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L‘atomismo antico, sia nella versione democritea che in quella epicurea, si carat- terizza per il tentativo di spiegare tutti i fenomeni naturali a partire soltanto dalla materia e dal moto, cioè facendo ricorso soltanto agli atomi, particelle elementari che compongono la materia, e ai loro movimenti, urti e interazioni reciproche. Tale riduzionismo materialistico e meccanicistico implica che, volendo tentare una classi- ficazione dei tipi di atomi, l‘unica possibilità che resta al filosofo è quella di distin- guerli secondo le loro differenti proprietà, senza uscire dalla dimensione puramente materiale.

L‘indivisibile, dunque, è tout-court atomo, inteso esclusivamente come parte ul- tima della materia, mentre il concetto di indivisibilità non è applicabile a realtà im- materiali, la cui esistenza è per l‘appunto negata. Esempio di questo radicale ridu- zionismo sono i seguenti versi di Lucrezio17:

―Ergo praeter inane et corpora, tertia per se nulla potest rerum in numero natura relinqui, nec quae sub sensus cadat ullo tempore nostros, nec ratione animi quam quisquam possit apisci‖18.

Dopo aver affermato che le cose non provengono dal nulla né si riducono al nulla, Lucrezio afferma che l‘esistenza degli atomi, pur se non direttamente esperita, è comunque testimoniata indirettamente dai nostri sensi, che ne percepiscono gli ef- fetti sotto forma di fenomeni quali il vento, gli odori o l‘erosione. È invece la ragione che ci permette di dimostrare l‘esistenza del vuoto, senza il quale non ci sarebbe

17 Si noti che Lucrezio non adotta quasi mai il termine ‗atomus‟, ma utilizza piuttosto altre espressioni

per indicare gli atomi: ‗corpora‘, ‗corpora prima‘, ‗corpuscula‘, ‗primordia‘, ‗principia‘, ‗elementa‘, ‗minima‘… Utilizzerò Lucrezio come autore di riferimento in quanto proprio il suo poema è la fonte privilegiata di Bruno che, per conoscere la filosofia della natura di Epicuro, poteva anche usufruire della Lettera ad

Erodoto, inclusa da Diogene Laerzio nelle sue Vite dei filosofi (tradotto in latino da Ambrogio Traversari

nel 1433 e stampato più volte, quindi perfettamente accessibile a Bruno). Tuttavia, il poema lucreziano consiste a tutt‘oggi la più ampia e fedele esposizione delle dottrine epicuree e i contenuti della Lettera

ad Erodoto possono essere puntualmente ritrovati anche nel De rerum natura.

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movimento, dal momento che la materia compatta non consentirebbe alcuno spo- stamento. Se gli unici principi sono il vuoto e gli atomi, essi devono essere netta- mente distinti gli uni dall‘altro, quindi gli atomi non possono contenere vuoti. Da ciò deriva che essi sono tutti ugualmente impenetrabili, solidi, eterni e immutabli.

Tuttavia, gli atomi differiscono tra loro per dimensioni, peso e forma19, ma Lucre- zio sostiene che

―(…) primordia rerum

finita variare figurarum ratione.

Quod si ita non sit, rursum iam semina quaedam esse infinito debebunt corporis auctu‖20.

Il loro numero è infinito, ma le loro forme sono in quantità limitata, pertanto esiste una data quantità di ‗generi‘, i quali sono a loro volta costituiti da un‘infinità di in- dividui simili21. Nel secondo libro, sempre tentando di dedurre le caratteristiche microscopiche a partire dai loro effetti macroscopici, Lucrezio distingue tra atomi piccoli e leggeri, che formano corpi più fluidi, rarefatti e molli, e atomi più grossi e pesanti, che costituiscono invece corpi solidi, densi e duri secondo vari gradi. L‘olio, ad esempio, pur essendo liquido, sarà formato da atomi più grossi rispetto a quelli che compongono l‘acqua, in quanto più pesante e viscoso di essa, ma si tratterà sempre di atomi più piccoli di quelli di qualsiasi corpo solido. Questo criterio di di- stinzione si basa sulle dimensioni degli atomi, ma si possono distinguere anche in base alla forma: atomi rotondi e lisci produrranno corpi morbidi e capaci di susci- tare sensazioni piacevoli non solo al tatto, ma anche agli altri sensi, mentre atomi ruvidi e uncinati, in grado di connettersi solidamente gli uni agli altri, produrranno corpi duri e resistenti, che provocano sensazioni dolorose a chi viene in contatto con essi22.

Essendo gli atomi tutti di natura uniformemente materiale, gli unici criteri di classificazione che un filosofo epicureo possiede sono dunque la forma, le dimen- sioni e il peso. Tra gli indivisibili non è possibile fare distinzioni d‘altra natura, in quanto nemmeno altri tipi di qualità fanno parte della natura degli atomi, ma ap- partengono soltanto ai loro aggregati come risultato dalle diverse strutture delle loro associazioni. I primordia, ad esempio, non sono colorati perché ―omnis enim color omnino mutatur‖23, quindi se il colore definisse l‘essenza dei primi corpi, essi avrebbero una natura effimera e mutevole, come abbiamo già avuto modo di osser- vare nel capitolo dedicato alla teoria degli elementi, in contrasto con quanto fin qui sostenuto dal poeta epicureo. Ciò vale naturalmente anche per tutte le altre qualità: suono, odore, calore e freddezza24.

19 Per Leucippo e Democrito, invece, gli atomi differiscono tra loro solo per forma, mentre la diversità

delle loro posizioni e dei loro ordini produce le differenze delle qualità che caratterizzano i loro aggregati.

20 Cfr. ivi, II, vv. 479-482.

21 Per gli atomisti presocratici, invece, anche il numero delle forme è infinito. 22 Cfr. LUCREZIO, De rerum natura, II, vv. 333-568.

23 Ivi, v. 749.

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Quella di Lucrezio, per quanto non sistematica e puramente esplicativa, è l‘unica classificazione possibile. Di conseguenza, anche quando si tratterà di quelle realtà che buona parte della tradizione filosofico-religiosa ha sempre definito immateriali e incorporee, avremo a che fare con aggregati di atomi che, pur rappresentando un genere particolare, non sono tuttavia sostanzialmente diversi da tutti gli altri. Nel terzo libro, Lucrezio distingue l‘animus, la mente razionale, dall‘anima, il principio vitale, ma afferma subito dopo che ―naturam animi atque animai corpoream (…) esse‖25. Dal momento che le sue operazioni sono estremamente veloci, Lucrezio so- stiene che l‘anima deve essere formata da sostanze a loro volta costituite da atomi rotondi, leggeri e piccolissimi, com‘è il caso dei suoi quattro componenti: ―sic calor atque aer et venti caeca potestas mixta creant unam naturam et mobilis illa vis‖26, assieme a una quarta natura indefinibile, che dà sensibilità e movimento al tutto ed è una sorta di ‗anima di tutta l‘anima‘27. Infine, l‘anima, pur essendo una parte del corpo non diversa dagli altri organi, non ha una collocazione precisa, ma è ―per totum dissita corpus‖28, connessa ―per venas viscera nervos‖29, sicché non è possi- bile trar fuori l‘anima dal corpo senza distruggere anche quest‘ultimo, così come l‘anima stessa non sarebbe in grado di sussistere senza il corpo a cui è legata, anzi gli atomi che la compongono, intervallati da quelli corporei, si disgregherebbero. Non si deve nemmeno pensare che gli atomi che costituiscono il principio vitale siano a loro volta esseri viventi, né che proprio questa loro vitalità intrinseca li renda adatti al ruolo che ricoprono. Se fossero viventi, infatti, sarebbero anche mortali e quindi non sarebbero i principi eterni e immutabili di tutte le cose: ―Qui poterunt igitur rerum primordia dici/ et leti vitare vias, animalia cum sint,/ atque animalia <sint> mortalibus una eademque?‖30

L‘animus-anima non è una realtà qualitativamente diversa dal corpo. I suoi atomi si differenziano da quelli corporei solo per dimensioni, forma e peso. Questi ultimi, d‘altra parte, sono gli unici criteri possibili per distinguere diversi tipi di indivisibili e classificarli in un contesto epicureo, dal momento che non si danno né realtà di- verse da atomi e vuoto né altre proprietà intrinsecamente caratterizzanti le particelle elementari. Gli unici tipi di indivisibili sono gli atomi materiali e non c‘è bisogno di creare ulteriori classificazioni per collocare in esse altri enti che posseggano la ca- ratteristica dell‘indivisibilità.