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Il concorso alla cattedra di scultura: Pietro Zandomeneghi, Innocenzo Fraccaroli, Luigi Ferrari e Marco Casagrande

Finito infaustamente il periodo rivoluzionario, Vienna tornò a dominare su Venezia e per la città lagunare e la sua Accademia cominciò una nuova storia.

L’Imperial Regia Luogotenenza del Lombardo-Veneto, con Decreto datato 30 dicembre

641 DOMENICO FADIGA, Commemorazione del Prof. Comm. Luigi Ferrari cit., p. 25.

Per alcune considerazioni generali su Venezia e il coinvolgimento degli artisti durante la rivoluzione cfr. Venezia

Quarantotto. Episodi, Luoghi e Protagonisti di una Rivoluzione 1848-9, cat. di mostra, a cura di G. Romanelli, M.

Gottardi, F. Lugato e C. Tonini, Milano, Electa, 1998 e ADOLFO BERNARDELLO, Venezia 1848: arte e rivoluzione, in “Società e storia”, 96, 2002, pp. 279-288.

642 Raccolta per ordine cronologico di tutti gli atti, decreti, nomine ecc. del Governo Provvisorio di Venezia, non che

scritti, avvisi, desiderj ecc. di cittadini privati, che si riferiscono all'epoca presente, vol. IV, Venezia, Andreola, 1848, p. 543.

643 “noi pensiamo a te, e per te, e per tutti voi e per la nostra Patria, innalziamo all’Onnipotente fervidi voti “, in APM,

Lettera di Luigi Ferrari al Fratello Giovanni Battista Ferrari, Venezia 5-6 maggio [probabilmente 1849],

1849, nominava Pietro Estense Selvatico segretario e professore di Estetica dell’Accademia645. La scelta di quest’ultimo, a scapito di Agostino Sagredo la cui carica sembrava ormai conferita nel 1847 alla morte di Antonio Diedo, derivò dal fatto che nel 1849 il governo voleva un segretario di provata fede governativa. Vienna aveva apprezzato infatti che il patavino Selvatico si fosse allontanato da Venezia durante i moti del 1848-’49 per dedicarsi a viaggi studio in vari centri italiani. Selvatico aveva speciali interessi per le Accademie di Belle Arti, con progetti di riforma messi a punto nei due anni circa di lontananza da Venezia, grazie alle sue amicizie con gli intelettuali italiani, e essendo egli anche un “uomo educato e di buon cuore il quale consta p.[er] le occupazioni sue geniali è distolto dall’attitudine e dalle propensioni di rendersi pericoloso in linea politica ed ora più che mai dopo aver egli toccati con mano gli effetti fatali dei riscatti del liberalismo e della demagogia da lui preveduti ed abborriti”646 apparve agli occhi del Governo come l’uomo più adatto a ricoprire l’incarico di Segretario dell’istituzione accademica.

L’obiettivo del nuovo Segretario era di svecchiare l’istituzione accademica, renderla più aggiornata e dinamica. Per fare ciò occorrevano, oltre a una riforma strutturale, un corpo professorale vicino al pensiero di Selvatico, artisti giovani e al passo coi nuovi manuali e con le nuove correnti estetiche. Al suo arrivo nel 1849 i titolari delle cattedre accademiche sono Lodovico Lipparini per la pittura, Francesco Lazzari per l’architettura, Francesco Bagnara per il paesaggio, Federico Moja per la prospettiva, Bernardino Trevisini per l’anatomia e Michelangelo Grigoletti per gli elementi di figura.

Il professore di scultura era Luigi Zandomeneghi, già da tempo malato; a partire dal 1837 infatti era stato più volte supplito dal figlio Pietro647 e dal 1847648, dopo che venne colpito da apoplessia, Pietro giù subentrò stabilmente fino alla di lui morte, sopravvenuta il 15 maggio 1850. Dopo più di 10 anni di servizio gratuito alla cattedra di scultura, Pietro riteneva che quell’insegnamento spettasse a lui di diritto, ma non la pensava così il nuovo Segretario che aveva tutt’altri progetti. Colta l’occasione della morte di Zandomeneghi, che deteneva la cattedra da più di

645 Cfr. La lettera di Radetzky all’I.R. Luogotenenza delle Provincie Venete datata Verona, 24 dicembre 1849, in ASVe,

Presidenza dell’I.R. Luogotenenza (1852-56), b. 213, III, 6/2 Marchese Pietro Selvatico – Sua conferma a Professore di estetica, ed a Direttore provvisorio dell’Accademia di belle arti.

Per un profilo completo su Pietro Estense Selvatico si veda: FRANCO BERNABEI, Pietro Selvatico nella critica e nella

storia delle arti figurative dell'Ottocento, Vicenza, Neri Pozza, 1974 e ALEXANDRE AUF DER HEYDE, Per l’«avvenire

dell’arte cit.

646 ASVe, Presidenza dell’I.R. Luogotenenza (1852-56), b. 213, III, 6/2, Marchese Pietro Selvatico – Sua conferma a

Professore di estetica, ed a Direttore provvisorio dell’Accademia di belle arti .

647 AABAVe, b. 42, f. 20 varie 1838-39, numerose carte tra febbraio e maggio 1839 attestano la sostituzione il

pagamento di Pietro Zandomeneghi per la malattia del padre e

648 AABAVe, Personale, b. 83, f. 21, Supplenza sostenuta dal s. Pietro Zandomeneghi alla vacante Cattedra di Scultura,

1850, da giugno a novembre del 1847 l’Accademia si chiede se Luigi Zandomeneghi possa o meno tornare a lavorare e ci sia bisogno di sostituirlo.

trent’anni, Selvatico mise a concorso il posto di “Professore di Scultura” e il 13 giugno 1850 comparve il primo avviso sulla “Gazzetta Uffiziale di Venezia”:

AVVISI DI CONCORSO N. 13070 (1.a pubb.)

Essendosi reso vacante presso la I. R. Accademia Veneta di belle arti il posto di Professore di Scultura, al quale va annesso l’annuo stipendio di austi. L. 3900, se ne apre il concorso fino a tutto il giorno 31 luglio prossimo.

I concorrenti presenteranno le loro petizioni alla Presidenza dell’Accademia suddetta, giustificando la loro età, la patria, la condizione. Ed in pari tempo dovranno: 1° dar prove d’aver condotte opere di tal merito da essere già salite in modo non contestabile a bella fama nella pubblica opinione; 2° offrire documenti di conoscere bene l’arte di fondere il bronzo, 3° assumere d’insegnare l’intaglio delle figure in legno a quelli che bramassero avviarsi a tale ramo d’arte.

Venezia, 10 giugno 1850649.

Selvatico aveva già in mente il nome di Luigi Ferrari, ex allievo di Zandomeneghi, conosciuto in tutta Italia e all’estero. Il Segretario aveva sicuramente potuto apprezzare l’artista tramite conoscenze, articoli apparsi nei periodici e la rete di contatti di Paride Zaiotti; egli stesso gli aveva dedicato una lunga recensione nel 1847 per La Vergine (cat. 2.51) nel prezioso periodico illustrato le “Gemme d’arti italiane”650. In questo articolo Selvatico riconosceva in Ferrari uno dei più grandi “ingegni privilegiati che Dio a quando a quando dona all’Italia perché Ella sappia che il genio dell’arte non può per essa morire” ed aveva contribuito, “a dar vita ad una scultura più collegata co’tempi”. Secondo il critico, Ferrari aveva studiato Canova, Thorwaldsen e Bartolini, cogliendo ciò che di buono i tre avevano saputo trasmettere; prese dunque lo studio dell’antico da Canova, l’economia della linea e la semplicità dell’insieme da Thorwaldsen e l’essere interprete delle idee e dei pensieri contemporanei da Bartolini. Oltre a cogliere questi tre aspetti fondamentali, Ferrari vi aveva aggiunto il sentimento cristiano ed era proprio la religione a portare le sue opere “a tanta altezza di sentimenti”.

Ferrari con le opere degli inizi degli anni quaranta si stava allontanando da una produzione “storico-antica”, come quella di Laocoonte (cat. 2.18), per arrivare alla scultura del vero, tratta dalla prresente. Dal 1844 Ferrari stava lavorando alla tomba per Antonio Galvani (cat. 2.61); la scultura si componeva di “due donzelle, le figlie del defunto, che colle gonne e gli abiti d’oggigiorno posano corone e lagrime sulla tomba adorata del genitore”. La scelta della rappresentazione creò scalpore,

649 Avvisi di concorso, in “Gazzetta Uffiziale di Venezia”, n.156, giovedì 13 Giugno 1850. 650 PIETRO SELVATICO, La Vergine di L. Ferrari, in “Gemme d’arti italiane”, a. III, 1847, p. 101.

due ragazze vestite con gli abiti di “oggigiorno” avevano preso il posto dei geni alati di canoviana memoria; la contemporaneità, la verità degli affetti era sbarcata ufficialmente in laguna651.

Ferrari era dunque l’artista che più si accostava al sentire di Selvatico: il Lacoonte poteva essere rispondente alle pagine del saggio-manuale selvatichiano Sul pittore storico652, mentre

Malinconia, La Vergine e in particolare la Tomba Galvani erano pienamente comprese nel nuovo

sentire che chiedeva alle opere “soggetti tolti dalla vita quotidiana”. Pensiero questo che verrà ufficializzato da Selvatico nella sua famosa orazione Sulla convenienza di trattare in pittura

soggetti tolti alla vita contemporanea653, testo letto nel 1851 durante la distribuzione dei premi in

Accademia, primo discorso ufficiale del patavino in veste di Segretario.

Nel 1850 risposero all’ “Avviso di concorso” per la cattedra di scultura gli artistiInnocenzo Fraccaroli, Luigi Ferrari, Pietro Zandomeneghi e in ritardo anche Marco Casagrande654.

Ferrari, oltre ad essere il più giovane dei tre, era quello che aveva un maggior numero di “migliori opere eseguite ed esposte”, ma soprattutto era l’unico che rispondeva ai parametri richiesti al 2° e 3° punto, ossia sapeva “bene l’arte di fondere il bronzo” e ne era prova, oltre alla collaborazione col padre per la fusione della Pietà dal modello di Antonio Canova (cat. 1.44) e dei decori dell’Altare Maggiore della Basilica di San Marco (cat. 1.48), il fatto che nel 1846 gli era stata commissionata la monumentale statua bronzea di Marco Polo (cat. 2.64). Poteva inoltre “insegnare l’intaglio delle figure in legno a quelli che bramassero avviarsi a tale ramo d’arte” in quanto Ferrari fin da piccolo aveva affiancato il padre Bartolomeo proprio in quest’arte, suo ramo di maggiore produzione655. Senza quindi alcun dubbio, come anche le certificazioni attestavano, Ferrari aveva tutte le caratteristiche richieste ed era lo scultore più al passo coi tempi.

Per la nomina ufficiale si dovette attendere: Pietro Zandomeneghi rimase supplente fino al 12 febbraio 1851 e il 13 febbraio 1851 assurse alla cattedra Luigi Ferrari656. La nomina di Ferrari destò sorpresa e scatenò polemiche soprattutto da parte di Zandomeneghi, da sempre antagonista di

651 Anche se i disegni di Eugenio Bosa e le incisioni di Cosroe Dusi che ritraggono i poveri veneziani e i mestieri

risalgono rispettivamente alla seconda metà degli anni Venti e i primi anni degli anni Trenta dell’Ottocento e al 1834.

652 Cfr. PIETRO SELVATICO, Sull'educazione del pittore storico odierno italiano, a cura di A. Auf der Heyde, Pisa,

Edizioni della Normale, 2007. Si veda in particolare il saggio introduttivo che inquadra il pensiero di Selvatico e le ragioni del manuale.

653 PIETRO SELVATICO,Sulla convenienza di trattare in pittura soggetti tolti alla vita contemporanea – Discorso di Pietro

Estense Selvatico segretario e professore di estetica nell’I.R. Accademia, in Atti dell’Imp. Reg. Accademia in Venezia per la distribuzione dei premii fatta nel giorno 4 agosto 1850, Venezia, Tipografia di Giuseppe Grimaldo, 1850.

654 Il termine di scadenza del concorso era il 10 giugno, mentre Casagrande, ricevuta in ritardo la notizia, inviò la sua

domanda il 28 agosto 1850, cfr. AABAVe, Personale, 1841-60, b. 82, f. Concorso scultura, Supplica di Marco Casagrande datata 28 agosto 1850.

655 Cfr. AABAVe, Personale, 1841-60, b. 82, f. Concorso scultura, Petizione di concorso al vacante posto di Professore

di Scultura di Luigi Ferrari Socio d’Arte di questa Accademia con allegati A e B, datata Venezia, 28 Giugno 1850.

656 Luigi Ferrari nominato Professore provvisorio con decreto di S.E. Governatore Generale delle Provincie Lombardo

Venete 2 febbraio 1851 N. 2034 e professorestabile con Sovrana Risoluzione 24 Agosto 1851 comunicata con Decreto della Presidenza dell’I.R. Luogotenenza veneta 14 Settembre 1851 N.4113.

Ferrari. L’ex supplente sentitosi defraudato inviò una supplica all’Imperatore, in cui, sosteneva di avere ricevuto “lesioni del suo onore artistico”657. Lo scultore adduceva di avere prestato per numerosi anni servigi in Accademia come consigliere ordinario, di aver tenuto la supplenza dei corsi di elementi di figura, di aver sostituito per lunghi anni il padre alla cattedra di scultura e di aver vinto il concorso per il monumento a Tiziano, ma tutte queste argomentazioni furono confutate.

“Infatti la carica di Consigliere ordinario non è effettivamente che un titolo d’onore al quale altro obbligo non è obbligato che quello di assistere alle sessioni accademiche mensinali. La supplenza gratuita alla scuola di elementi di figura non risulta agli atti dell’i.r. Governo veneto mai conosciuta prima di adesso né autorizzata, ed anche senza regola non si può riguardandola che come disposizione interna presa da chi molti anni addietro presiedeva all’Accademia, forse colla vista di giovare in altro tempo allo Zandomeneghi. Le reiterate e lunghe supplenze poi alla cattedra di scultura non altro ebbero in origine la tolleranza e i riguardi dell’Accademia verso il padre del reclamane, che vecchio ed acciaccato doveva frequentemente abbandonare la scuola, ma supplenza e intenzioni però che in punto d’insegnamento potevano il deplorabile effetto di rendere a poco a poco deserta assolutamente la scuola. Né sussiste interamente neppure il fatto del vinto concorso al monumento del Tiziano, periocchè il progetto prescelto era dello Zandomeneghi padre e non del figlio, che per un progetto diverso ebbe soltanto un premio a titolo di accessit”658.

La supplica di Zandomeneghi tornò a suo discapito: “Zandomeneghi né per l’elevatezza d’ingegno, né per gusto delicato e sicuro, né per perizia di scalpello, né per riconoscenza gareggiare possa col valentissimo scultore Ferrari”659. Il fatto più grave che l’Accademia gli imputava e che non poteva più tollerare, era che gli studenti iscritti alle classi di Statuaria e Scultura diminuivano sempre di più, davano risultati mediocri e durante l’arco dell’anno non progredivano:

“Scuola di Scultura / Dirigente Pietro Zandomeneghi (supplente del padre ammalato) / di questa scuola non era dato di pronunciare giudizio né favorevole, né avverso, perché, alla lettera, non c’era neppure uno scolaro”660.

mentre all’arrivo di Ferrari:

“la Scuola di scultura presso l’Accademia stessa va già risorgendo, ed è ormai frequentata da parecchi giovani, lieti di avere finalmente per guida un professore tanto distinto e di un merito così preclaro; che

657 Cfr. il fascicolo contenuto in ASVe, Presidenza di Luogotenenza, 1849-1851, b. 55, f. IV 12, Pietro Zandomeneghi,

reclamo per non essere stato nominato professore di scultura nell’Accademia di Belle Arti in Venezia.

658 ASVe, Presidenza di Luogotenenza, 1849-1851, b. 55, f. IV 12, Pietro Zandomeneghi, reclamo per non essere stato

nominato professore di scultura nell’Accademia di Belle Arti in Venezia, Venezia 2 giugno 1851.

659 ASVe, Presidenza di Luogotenenza, 1849-1851, b. 55, f. IV 12, Pietro Zandomeneghi, reclamo per non essere stato

nominato professore di scultura nell’Accademia di Belle Arti in Venezia, Venezia 2 giugno 1851.

660 BCPd, Carte Pietro Selvatico Estense, b. 15, f. Rapporti presidiali sulle riforme da riportarsi agli Statuti Accademici,

Informazione sullo stato in cui fu trovata dal sottoscritto l’Accademia sul cominciare del 1850, sulle sue condizioni attuali, e sui bisogni futuri della medesima.

infine l’operosità, l’attitudine didattica, e lo zelo del Ferrari per i buoni allievi sono, come mi vien riferito, molto al disopra dell’ordinario”661

I meriti di Ferrari vennero riconosciuti da Selvatico nel suo primo “Rapporto sull’andamento di questa I.R. Accademia durante l’anno 1850-51”:

“Scuola di Scultura. Da troppo poco tempo il Ferrari dirige i pochissimi e poco avanzati alunni che c’erano, perché si possa veder finora gran frutto del suo stupendo metodo d’istruire. Pare, anche né pochi mesi da che insegna, grandi ne furono i profitti, sicchè alcuni, che, quando egli cominciò la scuola, appena sapevano modellare mediocremente dalla testa, ora copiano intere statue con mirabile esattezza ed intelligenza. Fu per suo divisamento che un solo Concorso seguì in quest’anno nella sua Scuola. E ciò fece perché scorgendo educati su viziose massime gli allievi avvisò convenisse erudirli sulle giuste e vere prima che si cimentassero alla prova del Canova. / Egli è poi sommamente amato, non solo dai suoi scolari ma da tutti quelli dello Stabilimento. Perché ad ognuno è generoso di savii consigli e tenta dirizzare su quella sapiente strada dello scelto vero che lo condusse a tanta altezza nell’arte. Piantò il suo studio entro all’Accademia, ove stà l’intera giornata lavorando in presenza de’ giovani. Sicchè da questo continuo insegnamento è da ripromettersi in breve sommo vantaggio_ Egli poi giovò sommamente anche la scuola del nudo, nelle settimane che vi fu direttore, perché valse, coll’esempio e col precetto, a togliere alcuni vizzi di segno che parecchi dei giovani aveano contratti”662.

La bontà della scelta di Ferrari come professore in Accademia si dimostrò superiore alle aspettative e molti si domandavano perchè lo scultoresi fosse proposto per un incarico imperiale e soprattutto come l’Impero potesse tollerare un personaggio che aveva preso parte attiva ai moti rivoluzionari e che addirittura aveva avuto un ruolo di responsabilità nel Governo Provvisorio.

Di Selvatico e dei vari alunni dell’Accademia, esistono i documenti delle indagini del governo sulla loro condotta politica durante la rivoluzione, mentre di Ferrari non risulta alcun documento. Certamente il Governo austriaco sapeva tutto di Ferrari, si deve quindi ritenere che i di lui meriti artistici abbiano fatto superare ogni altra considerazione. Da parte sua Ferrari, al pari di ogni altro artista che aveva studiato in Accademia, considerava l’insegnamento accademico come un titolo d’onore e un guadagno sicuro. Per amore dell’arte e della famiglia partecipò dunque senza indugio al concorso governativo e grazie al suo curriculum e al sostegno di Selvatico, ottenne l’incarico.

Luigi Ferrari il 21 luglio 1850 venne nominato Consigliere Ordinario all’unanimità663, nel febbraio del 1851 ricevette l’incarico di Professore Provvisorio ed ad agosto l’incarico di Professore Ordinario. La conferma a Professore Ordinario venne sollecitata da più parti perché correva voce a Venezia che gli fosse stato “di recente offerto in nome di S.M. l’Imperatore delle Russie il posto

661 ASVe, Presidenza di Luogotenenza, 1849-1851, b. 55, f. IV 12, Pietro Zandomeneghi, reclamo per non essere stato

nominato professore di scultura nell’Accademia di Belle Arti in Venezia, Venezia 2 giugno 1851.

662 ASVe, Presidenza di Luogotenenza 1852-1856, b. 212, f. Accademia di Belle Arti, Venezia 31 ottobre 1851. 663 AABAVe, Nomine dei membri del consiglio accademico, Personale, b. 81, f.IV 1/3, Venezia 25 agosto 1850.

onorevole e generosamente retribuito di direttore del Museo di scultura di Pietroburgo”664. Il trasferimento in terra straniera non avvenne e Ferrari tenne la cattedra di scultura a Venezia fino al 1893, ormai vicino alla morte.

Con la nomina di Ferrari a professore effettivo, Selvatico ebbe il suo primo uomo di fiducia all’interno del consiglio accademico; se infatti si leggono i documenti dell’Istituto e in particolare i Rapporti annuali sull’operato delle singole scuole e dei relativi insegnanti, pare che il Segretario non risparmiasse a nessuno le critiche, mentre lodava sempre Ferrari.

Se Ferrari veniva definito “modello degli insegnanti”665, dure critiche anche personali, venivano rivolte a insegnanti veterani come Federico Moja e Francesco Bagnara, titolari delle cattedre di prospettiva e paesaggio. Di Moja scriverà così Selvatico nel 1851:

“è a dubitarsi forse ch’egli sia un prospettico scientifico adatto a quegli insegnamenti che sono domandati dal prospetto della Commissione Aulica degli Studii col Decreto 2 Luglio 1842_ Egli insegna ancora l prospettiva coi metodi del Vignola e del Padre Pozzo, senza però giovarsi mai neppure di questi due testi. Né per quanto fosse richiamato dallo scrivente di valersi delle recenti insigni opere del Tenot, e della stupenda prospettiva dell’Hummel, non vi fu verso ch’egli s’adattasse al consiglio. Forse ciò avviene perché egli conosce la prospettiva solo per pratica, e non col fondamento della Geometria descrittiva, senza il quale è ben difficile che il maestro possa additare le vie più brevi, e dimostrarle colla conveniente chiarezza. E infatti l’oscurità è il difetto che i giovani lamentano nel modo di istruire del Moja, sicchè molti d’essi, anche ingegnosi, escono dalla scuola con ben poche cognizioni, e dopo breve tempo sin quelle poche dimenticano, tanto sono superficiali666”.

Maggiori critiche sono riservate a Francesco Bagnara:

“Scuola di paesaggio. Lo scrivente non sa come muover discorso sui metodi d’insegnamento che vede usati in codesta scuola, perché tutto qui è miseria, che si rivela pur troppo alla fine d’ogni anno nei saggi degli alunni i più meschini che vedere si possano. Il Professore, un di buon scenografo, ma cattivo paesista sempre, non educa gli allievi né al buon disegno, né al buon colore. Non al buon disegno, perché in lui mancano i veri elementi regolari della forma, non il buon colore, perché ignaro affatto delle tecniche moderne del colore. Basti accennare ch’egli proibisce ai suoi allievi di usar le lacche mentre non v’ha paesista valente il quale non senta necessità di avere sulla tavolozza le lacche più scelte, a fine di poter raggiungere, per quanto sta nei mezzi dell’arte, lo svariatissimo colore della verità. / Codesti errori sono tanto più da lamentarsi adesso, che per tutto vanno sorgendo paesisti di grandissimo merito e la Germania ce ne offre di tal valore da poterli senza esagerazione chiamare i migliori che siano mai stati. Il basso grado cui tocca ora la detta scuola fra noi, produce l’amara conseguenza che non ne escano mai allievi abili , e quelli

664 ASVe, Presidenza di Luogotenenza, 1849-1851, b. 55, f. IV 12, Pietro Zandomeneghi, reclamo per non essere stato

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