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Il Pci e il riconoscimento italiano della Repubblica popolare cinese

L'embargo imposto alla Cina dagli Stati Uniti e regolato dalla CHINCOM, un comitato specifico istituito dagli Usa a Parigi nel 1952 per il coordinamento dell'esportazione di merci in Cina, non permette all'Italia e agli altri paesi europei di commerciare liberamente con il paese asiatico. In Italia, il commercio con la Cina si sviluppa, quindi, a metà del decennio, grazie all'iniziativa di alcuni imprenditori privati, che possono approfittare della volontà cinese di rafforzare i commerci con l'Europa occidentale, come Dino Gentili, fondatore della Comet,221 e Enrico Mattei222. La

situazione di stallo nel commercio con la Cina è vista con apprensione anche dal leader del Psi Pietro Nenni, il quale ha un ruolo determinante nello sviluppo delle relazioni diplomatiche e commerciali tra i due paesi. Dino Gentili inizialmente supera gli ostacoli dell'embargo utilizzando Londra e Hong Kong come tramite nello scambio di merci, ma l'imprenditore si accorge presto della necessità di stringere rapporti ufficiali con il paese:223 Pietro Nenni diventa quindi la personalità

politica che incoraggia l'attività di Gentili e della classe imprenditoriale e industriale che egli rappresenta, portando spesso la questione cinese in sedi ufficiali. Il leader del Psi, infatti, percepisce l'esigenza e la necessità italiana di non essere scavalcata da gli altri stati europei, i quali, tra il 1956 e il 1957, soprattutto in seguito alla denuncia della Gran Bretagna del sistema di controllo

220 Sandro BORDONE, “Il Pci e la crisi cinese 1969-1977”, Il Politico, vol.47, n.3, Pavia, Rubettino Editore, 1982, pp. 561-563.

221 Gentili si fa portavoce della classe industriale interessata al commercio con la nuova Cina e che già aveva avuto rapporti con il governo nazionalista. Nella costruzione delle relazioni con la Repubblica popolare, l'imprenditore italiano si avvale dell'aiuto di un ingegnere comunista, Spartaco Muratori, che rimane a Pechino fino alla fine degli anni Cinquanta come agente della Comet. Carla MENEGUZZI ROSTAGNI, “Diplomazia a più voci. La questione cinese nella politica estera italiana (1949-1971)”, in MENEGUZZI ROSTAGNI, SAMARANI, (a cura di), La Cina

di Mao..., pp.17-54.

222 Anche Enrico Mattei decide di investigare le possibilità di vendere sul mercato cinese i fertilizzanti chimici prodotti dall'ENI. Appoggiato dalla sinistra democristiana, inizia ad interessarsi alla Repubblica popolare cinese: si reca a Pechino in segreto nel 1958 per ampliare i settori di collaborazione commerciale e si incontra con il ministro degli Esteri cinese Chen Yi a Ginevra. La morte di Mattei nel 1962 non mette la parola fine ai rapporti tra ENI e la Cina che, invece, progrediscono. Nel corso degli anni Sessanta le iniziative della ENI sono finalizzate a estendere il commercio in Cina nei settori del petrolio e della tecnologia, ma la compagnia petrolifera si limiterà a commerciare gomme e fertilizzanti. Per un quadro più completo dell'attività di Mattei si consulti Camilla ROCCA, “Enrico Mattei a Pechino: diplomazia parallela e interessi economici in un mondo che cambia”, in MENEGUZZI ROSTAGNI, SAMARANI (a cura di), La Cina di Mao..., pp.55-93. Vedi anche nota n. p. della presente tesi.

223 I cinesi sono infatti interessati a importare dall'Italia fertilizzanti chimici e rayon, ma sono anche curiosi di conoscere meglio la produzione meccanica italiana. Nel frattempo, anche il governo italiano prende iniziative per controllare il commercio con la Cina, tramite l'istituzione dell'Arar (Azienda rilievo alienazione residuati) e della Spei (Società esperti importazioni), mentre nel 1955 il Ministero del commercio estero e l'Istituto per il commercio estero (ICE) cominciano a fare pressioni per un incremento degli scambi italo-cinesi. Carla MENEGUZZI ROSTAGNI, “Diplomazia a più voci. La questione cinese...”, in MENEGUZZI ROSTAGNI, SAMARANI (a cura di), La Cina di Mao..., pp.17-54.

CHINCOM, aumentano gli scambi commerciali con la Cina, che si moltiplicheranno all'inizio degli anni Sessanta, come conseguenza del ritiro dell'assistenza sovietica alla Cina nel 1962.224

Dal punto di vista politico, Pietro Nenni è protagonista del processo di riconoscimento della Cina popolare: egli si reca in Cina e in Unione Sovietica fra il 17 settembre e il 15 ottobre del 1955 sotto invito di Zhou Enlai. La visita di Nenni ha una valenza politica e simbolica sul piano diplomatico internazionale, oltre che sul piano della politica interna dell'Italia: il segretario del Psi, infatti, con questo gesto, scavalca l'autorità di Togliatti e del Pci. Come osserva Pini:

“La scelta di un esponente socialista e non comunista, rientra forse proprio nella cornice del desiderio cinese di riscaldare i rapporti con personaggi in grado di svolgere un'azione pro Cina sui rispettivi governi. Per di più, Togliatti, fortemente legato al Comitern e alla figura di Stalin, non è probabilmente visto con simpatia da Mao.”225

L'azione degli attori economici e di quelli appartenenti al mondo intellettuale, generalmente legati alle sinistra italiana, risulta fondamentale nel riconoscimento della Repubblica Popolare negli anni Cinquanta, a cui si arriverà però grazie ai diplomatici e al ministero degli Esteri, che giocano invece un ruolo importante negli anni Sessanta, con l'avvento del centro-sinistra al governo italiano.226

Nel 1964 la Repubblica popolare viene riconosciuta dalla Francia, mentre nell'autunno dello stesso anno si conclude l'accordo per l'apertura di rappresentanze commerciali a Pechino e a Roma, che apre un canale di scambio ufficiale tra i due paesi, soprattutto grazie all'attività di Paolo Vittorelli, responsabile della politica estera del Psi. Gli scambi commerciali fra Cina popolare e Italia, in seguito all'accordo, crescono in modo significativo, aprendo nuove prospettive per il riconoscimento della Cina all'Onu. L'importanza di procedere all'apertura di relazioni diplomatiche è riconosciuta in modo trasversale dalla classe politica italiana, che la considera un fattore fondamentale per la pace: l'interesse italiano è alimentato dalle preoccupazioni per il conflitto vietnamita, la cui soluzione pacifica dipende, in parte, dall'ammissione della Repubblica popolare all'Onu.227 Negli anni Sessanta, in Italia si ha una svolta nella politica interna con i governi di

centro-sinistra: nel 1968, sotto il governo di Mariano Rumor, Nenni viene nominato ministro degli Esteri e, impegnandosi nel riconoscimento della Cina popolare, avvia dei negoziati con i cinesi a Parigi, che verranno poi continuati da Aldo Moro, ministro degli Esteri sotto il governo Rumor II. Il contesto internazionale è, nel frattempo, cambiato. Il desiderio di Nixon di uscire dalla “palude del Vietnam”, la fine della Rivoluzione culturale e l'acuirsi della crisi fra Cina popolare e Urss nel 1969

224 Ibidem

225 Cit. PINI, Italia e Cina, 60 anni tra passato e futuro, pp.89-90.

226 Carla MENEGUZZI ROSTAGNI, “Diplomazia a più voci. La questione cinese...”, in MENEGUZZI ROSTAGNI, SAMARANI (a cura di), La Cina di Mao..., pp.17-54.

227 DE GIORGI, SAMARANI, “L'accordo commerciale del 1964 e le iniziative dell'Italia nelle questione cinese dell'ONU”, in Lontane,vicine, pp. 124-130.

aprono una nuova stagione della politica estera cinese, che determinerà un avvicinamento tra Usa e Cina in funzione antisovietica.228 Tuttavia, il processo di effettivo riconoscimento della Cina

popolare risulta lungo e complesso, a causa delle pressioni statunitensi i quali, pur non osteggiando l'iniziativa italiana, nutrono non poche riserve sulla questione e soprattutto ne temono i riflessi all'Onu. Il 6 novembre 1970 l'Italia riconosce la Repubblica Popolare cinese e si aprono i rapporti diplomatici: viene inviato l'ambasciatore Franco Trabalza a Pechino mentre Roma ospiterà l'ambasciatore Shen Ping. La Cina entrerà a far parte dell'Onu nel 1971, anno in cui Kissinger e Zhou Enlai si incontrano segretamente e Nixon viene invitato in Cina.229

Il costante impegno del Pci nel riconoscimento della Repubblica popolare cinese230 in

seguito al dissidio sino-sovietico e alla rottura tra il Partito comunista italiano e quello cinese231

viene oscurato dal Psi di Nenni, che si fa portavoce dell'esigenza politica ed economica dell'Italia di stringere rapporti ufficiali con il paese asiatico. Nonostante ciò, il Pci accoglie con entusiasmo il riconoscimento, visto come passo decisivo nel superamento dell'equilibrio bipolare a livello internazionale e come premessa per un possibile un miglioramento anche nei rapporti bilaterali tra i due partiti.232