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1 4 Il concetto aristotelico di privazione

Nel biennio 1586-1588 Bruno sembra attraversare una fase di intenso e diretto confronto con la fisica aristotelica. A Parigi, dove tornò nell‘ottobre del 1585, le sue pubblicazioni si divisero tra i testi relativi alla vicenda del salernitano Fabrizio Mordente, del quale dapprima accettò di divulgare le opere, ma con il quale entrò poi in un‘accesa polemica, e una coppia di opere di tema aristotelico. La prima di queste è la Figuratio Aristotelici Physici auditus, un compendio della Physica di Ari- stotele diviso in due parti. Nella prima, la figuratio vera e propia, i concetti della filo- sofia della natura dello Stagirita vengono associati a delle immagini secondo un procedimento tipico della mnemotecnica. La seconda parte è invece un compendio nel quale il Nolano espone sinteticamente il contenuto della Physica. Felice Tocco, che per primo analizzò quest‘opera, ritiene che questo testo sia fedele a quello ari- stotelico, salvo alcune oscurità dovute all‘estrema sintesi e ―alcune aggiunte, che

32 A queste occorrenze, si aggiunge anche il termine ‗privata‘ comparso a p. 717.

33 Sulla nozione di materia prima in Bruno molto è stato scritto, ma senza particolare attenzione al

concetto di privazione. Si vedano in proposito: FELICE TOCCO, Le opere latine di Giordano Bruno esposte e

confrontate con le italiane, coi tipi dei successori Le Monnier, Firenze 1889, pp. 337-352; PAUL-HENRI

MICHEL, L‟atomisme de Giordano Bruno, in La science au seizième siècle, Hermann, Paris 1960, pp. 249-264;

ID., La cosmologie de Giordano Bruno, Hermann, Paris 1962, pp. 133-164; HÉLÈNE VÉDRINE, La conception de

la nature chez Giordano Bruno, Librairie Philosophique J. Vrin, Paris 1967, pp. 269-298 ; FULVIO PAPI,

Antropologia e civiltà nel pensiero di Giordano Bruno, La Nuova Italia, Firenze 1968, pp. 78-88; A.INGEGNO,

Cosmologia e filosofia nel pensiero di Giordano Bruno cit., pp. 71-97; RAMÓN MENDOZA, The acentric

labyrinth: Giordano Bruno‟s prelude to contemporary cosmology, Element, Shaftesbury 1995, pp. 109-122;

MICHELE CILIBERTO, Sulla materia, in ID., Umbra profunda: studi su Giordano Bruno, Edizioni di Storia e

Letteratura, Roma 1999, pp. 125-153; NICOLETTA TIRINNANZI, «Materia prima» e «scala della natura»: dalla

Lampas triginta statuarum alle opere magiche, in Autobiografia e filosofia. L‟esperienza di G. B., a cura di N. Pirillo, Edizioni di storia e letteratura, Roma, 2003, pp. 37-51 e EAD., Giordano Bruno: materia e

vicissitudine, «Quaestio», VII, 2007, Brepols, Turnhout, pp. 395-418 e la voce enciclopedica Materia di

BARBARA AMATO inEUGENIO CANONE,GERMANA ERNST (a cura di), Enciclopedia bruniana e campanelliana,

sebbene non si trovino esplicitamente in Aristotele, pure non cessano di essere rigo- rosamente aristoteliche‖34. Probabilmente, Bruno pubblicò questo compendio per dimostrare la sua conoscenza del pensiero di Aristotele, in modo da non poter es- sere accusato di criticare lo Stagirita senza averlo compreso: il 28 maggio 1586 il Nolano aveva infatti intenzione di sottoporre a una pubblica discussione, presso il Collège de Cambray, centoventi tesi volte a distruggere la fisica aristotelica e pro- muovere la propria filosofia della natura. Prima che il dibattito avesse luogo, Bruno pubblicò sia il compendio che un opuscolo che conteneva il testo delle tesi proposte, cioè i Centum et viginti articuli de natura et de mundo adversus Peripateticos. Il Nolano riteneva che i lecteurs royaux fossero meno dogmaticamente fedeli all‘aristotelismo dei loro colleghi della Sorbona e sperava di trovare presso di loro una migliore ac- coglienza alla sua filosofia naturale, ma la disputa degenerò rapidamente in un tu- multo e il giorno successivo Bruno lasciò definitivamente Parigi.

Dalla Francia il Nolano si spostò in Germania e, dopo un tentativo fallito a Mar- burgo, riuscì ad ottenere un insegnamento all‘università di Wittenberg, dove nel 1587 fu impegnato soprattutto con lezioni di logica e di questa attività risentono an- che le pubblicazioni e le opere risalenti a quell‘anno: il De lampade combinatoria lulliana, il De lampade venatoria logicorum (un compendio dei Topica di Aristotele), l‘Artificium perorandi, cioè le dispense sulla pseudo-aristotelica Rhetorica ad Alexandrum, pubblicate nel 1609 da Alsted, le Animadversiones circa Lampadem lullianam e la Lampas triginta statuarum, unica opera originale fra tanti commenti a opere di Lullo e Aristotele e unico testo di carattere non prettamente logico-mne- monico. Dopo questa intensa attività in campo logico, Bruno tornò ad interessarsi alla fisica aristotelica, riprendendo le due opere pubblicate a Parigi. Nel 1588, infatti, rielaborò gli Articuli adversus Peripateticos, li ridusse a ottanta, aggiunse loro le ri- spettive rationes e li pubblicò con il titolo Camoeracensis Acrotismus. Compose anche i Libri Physicorum Aristotelis explanati35

, un commento ad alcuni libri di Aristotele, che rimase inedito fino alla pubblicazione dell‘edizione nazionale delle opere latine. A differenza della Figuratio, caratterizzata da un‘esigenza di sintesi, quest‘opera co- stituisce un ampio commento ai primi cinque libri della Physica, al De generatione et corruptione e al quarto libro dei Meteorologica.

Dall‘analisi della Figuratio e dei Libri Physicorum e dal confronto con il testo di Aristotele e con le interpretazioni dei suoi maggiori commentatori sarà dunque pos- sibile ricostruire la conoscenza che Bruno aveva del concetto aristotelico di priva- zione, mentre esaminando gli Articuli e l‘Acrotismus potremo verificare se tale con- cetto, già apparso in chiave critica nel De la causa, sia stato rifiutato in toto dal No- lano, o se sia stato accolto senza alcuna modifica e utilizzato nelle opere costruttive e magiche, oppure se, una volta criticato e rielaborato, sia stato fatto proprio, assu- mendo un‘accezione diversa da quella aristotelica.

34 T

OCCO F., Le opere latine di Giordano Bruno esposte e confrontate con le italiane, coi tipi dei successori Le

Monnier, Firenze 1889, p. 107.

35 Sulla collocazione cronologica dei Libri Physicorum, Tocco sostiene anche la tesi che siano stati

composti a Parigi, forse addirittura durante il primo soggiorno (cfr. TOCCO F., Le opere inedite di