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4.3 Il soggiorno della delegazione del Pci nella Repubblica popolare

4.3.2 I colloqui con Deng Xiaoping

Il 17 aprile Berlinguer e i rappresentanti del Cc del Pci hanno un colloquio con la delegazione di Hu Yaobang, che anticipa quello con il vice presidente Deng Xiaoping, i quali sono entrambi dedicati alla situazione internazionale. Hu Yaobang, analizzando i punti basilari della politica cinese, rimarca l'impegno della Rpc nella lotta contro l'egemonismo allo scopo di salvaguardare la pace mondiale. Sollecitato dalle domande di Berlinguer, afferma di non ritenere plausibile la normalizzazione dei rapporti con l'Urss, e anzi insiste sulla necessità di unire le forze contro il “socialimperialismo” sovietico. Hu passa poi alla questione del Vietnam: auspica un ritorno ai buoni rapporti con il paese confinante, ma si getta poi in un'apologia degli “errori” del regime di Pol Pot. Ciò provoca una dura reazione di Berlinguer, che fa notare come la politica dei khmer rossi si sia materializzata in sterminio. Le cifre del massacro vengono però minimizzate dalla controparte cinese, che sostiene la legittimità del governo cambogiano contro l'egemonismo vietnamita, che minaccia tutto il sud-est asiatico: l'unica soluzione verosimile è quella di uno scontro militare. La risposta di Berlinguer

591 FOA, “Lungo e franco colloquio...”, l'Unità, 16 aprile 1980. 592 Ibidem

593 FOA, “Berlinguer parla all'Università di Pechino”, l'Unità, 17 aprile 1980.

594 “Yigong daibiaotuan fangwen Beijingdaxue shoudao relie huanying”, 意共代表团访问北京大学受到热烈欢迎, (La delegazione del Pci visita l'Università di Pechino e riceve un caloroso benvenuto), Quotidiano del Popolo, 17 aprile 1980; “Beilinge tongzhi zai beijingdaxue jihuishang de jianghua”, 贝林格同志在北京大学集会上的讲话, (Il discorso del compagno Berlinguer alla conferenza all'Università di Pechino, Quotidiano del Popolo, 17 aprile 1980. 595 RUBBI, Appunti cinesi, p.115.

cerca di capovolgere le tesi cinesi: il Pci si dice a favore della distensione poiché è a favore del progresso dell'umanità e, allo stesso modo, pare contraddittorio che la Cina si dica impegnata nelle quattro modernizzazioni e allo stesso modo sia convinta che la prospettiva futura sia quella di un conflitto a livello mondiale. Il Pci intende bloccare il riarmo e le tensioni mondiali tramite il dialogo e la trattativa per superare la visione bipolare del mondo, i cui protagonisti sono invece molteplici, dal Movimento dei non allineati, alla Cina stessa, fino alla Comunità europea. Berlinguer prosegue poi nella sua relazione, trattando la questione nord-sud del mondo e la necessità di superare le disuguaglianze per l'edificazione di un nuovo ordine economico. Non ci sono repliche da parte cinese, poiché non vi è tempo per continuare la discussione, in quanto è previsto il colloquio con Deng Xiaoping. Il vice-premier cinese convoca inaspettatamente i giornalisti al Palazzo dell'Assemblea mezz'ora prima dell'incontro con la delegazione del Pci.597 Nonostante la segretezza

dei colloqui, Deng Xiaoping concede ai giornalisti un'intervista, durante la quale è importante notare come le risposte alle questioni relative alle divergenze con il Pci appaiano vaghe:

“Quali sono le divergenze tra voi ed il Pci? «Nel passato c'erano tante divergenze ». Oggi... «Oggi? Lasciamo da parte queste divergenze ».

Ci sono sì o no? «Naturalmente ci sono differenze, ma sono minori rispetto a quelle del passato ». Può indicarne qualcuna? «E' difficile parlarne».

Che pensa dell'atteggiamento del Pci durante l'attacco al Vietnam? «Non importa»”.598

Il vice-premier evidentemente non desidera approfondire il tema dei contrasti tra i due partiti e in seguito, sollecitato dai giornalisti, torna sull'imperialismo sovietico e sulla “inevitabilità della guerra”: la pace può essere evitata a lungo grazie allo sforzo congiunto di forze pronte a contenere l'egemonismo dell'Urss. Rubbi ammette che le dichiarazioni di Deng ai giornalisti procurano ai comunisti italiani delle nuove difficoltà, poiché Deng Xiaoping non solo minimizza le divergenze tra Pci e Pcc, ma rilancia il concetto di “movimento comunista internazionale” e ribadisce il carattere strategico dell'alleanza con gli Usa.599

Conclusa la conferenza stampa di Deng, i colloqui tra i due partiti si svolgono in due ore e la conversazione prosegue su toni amichevoli, tramite uno scambio di battute su argomenti vari, senza alcuna scaletta con temi prestabiliti. Deng inizia il proprio discorso, liquidando i quindici anni di sospensione dei rapporti dicendo:

“Sono stati anni tortuosi e travagliati, con grandi cambiamenti da noi in Cina, da voi in Italia e sul piano internazionale. Ma alla fine ci siamo ritrovati... Vuol dire che abbiamo capito esigenze nuove... Il nostro partito apprezza molto la ripresa dei rapporti... Bruciamo definitivamente la lite che c'è stata tra noi... I responsabili della rottura siamo noi, i vecchi, gli altri non c'entrano.”600

597 RUBBI, Appunti cinesi, p.118-126. 598 Cit. RUBBI, Appunti cinesi, p.118. 599 Ivi, p.128.

Berlinguer fa notare che restano ancora molti problemi da risolvere e che esistono tra i due partiti divergenze di vedute ancora “piuttosto marcate”. Deng concorda con le affermazioni del leader del Pci, ma ritorna sui motivi della ripresa dei rapporti tra i due partiti, ricordando il ruolo fondamentale di Tito nella vicenda. Il vicepremier cinese nota come, quando era avvenuta la riconciliazione del Pcc con la Jugoslavia, i tempi non erano ancora maturi per riprendere il dialogo con il Pci italiano. Rubbi osserva che la questione determinante nella ripresa dei rapporti era il carattero diverso delle relazioni con la Jugoslavia e con il Pci: nel caso jugoslavo, a muovere la riconciliazione erano stati “prevalenti ragioni e interessi di Stato”, mentre la normalizzazione con il Pci, il cui rapporto “non investiva la sfera degli interessi statali, ma quella degli orientamenti ideologici e degli indirizzi politici”, aveva richiesto una profonda revisione della politica del partito. Berlinguer risponde dichiarando che il Pci era stato assai critico nei confronti della Rivoluzione culturale ed aveva poi accolto positivamente la svolta politica della Cina post-maoista, impegnata nella modernizzazione e nello sviluppo. Deng prosegue analizzando quali siano gli ostacoli alle quattro modernizzazioni cinesi, ossia l'educazione tecnico scientifica giovanile ancora inadeguata, a causa del caos provocato dalla Rivoluzione culturale e dei Quattro, e l'invecchiamento della classe dirigente. In seguito, il vicepremier chiede a Berlinguer come siano andati i colloqui con Hu Yaobang: il leader del Pci fa un riepilogo dei temi trattati nella discussione precedente e conclude rammentando al suo interlocutore l'esistenza di “diversità e il dissenso su aspetti decisivi della politica estera cinese”. Secondo Rubbi, Deng non replica alle affermazioni di Berlinguer e invita la delegazione ad alzarsi per il banchetto. Solo in seguito, menzionando il viaggio di Giuliano Pajetta601 in India, Deng,

sollecitato da Berlinguer, torna sulle questioni internazionali. Il vicepremier denuncia la politica egemonistica dell'India nella zona asiatica meridionale, dove il paese minaccia, in particolare, Tibet, Nepal e Pakistan, servendosi del sostegno dell'Urss, ma Deng confida nella normalizzazione dei rapporti sino-indiani tramite colloqui e trattative. Berlinguer si dice desideroso che la Rpc riesca ad avere dei buoni rapporti con l'India, ma anche con il Vietnam e l'Urss. Deng spiega le ragioni per cui i rapporti con questi due paesi sono conflittuali e, mentre Berlinguer prospetta alcune vie di soluzione politica, Deng Xiaoping afferma che l'unica condizione affinché i rapporti ritornino alla normalità sono il ritiro delle truppe in Afghanistan e in Cambogia, oltre che delle forze che i due paesi tengono sui confini cinesi, sia a nord che a sud. Egli ritorna sulla minaccia che costituisce la

601 Giuliano Pajetta (1915-1988), fratello del noto Giancarlo, fin da giovane è legato agli ambienti antifascisti e nel 1931 espatria per sottrarsi all'arresto. Nel 1934 in Francia si occupa della direzione dei gruppi giovanili comunisti fra gli emigrati italiani e, nel 1936, partecipa alla guerra civile spagnola. Nel viene rapito dalle SS e rinchiuso a Mauthausen. Rientra in Italia dopo la Liberazione e partecipa all'Assemblea nazionale costituente e, dal 1948 fino al 1972, è membro del Parlamento. Dal 1958 al 1966 è responsabile della Sezione esteri del Comitato centrale del Pci e dal 1972 al 1981 gli è affidata la direzione dell'Ufficio informazione del suo partito. Giuliano Pajetta, “Associazione Nazionale Partigiani Italiani (A.N.P.I.)”, 25 luglio 2010, http://www.anpi.it/donne-e-uomini/2082/giuliano-pajetta, 05/05/2017.

politica “socialimperialista” dell'Unione sovietica, soprattutto per l'Europa occidentale.602

La stampa comunista italiana mette in risalto come i colloqui con Hua Guofeng e Deng Xiaoping abbiano chiarito le posizioni delle due delegazioni riguardo alle tematiche di politica internazionale come la distensione, la situazione iraniana, l'Afghanistan, i rapporti sino-sovietici.603

Secondo Berlinguer, infatti, sono stati affrontati temi importanti di politica estera, anche quelli sui quali “i punti di vista con i compagni cinesi sono diversi”, ma sempre con “con molta franchezza” e “spirito amichevole”. Tra questi punti, il leader del Pci ricorda, ad esempio, la grande alleanza che dovrebbe unire Giappone, i paesi occidentali, la Cina e gli Usa contro l'Urss, e il tema dei rapporti sino-sovietici.604 Durante la conferenza stampa, Deng aveva però esposto anche un grande punto di

convergenza delle linee politiche del Pcc e del Pci, ossia l'interesse di entrambi a stringere un'ampia alleanza con diverse forze politiche per mantenere la pace. Lo stesso Pajetta conferma le parole di Deng, notando che “i cinesi si sono mostrati interessati all'internazionalismo concepito anche come contatti con i socialisti, i socialdemocratici e i paesi del Terzo Mondo”.605 Infatti, in un'intervista a

cura di Renzo Foa, Pajetta traccia un primo bilancio degli incontri: egli afferma che non si è trattato né “di un dialogo tra sordi” né “di una escursione turistica”, e si è discusso delle divergenze in un clima di rinnovata amicizia e di continuità dopo quella che è stata appunto chiamata dai cinesi “una piccola parentesi”. Secondo Pajetta, “i cinesi cercano delle vie nuove” e non ci sono “nostalgie” o “intenzioni di tornare al passato”.606

La delegazione del Pci, dopo un altro incontro con Hu Yaobang, si sposta a Shanghai607 e

Foa ne approfitta per sottolineare nuovamente che il Quotidiano del popolo ha descritto la ripresa dei rapporti tra i due partiti come un evento di portata storica.608 Il 20 aprile la delegazione del Pci si

reca in visita ad una fabbrica dei motori Diesel di Shanghai: i comunisti italiani indagano le cause e le conseguenze della Rivoluzione culturale in una delle fabbriche il cui comitato rivoluzionario era diretto da Wang Hongwen, uno dei Quattro.609 La sera stessa, la delegazione del Pci parte per

602 RUBBI, Appunti cinesi, p.126-135.

603 “Zhongyi liangdang guanxi fazhan shi yige zheng guoji jushi xuyao”, 中意两党关系发展是个整国际局势需要, (Lo sviluppo dei rapporti tra i partiti cinese e italiano è necessario per la distensione della situazione internazionale),

Quotidiano del Popolo, 18 aprile 1980. Il “Quotidiano del Popolo” riporta il contenuto della conferenza stampa

tenuta da Deng Xiaoping e non vengono affrontate i punti di divergenza tra i due partiti sulle pagine del quotidiano. 604 FOA, “Il colloquio con Deng Xiaoping”, l'Unità, 18 aprile 1980.

605 Ibidem

606 FOA, “Intervista con Giancarlo Pajetta. Come ci è apparsa la Cina dopo la «breve parentesi»”, l'Unità, 20 aprile 1980.

607 “Yigong daibiaotuan fu hu hang fangwen”, 意共代表团赴沪杭访问, (La delegazione del Pci in visita a Shanghai e ad Hangzhou), Quotidiano del Popolo, 19 aprile 1980.

608 FOA, “Conclusi i primi colloqui di Berlinguer da ieri a Shanghai”, l'Unità, 19 aprile 1980.

609 FOA, “La delegazione del PCI ieri in una fabbrica di Shanghai.Vivace dialogo con lavoratori e dirigènti”, l'Unità, 20 aprile 1980; “Shanghai shiwei huanyan yigong zhongyang daibiaotuan”, 上海市委欢宴意共中央代表团, (Il comitato municipale di Shanghai accoglie la delegazione del Cc del Pci), Quotidiano del Popolo, 20 aprile 1980.

Hangzhou, dopo aver visitato la comune popolare di Ma Lu, poco fuori la città di Shanghai.610

Giunta poi ad Hangzhou, la delegazione è accolta dal segretario provinciale, nonché membro del Pcc, Tie Jing,611 il quale organizza un banchetto in onore dei comunisti italiani.612