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La ricerca etnografica

3. Il disegno della ricerca

Per disegno della ricerca si intende la strategia operativa posta alla base dell’indagine. Esso rappresenta il primo livello della ricerca empirica, così come delineato da Ricolfi.

In questo livello, si definiscono le linee guida del percorso empirico metodologico, specificando, in caso di ricerca prevalentemente esplorativa, gli interrogativi di fondo, che orientano il lavoro sul campo, e delimitando i concetti, che da astratti diventano più precisi e circoscritti al campo d'indagine. In questo paragrafo, dunque, si descrivono le linee guida della ricerca etnografica delineate sulla base dei concetti e delle domande fondanti.

Il concetto di identità (in particolare, di identità culturale), rappresenta il perno attorno al quale si è delineato l'intero percorso di indagine e si sono articolate le relative domande e ipotesi guida. La definizione di identità culturale è quella adottata dal Consiglio d'Europa e dall'Unesco in quanto risulta utile alle finalità di questo studio e pone le premesse per l'analisi delle strategie di acculturazione degli emigrati italiani. “L'identità culturale corrisponde all'insieme dei riferimenti culturali per il quale una persona o un gruppo si definisce, si manifesta e desidera essere riconosciuto; l'identità culturale implica le identità inerenti alla dignità della persona e integra in un processo permanente la diversità culturale, il particolare e l'universo, la memoria e il progetto”. Questa definizione propende verso una prospettiva interculturale che tiene conto della società globale, caratterizza dalla molteplicità delle appartenenze culturali. La prospettiva interculturale, infatti, considera le identità in continua evoluzione, ponendo l'accento sulla complessità della realtà odierna, pluralistica, dinamica e interconnessa. L'approccio interculturale riconosce la diversità culturale, valuta in maniera positiva le differenze, riduce i pregiudizi e gli stereotipi durante il contatto con gli altri e manifesta una certa apertura nei confronti di un'altra cultura, sulla base della volontà di costruire un dialogo per conoscere e comprendere il diverso. L’identità è da intendersi, dunque, come dimensione intersoggettiva e relazionale nel cui ambito l'individuo si muove e orienta le proprie azioni per dare senso alle esperienze proprie e degli altri. L'identità è dinamica, in continuo divenire in quanto soggetta a esperienze e contesti diversi. Metaforicamente, si potrebbe dire che l'identità è costituita da un unico puzzle i cui pezzi corrispondono ai momenti diversi dell'esistenza che si uniscono per dare una forma e un senso compiuto alle varie esperienze individuali e sociali.

A partire da questi concetti, le domande a cui si è voluto rispondere sono:

1) Come le esperienze dei predecessori hanno condizionato, nel corso delle generazioni, la trasmissione e l'interiorizzazione dei valori della cultura di origine?;

2) Che cosa significa, oggi, essere un giovane Italo-americano all'interno di una società multiculturale come quella di New York?;

3) Quali sono gli elementi connotativi l'identità dei giovani e quali sono le principali comunanze e divergenze generazionali, in particolare, tra la prima, la seconda e la terza generazione?

sulle giovani generazioni e analizza la loro identità in riferimento al rapporto sia con la cultura italo- americana sia con quella italiana, cercando anche di capire la percezione della società italiana contemporanea. Il secondo livello verticale, invece, indaga le differenze generazionali, quindi, analizza gli elementi salienti caratterizzanti le prime, le seconde e le terze generazioni.

E' opportuno fornire una breve panoramica circa il concetto di generazione usato in questo lavoro. Essa è vista come una categoria sociologica come lo è la classe, caratterizzata da un particolare legame che da vita ad un nuovo apprendimento sociale. Il legame della generazione è, dunque, inteso come fenomeno sociale che potrebbe essere paragonato a quello di classe, in cui “ la condizione di classe” è la collocazione sociale di alcuni individui nella struttura economica e di potere.266

Ogni generazione sviluppa un’identità specifica che fiorisce solo se vi sono caratteristiche storiche- sociali determinate; il susseguirsi della generazioni non va visto solo come continuità, ed in una mera prospettiva funzionalista, ma anche come fattore di cambiamento sociale (stessa cosa avviene per le culture).267

Gli elementi che caratterizzano una generazione sono:

 la scomparsa degli individui che prima partecipavano al processo culturale e la comparsa di nuovi individui che vengono inseriti in tale processo;

 i membri di una generazione partecipano solo ad una parte limitata del processo storico;  è necessaria una continua trasmissione dei beni culturali accumulati;

 l’avvicendarsi di una generazione è un processo continuo.

Il problema sociologico che riguarda le generazioni è legato all’inserimento di nuovi individui nel processo culturale, ossia la creazione e l’accumulazione di cultura non si esaurisce con una generazione ma ci sono sempre nuovi individui. Questo continuo inserimento determina lo sviluppo del patrimonio culturale accumulato perché sempre nuovi individui accedono a tale patrimonio, modificandolo. Quindi, c’è sempre un nuovo rapporto con la cultura, insito nel nuovo accesso, una nuova impostazione, elaborazione e perfezionamento dell’esistente.

Per nuovo accesso si deve intendere un nuovo rapporto di distanza con la cultura di origine, una nuova impostazione, assimilazione ed elaborazione. I nuovi accessi possono riguardare sia il singolo

266 Manneheim K., /2000), Le generazioni, Il Mulino, Bologna.

individuo sia le generazioni. Il nuovo accesso delle generazioni è più radicale rispetto al nuovo accesso del singolo perché per i nuovi partecipanti quello che è stato assimilato dalla generazione precedente potrebbe avere alcun significato. Nel caso degli immigrati, poi, il nuovo accesso è importante nelle condizioni di distacco da un mondo per entrare in altro. Se non ci fosse il fenomeno sociale e biologico del succedesi delle generazioni il nuovo accesso ci sarebbe ma sarebbero sempre gli stessi uomini portatori degli stessi patrimoni culturali, ossia vi sarebbero nuovi accessi ma il cambiamento non sarebbe radicale, e ciò porterebbe ad una unilateralità della visione del mondo.

Con le generazioni vi è la capacità di ricominciare da capo, cosa che non sarebbe altrettanto possibile se vi fosse sempre una sola generazione. E' proprio il passaggio delle generazioni che introduce il cambiamento e permette di modificare lo status quo. In altri termini, il ringiovanimento della società si realizza solo con il succedersi delle generazioni. Ma, non è il fatto di avere la stessa età che determina la stessa collocazione sociale bensì la partecipazione agli stessi eventi che è possibile solo se si condivide lo stesso spazio storico-sociale.

I nuovi accessi possiedono l’elasticità per adattarsi alle nuove circostanze e secondo Mannheim il succedersi delle generazioni compensa la ristretta e parziale coscienza individuale.

“L’emergere di uomini nuovi comporta sì una perdita di beni accumulati, ma crea anche la necessità inconsapevole di una nuova selezione, di una revisione nel campo del presente, ci insegna a dimenticare ciò di cui non abbiamo più bisogno, a desiderare ciò che non è stato ancora ottenuto”.268 Secondo Manneheim, le esperienze del passato sono importanti solo se esistono come modelli di orientamento e ogni attività presente agisce selettivamente ossia adatta il tradizionale a nuove situazioni nel presente o forma nuovi modelli, in questo modo scopre lati nuovi, possibilità insite nel tradizionale che prima di quel momento non erano state viste.

Durante il processo di inculturazione (o di socializzazione) si introduce la nuova generazione nei modi di vivere, nei contenuti e negli atteggiamenti ereditati. Viene tramandato tutto ciò che non è problematico, ossia oggetto di riflessione, quindi c’è una trasmissione inconsapevole, automatica, in quanto tutti gli atteggiamenti ereditati agiscono in modo non problematico nella nuova situazione, si infiltrano senza che l’educatore e l’allievo ne siano coscienti, in quanto la trasmissione è un atto involontario e inconsapevole.

Ciò che è invece inculcato e trasmesso consapevolmente è ciò che, nel corso della storia, è divenuto problematico (per esempio, alcune tradizioni, oppure l'uso del dialetto, oggi sono riscoperti e 268 Manneheim K.,(2000), Le generazioni, Il Mulino, Bologna, cit. 57.

“ritrasmessi” perché oggetto di riflessione con la globalizzazione, mentre, prima vi era una trasmissione non problematica in quanto non si avvertiva il pericolo della loro scomparsa o omologazione).

Per comprendere i mutamenti delle generazioni, quindi, bisogna individuare le trasformazioni della dinamica storica-sociale. In tale dinamica, la costante è il succedersi delle generazioni, ma, in questa costante ci sono delle trasformazioni che avvengono quando emerge la coscienza di certi fattori, ossia quando da non problematica e involontaria la trasmissione del patrimonio culturale diventa problematica e cosciente (per esempio, la trasmissione del patrimonio culturale italiano non è problematico fino a quando gli emigrati meridionali giunti negli Stati Uniti sono costretti ad assimilarsi, oppure, fino a quando la cultura di origine viene messa in discussione). Secondo Mannheim, l'aspetto critico delle varie teorie sulle generazioni è quello di essere unilaterali perché hanno messo in luce solo il fattore dello sviluppo storico umano, trascurando il cambiamento più profondo dell’esperienza stratificata dei patrimoni culturali rispetto al grado di coscienza, ossia di problematicità.

Detto questo, le ipotesi guida, correlate con il concetto di generazione e con le teorie esaminate in precedenza, sono le seguenti:

a) la prima generazione di emigrati italiani ha trasmesso alle generazioni successive un'identità culturale di matrice prevalentemente meridionale, quindi, storicamente stigmatizzata all'interno della storia dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti;

b) i giovani italo-americani adottano solo alcuni aspetti della cultura di origine sulla base di un processo di scelta che dipende da fattori molteplici, sia materiali sia immateriali (la storia del gruppo, le spaccature generazionali, i contesti specifici, i vantaggi offerti dalla propria comunità etnica, il capitale culturale di origine etc...), prediligendo gli elementi delle due culture (italiana e americana) che sono socialmente e simbolicamente riconoscibili.

Le ipotesi si riferiscono a determinate teorie sull'acculturazione degli immigrati negli Stati Uniti, come precedentemente illustrato nel capitolo primo. In particolare, ci si riferisce alla teoria dell'acculturazione selettiva269, che sostiene come i figli degli emigrati negli Stati Uniti sperimentino

forme di “assimilazione segmentata”, che dipendono da aspetti diversi: l’esperienza della prima generazione, il tipo di barriere etniche poste dalla società americana, le risorse ed i servizi offerti dalla propria comunità per abbattere tali barriere, la mobilità socioeconomica etc...

Un'altra teoria cui si fa riferimento è quella dell'identità simbolica (Gans270 1979; Crispino271 1980; Alba272 1990; Waters273, 1990) che sostiene che le giovani generazioni di bianchi americani di discendenza europea per affermare la propria identità scelgono date situazioni e specifici comportamenti quali, partecipare a feste tradizionali o a cene familiari durante occasioni speciali, oppure, adottare simboli come, indumenti, ornamenti, bandiere e prodotti alimentari, identificabili con il gruppo di origine. Si tratta, dunque, di un tipo di identità basata su scelte soggettive e volontarie e che trova spazio soprattutto nel tempo libero e in determinate situazioni (per esempio, con gli amici, in famiglia, a scuola etc...), ma, non per questo, di minore importanza.

Infine, si analizza il concetto di capitale culturale elaborato da Alba (1990) e applicato all'identità etnica americana. Nello specifico, egli rileva che tra i bianchi americani discendenti degli europei persistono i legami etnici di origine, nonostante il mescolamento etnico e l'avanzamento generazionale. Tuttavia, tale continuità è vista come parte del capitale culturale detenuto, in modo diverso, da ogni gruppo di origine. In altri termini, il sociologo americano suggerisce che la continuità etnica non è legata al

revival etnico, come pure non è il risultato di forti legami familiari e di vincoli affettivi con il paese di

origine, ma, essa è piuttosto il frutto dell'educazione, che connota le relazioni sociali e interetniche delle nuove generazioni di americani europei. 274

L'iniziazione del ricercatore con i soggetti è avvenuta attraverso livelli graduali di interazione, acquisendo progressivamente i dati utili alla ricerca: si sono incontrate le persone che hanno vissuto l'emigrazione, si è parlato con loro, si è condiviso parte della loro giornata e si è preso parte agli eventi straordinari (i compleanni, i matrimoni e le processioni dei Santi, gli incontri e le gite organizzate dalle associazioni italoamericane) e, infine, si sono effettuate le interviste.