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2.1 La svolta della politica estera cinese e la linea autonomista del Pci di Berlinguer

2.1.2 Il Pci, l'apertura cinese all'Occidente e la scomparsa di Lin Biao

L'apertura cinese agli Stati Uniti e al sistema economico e politico internazionale determinano la premessa più importante per il riallacciamento dei rapporti tra Pcc e Pci. D'altra parte, l'andamento dei rapporti tra Pci e Pcus risulta fortemente influenzato dallo sguardo benevolo dei comunisti italiani nei confronti della svolta politica cinese, che indica il velato tentativo di risolvere gli screzi risalenti all'inizio degli anni Sessanta. Mosca, infatti, si dimostra contraria ad un ipotetico riavvicinamento tra Pci e Pcc, visto come un pericolo per la stabilità del movimento comunista. Il quadro risulta inoltre aggravato dall'apertura cinese a Occidente, che rappresenta un pericolo per il mantenimento dell'ordine bipolare mondiale: l'emergere della Rpc come attore internazionale e l'intesa tra la Cina popolare e gli Stati Uniti vengono percepite dai sovietici come una minaccia geopolitica e militare alla propria egemonia.245

Nonostante ciò, il Pci manifesta degli apprezzamenti verso l'avvio di un'intesa tra Washington e Pechino, che viene considerata come il primo passo verso la risoluzione del conflitto vietnamita e verso il raggiungimento della distensione pacifica a livello mondiale.246 Il Pci segue

243 Tra il 1972 e il 1973 la conciliazione tra gli Usa e la Rpc sembra alle porte: nel novembre 1972 Nixon vince le elezioni e nel gennaio 1973 si tiene la Conferenza di Parigi per raggiungere un accordo tra Usa e Vietnam del nord. Un periodo di stagnazione dei rapporti ha inizio, però, in seguito allo scandalo Watergate nel 1974, che porta alle dimissioni di Nixon in agosto. Inoltre, la tormentata vicenda politica interna cinese e la precaria salute di Zhou Enlai pongono degli interrogativi sulla questione della successione politica al vertice del Pcc, oltre a quella della modernizzazione economica cinese, determinando un breve periodo di stallo delle decisioni anche in politica estera. Nonostante le difficoltà, i rapporti commerciali tra Rpc e Usa aumentano nella prima metà degli anni Settanta, e l'agenda politica interna di Deng Xiaoping pone come priorità l'apertura cinese all'occidente, in vista delle “quattro modernizzazioni”. POLLACK, “The opening to America”, pp.402–472.

244 Ibidem

245 Silvio PONS, “L'Italia e il Pci nella politica estera dell'Urss di Brežnev”, Studi Storici, anno 42, n.4, 2001, pp.929- 951.

con attenzione e dà risalto sulla stampa di partito allo storico viaggio di Nixon in Cina nel febbraio del 1972,247 dichiarandosi favorevole alle trattative solo se esse non avessero assunto toni

antisovietici.248 In un'atmosfera segnata da soddisfazione, ma anche da prudenza e timore, Il Pci

nutre la speranza che il capovolgimento dell'indirizzo politico cinese avrebbe spinto Pechino ad un riesame e ad un ammorbidimento dei rapporti tra i due partiti: il riconoscimento da parte cinese del concetto di coesistenza pacifica, intesa come il mantenimento di relazioni positive con gli stati capitalisti, rappresenta, infatti, un parziale avvicinamento al Pci.249

Contemporaneamente, la nuova politica distensiva verso il mondo capitalista provoca degli sconvolgimenti all'interno della leadership cinese. Nel settembre 1971 Lin Biao viene assassinato e, settimane dopo la sua scomparsa, viene divulgata la notizia del complotto che quest'ultimo avrebbe organizzato per destituire Mao. Il processo di emarginazione del politico cinese dall'estabilishment del Pcc, però, matura tra il 1969 e il 1971: in seguito alla fine della Rivoluzione Culturale, infatti, nel partito affiorano divergenze politiche tra Zhou Enlai e Lin Biao, che si oppone ad un'apertura unilaterale agli Usa e desidera privilegiare l'appoggio ai regimi rivoluzionari del Terzo Mondo, e che, di conseguenza, viene messo fuori gioco.250

Il Pci, approcciandosi al tema della scomparsa di Lin Biao, assume uno sguardo globale, che prescinde dal fatto in sé, ma, piuttosto, mira ad investigare l'intricata realtà della politica interna del paese, segnata da forti e drammatiche tensioni in seno al partito.251 A questo proposito, viene

sottolineato come la linea della relazione generale tenuta da Lin Biao al IX Congresso del partito diverga rispetto a quella effettivamente adottata dai comunisti cinesi sul piano nazionale e internazionale, ossia rispetto alla rettifica delle strategie messe in pratica durante la Rivoluzione culturale.252 Ciò significa, secondo i comunisti italiani, che Lin Biao non era favorevole a questa

revisione: in generale, la Rivoluzione culturale ha dimostrato di aver turbato l'intero gruppo

247 Ennio POLITO, “Quale Asia attende Nixon?”, Rinascita, n.3, anno 1972; Alberto JACOVIELLO, “Prime battute del dialogo di Pechino”, l'Unità, 24 febbraio 1972; JACOVIELLO, “Pechino: Qualcosa di concreto?”, l'Unità, 23 febbraio 1972; JACOVIELLO, “Dopo tre giorni di colloqui a Pechino”, l'Unità, 22 febbraio 1972. Per un approfondimento riguardo il viaggio di Nixon in Cina, si consulti Assignment: China--The Week That Changed The

World, “USC-US China Institute”, 31 gennaio 2012, http://china.usc.edu/assignment-china-week-changed-world,

07/05/2017.

248 Sergio SEGRE, “Nixon a Pechino”, l'Unità, 21 febbraio 1972. Si vedano anche Luca PAVOLINI,“Vent'anni dopo”,

Rinascita, n.8, 1972; Giancarlo PAJETTA, “Un ampio accordo a Pechino”, l'Unità, 28 febbraio 1972; Romano

LEDDA, “La settimana cinese di Nixon”, Rinascita, n.9, marzo 1972. 249 BORDONE, “Il Pci e la crisi cinese 1969-1977”, pp.580.

250 UHALLEY, “Aborted Military Domination”, in A History of Chinese ..., pp.158-168. 251 BORDONE, “Il Pci e la crisi cinese 1969-1977”, pp.575.

252 Il IX Congresso del Pcc, svoltosi nell'aprile del 1969, celebra il trionfo della Rivoluzione culturale e segna l'avvio della ricostruzione del partito attorno alla dottrina maoista. Lin Biao viene nominato vice presidente del partito e, quindi, successore di Mao. Roderick MACFARQUHAR, John K. FAIRBANK (a cura di), “The Cultural Revolution: China in Turmoil, 1966-1969”, Volume 15, The People's Republic: Revolutions Between the Revolution,

1966-1982, The Cambridge History of China, Cambridge, Cambridge University Press, 1991, pp.105-302. pp.196-

dirigente cinese e risulta chiaro che la lotta politica in Cina sia passata “al di fuori di ogni partecipazione e mobilitazione delle masse”.253 Uno tra i più noti dirigenti del partito, Romano

Ledda,254 tenta una ricostruzione dei principali avvenimenti legati alla lotta politica avvenuta in

Cina, che si svolge attorno alla polemica riguardo al volontarismo, agli incentivi ideologici e alla nuova enfasi posta sulla competenza tecnica. Egli prosegue, sottolineando che il Pci considera la Rivoluzione culturale come un “rivolgimento guidato dall'alto e dall'alto portato a conclusione”, in quanto le masse sono state coinvolte e condizionate tramite metodi di persuasione e propaganda che le hanno lasciate all'oscuro di ciò che realmente avveniva.255