2.2 I primi segnali di distensione tra Pci e Pcc (1978-1979)
2.2.1 L'avvio al processo di riforma economica della Rpc
Il biennio che anticipa la ripresa dei rapporti tra Pci e Pcc è caratterizzato dall'avvio del processo di riforma da parte del Comitato centrale del Pcc, che si basa sui concetti di sviluppo e modernizzazione economica, nella forma della quattro modernizzazioni, di apertura al mondo esterno, di rinnovamento della classe dirigente del partito e, infine, dell'importanza della stabilità politica.350 Nel dicembre del 1978, la terza sessione plenaria dell’XI Comitato centrale conferma la
345 Ibidem 346 Ibidem
347 Emilio SARZI AMADE', “Da una fabbrica di Canton. Impressioni di un ritorno in Cina”, l'Unità, 1 luglio 1977. 348 Ibidem
349 Ibidem
centralità delle riforme economiche nel piano di sviluppo cinese, sancendo la vittoria della linea di Deng Xiaoping sul partito.351 In particolare, questa sessione stabilisce la promozione di metodi
democratici all'interno del partito, il superamento del burocratismo, la transizione della Cina popolare da una economia socialista pianificata ad una economia socialista di mercato, l’apertura ai mercati internazionali e la creazione delle Zone Economiche Speciali (ZES).352
A poche settimane dal terzo plenum dell'XI Congresso, ha inizio il Movimento per la democrazia: sul muro nel quartiere Xidan nel centro di Pechino, che prende il nome di Muro della Democrazia, vengono affissi numerosi cartelli (dazibao 大字报), i quali criticano Mao Zedong e gli eccessi della Rivoluzione culturale. Alcune settimane dopo, inizia ad emergere malcontento anche per la mancanza di democrazia nel paese: tra la fine del 1978 e gli inizi del 1979 Wei Jingsheng,353
attivista del movimento, reclama l'avvio della “quinta modernizzazione”, la democrazia appunto.354
E' allora nel marzo del 1979 che Deng Xiaoping condanna gli eccessi del Movimento per la democrazia: egli, annunciando i “quattro principi fondamentali” (jibenyuanze 基 本 原 则 ) su cui poggia la Repubblica popolare, ossia il socialismo, la dittatura del proletariato, la leadership del partito e il pensiero di Mao Zedong, riafferma l'inattacabilità del Pcc.355
La stampa comunista italiana segue gli eventi che segnano la politica interna della Rpc a cavallo tra il 1978 e il 1979, che vengono commentati sulle pagine di Rinascita da Enrica Collotti Pischel.356 In un primo articolo, che risale alla prima metà del 1978, Collotti Pischel commenta i
risultati della prima sessione della V Assemblea nazionale del popolo avvenuta tra fine febbraio e inizio marzo dello stesso anno,357 che paiono confermare l'atteggiamento positivo della leadership
351 SAMARANI, La Cina del Novecento..., pp.281-282.
352 Ezra VOGEL, Deng Xiaoping and the Transformation of China, pp.192-205.
353 Wei Jingsheng (1950-) verrà arrestato nel marzo del 1979 e rimarrà in prigione fino al 1993. Per una biografia del personaggio, che diventerà un noto attivista per i diritti umani nel corso degli anni Novanta, si veda: Jingsheng WEI,
The Courage to Stand Alone: Letters from Prison and Other Writings, New York, Penguin, 1997, pp.320.
354 BENSON, La Cina dal 1949 a oggi, p.89.
355 VOGEL, Deng Xiaoping and the Transformation of China, pp.216-218.
356 A partire dai primi anni ’60, Enrica Collotti Pischel (1930-2003), nota sinologa e storica dell'Asia, firma su
Rinascita alcuni articoli con lo pseudonimo di Silvia Ridolfi, dedicandosi in particolare al problema del Vietnam.
S'iscrive al Pci solo sotto la Segreteria di Berlinguer e mantiene sempre una militanza moderata nel partito e un punto di vista autonomo, tanto che ha rapporti stretti anche con il gruppo de Il Manifesto. Inizialmente legata all'esperienza maoista, la Pischel adotta posizioni sempre più critiche riguardo alla Rivoluzione culturale. La giornalista, in seguito, contesta la politica di aggressione al Vietnam e i costi sociali della modernizzazione nella Cina post-maoista, ma appoggia la politica riformista del nuovo corso cinese. Arturo COLOMBO, “Enrica Collotti Pischel la studiosa che spiegò il «continente» Cina”, Corriere della Sera, 01 dicembre 2013; Simone CASALINI, “Enrica Collotti Pischel. La sinologa che portò in Italia Mao e il Vietnam”, Corriere del Trentino, 31 dicembre 2016; Simone CASALINI, “Enrica Collotti Pischel. Colta e raffinatissima. Collegava Confucio ai grandi pensatori greci”,
Corriere del Trentino, 31 dicembre 2016. Tra le sue più nota pubblicazioni si vedano: COLLOTTI PISCHEL, Storia della Rivoluzione cinese, Roma, Editori Riuniti, 1972, pp.450; COLLOTTI PISCHEL, Le origini ideologiche della Rivoluzione cinese, Einaudi, 1958, pp.410; COLLOTTI PISCHEL, La rivoluzione ininterrotta. Sviluppi interni e prospettive internazionali della rivoluzione cinese, Torino, Editori Riuniti, 1962, pp.198.
357 Durante l'Assemblea viene promulgata la terza Costituzione della Rpc, più lunga e dettagliata rispetto a quella del 1975 e meno insistente sul ruolo dirigente del Pcc. Nonostante ciò, la nuova Costituzione non risulta sostanzialmente innovativa né dal punto di vista della struttura dello stato, né da quello dei diritti fondamentali dei
cinese verso la scienza e la tecnica, percepite come fattori decisivi nella trasformazione del paese.358
Da questa constatazione deriva, in parte, l'apertura cinese all'Occidente e l'importanza del rinnovamento del sistema scolastico, al fine di formare una nuova generazione di personale tecnicamente qualificato. In particolare, durante l'assemblea si è messa in rilievo l'importanza delle riforme nell'agricoltura, che nel 1980 si ha l'obbiettivo di meccanizzare nella maggior parte delle circoscrizioni: l'esposizione di un programma dettagliato riguardo alla modernizzazione agricola dimostra, afferma la giornalista, la priorità di questo tema rispetto a quella dell'industria, in concordanza con la tradizione maoista. Per quanto riguarda la situazione politica, la riunione ha invece sottolineato l'inversione di rotta rispetto alla Rivoluzione culturale, ma non è ancora chiaro quale sarà la “classe dirigente di domani”.359
Per concludere questo articolo di resoconto, la Pischel si sofferma sulle notizie secondo le quali è in corso “una repressione violenta” nei confronti di coloro che avevano sostenuto la Rivoluzione culturale in passato: probabilmente, afferma la Pischel, si sta assistendo ad una esagerazione degli avvenimenti, ma è anche indubbio che “la situazione esistente” in Cina “non può essere considerata priva di ambivalenze”.360
In un secondo articolo, pubblicato sul settimanale del Pci ad inizio dicembre del 1978, Collotti Pischel si sofferma sulle tappe e sui personaggi principali della Cina post-maoista. Per quanto riguarda le quattro modernizzazioni, nell'ultimo anno sono state attuate notevoli riforme strutturali, soprattutto dell'industria, insistendo sul concetto di specializzazione e integrazione delle aziende “nell'ambito di raggruppamenti regionali”, e sulla necessità delle aziende di “operare un margine effettivo di profitto” e “conseguire l'efficienza organizzativa e produttiva”.361 Questa
politica, secondo la giornalista, non deve essere vista come un accantonamento del socialismo, ma, piuttosto, come la volontà di risolvere i problemi della società socialista prendendo spunto ed esempio, in alcuni casi, dai sistemi capitalistici. L'attuale classe dirigente, osserva la Pischel, è decisa ad adottare una politica pragmatica al fine di superare le difficoltà riscontrate in passato dal punto di vista della produttività del lavoro, della disorganizzazione, del burocratismo e dell'autoritarismo. Tuttavia, può lasciare perplessi la scelta della Cina, che, negli ultimi mesi, è ritornata sui suoi passi e ha deciso di accettare metodi di indebitamento con i paesi esteri, tanto che
cittadini, ma prevede alcune disposizioni apparentemente volte ad introdurre una visione più liberale della società. CAVALIERI Renzo Riccardo (a cura di), Diritto dell'Asia Orientale, Venezia, Libreria Editrice Cafoscarina, 2008, vol. 1, pp.23-24.
358 Enrica COLLOTTI PISCHEL, “La modernizzazione della Cina. Su quale linea si muove il nuovo gruppo dirigente cinese dopo l'Assemblea nazionale”, Rinascita, n.10, marzo 1978. A questo proposito si veda anche: “La svolta al vaglio della Assemblea nazionale”, Rinascita, n.9, marzo 1978.
359 Ibidem 360 Ibidem
361 Enrica COLLOTTI PISCHEL, “Cina: guerra di manifesti, lotta politica e scelte di sviluppo. Qualche considerazione della situazione”, Rinascita, n.47, dicembre 1978.
si è giunto a parlare di istituzione di società miste per lo sfruttamento delle risorse minerarie: in quest'ottica, la linea della modernizzazione potrà costituire un motivo di scontro al vertice anche dopo la destituzione dei Quattro. Infatti, alle scelte economiche sono collegate le scelte strategiche della Cina in ambito internazionale, anche se l'insistente campagna anti-sovietica non rappresenta una svolta nella politica estera del partito, ma piuttosto una costante: di conseguenza, nell'ambito della politica delle quattro modernizzazioni, si legge anche un “preciso obbiettivo di riarmo”.362
E' invece Giuseppe Boffa363 a dare un giudizio sul Movimento per la democrazia. Egli ne
sottolinea i risvolti più eclatanti, abbandonandosi ad una considerazione piuttosto superficiale: “Gli appelli all'unità e alla stabilità”, secondo l'autore, tendono “a chiudere tutta una fase di scontri politici e a ridare alla Cina un equilibrio che è considerato la necessaria premessa per attuare i piani di sviluppo e modernizzazione”.364
Le testimonianze delle considerazioni del Pci riguardo alla politica interna del paese, in questa fase, sono scarse, in quanto la svolta riformista di Deng Xiaoping sul piano nazionale viene eclissata dall'evoluzione della politica estera del paese. Sul piano internazionale, la prima metà del 1979 è segnato dalla normalizzazione dei rapporti tra Repubblica popolare e Stati Uniti e Giappone, e dalla guerra sino-vietnamita, fatti ai quali sono dedicati numerosi approfondimenti sulla stampa di partito.365 Nonostante i contrasti nel movimento comunista internazionale paiano sempre più acuti,
si riscontrano i primi segnali positivi verso la distensione tra Pci e Pcc: la riconciliazione tra i comunisti cinesi e jugoslavi fa presagire che la politica cinese si sta orientando verso un indirizzo meno dogmatico e, ancora, la presenza dell'ambasciatore cinese in Italia, Zhang Yue, al XV Congresso del Pci denota che il comportamento della leadership cinese verso i comunisti italiani sta cambiando.