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2.2 I primi segnali di distensione tra Pci e Pcc (1978-1979)

2.2.2 Hua Guofeng in Europa e il XV Congresso del Pci

La visita di Tito a Pechino dell'agosto del 1977 pone fine al conflitto ideologico tra i due stati: la “prima schiarita” nei rapporti tra Pc jugoslavo e Pcc avviene in seguito alla crisi cecoslovacca, ma il riavvicinamento si limita a mantenere i propri connotati antisovietici e non fa intravedere ulteriori

362 Ibidem

363 Giuseppe Boffa (1923-1998), giornalista e dirigente del Pci, è corrispondente de l'Unità a Mosca tra il 1953 e il 1958 e nel biennio 1963-1964. Grande conoscitore e studioso dell'Urss, tra le sue opere, si veda in particolare la monumentale pubblicazione in quattro volumi Storia dell'Unione Sovietica (1917-1964), Roma, L'Unita, 1990.“E' morto Boffa testimone dell'Urss”, La Repubblica, 14 settembre 1998.

364 Giuseppe BOFFA, “La contesa che cominciò sulla Tian Anmen. I nuovi giudizi sulle manifestazioni del 1976 rendono più espliciti i termini dello scontro fra le diverse tendenze”, l'Unità, 8 dicembre 1978.

365 Tra gli altri, si ricordano: Mario ZUCCONI, “Lo stile di Deng e le preoccupazioni di Carter. La visita del primo vice-ministro cinese negli Stati Uniti”, Rinascita, n.6, febbraio 1979; Massimo LOCHE, “La Cina, terzo polo? La normalizzazione delle relazioni tra Usa e Rpc è destinata a mutare il quadro delle relazioni internaizonali”,

Rinascita, n.50-51, dicembre 1978; Leonardo PAGGI, “Scenario americano. Inchiesta sugli Stati Uniti”, Rinascita,

possibilità riappacificazione. Il riavvicinamento vero e proprio viene, però, consacrato nell'ottobre del 1978, con la visita di Hua Guofeng a Belgrado, che rappresenta il processo di revisione in atto della politica estera cinese in seguito alla Rivoluzione culturale e alla fine della politica di sostegno ai partiti comunisti scissionisti.366 Il Pci dà grande risonanza a questi eventi sulla stampa di partito e

guarda all'incontro con favore: il Pcc pare ripudiare il metodo della scomunica ed accantonare il concetto di “revisionismo”, termine con cui era stato bollato il socialismo jugoslavo e, ancora nel 1978, quello italiano. Il momento di normalizzazione dei rapporti sino-jugoslavi viene quindi considerato dal Pci come un forte sintomo dell'evoluzione della politica cinese, che avrebbe potuto portare alla ripresa dei rapporti con i comunisti italiani.367

Il viaggio di Hua Guofeng in Jugoslavia e in Romania rappresenta nell'ottica cinese un ulteriore avvicinamento all'Europa in funzione antisovietica, oltre che ad un tentativo di indebolimento del movimento comunista internazionale: durante il viaggio, la Rpc continua la polemica con l'Urss, indicandola come pericolo principale. Contemporaneamente, il ministro degli esteri Huang Hua visita Roma,368 mostrando un crescente interesse al dialogo con l'Europa per la

nuova scelta politica volta alle quattro modernizzazioni, in concomitanza con la stipulazione del Trattato di pace e amicizia con il Giappone nell'agosto del 1978:369 in questa prospettiva, l'attività

diplomatica cinese costituisce una provocazione nei confronti dell'Urss, che teme, inoltre, l'avvicinamento tra la Rpc e i partiti eurocomunisti. Probabilmente, il processo di revisione critica da parte cinese riguardo ai partiti comunisti dell'Europa occidentale, nota Bordone, risale alla Conferenza dei Partiti comunisti tenutasi a Berlino est nel 1976: da quel momento, infatti, la stampa cinese definisce i partiti comunisti occidentali “revisionisti”, ma cessa di utilizzare per loro

366 A questo proposito, è importante notare che il miglioramento dei rapporti tra Pci e Pcc va di pari passo con lo irrigidimento delle relazioni tra Pcd'I (marxista-leninista) e Pcc. Tra il 1968 e il 1969 si assiste al declino dei gruppi marxisti-leninisti, i quali subiscono diverse scissioni e finiscono per contendersi i piaceri di Pechino. L'espulsione della banda dei quattro dalla leadership cinese provoca smarrimento all'interno del partito, la cui compattezza ideologica si basava sull'accettazione della politica del Pcc. La svolta riformista della Cina popolare provoca una sconfessione della linea cinese post-maoista e i rapporti si interrompono, e così anche i finanziamenti erogati dai comunisti cinesi ai partiti scissionisti comunisti italiani. Roberto Niccolai, Quando la Cina era vicina. La

rivoluzione culturale e la sinistra extraparlamentare italiana negli anni '60 e '70, Pisa, BFS Edizioni,1998, pp.108-

116; “SPECIALE Pcd’I (m-l)”, La via del comunismo. La rivista di storia, attualità e unità dei comunisti, anno 14, n.25, settembre 2006, pp.1-5; p.44.

367 BORDONE, “La normalizzazione dei rapporti tra Pcc e Pci”, pp. 117-118. Durante la visita di Hua a Belgrado, i comunisti italiani si mettono in contatto con il Pcc attraverso Tito, per constatare se i comunisti cinesi fossero pronti ad un riavvicinamento. RUBBI, Appunti cinesi, p.11-17. Nel prossimo capitolo verrà approfondito in che termini si tengono questi primi contatti ufficiosi: vedi pp.81-82.

368 La visita del ministro degli Esteri cinese Huang Hua in Grecia e in Italia nel settembre del 1978 sancisce la stipulazione, da parte della Repubblica popolare cinese e del governo italiano, di due accordi, uno di cooperazione scientifica e tecnica, l'altro di cooperazione culturale. “La visita di Huang Hua”, Rinascita, n.38, settembre 1978; “I risultati del viaggio di Huang Hua”, Rinascita, n.40, ottobre 1978.

369 Per la prima volta dalla fondazione della Repubblica popolare, un esponente politico cinese visita Tokyo: il viaggio di Deng Xiaoping in Giappone testimonia l'importanza dell'economia nipponica per la Repubblica popolare, soprattutto in prospettiva delle quattro modernizzazioni, ma anche la rilevanza politica della riconciliazione tra i due nemici storici, che pare suggerire un'alleanza di tipo anti-sovietico. Lapo SESTAN, “Pechino e la distensione”,

l'appellativo “quinta colonna di Mosca”. Inoltre, la stessa stampa cinese descrive il viaggio di Hua a Belgrado e Bucarest come un progresso nell'affermazione dei concetti di policentrismo e di indipendenza di ciascun partito.370

La stampa comunista italiana segue con particolare attenzione la visita del leader cinese e ne scaturiscono commenti positivi: quello che viene sottolineato con insistenza dal Pci è il diritto di ogni paese a seguire la propria “via nazionale al socialismo”.371 Nonostante le proteste dell'Urss in

seguito alla visita cinese a Belgrado e Bucarest e alle dichiarazioni polemiche di Hua, il Pci sostiene che i cinesi, durante il loro viaggio, abbiano tenuto toni contenuti nella critica dello “egemonismo sovietico”.372 I comunisti italiani, in sintesi, mostrano dell'ottimismo rispetto alla ripresa delle

relazioni tra i due partiti e, durante un viaggio di Berlinguer a Mosca nell'ottobre del 1978, il leader del Pci espone le posizioni del partito, provocando il malcontento di Mosca.373

In questo contesto, un altro avvenimento importante nei rapporti tra Pci e Pcc è sancito dal XV Congresso del Pci, che si svolge tra il 30 marzo e il 4 aprile 1979, al quale l'ambasciatore cinese a Roma Zhang Yue è presente come osservatore: è la prima volta dal fatidico X Congresso del Pci del 1962 che una delegazione cinese partecipa ad un congresso dei comunisti italiani.374 Durante la

seduta, Berlinguer ribadisce che nessun paese può interferire negli affari interni di un altro. Per quanto riguarda il conflitto sino-sovietico, egli riafferma che la Cina deve essere anch'essa una forza che agisce per la pace e il progresso e ciò dipende, oltre che dalla Cina stessa, anche dall'atteggiamento degli altri paesi socialisti. Egli rinnova alcune preoccupazioni riguardo alla politica estera cinese, in particolare la tendenza ad indicare l'Unione sovietica come nemico principale.375