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Se si vuole riportare l‘eterogeneo gruppo di realtà indivisibili che costituiscono la natura privative atoma ai tre significati dell‘espressione, si può osservare che nella prima accezione rientrano i minimi sensibili, cioè una delle primae partes continui, che dipendono sia dalle capacità sensoriali di chi li percepisce, sia dalla quantità minima di materia necessaria alla manifestazione delle loro qualità caratterizzanti, rivelandosi così indivisibili in atto, ma divisibili in potenza, pena la perdita delle suddette qualità. Nella seconda accezione rientrano le primae partes discreti, ossia le unità logico-matematiche, che sono minimi convenzionali, fatta eccezione per l‘unità che, se considerata come monas rationaliter, meglio si adatta alla terza acce- zione, in quanto indivisibile in sé ma legata alla divisibilità delle somme che da essa

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si generano. Tra le atomae naturae reductive divisibili vanno classificate tutte le re- stanti primae partes continui, cioè il punto, l‘istante, il minimo luogo e il minimum corpus.

Si era osservato come la classificazione aristotelica degli indivisibili nel De anima avesse uno schema concettuale vicino a quello proposto poi da Bruno nel De triplici minimo, per lo meno dal punto di vista della sua articolazione fondamentale in indi- visibili negative e indivisibili privative, quasi una sorta di ‗casellario‘ da riempire come ogni filosofo della natura meglio crede. Si può ora procedere a un confronto più ravvicinato.

Innanzitutto, se si considera la natura negative atoma substantialis, ossia l‘anima universale, come principio formale del tutto, la si può accostare agli indivisibili se- condo la specie, che sono appunto tali negativamente, cioè sia in potenza sia in atto, e in particolare con l‘interpretazione data da Tommaso d‘Aquino, che vede nella forma-specie il principio che conferisce unità e omogeneità ad enti composti da parti distinte, principio che non sembra dipender solo dall‘atto con cui l‘intelletto li co- glie, ma pare avere un riscontro oggettivo nella loro natura. Anche per Bruno l‘anima universale, nel suo indissolubile legame con la materia, è il principio alla radice dell‘unità di un universo che si esplica nella molteplicità e i suoi atti sono ciò che garantisce identità e continuità agli esseri viventi nel continuo mutare del loro corpo. Nel trattare degli indivisibili secondo specie, né Aristotele né Tommaso fanno riferimento all‘anima, ma sembrano piuttosto rimandare a tutte le forme, mentre per Bruno essa è l‘unica vera natura negative atoma e il motivo di questo è che la definizione è analoga, ma si applica in modo diverso. Come si è visto nel primo capitolo, le forme particolari che entrano a far parte dei singoli sinoli non sono per Bruno né sostanza né natura, ma soltanto disposizioni transeunti: l‘unico autentico principio formale è l‘anima universale, quindi solo essa può a pieno diritto essere considerata negative atoma o, come direbbero gli aristotelici, un indivisibile secondo specie.

Per quel che riguarda l‘aspetto accidentale della natura negative atoma, poche sono le analogie riscontrabili con la classificazione aristotelica, eccettuata la suggestione del De sensu che abbiamo già evidenziato.

La natura privative atoma intesa come prima pars discreti è, almeno per la sua defi- nizione, analoga agli indivisibili secondo quantità: si tratta in entrambi i casi di en- tità che vengono arbitrariamente pensate come indivisibili, ma che sono effettiva- mente divisibili, anche se in Aristotele non è presente l‘aspetto convenzionalistico della variabilità delle unità di misura a seconda della disciplina considerata. Altra differenza sta nel fatto che per Bruno si tratta delle parti ultime del discreto, mentre per Tommaso si tratta di unità che formano grandezze continue. Si tratta però dell‘unico caso in cui anche il Nolano prende in esame l‘indivisibilità non a partire dalla natura dell‘oggetto considerato, ma dipendentemente dall‘atto soggettivo con cui l‘oggetto viene valutato.

Infine, per quanto riguarda le primae partes continui, Bruno vi colloca anche i mi- nimi sensibili e i minimi naturali che nel De anima non compaiono, ma vi trovano posto anche quelle realtà come il punto, l‘istante e, forse, anche l‘unità intesa come monas rationaliter, che tuttavia non è esplicitamente citata. Aristotele e i suoi com-

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mentatori classificano questi ultimi tra quegli indivisibili che comprendiamo solo negando il loro contrario, cioè solo per privazione. Come si è gia notato, in questo contesto il concetto di privatio (non distinto da quello di negatio) è applicato alla no- stra modalità conoscitiva e non al tipo di indivisibilità degli enti considerati, che an- che per lo Stagirita e i suoi discepoli sono indivisibili secondo quella modalità che il Nolano definirebbe ‗per negazione‘. Inoltre, se Aristotele rifiutava una matematica fondata sul discreto e nel sesto libro della Physica metteva in luce tutti i paradossi che sarebbero derivati dall‘accettare punto, unità e istanti indivisibili, nel De anima li accoglie come signa divisionis, cioè come limiti a cui tende la divisione del continuo a cui ben si addirebbe la definizione di ideali primae partes continui. Per Bruno, inoltre, varrebbe anche la considerazione di Averroè per cui punto, istante e unità sono di- visibili accidentaliter in quanto correlati a realtà divisibili, concetto che il Nolano esprime mediante l‘avverbio ‗reductive‘.

L‘altro termine di paragone che si è scelto di prendere in esame è costituito dall‘atomismo epicureo-lucreziano. Si è visto che gli atomi, che ovviamente non compaiono nella classificazione aristotelica, vengono collocati tra le primae partes continui della natura privative atoma, ma sono anche le parti realmente ultime dei mi- nimi naturali e dei minimi sensibili. Inoltre, essi vengono chiamati in causa per inte- grare la spiegazione dei fenomeni di emissione e percezione dei dati sensoriali che costituiscono l‘aspetto accidentale della natura negative atoma, ruolo questo che sa- rebbe passato inosservato senza un raffronto tra la classificazione del De triplici minimo e le opere magiche. Nonostante ciò, il Nolano colloca gli atomi nell‘accezione più debole di atoma natura perché, pur essendo in sé indivisibili, gli atomi entrano a far parte di composti nei quali avviene la divisione e pertanto sono in relazione in- diretta con essa, cosa che non accade all‘anima, che, oltre ad essere indivisibile, è anche unica e quindi assolutamente continua né si dà in essa possibilità di divisione, cioè è negative atoma. L‘anima non vivifica i singoli enti dividendosi in parti, ma semplicemente differenziando le sue azioni ed è anzi proprio in virtù delle sue ope- razioni che i corpi acquisiscono quella continuità che i soli atomi non sono in grado di conferir loro.

Quelli che la tradizione epicureo-lucreziana riconosce come unici indivisibili sono collocati da Bruno nel genere improprio di atoma natura, in posizione in un certo senso inferiore rispetto all‘anima e alle sue operazioni. La prospettiva è dun- que radicalmente mutata: Bruno ammette esplicitamente una realtà diversa dalla materia, seppur non scindibile da essa, cosicché la sua analisi degli indivisibili può aprirsi anche a realtà negate dagli atomisti antichi, trasformandosi in una piena esplorazione del concetto generale di indivisibilità. Inoltre, si noti anche che l‘unica possibile classificazione di stampo epicureo-lucreziano, quella basata sulle diffe- renza di forma, dimensioni e peso, è completamente spazzata via da Bruno che, in nome dell‘analogia che deve legare tra loro massimo e minimi, accetta soltanto atomi sferici e perfettamente identici tra loro161, formanti un‘unica categoria all‘interno della quale non sono più necessarie ulteriori distinzioni.

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La classificazione bruniana supera non solo il dualismo tra anima e materia, ma si apre anche alla dimensione logico-matematica dello spazio e delle quantità e con- sente inoltre di riaffermare il ruolo delle qualità all‘interno di una filosofia della natura che concilia l‘atomismo con una fisica qualitativa, grazie all‘inserzione tra le realtà indivisibili anche di istanze tipicamente aristoteliche quali i minimi naturali, i minimi sensibili e il principio formale. L‘operazione di Bruno va oltre una semplice raccolta eclettica di tutte le realtà che nelle due tradizioni rivali sono stati conside- rati indivisibili, prova ne sia che ognuna di queste realtà è definita in modo tale da ricoprire un ruolo preciso all‘interno del sistema generale della nolana filosofia della natura: gli atomi di Bruno non sono gli atomi di Epicuro, l‘anima universale di Bruno è un principio formale che non coincide affatto con la forma di Aristotele, ma ognuno di essi assume un aspetto totalmente nuovo e peculiare, perfettamente coe- rente con l‘insieme della fisica bruniana.

3.8 - Interpretazioni

Nella letteratura scientifica che si è occupata dell‘atomismo bruniano162 sono so- prattutto quattro gli autori che hanno accennato alla classificazione delle tipologie delle nature indivisibili. Si tratta di Felice Tocco, Xenia Atanassievitch, Hélène Védrine e Hilary Gatti, le cui analisi però hanno prodotto risultati diversi e discuti- bili. Nessuno di loro, inoltre, ha tentato un confronto con la tradizione aristotelica.

Felice Tocco fu tra i primi a rivolgere particolare interesse alle opere latine di Bruno nella sua monografia Le opere latine di Giordano Bruno esposte e confrontate con le italiane. La classificazione dei vari tipi di atoma natura, tuttavia, non compare nella parte del testo dedicata all‘esposizione dei contenuti del De triplici minimo, dove l‘unico riferimento all‘argomento è costituito dalla citazione in nota dei versi del se- condo capitolo del primo libro in cui il Nolano elenca i tre tipi di minimo, cioè la

162 Sull‘atomismo di Bruno molto è stato scritto. Per quanto riguarda le storie generali dell‘atomismo, si

può indicare l‘ampio capitolo dedicatogli da Kurd Lasswitz nella sua opera monumentale (cfr. KURD

LASSWITZ, Geschichte der Atomistik vom Mittelalter bis Newton, L. Voss, Hamburg und Leipzig 1890, vol. I, pp. 395-401), mentre Léopold Mabilleau lo liquida con poche parole, contestandone gli aspetti vitalistici (cfr. LÉOPOLD MABILLEAU., Histoire de la philosophie atomistique, Félix Alcan éditeur, Paris 1895,

pp. 398-399) e altrettanto stringato si dimostra Andrew Pyle (cfr. PYLE A., Atomism and its Critics cit., p.

224), che si concentra piuttosto sulla nozione bruniana di vuoto (cfr. ivi, pp. 249-252). Si possono inoltre indicare, escludendo gli autori che si esamineranno con più attenzione in questo capitolo: MICHEL P.-

H., L‟atomisme de Giordano Bruno cit., pp. 249-264; ID., La cosmologie de Giordano Bruno, Hermann, Paris

1962; ID., Les notions de continu et de discontinu dans les systèmes physiques de Bruno et Galilei, in Mélanges

Alexandre Koyré, Hermann, Paris 1964, vol. II, pp. 346-359; CARLO MONTI,Introduzione, in GIORDANO

BRUNO, Opere latine di Giordano Bruno cit., pp. 9-62; ID.. Incidenza e significato della tradizione materialistica

antica nei poemi latini di Giordano Bruno: la mediazione di Lucrezio, «Nouvelles de la République des

Lettres», XIII-2, 1994, Prismi, Napoli, pp. 75-87; CHRISTOPH LÜTHY, Bruno's Area Democriti and the origins

of atomist imagery, «Bruniana & Campanelliana», IV-1, 1998, Fabrizio Serra Editore, Pisa-Roma, pp. 59-

92; ID., Entia & spherae: due aspetti dell‟atomismo bruniano, in CANONE E. (a cura di), La filosofia di Giordano

Bruno: problemi ermeneutici e storiografici, Leo S. Olschki Editore, Firenze 2003, pp. 165-198; JEAN

SEIDENGART, La métaphysique du minimum indivisible et la réforme des mathématiques chez Giordano Bruno,

in FESTA E.,GATTO R. (a cura di), Atomismo e continuo nel XVII secolo. Atti del Convegno Internazionale

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monade, l‘anima e l‘atomo163. Tocco non cade nell‘errore di identificare seduta stante i tre minimi con la monade, il punto e l‘atomo:

―il Minimo è la Monade o sostanza semplice. E tre realtà possono dirsi così: Dio, che Bruno chiama anche la Monade delle Monadi; l‘anima che scorre per l‘infinita ampiezza delle cose e aduna gli elementi di ogni composto rin- chiudendoli e circoscrivendoli in certi confini; infine l‘atomo che è ai corpi quello che le lettere o gli accenti sono alle parole, o quello che è il tratto od il punto alle lettere stesse‖ 164.

Sempre nella stessa nota, è poi citata parte del commento a quei versi e, in parti- colare, la distinzione tra atomus privative e atomus negative, ma senza alcuna conside- razione su di essa. Tuttavia, nella quinta parte della monografia, Tocco fornisce una ricostruzione complessiva della filosofia di Bruno e proprio in questa sezione, in un capitolo sulla metafisica, si trova un‘analisi più approfondita dei versi del primo libro.

Il primo intento di Tocco è quello di individuare le affinità con gli antichi: l‘atomo non è l‘unità o la monade pitagorica, fonte dell‘essere e dei numeri, non è il ‗germe‘ anassagoreo che racchiude in sé infiniti sviluppi, né è l‘atomo meramente materiale di Leucippo e Democrito165. In linea generale, questa precisazione è condivisibile, infatti lo stesso Bruno distingue l‘atomo dalla monade (eccezion fatta per la natura privative indivisibile intesa come unità matematica e cioè monade ―rationaliter in numeribus‖166) e nel De rerum principiis, come abbiamo visto, afferma a chiare lettere che l‘atomo materiale non è per lui sufficiente e che deve essere inte- grato con le dottrine del vitalismo universale. Per quanto riguarda Anassagora, Tocco osserva in nota:

―si distingue l‘atomo in senso privativo dall‘atomo in senso negativo, e mentre il primo è l‘atomo corporeo, il secondo invece è ‗in iisce quae sunt tota in toto atque singulis, ut in voce, anima et huiusmodi genus‘. Quest‘ultimo avrebbe affinità col germe anassagorico, non il primo‖167.

Apparentemente, Tocco distingue l‘atomo negative dall‘atomo corporeo e riporta senza discutere l‘espressione ‗anima et huiusmodi genus‘, quindi sembra riconoscere, pur non esplicitandolo, che la natura negative indivisibile sia l‘anima, ma il suo acco- starlo alle omeomerie materiali di Anassagora rende le sue considerazioni nuova- mente ambigue e, dal punto di vista della nostra interpretazione, non accettabili. Come abbiamo visto, la natura negative indivisibile è tutta in tutto e nelle singole parti sia nel suo aspetto sostanziale, in quanto anima universale che tutto vivifica, che nel suo aspetto accidentale, in quanto insieme di atti secondi di un unico agente e produttrice di dati sensoriali che vengono colti nella loro totalità da tutti coloro che li percepiscono. Ciò non si confà alla dottrina anassagorea, per la quale tutto è in

163 Cfr. FELICE TOCCO, Le opere latine di Giordano Bruno esposte e confrontate con le italiane, coi tipi dei

successori Le Monnier, Firenze 1889, p. 138, n. 1.

164 Ivi, p. 138.

165 Cfr. TOCCO F., Le opere latine di Giordano Bruno cit., pp. 354-355. 166 BRUNO, De minimo, p. 140.

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tutto in quanto ogni cosa, pur essendo composta in maggior parte da semi di un certo tipo che le conferiscono una precisa identità, comprende tuttavia anche i semi di tutti gli altri enti. ‗Tutto è in tutto‘ da un punto di vista materiale secondo Anas- sagora, mentre secondo Bruno ‗tutto è in tutto‘ dal punto di vista dell‘anima univer- sale.

Il sesto capitolo del secondo libro, interamente dedicato alla classificazione delle atomae naturae e alle considerazioni sulla natura dell‘anima, non compare invece nella monografia di Tocco, se non come prova che la ―prerogativa dell‘anima di re- stare sempre quello che è, sebbene di sé informi gli atomi, pare che il Bruno l‘attribuisca non solo all‘anima del mondo, ma benanche alle singole anime‖168. Tuttavia, le teorie di Bruno sul rapporto tra anima universale e anime individuali non sono indagate a fondo. Tocco preferisce concentrarsi sul rapporto tra atomi e anima, cioè sulla conciliazione tra l‘―intuizione animista‖169 del Nolano e la sua ado- zione della fisica atomista.

L‘interesse di Tocco nei confronti della classificazione dei tipi di nature indivisi- bili è dunque piuttosto scarso, dal momento che l‘unica distinzione a cui presta at- tenzione è quella più generale tra atomo inteso negative e atomo inteso privative, senza soffermarsi sul significato dei due avverbi, che dà per scontato. Le due nature indivisibili sono poi identificate rispettivamente con l‘anima (anche se con un ac- cenno superficiale) e con gli atomi corporei, trascurando completamente tutte le en- tità matematico-logiche che Bruno fa rientrare nella seconda categoria. Nel com- mento ai versi del primo libro, sui quali Tocco si concentra in via esclusiva, essi sono infatti passati sotto silenzio, e nemmeno l‘ampia trattazione del secondo libro in- duce lo studioso a portare maggior attenzione alla molteplicità degli enti che sono natura atoma. Tocco non recepisce come problematiche le distinzioni bruniane tra i vari tipi di natura indivisibile e si affretta a ricollegarle subito a schemi di interpre- tazione fin troppo semplicistici. Tuttavia, la collocazione di queste considerazioni in una sezione dedicata alla metafisica piuttosto che alla filosofia della natura del No- lano implica che Tocco è consapevole del carattere originale dell‘atomismo bru- niano, che supera un‘impostazione puramente materialistica, ma trascura il fatto che per Bruno l‘anima del mondo, la cui natura è atomica, non è affatto appartenente a una dimensione diversa da quella naturale.

Xenia Atanassievitch, ne La doctrine métaphysique et géométrique de Bruno del 1923, dedicato allo studio del De triplici minimo, traduce correttamente l‘espressione atoma natura con ―la nature indivisible‖170 e riporta puntualmente la distinzione delle quat- tro tipologie esposta nel sesto capitolo del secondo libro, ma non la analizza in modo approfondito né comprende la centralità che l‘anima universale ha in questo passo. Atanassievitch trascura infatti i versi in cui Bruno afferma che lo studio dell‘atoma natura conduce alla conoscenza della natura divina dell‘anima, ben evi- denziato anche dal titolo del capitolo, che è appunto Excursio physica ad animae

168 Ivi, pp. 356, n. 3. 169 Ivi, p. 355.

170 XENIA ATANASSIEVITCH, La doctrine métaphysique et géometrique de Bruno exposée dans son ouvrage “De

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naturam contemplandam. Inoltre, proprio esponendo e commentando il passo in cui il Nolano, trattando della natura negative atoma substantialis, fa ampi riferimenti alla magia per dimostrare l‘unità del principio vitale universale, Atanassievitch espunge esplicitamente gli esempi di carattere negromantico, bollandoli come ―idées très fantastiques sur le culte magique et sur le contact magique qui n‘ont aucun intérêt pour nous‖171; mentre, come si è visto, sono proprio i collegamenti con le opere magiche che permettono di comprendere più a fondo non solo la natura dell‘anima, ma anche il suo rapporto con la materia. Condannando questa parte del pensiero bruniano come fantasticheria, Atanassievitch non può cogliere l‘essenza della filoso- fia della natura del Nolano, cosa per altro giustificata dal fatto che il suo interesse è rivolto soprattutto all‘aspetto geometrico e, in seconda battuta, a quello metafisico dell‘atomismo bruniano, mentre l‘aspetto fisico di tale dottrina passa del tutto in secondo piano.

Inoltre, Atanassievitch commette un errore di interpretazione nel commentare il passo in cui Bruno spiega che la natura negative atoma accidentalis è tale non perché gli indivisibili di questo tipo siano composti di parti o parti di un composto, quindi in qualche modo alterabili, bensì perché la loro presenza è contingente, dal mo- mento che per loro natura sono indissolubili, eterni e immutabili. Atanassievitch, attribuendo a questi indivisibili un‘alterabilità intrinseca che Bruno esclude esplici- tamente, afferma invece che ―on ne peut pas dire que pour les accidents qu‘ils changent‖172, salvo poi specificare che a nascere e sparire sono in realtà le sensazioni correlate ai fenomeni da essi prodotti, citando a questo proposito gli esempi visivi e uditivi forniti dal Nolano. Tuttavia, Atanassievitch ribadisce subito che ―toutes les autres espèces indivisibles (…) sont étérnelles, immortelles, indissolubles‖173, inten- dendo implicitamente che gli indivisibili accidentali, che sono da lui contrapposti a tutte le altre specie, non hanno le stesse caratteristiche di immutablità. Atanassievitch introduce quindi una distinzione ontologica tra la natura negative atoma accidentalis e la natura negative atoma substantialis, distinzione non lecita dal momento che, essendo quella un atto secondo di questa, l‘indivisibile accidentale, quando è presente, è pur sempre immutabile proprio in quanto indivisibile.

Come Tocco, anche Paul-Henri Michel non cade nell‘errore di identificare i tre minimi del secondo capitolo del primo libro con la monade-unità, il punto e