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Tentare di far luce sull‘ambivalenza tra anima e spirito e di risolvere il problema della materialità di quest‘ultimo consente di trattare il primo dei quattro elementi bruniani, cioè l‘aria, che viene identificata proprio con lo spiritus. Questo termine presenta di per sé una notevole varietà di significati dal momento che, nella storia del pensiero, fu applicato di volta in volta nelle discipline più diverse, dalla medi- cina alla teologia238

. Bruno non si sottrae affatto a questa polisemia, come risulta evi- dente dagli studi di Delfina Giovannozzi, che individua numerose accezioni del termine nell‘opera del Nolano: lo spiritus è animus e anima, intesa sia come anima individuale che come anima universale, è principio di vita, moto e sensibilità, è sof- fio e calore vitale, è medio tra anima e corpo, è mezzo della prassi magica, è lo Spi-

237 Gn 1, 1-10.

238 Tale polisemia si trova, ed esempio, anche nell‘opera di Tommaso d‘Aquino (cfr. ROBERTO BUSA, De

voce spiritus in operibus S. Thomae Aquinatis, in BIANCHI M.L.,FATTORI M. (a cura di) Spiritus. Atti del IV

colloquio internazionale del Lessico Intellettuale Europeo (Roma, 7-9 gennaio 1983), Edizioni dell'Ateneo,

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rito Santo, è demone e così via239

. Per gli obiettivi della presente ricerca, tuttavia, è necessario limitare l‘analisi alle sole accezioni fisiche e biologiche del termine, più legate alla materia, tralasciando quelle teologiche, gnoseologiche e antropologiche.

Lo spirito funge da mediatore tra l‘anima e la materia elementare (ossia costituita dagli altri tre elementi) perché ha caratteri che lo accomunano a entrambe:

―Anima per se et immediate non est obligata corpori, sed mediante spiritu, hoc est subtilissima quidam substantia corporea, quae quodammodo media inter substantiam animalem et elementarem; ratio vero istius nexus est, quia non est omnino substantia immaterialis‖240.

Lo spirito è una sostanza corporea, pertanto è simile alla materia pur essendo estremamente sottile ed insensibile, ma è anche sostanza continua che pervade tutti gli interstizi tra corpo e corpo e tra atomo e atomo, ed è dotato di grande attività ed efficacia, tanto da essere simile all‘anima: ―Corpus vere continuum est corpus insensibile, spiritus nempe aëreus seu aethereus, et illud est activissimum et efficacissimum, utpote animae coniunctissimum propter similitudinem‖241. Un‘altra somiglianza che lo spirito presenta con l‘anima è nella sua modalità di funziona- mento, che si esplica in modo radiale dal centro, ossia dal cuore, alla periferia e dalla periferia al centro:

―a corde virtus, quam spiritualem appella<n>t, ad totum corpus vitalis effunditur, et a toto corpore ad cor, tanquam a centro ad circumferentiam, et a circumferentia ad centrum spherae progressione facta. Et haec est prima et praecipua spiritus significatio, qui ab anima differire non videtur‖242. Che spirito e anima siano talmente simili da risultare indistinguibili243

viene con- fermato anche dal secondo capitolo del primo libro del De minimo dove, nell‘elenco

239 Per l‘elenco completo delle accezioni del termine ‗spiritus‘ si veda DELFINA GIOVANNOZZI, Spiritus

mundus quidam. Il concetto di spirito nell'opera di Giordano Bruno, Roma 2006, pp. 183-184. La monografia

di Giovannozzi comprende anche un‘ampia trattazione della dottrina bruniana degli elementi, ma è incentrata essenzialmente sulle fonti neoplatoniche ed ermetiche e trascura l‘analisi dell‘acqua e dell‘aria, in quanto lo spiritus, come vedremo, è più direttamente legato all‘aria e al fuoco. Da segnalare anche la voce enciclopedica Spirito redatta dalla stessa Giovannozzi (EUGENIO CANONE, GERMANA

ERNST (a cura di), Enciclopedia bruniana e campanelliana, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali,

Roma 2006, vol. I, pp. 166-179). Un resoconto del contenuto del De rerum principiis e della teoria degli

elementi ivi contenuta si trova in FELICE TOCCO, Le opere inedite di Giordano Bruno, Tipografia della Regia

Università, Napoli 1891, pp. 183-200. Un‘altra ampia ed esauriente esposizione si trova nel quarto capitolo della monografia di Alfonso Ingegno, ma anche in questo caso se ne riscontrano soprattutto gli aspetti anti-aristotelici e si confronta la teoria bruniana con le teorie neoplatoniche di Ficino e Steuco e con l‘opera di Lucrezio (cfr. ALFONSO INGEGNO, Cosmologia e filosofia nel pensiero di Giordano Bruno, La

Nuova Italia, Firenze 1978, pp. 102-126). Su questo argomento, una rapida esposizione si trova anche nell‘opera di PAUL-HENRI MICHEL, La cosmologie de Giordano Bruno, Hermann, Paris 1962, pp. 202-203 e pp. 283-284.

240 B

RUNO, Thes. de magia, p. 342. 241 I

D., De magia, p. 200. 242 I

D., De rerum princ., p. 620.

243 ―Bruno non sembra avere interesse a una distinzione dei concetti di anima del mondo e spirito

universale; lo confermano le numerose occorrenze dei sue sintagmi usati come equivalenti e coordinati attraverso le congiunzioni seu, et nell‘Acrotismus come ne De immenso, nella Lampas come nel De magia

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dei vari tipi di minimo, accanto alla monade e all‘atomo, compare lo ―spiritus undique fusus‖244 nella parte in versi, mentre nella parte in prosa il suo posto è preso dall‘anima che è tutta in tutto e nelle singole parti: ―Minimum est (…) atomus negative in iisce quae sunt tota in toto atque singulis, ut in voce, anima et huiusmodi genus‖ 245.

La sottigliezza e il carattere estremamente attivo, che abbiamo visto caratteriz- zare lo spiritus aëreus nella sua similitudine con l‘anima, sono tra loro strettamente correlati e sono ciò che rende lo spirito una ―substantia per se mobilis, unde motus corporibus compositis et sensibilibus localis omnis emanat‖246 e, di conseguenza, l‘entità più adatta a far da mediatrice tra l‘anima e il corpo. È grazie allo spiritus che tutto vive e si muove: ―ut optime notat Lucretius, hoc corpus spiritale est quod omnia operatur in ipsis sensibilibus, unde ipsum ab anima differire non arbitrantur plurimi philosophorum‖247

. Bruno cita Lucrezio come sua fonte, sebbene il poeta epicureo non faccia uso né del termine né del concetto di spiritus. Nel terzo libro del De rerum natura egli descrive l‘anima-animus come un misto di aria, calore e vapor o vento248 e di una misteriosa quarta natura che ―anima est animae‖249 ed è ―omnino nominis expers‖250

. Di essa sappiamo solo che ―neque mobilus quicquam neque tenvius exstat,/ hoc magis e parvis et levibus ex elementis;/ sensiferos motus quae didit prima per artus‖251

. Questa quarta componente dell‘anima non differisce dalle altre per quel che riguarda la sua natura: è infatti anch‘essa costituita di atomi che si distinguono tuttavia per la loro sottigliezza, che li rende estremamente mobili e adatti a essere i responsabili dei motus sensiferi che altrimenti non sarebbero spiega- bili, perché i movimenti di aria, calore e vapor sono troppo lenti se paragonati alla velocità con cui le sensazioni si propagano nel nostro corpo.

Lucrezio non parla affatto di spiritus, ma ciò che a Bruno interessa è l‘affermazione che solo i corpi più sottili, in quanto più veloci, sono i responsabili delle operazioni degli esseri sensibili e animati e, proprio in virtù di questa sotti- gliezza e attività, gli è possibile passare dalla nozione di anima a quella di spirito senza soluzione di continuità. A parte questa analogia, tuttavia, non è possibile portare oltre l‘identificazione tra lo spiritus aëreus bruniano e l‘anima lucreziana, in quanto il Nolano ha affermato a chiare lettere che lo spirito, se è materiale, non è dello stesso genere degli altri tre elementi e non può certo essere composto di atomi.