale relazione prende forma tramite diversi canali, in primis, quello della memoria orale, quindi, i racconti relativi all'esperienza dell'emigrazione e all'interiorizzazione delle vicende che hanno coinvolto il destino delle famiglie e del gruppo di appartenenza.

I soggetti intervistati mostrano di conoscere i vissuti degli avi e le motivazioni che hanno determinato la scelta di partire. Le informazioni in loro possesso sono state acquisite nel corso degli anni e attraverso varie fonti (parlando con i genitori e i nonni, studiando al College, compiendo viaggi in Italia, svolgendo ricerche d'archivio etc...).

I diversi livelli di conoscenza, quindi, dipendono da fattori sia oggettivi sia soggettivi: la distanza generazionale, la curiosità personale, il rapporto con i protagonisti delle vicende stesse e, infine, i contatti con l'Italia. In alcuni casi, la conoscenza è approssimativa, il flusso della narrazione si interrompe, esprimendo l'incertezza delle fonti. Altre volte, invece, si riportano notizie precise, citando le date, i nomi dei paesi di origine e raccontando aneddoti e dettagli sulle vite dei predecessori.

Da un punto di vista psico-sociale, i racconti degli intervistati sono significativi in quanto si collocano all'interno di una cornice più ampia, ossia, di un arco temporale esteso a più generazioni della stessa famiglia e della stessa società di partenza, di cui si descrivono le vicissitudini, i sogni e le aspirazioni. I racconti diventano, allora, delle vere e proprie saghe che si dipanano sullo sfondo della Grande Emigrazione, testimoniando esperienze individuali, familiari e di contesto e, la storia migratoria da memoria personale si fa memoria collettiva.

A proposito, afferma Ferrarrotti: “(...) la memoria è l'anello di congiunzione fra i ricordi personali e il contesto in cui sono stati vissuti. E' quindi memoria individuale e nelle stesso tempo memoria collettiva, che si fa memoria storica e si ricollega alle memorie patrie. Queste, al di là del quadro della famiglia di origine, costituiscono il vissuto della società globale e fanno da supporto al concetto di nazione come realtà linguistica, religiosa, economica, culturale cui gli individui, le famiglie, i gruppi e classi sociali appartengono.” 291

I racconti degli intervistati ad un livello più profondo parlano della storia dell'emigrazione italiana 291 Ferrarrotti F., (2005), Socializzazione e identità-memoria, tradizione, appartenenza, in Introduzione alla sociologia, a