3.1 L'Unità e Rinascita in Cina nel luglio del 1979 “dopo 15 anni”
3.1.9 L'approccio unilaterale di Petruccioli e Ghiara
La “novità formale” costituita dal viaggio di Petruccioli e Ghiara sta nell'ufficialità che assumono i colloqui tra il Pci e il Pcc in questo incontro: la rilevanza che viene attribuita al viaggio dal Pci è giustificata dall'invito mosso dai comunisti cinesi dopo più di un decennio e dal segnale di rinnovata amicizia mosso dalla stampa comunista cinese, che non esita a dare spazio tra le sue pagine proprio al viaggio della delegazione dei giornalisti italiani. Inoltre, i toni entusiasti con cui la stampa comunista italiana, invece, riporta dell'incontro sottolineano l'ottimismo verso l'evoluzione delle relazioni tra i due partiti. Le critiche mosse da Jacoviello e Amadé all'approccio propagandistico di Petruccioli sembrano ridimensionare la portata dell'evento, soprattutto tenendo conto della serie di rapporti ufficiosi tenuti dai due partiti negli anni Settanta. Non vi è dubbio, però, che il viaggio di Petruccioli e Ghiara costituisca una tappa fondamentale nella ripresa ufficiale dei rapporti tra Pci e Pcc, proprio in nome della “novità formale” che viene attribuita al viaggio dei rappresentanti di
Unità e Rinascita. D'altra parte, in linea con ciò che si è riscontrato negli anni Settanta, il diverbio
evidenzia la presenza di una componente filocinese all'interno del partito, che cerca di essere isolato dal gruppo dirigente del Pci per non turbare né i sovietici né i cinesi nel delicato momento di riallacciamento dei rapporti.
La “novità formale” non si traduce, tuttavia, in novità per quanto riguarda il criterio di giudizio dei comunisti italiani verso la questione cinese: esso, infatti, rimane ancorato alla nozione, peraltro giustificabile, che quella della Rpc sia una realtà quasi inaccessibile a causa della “impenetrabilità della lingua” e della “diversa dimensione dei problemi” del paese asiatico.456 Gli
approfondimenti di Petruccioli e Ghiara, inoltre, offrono numerosi spunti di riflessione riguardo la politica interna cinese, ma non lasciano alcuno spazio alle questioni di politica estera. Lo stesso Petruccioli è consapevole che, durante i colloqui, si sono tralasciati “specifici argomenti di carattere politico, in particolare internazionale”, ossia proprio quei temi sui quali comunisti cinesi e italiani hanno posizioni diverse.457 Certamente, in una fase delicata come quella di ricucitura dei rapporti,
non era pensabile aprire dibattiti riguardo alle questioni di contrasto tra i due partiti ma, al contrario, si è preferito accantonare le divergenze per superare lo stallo a cui si era giunti.
I reportage di Ghiara e Petruccioli si focalizzano, quindi, sulle nuove politiche economiche e sociali della Rpc. Viene riconosciuto lo stato di arretratezza in cui versava il paese prima della svolta politica avvenuta ai vertici del Pcc, ma si esprime scetticismo verso l'atteggiamento cinese, che tende generalmente ad attribuire la colpa dei ritardi dell'economia alle scelleratezze compiute da Lin Biao e dai Quattro: i giornalisti riconoscono la mancanza nella Rpc di un'analisi più
456 Ibidem
approfondita di quelle che sono le ragioni dei problemi del paese asiatico. Nonostante ciò, viene visto positivamente lo spirito pragmatico e razionale del nuovo corso cinese, che ha abbandonato ogni vena propagandistica, e la modestia nel constatare i successi raggiunti. Allo stesso modo, viene valutata con ottimismo la nuova tendenza a favorire l'economia alla politica e alla “ridefinizione ideologica” del nuovo corso.
Nello specifico, le deficienze nel campo delle imprese vengono individuate nell'eccessiva centralizzazione e burocratizzazione del sistema economico, che non permettono di valorizzare le responsabilità di gestione di ogni singola imprese, mentre lo stato fiorente dell'economia urbana, secondo i giornalisti, è turbato dal problema edilizio, legato a quello della sovrappopolazione. Vi è apprensione, inoltre, verso il problema della disoccupazione giovanile e dell'istruzione, che sembrano costituire temi difficilmente trascurabili per il conseguimento delle quattro modernizzazioni. D'altra parte, si evince grande entusiasmo verso l'efficienza delle comuni, che costituiscono un'istituzione solida, in quanto le zone rurali sono state turbate in minor misura dagli sconvolgimenti della Rivoluzione culturale e dagli eccessi della banda dei quattro rispetto alle città. Viene espresso, infine, compiacimento verso il volto che sta assumendo il percorso di modernizzazione agricola nel paese, che cerca di valorizzare la comune dall'interno e non tramite interventi esterni.
In conclusione, gli ostacoli principali che il nuovo corso cinese dovrà superare vengono ricondotti, in primo luogo, alle differenze di condizione nella società cinese e alla conseguente difficoltà nel trovare una soluzione che possa soddisfare le diverse esigenze e risolvere i problemi complessivi e, infine, al problema della pressione demografica. Nonostante l'apprezzamento verso il nuovo corso cinese, entrambi i giornalisti mettono in guardia i lettori riguardo alla difficoltà dell'effettiva risoluzione futura dei problemi in seno alla società cinese, a causa della profondità e dell'ampiezza degli ostacoli da superare.
Gli articoli di Petruccioli e Ghiara testimoniano un serio sforzo interpretativo della realtà politica e sociale della Cina popolare post-maoista, ma i limiti delle loro analisi sono rintracciabili nelle fonti. I giudizi che vengono formulati si basano innanzitutto sulle testimonianze di interlocutori autorevoli riguardo alla situazione interna delle industrie, delle comuni agricole e delle scuole, e ciò rappresenta una preoccupazione documentaria: l'impressione che se ne ricava, infatti, è quella di udienza consenziente accordata a questi interlocutori. Gli autori accolgono, sostanzialmente suffragandoli, i discorsi cinesi su produttività ed efficienza, sull'incentivazione professionale a scapito della perequazione salariale, suggerendo una visione schematica e liquidatoria degli anni della Rivoluzione culturale. Il decennio 1966-1976 viene dipinto come il fallimento di una utopia rivoluzionaria pensata e imposta a dispetto delle situazioni reali, a cui si
oppone un'idea ottimistica della dinamica dei gruppi sociali e della possibilità di condizionare il processo di costruzione del socialismo da parte del nuovo corso.