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4. Emigrazione e letteratura: il caso del Molise

4.3 Profili di spicco

In questo paragrafo si vuole analizzare l'emigrazione molisana tramite la letteratura, rivolgendo l'attenzione verso alcuni personaggi di rilievo nel panorama dell'emigrazione molisana a New York, quali Arturo Giovannitti e Giose Rimanelli. A quest'ultimo è dedicato maggiore spazio visto che la sua opera indaga maggiormente il rapporto tra emigrazione, cultura e territorio di origine. Questi scrittori, attraverso le loro opere, hanno il merito di far conoscere il Molise al di fuori dei confini regionali, rinnovando l' immagine tradizionale di civiltà chiusa e arcaica con “un anima territoriale, agricola e

montanara (...) profonda ed opaca come la terra”.191

A proposito, Sebastiano Martelli192 mette in rilievo che tale immagine è presente anche nella letteratura nazionale e internazionale. Per esempio, nella novella di Pirandello, L'eresia catara, dietro il personaggio del professor Bernardino Lamis si cela il molisano Baldassare Labanca, primo professore all'Università di Roma di Storia della Religioni, “personaggio stralunato, le cui scelte di vita sono però improntate alle radici molisane, in termini di dignità, di sobrietà, di senso del dovere famigliare e di spirito di sacrificio”.193 Questa idea del Molise in termini di civiltà contadina, fatta di valori semplici e autentici tipici della cultura meridionale, che mette al centro la famiglia “entra perfino nelle pagine di Addio alle Arme (1929) di Ernest Hemingway attraverso la figura del cappellano militare, che tra le trincee alpine del primo conflitto mondiale diviene punto di riferimento di una religiosità ferma e discreta e dei valori di dignità, di attaccamento alla propria terra e di ospitalità”.194

Infine, è sembrato opportuno assegnare uno spazio minore al poeta italoamericano Orazio Tanelli, sebbene la sua opera rifletta in maniera poco significativa il rapporto qui indagato. Allo stesso modo, si è voluto rendere omaggio ad un altro grande personaggio dell'emigrazione molisana, Tony Vaccaro195 la 191 Questa definizione viene fatta da Igino Petrone in Sannio Moderno. Petrone I., Il Sannio Moderno, conferenza tenuta

alla Dante Alighieri il 27 febbraio del 1910, Ditta G.B. Paravia e Comp. Torino.

192 Martelli S., (2000), La letteratura della diaspora, in Storia del Molise 5. Il Novecento, (a cura di Masullo G.,), Laterza,

Roma.

193 Ibidem cit. p.100. 194 Ivi.

195 Tony Vaccaro è stato intervistato durante la ricerca sul campo a New York e l'intervista viene inserita nella parte dedicata

cui opera, famosa a livello internazionale, si inserisce in un contesto artistico più ampio, quale quello della fotografia contemporanea.

Arturo Giovannitti (1884-1959) sindacalista, attivista politico e poeta è forse una figura delle figure più

poliedriche nel panorama dell'emigrazione molisana.

Nato il 7 gennaio 1884 a Ripabottoni, un piccolo paese molisano, Giovannitti frequenta il Liceo Classico “Mario Pagano” a Campobasso, manifestando subito il suo amore per la poesia e per la politica, aspetti indissolubilmente legati tra loro tanto che nelle sue opere i temi politici e sociali si intrecciano con quelli più classici e letterari. Sensibile alle condizioni delle classi svantaggiate e ai loro diritti, Giovannitti concepisce l'azione politica come uno strumento concreto di lotta sociale e animato dagli ideali di libertà e giustizia, promossi dalla società americana, emigra in America, recandosi per prima in Canada. Qui si dedica allo studio della teologia presso un seminario protestante dell'Università Mc Gill di Montreal. Successivamente, approda a New York, dove studia alla Columbia University, seppure per un breve periodo.

Ma, negli Stati Uniti egli si confronta con una realtà diversa da quella immaginata e millantata dalla propaganda americana: la terra della libertà è un posto dove la classe più debole, composta soprattutto dagli emigrati europei, è sottoposta ad innumerevoli ingiustizie nell'ambito delle politiche del lavoro e, non solo. Questa presa di coscienza lo porta ad abbracciare ideologie anarchiche e socialiste, diventando un leader in diverse situazioni di lotta sociale, quali l'organizzazione delle forze antifasciste in America e l'organizzazione delle politiche del mercato del lavoro americano. In particolare, nel 1908 aderisce alla Federazione Socialista Italiana del Nord America, poi, al sindacato rivoluzionario

Industrial Workers of World (IWW). Si dedica anche al giornalismo e scrive su varie riviste sia in

italiano sia in inglese. Nel 1923 è il primo segretario generale della Anti-Fascist Association of North

America e tre anni dopo, si attiva nella causa giudiziaria di Sacco e Vanzetti, insieme al collega Joseph

Ettor. Uno dei massimi dirigenti del Sindacalismo industriale, Giovannitti viene arresto nel 1912 in Massachusetts in quanto ritenuto colpevole della morte dell'operaia sedicenne, Anna LoPizzo, assassinata durante un grande sciopero, organizzato dall'IWW. Il caso suscita un enorme clamore nell'opinione pubblica americana e mondiale. Per affermare la loro innocenza si fondano movimenti e associazioni in tutto il mondo. L'IWW con una sottoscrizione paga le spese processuali. I lavoratori tessili di Lawrence, dove lavorava la giovane donna uccisa, proclamano uno sciopero generale per il rilascio. Dopo alcuni mesi, Giovannitti viene finalmente assolto e liberato.

Per quanto concerne la figura di Giovannitti come poeta è importante sottolineare l'attaccamento verso la propria terra d'origine, che si evince in molte delle sue poesie. Il biliguismo, che si manifesta liberamente nel passaggio da una versione all’altra, oltre a segnalare una spiccata autonomia espressiva, indica anche la presenza di due universi culturali (quello italiano e quello americano) che coesistono senza particolari conflitti. Le opere che parlano della società americana hanno soprattutto lo scopo di denunciare le ingiustizie prodotte dal sistema capitalistico, le condizioni degli emigrati, le differenze di classe e rientrano in un tipo di poesia che è possibile definire radicale e sovversiva.

Tra queste si menziona “The Walker”, la poesia più nota che lo fa conoscere e apprezzare al grande pubblico americano. Essa viene scritta originariamente in inglese, quando Giovannitti si trova in carcere a seguito dell'assassinio di Lawrence. Qui, il poeta rinchiuso nella solitudine della sua cella, ascolta il rumore dei passi di un altro carcerato, che si trova nella cella al di sopra della sua. Mentre cammina nello spazio angusto della prigione, egli pensa alle condizioni ingiuste del mondo. Metaforicamente, il poeta vuole esprimere l'impossibilità di ogni potere di imprigionare la mente umana, che è libera di vagare nello spazio luminoso e trovare così la propria “meta”. Come scrive Titina Sardelli, “la lirica è una delle più belle della raccolta, assicura a Giovannitti un posto nella poesia contemporanea”196. Secondo Renato Lalli, la poesia “si apre ad un respiro tutto moderno ed è contemporanea nel sentimento e nella struttura”197.

Secondo un punto di vista più propriamente antropologico e sociologico, in questa poesia si riflette la condizione della società americana durante la seconda ondata migratoria proveniente dall'Europa dell'Est e del Meridione. Come si vedrà nel capitolo successivo, dedicato alla società di arrivo, la seconda ondata porta negli Stati Uniti ingenti masse di emigrati attratti dagli ideali di libertà, di democrazia e di giustizia. Tuttavia, una volta giunti nella terra della libertà, questi emigrati vengono fortemente discriminati in quanto la loro cultura diverge dal modello etnocentrico anglosassone, concepito come cultura dominante. La poesia contiene dei riferimenti più o meno espliciti alla condizione degli emigrati, denunciando i valori della società americana basati non su l'amore per la

Libertà e l'Ideale bensì su quelli del potere, del successo e della vanità. Come afferma Norberto

Lombardi: ”Certo, non è possibile rileggere e valutare oggi la sua produzione senza collocarla nel contesto in cui nasceva ed in cui veniva intenzionalmente piegata ad un intento di lotta sociale. (…) Si troveranno allora in molti poemi di Giovannitti i rumori e i riflessi delle città che crescevano come sospinte da un impulso di energia che covava nelle loro viscere, le voci e le vibrazioni delle fabbriche 196 Sardelli T., (1977), (a cura di ), Poeti Molisani, editrice Marinelli, Isernia, cit. p. 21.

che non interrompevano mai il loro febbrile pulsare, le grida degli uomini che chiedevano rispetto per il loro lavoro e giustizia per la loro vita, l'energia di quei lavoratori d'America, che egli celebrava come “il cuore pulsante del genere umano”.198

In questa poesia, dunque, si esprimono sentimenti di amarezza e di delusione per le promesse infrante e si denuncia la forzata assimilazione ideologica, sociale e culturale che causa l'abbrutimento dell'essere umano, includendo perfino l'autore “solito pensare all'amore, alla vita, ai fiori, (...)” ora, invece, si identifica con l'assassino, con il ladro, con il truffatore.

“Discendono da piccole collinette e alte cime e alte quote,

attraverso strade ampie e angusti sentieri, si posano sulle nobili scale di marmo e sulle stridenti scale di legno - e alcuni scendono verso

i sotterranei e altri verso la tomba e altri ancora giù verso le fosse della vergogna e della scelleratezza e ancora vengono verso lo splendore di un impenetrabile abisso, dove niente c'è all'infuori dei bianchi, fissi, spietati bulbi oculari del Destino.

E ancora altri passi arrivano. Salgono verso la vita e verso l'amore,

verso la fama, verso il potere, verso la vanità, verso la verità, verso la gloria, verso il patibolo, verso tutto eccetto che verso la Libertà e l'Ideale”.

(…)

La democrazia della ragione ha uniformato tutte le duecento menti alla comune apparenza dello stesso pensiero.

Io che non ho mai ucciso, penso come l'assassino; Io che non ho mai rubato, ragiono come il ladro;

Io penso, ragiono, desidero, spero, dubito, aspetto come l'assassino pagato, come l'appropriatore indebito, il falsario, il contraffattore, l'incestuoso, lo stupratore, l'ubriacone, la prostituta, il ruffiano, io, io che

sono solito pensare all'amore, alla vita, ai fiori, alla poesia e alla bellezza e all'ideale”.

198 Lombardi N., (2000), Il Molise fuori dal Molise, in, Storia del Molise 5. Il Novecento, (a cura di Masullo G.,), Laterza,

Giovannitti nelle sue poesie ricorda anche il Molise come terra caratterizzata da valori autentici e sedimentati nella civiltà meridionale. Nenia Sannita è sicuramente la poesia più rappresentativa per i chiari riferimenti ad un mondo popolare, fatto di contadini che da una vita agiata, vissuta nel segno della tradizione, si ritrovano a vivere in condizioni precarie. In particolare, in questa poesia si esprime il dolore di una mamma che, rimasta vedova e senza alcun aiuto, canta una ninna ninna al suo figlio che affamato ed infreddolito non riesce ad addormentasi. La ninna nanna è la storia della donna, fatta di dolori e di miseria ma anche di agii e di felicità, ormai lontani. Si allude agli antichi mestieri e attività produttive che un tempo assicuravano il benessere della famiglia e la felicità del cafone.

Titina Sardelli asserisce :”In questa nenia c'è tutto il pessimismo delle genti meridionali, c'è il senso del destino cupo che incombe su di esse. Il compimento si richiama alle nenie medioevali, a certi Giambi e Epodi di Carducci per la violenza del linguaggio, ma affonda soprattutto le radici nei motivi popolari che sostanziavano i canti con i quali le donne molisana accompagnavano il lavoro nei campi, cullavano i loro bambini o piangevano i loro morti”.199

Renato Lalli sostiene:”Le nenie gementi per la campagna che aveva ascoltato a Ripabottoni gli ispirano la Nenia Sannita in cui il ritmo delle ninna nanne accompagna la rabbia repressa del mondo contadino al quale si era accostato negli anni vissuti a Ripabottoni”200.

“Ninna nanna, era pieno il granone, La vite era carica ed era contento, Ed era contento il cor del cafone Che già rafforzava l'arcile di sotto E batteva col martello

La colla di radica e mosto cotto Per la botte del vino novello. (...)

Ninna nanna, tuo nonno arava, E tuo padre mieteva il grano, E tua madre spigolava

199 Sardelli T., (1977), (a cura di ), Poeti Molisani, editrice Marinelli, Isernia, cit. p. 13.

E filava con la conocchia

Pel panno di valico e la tela nostrana Filo stoppa e filo di lana”.

Giovannitti nelle sue poesie evoca non solo la società contadina ma anche i momenti della sua infanzia e adolescenza, ricordando i suoi famigliari e i luoghi più significativi con teneri particolari. Come scrive Renato Lalli “(...) ritorna con la mente alla casa paterna, rivede la libreria che conteneva i primi libri dai quali ebbe l'avvio alla lettura e allo studio (…)201 e gli veniva in mente la figura del padre”. L'infanzia trascorsa sognante all'aria aperta e nell'orto della casa paterna viene così dipinta dal poeta:

“E il mio cuor venturoso legava con fili turchini ad ogni ramo d'acacia un piccolo sogno suo corto e lo lasciava al vento, e i suoi pensieri piccini erano come lucciole vaganti nel buoi dell'orto”

Le poesie di Giovannitti sono state pubblicate in varie raccolte quali, "Parole e sangue",202 "Quando canta il gallo"203 e "The Collected Poems"204, due volumi collettanei pubblicati poco dopo la morte. Egli è anche l'autore di un dramma in tre atti scritto nel 1918, intitolato "Come era nel principio"205.

Giovannitti può essere considerato una figura simbolica dell'esperienza italoamericana negli Stati Uniti, in particolare, di quella relativa alle dinamiche del lavoro. Nel suo nome una parte della cultura italoamericana e americana tuttora si riconosce e si identifica e, molti sono gli studi dedicati alla sua attività. Tra questi si menziona il recente contributo di Marcella Bencivenni, Italian Immigrant Radical

Culture: The Idealism of the Sovversivi in the United States, 1890-1940, che mostra come gli italo-

americani, contrariamente alla loro attuale immagine di gruppo conservatore, hanno occupato uno spazio fondamentale nella storia dei movimenti radicali in America. All'interno di questo spazio, chiaramente, emerge la figura carismatica di Giovannitti, celebrato come il leader più famoso dei

201 Ibidem, cit. p. 288.

202 Giovannitti A., (1938), Parole e Sangue, Labor Press, NuovaYork.

203 Giovannitti A., (1957), Quando canta il gallo, Ed. Clemente e Figli, Chicago. 204 Giovannitti A., (1961), The collected poems, Ed. Clemente e Figli, Chicago.

movimenti sovversivi e il poeta più acclamato nella poesia radicale americana.206

Giovannitti non tornerà mai in Italia, tuttavia, l'attaccamento alla sua terra natia resta vivo, come testimoniano le sue poesie, dove ricorda i familiari, i compagni e la vita molisana. Giovannitti muore a New York nel 1959 in seguito ad una grave malattia.

Giose Rimanelli207 (1925-) personaggio rappresentativo dell'emigrazione molisana, è lo scrittore più

eclettico e conosciuto nella cultura americana e italoamericana.

Rimanelli nasce nel 1925 a Casacalenda (Campobasso) da padre molisano e madre italo-canadese, nata a Montreal nel 1905 ma portata nel 1913 in Italia e, poi, di nuovo espatriata in terra canadese alla fine del fascismo. Rimanelli trascorre la sua infanzia e adolescenza in Molise. Dal 1935 al 1940 studia presso il seminario di Ascoli Satriano in Puglia, dove riceve una solida cultura umanistica, in particolare, la letteratura patristica, latina e greca, che influenzerà le sue opere, caratterizzandone lo stile in maniera inconfondibile. In giovane età, Rimanelli partecipa alla Seconda Guerra Mondiale, arruolandosi nella Repubblica Sociale, come poi racconterà in un suo romanzo autobiografico “Tiro al Piccione” (1953). Dopo la guerra, mentre lavora in una compagnia petrolifera, traduce Rimbaud, Verlaine, Materlinck e Rilke. In seguito emigra in Francia, dove insegna musica nel Quartiere latino di Parigi. Si trasferisce negli Stati Uniti dal 1960, dove diventa professore emerito di Italiano e Letteratura Comparata presso l'Università dello Stato di New York, ad Albany.

Da un punto di vista linguistico, il riferimento al Molise emerge nell'uso del dialetto, che diventa una scelta precisa dell'autore che in e dall’America scrive numerosi libri e poesie nel suo dialetto alternato con l'inglese e l'italiano, introducendo forme contemporanee di sperimentazione poetica.

In particolare, con Moliseide208la poesia dialettale contemporanea arriva negli Stati Uniti. Essa è una poesia rinnovata che prende le distanze da quella popolare italoamericana tratta dalle antologie di poesia dialettale italiana, farcita di localismi e sentimentalismi. Luigi Bonaffini nell'introduzione al testo in inglese afferma:” Giose Rimanelli, an instinctively experimental writer, by writing most of his last book of poetry, Molisede, in his native Molisan dialect, aligns himself with a major trend in 206 Bencivenni M., (2011) Italian Immigrant Radical Culture: The Idealism of the Sovversivi in the United States, 1890-

1940, NYU Press, New York.

207 Autore di numerosi romanzi, narrative di viaggi e racconti sia in italiano che in inglese tra cui si segnalano: Tiro al piccione (1953, Einaudi); Peccato originale (1954, Mondadori); Biglietto di terza (1958, Mondadori); Una posizione sociale (1959, Vallecchi) e Benedetta in Guysterland (1993, Guernica editore), vincitore del prestigioso Premio

dell'American Book Award nel 1994.

208 Pubblicato nel 1990 daEdizioni Enne, Campobasso, poi, nel 1992 a New York da Peter Lang Publishing (tradotto in

modern Italian poetry (…) For Rimanelli, the interest in dialect is first and foremost a search for a poetic language”.209 Il dialetto veicola anche messaggi di identificazione culturale e etnica e esprime il legame viscerale con il Molise, verso cui il poeta tende a ritornare spesso. Nella poesia dal titolo “Rèportamè né càse” scritta ad Albany, New York, il 26 Gennaio 1985 Rimanelli chiede, forse, proprio alla sua Musa di ricondurlo nel Molise perché, ormai, il mondo l'ho ha già visto tutto: Rèportème né case / nu Molise / che tutt'u munne l'haje / già gèrate”210

Molise Molise è un altro testo importante211, dove si mescola in modo sperimentale il dialetto alla

lingua inglese. In questo romanzo autobiografico si narra la saga dell'emigrazione meridionale attraverso l'esperienza molisana. In particolare, si analizzano i legami psicologici-affettivi con la terra nativa sotto il profilo etnico, sociale e culturale, richiamando alla memoria le persone emigrate, che di quella storia sono stati i protagonisti.

Ma, il testo chiave dell'emigrazione è Famila. Memoria dell'Emigrazione sul quale conviene soffermarsi in maniera più approfondita per gli aspetti sociologici e antropologici legati all'esperienza migratoria italiana negli Stati Uniti. L'autore mette in luce sia il pregiudizio storico nei confronti dei meridionali, sia le trasformazioni dell'identità tramite il contatto con la nuova società e il succedersi delle generazioni di italo-americani.

Luigi Fontanella nell'introduzione al testo Famila parla “dell'effetto centrifugo e centripeto” affermando che “la caratteristica precipua di Famila è proprio la sua andatura circolare, laddove partenza significa anche ritorno, e ritorno non significa un restare, un per-manere, perchè gli altri richiami si impongono, altre voci spingono a partire di nuovo e il riposo non può essere mai momentaneo”.212In questo libro, le vicissitudini personali e familiari diventano il metro di misura dell'esperienza collettiva dell'emigrazione, consumata nel volgere di oltre un secolo e raccontata attraverso “tre passi”: il primo è intitolato Nonno Jazz. Emigrazione come ricordo, il secondo Core

caro. Emigrazione come Destino, l'ultimo Giose e io. Emigrazione come Arte.

Come afferma lo stesso scrittore, si tratta di tre libri “indipendenti l'uno dall'altro ma uniti dallo stesso tema: la famiglia come tronco genetico e famiglia come massa di gente che emigra da un posto all'altro, in questo caso da un continente all'altro, con uguale affanno e speranza. (…) Famila titolo che nel

209 Bonaffini L., (1998), Introduction, Rimanelli and the language of desire, in, Rimanelli G., Moliseide and other Poems,

Legas, Canada.

210 Riportami a casa/nel Molise / che tutto il mondo l'ho / già girato. Traduzione di Lugi Bonafini, in, Rimanelli G., Moliseide and other Poems, Legas, Canada, cit. p. 83.

211 Rimanelli G., (1979), Molise Molise, Libreria Editrice Marinelli, Isernia.

caratterizzare la mia famiglia allo stesso tempo la trascende appunto in quanto nell'avventura anonima dell'emigrazione rientra il fato di ogni famiglia, di ognuno di noi che ha vissuto il viaggio: in quello specchio infatti è possibile riconoscere piante diverse, ugualmente stupende, che sradicate dal proprio terreno ritrovano vita e forza in clima e concimi diversi. L'emigrazione è ferita, non c'è dubbio, quindi rifugio per farsi poi rinascita e matrimonio. La metamorfosi si chiama distanza, ma anche fede per chi si è e da dove si viene: ci accorgiamo che a poco a poco, quanto si è lasciato dietro diventa mito, ricordo, racconto E il racconto è l'unica verità a cui è concesso valicare il tempo”.213

Il primo libro parla della seconda ondata migratoria negli Stati Uniti, quando si verifica l'esodo dal